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Autore: Claa    07/04/2015    1 recensioni
Il Dottore e Clara si ritrovano su un pianeta dalle dimensioni irrisorie, popolato di esseri misteriosi e fastidiosi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 12
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Un Dottore impossibile

 

 

 

“Dove siamo?”
“Non lo so. Perché l'erba è così verde, e il cielo è rosso? È forse un sogno? Dottore!”
“Ha tutto l'aspetto di esserlo.”
“Questo pianeta... sembra il pianeta del Piccolo principe. È minuscolo. Il cielo, posso quasi toccarlo.”
Silenzio.
“Dottore!”
“Come siamo arrivati qui?”
“Non ricordo. Ma se è un sogno, è normale che sia così.”
“Clara,” le corse incontro ansioso “se questo è un sogno, tu potresti non essere tu. Provami che sei la vera Clara.”
Clara lo schiaffeggiò.
“Perché l'hai fatto?”
Clara fece spallucce. “C'è sempre un buon motivo.”
“Ok, sei tu” disse, e tornò a scandagliare i dintorni.
“Che posto è mai questo? Hai qualche idea?”
“Molte, una più improbabile dell'altra.”
“Lo senti?”
“Cosa?”
“Il silenzio.”
“Ti sbagli. Ascolta.”
“Voci? Dottore...”
“Hai paura?”
“No.”
“Neanche io.”
“Mi piace questo verde. È smagliante: un verde felice.”
“Clara, concentrati! Dobbiamo andarcene di qui.”
“Perché?”
Il Dottore la guardò con gli occhi sbarrati, perciò lei spiegò:
“Se siamo qui, deve esserci una ragione. Forse qualcuno ha bisogno del tuo aiuto!”
“Io non vedo nessuno.”
“Ma senti qualcosa.
“Ah, Clara, Clara. Vuoi davvero mandarmi all'Inferno” sussurrò. “Bene, in marcia! Andiamo a trovare i proprietari di queste voci.”




“Dottore, da quant'è che camminiamo?”
“Difficile dirlo. Cinque minuti, cinque ore. Che hai?”
“Sono stanca. Ho bisogno di fermarmi un momento.”
“Non puoi essere stanca. Siamo in un sogno! Forza, riprenditi.”
“No, davvero. Non ce la faccio.”
Il Dottore tornò sui suoi passi e la scansionò col cacciavite sonico. Clara si sedette su un masso, apparso all'improvviso.
“Sembra sia tutto a posto, a parte una lieve tachicardia.”
“Mi manca il fiato.”
“Attacco di panico?”
“Sta' zitto! Mi serve solo un momento.”
“Clara... le voci. Sono cresciute d'intensità! E forse... forse riesco a intravedere... oh, cosa siete? cosa avete tanto da chiacchierare, ineffabili creature sfumate del pianeta del Piccolo Principe?”
“STA' ZITTO!”
“Clara...” si abbassò e provò a toccarla, ma lei si ritrasse e scattò in piedi, la mano a coprirsi la bocca. “Stai per vomitare?” le chiese dopo un po', cautamente.
“Basta scherzare! Io sto male, e tu scherzi! Non sai fare altro? Anche quando è morto Danny, non hai mai smesso. A te piace fare lo showman, intrattenere, dall'alto del tuo bel palcoscenico. Ma non sei uno showman, sei un pagliaccio, e i pagliacci non piacciono a nessuno, lo sanno tutti!”
Silenzio.
“Dottore... scusami, io non...”
“Eppure a te piaccio.”
“Come?”
“A te piaccio.”
“Sì, è così. Io...” si toccò la fronte. “Mi scoppia la testa.”
Le voci risuonarono ancora più forti e numerose. Il Dottore additò le creature con gravità: “Cosa le state facendo? Se le dovesse accadere qualcosa, giuro che farò di voi ciò che fa un bambino delle sue costruzioni lego! Clara. Cosa senti? Parlami.”
“Non volevo che Danny morisse.”
“Certo... Certo che non lo volevi!”
“Ma gli ho mentito. Non volevo che si intromettesse tra noi. Se lo avessi amato di più, non gli avrei telefonato, quel giorno, e lui non sarebbe morto.”
“Stanno sfruttando i tuoi sensi di colpa. Non so ancora a che scopo, lo scoprirò presto, ma tu, Clara, devi concentrarti. È un sabotaggio. Combattili!”
“Non è giusto. Cosa vogliono da me?”
“I soufflé?”
Clara svenne e crollò tra le braccia del Dottore, che l'adagiò a terra come un padre la sua principessa.




“Dottore...”
“Se ne sono andati, per ora. Sei svenuta. Guarda che faccia larga, persino nei sogni! Ricordi qualcosa?”
“Dottore, perdonami.”
“Quante cose da perdonarti ultimamente!” sospirò. “Stai bene?”
“Mi sento sola.”
“Non sei sola.”
“Ho la sensazione di aver perso tutto.”
“Non hai perso me.”
“Tu non sei mai stato mio.”
Il Dottore esitò. “Come tu non sei mai stata mia.”
“Ma io sono una maniaca del controllo. Per me è straziante.”
“Egocentrica” borbottò il Dottore.
“Quella donna... è capitato che mi scambiassi per una donna, Amy. Chi era?”
“La mia migliore amica.”
Io sono la tua migliore amica.”
Silenzio.
“Sei un bastardo!”
“Già...”
“Quindi cosa sarei? Solo un'altra delle tue tante compagne di viaggio? Un portafortuna da tenere nella borsa?”
“Io non ho una borsa.”
“Un'altra mano da lasciare? Un altro volto da dimenticare?”
“Assolutamente no” disse il Dottore ora serissimo.

Clara si alzò furiosa. “Azzardati a lasciare la mia mano, e ti farò pentire di avermi incontrato!”
“Nessuno, ascoltami attentamente, Clara, nessuno mi ha fatto sentire vivo e giovane come hai fatto tu.”
“È per questo, allora? Per come ti faccio sentire?”
“Oh, Clara,” rise il Dottore “No! È per ciò che sei. Tu sei vita. Con te i colori sono più sfavillanti, gli odori più dolci, i suoni più chiari, le giornate più blu! Quando arriverai a capire che sono io quello fortunato?”
Silenzio.
“Clara?”
“Perché devi essere così... così...” concluse la frase con un sospiro esasperato.
“Perfetto?”
“Zitto! Dottore, pensi che saremmo qui adesso se non fosse stato nei piani del Maestro?”
“Non c'è dubbio alcuno.”
“E perché?”
“Ma Clara, rifletti! Il Maestro era il mio migliore amico d'infanzia. Fin dall'inizio, nel mio futuro tu c'eri!”
“Il futuro può essere riscritto.”
“No, non sempre. Non il nostro.”
“Non è giusto. Io avrei voluto riscriverlo.”
“Perché?” Intorno a loro, le voci proruppero con la violenza dei tamburi di guerra, assordanti. “Oh, di nuovo. Pussate via, creature abbozzate e malvagie! Anzi no. Non muovetevi, fatevi studiare e annientare!”
“Dottore, torna indietro.”
Il Dottore incedeva a cacciavite spianato, le sopracciglia aggrottate all'estremo. “Un attimo e sarà tutto finito.”

“TORNA INDIETRO” ruggì Clara, cadendo in ginocchio e raggomitolandosi; il Dottore si paralizzò. “Stupido, stupido, STUPIDO! Perché continui ad andartene? Resta qui. Per me!”
“Clara...”
“Sono stanca di chiamarti. Stanca di urlare per farmi vedere da te!”
“Io ti vedo.”
“No che non lo fai! Stupido, piccolo uomo pieno di sé. Se avessi visto quanto disperatamente ti amo, Danny non sarebbe morto! Oh, Dio, non avrei dovuto dirlo.”
Il Dottore, sconvolto, incespicò all'indietro, ma trovò il TARDIS a sorreggerlo.
“Ecco cos'hai fatto di me: una BUGIARDA! Dio, quanto ti odio.”
“Clara... Clara. Ascolta.”
“Cosa?” mugolò.

Il caos era cessato. Regnava un'atmosfera pacifica e rilassata.
“Le voci. Siamo noi. Guarda! So che posto è questo. Lo chiamano il pianeta Verità. È un pianeta della dimensione onirica. Si può accedervi quando si ha una grande sete di verità. La verità, come l'acqua, è indispensabile, ma ne abbiamo talmente paura che ci convinciamo del contrario. Quelli sono i tuoi ricordi, siamo noi. Guardaci” disse con profonda tenerezza e nostalgia. “Hai ragione, sei stata tu a chiamarmi qui.”
“Non ho mai preteso che smettessi di essere un Signore del Tempo, non ho neanche mai voluto un'esistenza ordinaria. Quel che volevo era viaggiare, con te, e sentirmi a casa.”
“Clara, io non posso...”
“Ma se potessi! Perché non ti fai amare, per una volta? Perché non possiamo essere semplicemente tu e io? Non avere paura. Puoi non avere paura, con me.”
“Mi hai buttato via come un giornale vecchio.”
“Ho buttato via entrambi, quel giorno.”
“Clara.”
“Dottore. Dimmi che mi ami, o sbrigati ad abbracciarmi.”
“Oh, Clara.” Il Dottore percorse la distanza che li separava, s'inginocchiò davanti a lei e l'abbracciò. Accarezzandole i capelli e le lacrime, fissando il cielo rosso, disse: “Mia Clara. Davvero non lo sai?”




L'indomani mattina, Clara ebbe una sorpresa: la colazione sul comodino e un biglietto che recitava: “Un Dottore impossibile per la Ragazza impossibile. Ti aspetto nel TARDIS. P.S. Non si entra senza soufflé.”

 

 

  
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