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Autore: M4RT1    07/04/2015    2 recensioni
56th Hunger Games | Distric 8 | OC!Characters
Leandro "Tim" Tiraz ha diciotto anni e si prepara per l'ultima Mietitura della sua vita, in piedi sotto il cielo plumbeo del suo Distretto. Non sa che una minuscola possibilità in quel mare di bigliettini può togliergli anche il diritto di guardare le nuvole.
Dal II Capitolo:
Tributo, già. [...] Come Teseo. Lui combatté contro il Minotauro, io soccomberò sotto i miei coetanei. Lui uccise un mostro, io non sono riuscito neppure a guardare il mio migliore amico negli occhi.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Altri tributi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avviso ai lettori: i personaggi presenti in questa storia sono stati creati da me e restano di mia proprietà, così come l'Arena. Non mi appartiene invece il contesto generale, di proprietà di Susanne Collins, autrice della saga "Hunger Games". ©

 

E se il cielo scompare


So I bare my skin
And I count my sins
And I close my eyes
And I take it in
 
["Bleeding out" – Imagine Dragons]
 


 
Sto scendendo.

Non è normale, giusto? Dovrei salire. Dovrei osservare Lauren dall'alto, riuscire a scorgere solo un'ultima istantanea dei suoi capelli dorati e del ferro che la circonda e poi sparire - trascorrere qualche secondo al buio, stretto in questo cilindro di vetro, e infine spuntare chissà dove. Nell'Arena.

E invece scendo: della mia stilista riesco a scorgere il seno, poi l'addome, alla fine solo le zeppe borchiate. Mi rendo conto che è sorpresa esattamente come me - e proprio come me non può far nulla se non estraniare il suo sconcerto guardandosi intorno.

Scendo. La luce si restringe sempre di più fino a diventare una strisciolina e poi sparire del tutto, lasciandomi il led rosso della telecamera come unica compagnia.

Passano due, cinque, dieci secondi. L'oscurità è completa e riesco appena a frugarmi in tasca con le dita sudate, alla spasmodica ricerca del ditale di ferro che ho come portafortuna: quando lo trovo, freddo e rassicurante, lo infilo al dito e per un istante è come essere a casa.

Poi la luce ritorna: all'inizio è solo un bagliore rossastro che mi illumina gli scarponi, una luce flebile e cupa che man mano si espande fino a investirmi del tutto. Non ho il coraggio di chiudere gli occhi neppure per un secondo, nemmeno quando la luce si propaga facendoli lacrimare e un forte odore di bruciato e muffa mi investe in pieno. Per un istante tutto è ombra e confusione: vedo strane ombre scure, un cielo marrone e pesante e fumo, fumo ovunque. Poi la vista mi si schiarisce e mi guardo intorno: faccio parte di un cerchio di ventiquattro Tributi, un cerchio che ha al suo centro la Cornucopia.

Eppure, non è su quella che mi concentro, bensì sul cielo: siamo sotto terra.
  
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