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Autore: Elizabethx    08/04/2015    1 recensioni
La vita è strana, a volte, diceva sempre sua madre.
Elettra gemette, ripensando a quelle parole. Il mondo non era che ombre ormai:
gli azzannatori che le andavano in contro,
taluni che continuavano a lacerare la pelle di chi amava. Lasciò cadere la pistola a terra:
non ne aveva più bisogno. Si ricordò di quando tutto era iniziato: il cielo grigio, le urla per le strade,
la paura della gente.
Sorrise.
Lo aveva capito, finalmente. Lo mormorò felice.
"La vita è strana, a volte"
Si sarebbe rialzata, sempre.
Genere: Avventura, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Hopeless"

Era freddo. Come il grigio cielo che sormontava la città, impassibile alle vite che scorrevano dinanzi i suoi occhi. Elettra era sola, come lui. Era forse la luna, o le miriadi di stelle che lui nascondeva, il Sole. Sicuramente, pur se luminosa, non aveva calore. Pur se scintillante, non aveva sogni. Pur se viva, non aveva speranze. 
La vita è strana, a volte, diceva sempre sua madre. Aggiungeva sempre quel "a volte" alla fine, quasi fosse ancora un barlume di speranza, o fosse una cosa tanto rara quanto da accettare. Eppure, per lei, quel "a volte" era di troppo. Non le bastava aver partorito sua figlia in una macchina, per poi scoprire che erano due gemelline, non si accontentava di essersi ammalata di cancro e pochi anni dopo essere morta lo stesso giorno del loro compleanno. 
Più che strana, chiunque altro avrebbe detto che la vita era dannatamente perfida. Ma lei posava un sorriso sulle labbra e pronunciava quella frase, che mai sua figlia avrebbe capito. 
Ora era sola. Sola con un padre e una sorella, sola con un mondo dinanzi e troppi pianti dietro. 
Quel giorno disse di no. Si oppose, con le tipiche smorfie di un'adolescente con poca voglia di esistere. O, in tal caso, di andare a fare la spesa con la sua famiglia.
"No, andate voi". Ma quel giorno, "Torniamo preso", era grigio.
Le lacrime scivolavano al suolo, silenziose come stelle cadenti. Ma dietro di loro, invece di una scia, lasciavano rimorsi, paura, morte. Elettra si stringeva a sé, nascosta dentro le coperte, tremante. 
Non capiva.
La gente, fuori, urlava. Gridava i nomi dei propri figli, urla che lasciavano l'egoismo ai ragazzi, mentre spingevano i propri amici nelle braccia di qualcosa che nessuno riusciva davvero a comprendere. Tuttavia Elettra piangeva, senza urla, senza rumore. Era sempre stato così: era destinata a soffrire nel silenzio.
Qualcuno bussò. Il viso della ragazza sbiancò, le mani, il viso, le gambe: non riusciva più a muoversi. Voleva fare qualcosa. Nella sua mente immaginava la scena ripetutamente. Voleva dannatamente fare qualcosa. Voleva, eppure non riusciva. Bussarono ancora, con più violenza. E stavolta ancora l'unica risposta fu il silenzio. Elettra rimase lì perr mezz'ora, confusa e frastornata dalle urla della gente. Poi, si decise. Le mancava il fiato. Si tolse le coperte che sempre, fin da bambina, l'avevano protetta da ladri e mostri immaginari. 
Ora, non più.
Accese la tv, il telecomando le cadde a terra.
"Papà, Tsubasa..."

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Doki Doki!
Heilà! Era tanto che non scrivevo niente, e quello che rimaneva l'ho cancellato.
Spero di continuare presto questa ff, l'ho cominciata davvero per noia su un pezzo di carta, ed Elettra è un personaggio a cui sono molto affezionata. So che é piuttosto corto, ma é un'introduzione.
Accetto le critiche costruttive! 7(uwu7) Grazie per aver letto.
  
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