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Autore: Athenryl    08/04/2015    5 recensioni
Hai sempre avuto paura dei giorni in cui lui non avrebbe cercato più la tua mano fredda seppellita nella tasca del cappotto, dei giorni in cui non si sarebbe ricordato più perché ti amava. Eppure sei rimasta alle regole anche stavolta, anche se vorresti urlare, anche se le cose rimaste da dire, le cose buone, le migliori, sono ancora lì.
Anche stavolta aspetti e hai paura, perché ancora ti deve dire addio eppure ti manca già.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Stanotte ti ho toccato e ti ho sentito
senza che la mia mano si perdesse
più in là della mia mano."
 
 
Hai seguito il copione, sei rimasta alle regole, fino alla fine.
Hai aspettato, Dio solo sa quanto hai aspettato. Ci hai bevuto su, ti ci sei proprio affogata, nei bicchieri, qualsiasi cosa pur di non pensare per un po' – solo per un po', non chiedevi tanto. Cellulare e computer spenti, la primavera che ti entra nei polmoni con la promessa sbiadita di una vita migliore. Cosa c'è, poi, di migliore di me e te insieme?
Hai fumato una sigaretta dopo l'altra fino a farti venire il mal di testa e poi fino a non sentire più nulla, sei uscita con i tuoi amici, ti sei comprata dei vestiti, al bar ti sei concessa uno yogurt, una risata sincera. La testa sgombra per qualche ora, poi le nuvole che ritornano ad affollarsi, i pensieri, coaguli di frasi e momenti che cadono uno dopo l'altro dietro ai tuoi occhi, quando sei sola, quando sei vulnerabile, quando sei solo una bambina spaventata e capricciosa, nient'altro.
Ti sei sdraiata al buio e hai pregato di addormentarti – magari per dieci anni, ma ti saresti accontentata di qualche ora di nulla – e il sonno non è arrivato. Questa che ti aspetta è una di quelle notti insonni che poi insonni ormai non sono più tanto - a un certo punto, forse negli istanti che precedono l’alba, la stanchezza ti trascinerà attraverso il tuo corpo e giù, giù, giù, e sarà come morire -, è una di quelle notti che pensavi di aver imparato a combattere e invece sono ancora qui, intrappolate nel fango e nello sporco, qui – a ricordarti che certi demoni esistono e prima o poi tornano a prenderti, e non c'è modo di ucciderli a meno che non inizi a correre e tu sei tremendamente stanca.  
Questa che ti aspetta è una brutta notte, non ci sono una manciata di chilometri e qualche semaforo ma eoni interi, tra di voi, eoni di rabbia, di promesse infrante, di disillusione.
È una brutta notte perché lui non c'è, perché non lo senti, perché quando il terrore di perderlo - di non poterlo più avere qui, tuo - inizia a pesarti così tanto nello stomaco e nella gola non c’è nulla che possa aiutarti, niente e nessuno che possa salvarti - a parte lui. 
Ci hai provato, davvero. Ci hai provato a salvarti, ad ascoltare gli altri, a essere ragionevole per una volta, ma non è così che funzioni. Ci scherzi su dicendo che sei masochista e forse è davvero così, inizi a pensare che l'unico modo per sentirti viva sia questo, stare male, sopportare giorni interi di silenzio ostile e occhi gonfi per strattonare qualche lembo di felicità – qualche istante –, tenerlo tra le dita ancora una volta, un'ultima volta.
E quindi dove sei, cosa fai, con chi sei? Resti? Resta.
Te ne vai? 
Se non c'è lui non ci sono neppure le tue mani e se non c'è lui non ci sei nemmeno tu. Se manchi tu invece lui dov'è? Con chi è?
Il guaio è che lui dice l'essenziale ed è per questo che è così essenziale, che tu vorresti ridargli il mondo, restituirgli tutte le cose dimenticate e il tempo perduto, tutti i chilometri, i secondi, gli spazi tra le persone e le parole, tutto quello che lo ha fatto soffrire, tutte le lacrime che ha perso, tutto, ogni cosa. Ma stai imparando sulla tua pelle che non puoi, perché lui non vuole.
E quindi stai alle regole, ti cuci la bocca e aspetti ancora un altro po'.
Hai imposto ai tuoi polmoni di funzionare come al solito, di farti respirare e non di toglierti il fiato, hai detto al tuo cervello che è tutto normale, che va tutto bene, l’hai pregato di farti dormire, di non lasciare che l'attesa ti tenga a galla, con gli occhi spalancati nel buio. Questo hai detto al tuo corpo, che è tutto come prima, ed è davvero tutto come prima, prima di questi anelli e di questi polsi, prima del suo odore e di tante notti come questa, prima delle tue costole spaccate e delle labbra che continui a strapparti. Tutto come prima, prima delle tue mani a cui mancano le sue, delle dita, dei polpastrelli, delle ossa. L'hai detto anche allo stomaco e ai muscoli, alle caviglie, agli occhi, al tuo letto persino.
Manca qualcuno è certe volte l'assenza è così forte da poterla toccare, da poter attraversare il vuoto e la lontananza. 
Manca lui e così manchi anche tu, questo volevi dire al tuo corpo, perché in realtà tu sei altrove, a cercarlo.
C’hai ripensato, te ne stai andando?
Questa notte ha il sapore dolceamaro di certe canzoni dei Radiohead che a te piaccion tanto o dei fondi di caffè in cui lui, il vostro destino, non l’ha mai visto davvero. 
Hai sempre avuto paura dei giorni in cui lui non avrebbe cercato più la tua mano fredda seppellita nella tasca del cappotto, dei giorni in cui non si sarebbe ricordato più perché ti amava.
Eppure sei rimasta alle regole anche stavolta, anche se vorresti urlare, anche se le cose rimaste da dire, le cose buone, le migliori, sono ancora lì.
Anche stavolta aspetti e hai paura, perché ancora ti deve dire addio eppure ti manca già.
 
 

 
 
 
  
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