Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: kathy black    08/04/2015    1 recensioni
La Mezzosangue legge, la spilla da Caposcuola ben appuntata, i ricci ribelli a disturbare la sua pace, e lui se ne va, come se non avesse visto le sue labbra morbide, come se non avesse mai notato la ruga che le compare sulla fronte quando legge, concentrata, come se non l’avesse mai vista. Quel primo settembre non è cambiato niente. Eppure è cambiato tutto. Perché lui l’ha vista, finalmente ha visto lei. Ma è troppo tardi.
É la prima volta che scrivo della coppia Draco/Hermione. Se vi va lasciate una recensione e aiutatemi a migliorare!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quel primo settembre non è cambiato niente. Il vapore avvolge il treno scarlatto in un abbraccio di nebbia e fumo caldo, una nuvola di saluti, urla, schiamazzi si mescola al rumore dei bauli e dei gufi. Le madri si affannano per dare un ultimo consiglio, un ultimo bacio. Il vento è carico di attesa e aspettative, l'eccitazione degli studenti del primo anno, il desiderio di rivedere gli amici, il Quidditch. Una chioma cespugliosa saluta i genitori dal finestrino e non appena il treno si lascia alle spalle Londra si tuffa a capofitto nelle pagine di un vecchio libro. Non si accorge di tutto ciò che la circonda, non sente l'accesa discussione sui più recenti manici di scopa di due Tassorosso, non alza gli occhi al passaggio di dolci invitanti e profumati, il suo sguardo assorbe ogni frase, ogni parola. I suoi occhi sono lontani dal treno, lontani da quel noto paesaggio, forse stanno viaggiando in mondi lontani, forse stanno sperando, soffrendo, esultando con i personaggi, in alcuni punti sembrano velati di lacrime, e la ragazza si morde il labbro nervosa, mentre condivide quell’ansia, quel dolore, ma poi quella stesse labbra rosee si aprono in un sorriso, perché tutto si è risolto, perché c’è ancora un raggio di sole in quelle pagine grigie. E ne è completamente assorbita, non guarda. Non lo vede. Una figura solitaria che percorre il corridoio, due occhi grigi che la sfiorano, che si posano su di lei. È un attimo e poi lui prosegue verso uno scompartimento vuoto poco lontano. Solo. Le solite vecchie abitudini. La solita storia, che si ripete ogni anno. La Mezzosangue legge, la spilla da Caposcuola ben appuntata, i ricci ribelli a disturbare la sua pace, e lui se ne va, come se non avesse visto le sue labbra morbide, come se non avesse mai notato la ruga che le compare sulla fronte quando legge, concentrata, come se non l’avesse mai vista. Quel primo settembre non è cambiato niente. Eppure è cambiato tutto. Perché lui l’ha vista, finalmente ha visto lei. Ma è troppo tardi.

Anche il castello, ricostruito dopo la guerra, è lo stesso: le lenzuola profumate della sua stanza, la pietra dei corridoi illuminata dalle fiaccole, i quattro tavoli delle Case imbanditi a festa, la cerimonia dello Smistamento, l’allegro chiacchiericcio durante la cena. Eppure il fantasma della guerra aleggia nell’immensità della sala, in ogni posto vuoto, in ogni assenza, in ogni battito. È una presenza fisica, dolorosa e costante. Un macigno che grava sulle sue spalle e che lo schiaccia con il peso delle decisioni che non ha potuto prendere, delle scelte che non ha potuto fare. Marchiato come un animale sotto lo sguardo fieramente folle del suo stesso padre, bestia da macello sacrificabile per colpe non commesse, costretto a insozzare la sua anima con il peccato più terribile, Draco Malfoy è l’ombra del ragazzino borioso e viziato discendente delle due famiglie magiche più ricche e illustri. È l’ombra del suo grande errore. Perché non ha salvato lei. Perché ogni notte risente le sue urla, perché ogni volta che chiude gli occhi ritorna a quella sera, a quel dolore.

Ricorda ancora la prima volta che l’ha vista, sull’Espresso: una ragazzina brutta e insignificante, con quei capelli cespugliosi e i dentoni, seduta tutta sola in compagnia di una montagna di libri, ricorda di averla presa in giro e ricorda le lacrime fieramente trattenute. La odiava, quella stupida Sanguesporco eccelleva sempre in tutto ciò che faceva e lui da Purosangue riverito e adorato si è visto scivolare al posto di eterno secondo. Per questo l’ha ferita, più e più volte. Per questo l’ha insultata e le ha gridato quanto fosse indegna di far parte di quel mondo. Perché meritava tutto, perché era degna di qualunque cosa, più di lui, e questo era inaccettabile. Ricorda quando lei lo ha colpito, il suo orgoglio bruciare di rabbia e umiliazione più della sua guancia, e la sua rivincita l’anno successivo, quando le ha fatto crescere i denti per deriderla davanti a tutti i suoi amici. Ricorda la prima volta che l’ha vista donna, bellissima nel suo abito blu, la sua ragazza Pansy sfigurava di fronte a tanta indomita bellezza. Quella sera l’ha sentita litigare con Ron e per molto tempo non è riuscito a spiegare a se stesso quel sentimento di furia che l’ha assalito nel sentire le parole del rosso. Ricorda ogni punto che le ha ingiustamente sottratto durante il periodo di carica della Umbridge, lo scintillio di protesta repressa nel suo sguardo, la sua lotta contro le ingiustizie, il non volersi piegare ai soprusi, il suo affrontare le punizioni a testa alta senza dare la soddisfazione di una lacrima, Grifondoro fino al midollo. Ma ha visto altri lati del suo carattere, la furbizia, quando ha trascinato la donna nella foresta con un inganno che lui, re delle Serpi, le aveva già letto in volto, la sua disponibilità, nell’aiutare i ragazzini più deboli in ogni situazione, la capacità di vedere il buono in ognuno, persino in Paciock o in quella pazza della Lovegood. Ricorda il dolore del marchio e il sangue ribollirgli nelle vene al pensiero di lei, così delicata e fragile, eppure così forte, in mezzo ad una battaglia, ferita e insanguinata.

Ricorda quell’unico bacio, la sera prima della sua “missione”, su quella stessa Torre che sarebbe stata testimone dell’infrangersi della sua anima. Appoggiato alla balaustra, il corpo scosso da tremiti e singhiozzi. Quella sera lei l’ha guardato e per la prima volta l’ha visto davvero, le spalle esili schiacciate da un fardello sconosciuto, il grigio magnetico degli occhi a implorare un sollievo, le mani a scompigliare febbrilmente i capelli di un biondo quasi bianco. Ha cercato di allontanarla, l’ha insultata, l’ha ferita, l’ha umiliata. Ma lei si è avvicinata, ha poggiato delicatamente una mano sulla sua guancia, una carezza leggera per lenire ogni sofferenza, i loro sguardi si sono incatenati, oro e argento, caldo e freddo, malattia e cura, e all’improvviso le labbra di Draco hanno sfiorato quelle di Hermione, in una richiesta tacita di aiuto, di comprensione, di amore, colma di silenzi, segreti e frasi non dette. Può ancora sentire il sapore dei suoi baci, il profumo della sua pelle, la morbidezza delle sue labbra, i capelli scivolare tra le sue dita. Non sa quanto siano rimasti abbracciati, sa solo che ad un certo punto lei balbettando una scusa è corsa via. Ma da quel momento il sapore di quei baci è sulle sue labbra, sempre, un’ancora, un punto fermo a cui aggrapparsi per non scivolare in quel baratro di solitudine. Il giorno seguente lei lo ha evitato, poi l’ha vista quella notte, dopo essere fuggito dal suo destino sulla Torre di Astronomia, una leonessa agguerrita, i capelli scompigliati, i vestiti strappati, il volto illuminato da lampi verdi e rossi dei combattimenti; ha letto nei suoi occhi l’angoscia per la guerra, la paura per i suoi amici, il coraggio e la combattività nel difendere i suoi ideali. E mentre lui codardo scappava, ha pensato per un secondo che non era mai stata più bella. Poi ha visto un lampo di cocente delusione attraversarle il volto, gli occhi fiammeggianti di rabbia urlare al tradimento. E in un solo istante giura di aver percepito il proprio cuore dissolversi. Una parte di lui è rimasta su quella torre, tra quelle braccia, su quelle labbra.
Ricorda lei e i suoi amici imprigionati nel Manor, i tentativi di camuffare Potter e di spiegare il possesso della Spada di Grifondoro, il terrore mal celato nei suoi occhi. Ogni giorno, ogni notte, ogni minuto risente le sue urla strazianti, le sue suppliche, rivede il suo sguardo fiero annebbiato di lacrime e il suo corpo esile straziato, dilaniato, piegato dalla sofferenza delle maledizioni. La colpa brucia peggio della cruciatus. Nelle orecchie permane il rumore sinistro di quella pelle candida e immacolata mentre viene squarciata dal pugnale di Bellatrix, e ha ancora nel naso l’odore del suo sangue, così rosso su una pelle così pallida. Ha visto la Mangiamorte profanare con quella lama maledetta una creatura pura e innocente e quando il sangue ha iniziato a imbrattare il pavimento Draco Malfoy ha smesso di respirare. Hermione l’ha guardato, uno sguardo implorante, una richiesta di aiuto. Da piccolo gli è stato insegnato che Mezzosangue e Nati Babbani sono feccia, un abominio che non ha ragione di esistere. Ma di fronte al sangue che imbrattava la scritta “Sanguemarcio” sul braccio debole della ragazza si è sentito indegno, Draco Malfoy, rampollo delle casate più illustri si è sentito uno scarafaggio, un granello di polvere, una inutile meschinità. Ma, codardo, non ha risposto, è rimasto immobile, spettatore di un dolore che ha annullato se stesso e che l’ha reso schiavo di un futuro di solitudine e rimpianti. Poi i suoi amici l’hanno salvata e l’istante prima che lei si smaterializzasse il ragazzo ha cercato il suo sguardo, ma lei non l’ha guardato. Ricorda l’angoscia nel vederla combattere in prima linea durante la battaglia finale, il fuoco nelle vene nonostante stanchezza, paura, morte. Ricorda la profonda disperazione della ragazza davanti al corpo inerte di Potter, e ricorda di aver desiderato invertire i ruoli pur di cancellare quel dolore dalle pagliuzze di oro fuso di quello sguardo. Ma quegli occhi non si sono mai più rivolti a lui, delusi e feriti.

Non sa esattamente il momento in cui si è innamorato di Hermione, forse quando l’ha vista donna, o quando l’ha baciata o quando l’ha delusa. Ha semplicemente capito e accettato che il mondo senza di lei è nulla. Un vuoto buio e indefinito senza inizio né fine, dove lui non esiste. In tutti questi anni Draco l’ha osservata e sa leggere ogni riga di lei, e ad ogni nuova parola la conosce un po’ di più e la ama un po’ di più. Sa che quando il suo sguardo si fa ombroso e lontano sta pensando alla guerra e al dolore che questa ha portato, e che in questi momenti sfiora inconsciamente il braccio marchiato, segno che rimarrà indelebile a riportarle alla mente quegli orrori, sa che quando legge il giornale ha una piccola increspatura sulla fronte per la preoccupazione, conosce il sorriso speciale che regala solo ai suoi amici e il sorriso gentile che dona a tutti gli altri, e legge il disprezzo e la delusione che riserva solo a lui. Vede in lei il lato saccente da so-tutto-io convivere con il suo essere una donna fiera, coraggiosa e straordinaria, sempre pronta ad aiutare gli altri e sollecita nel dare il proprio contributo. Legge nel rossore delle sue guance l’imbarazzo quando viene ricordata e acclamata come una dei salvatori del mondo magico e dal lieve arricciarsi delle sue labbra sa che odia essere al centro dell’attenzione e che vorrebbe essere solo Hermione, solo l’incredibile e migliore versione di se stessa, quella più vera. Quella di cui Draco non sarà mai degno. Perché lei lo ha salvato, con un bacio lo ha risollevato da un abisso di tormento, da un baratro senza fine. Ma lui non è stato in grado di salvare lei. Codardo. Vile. Indegno. Potrebbe avvicinarla, spiegarle ogni cosa, dichiararle il suo amore. Potrebbe concedersi una possibilità, ma sa che sarebbe una scelta egoista e lui le ha già fatto troppo male.

La ama in disparte, da solo, in silenzio, senza che lei possa sospettare nulla, un segreto che custodisce gelosamente, la parte migliore di lui, che appartiene a Hermione e non sarà mai di nessun’altra. E quando la vede con il rosso sa che è la cosa giusta, perché lei è felice ed è l’unica cosa che conta. Così la osserva da lontano, una risata rubata, un raggio di sole che le illumina un boccolo sfuggito alla treccia, uno sbuffo secco contro chi disturba il suo studio.
La incontra dopo anni in un negozio di Diagon Alley, le stesse labbra che l’avevano salvato ora si appoggiano alla guancia rosea di una piccola peste dai capelli rossi, seguito a ruota da una bambina che lo osserva con quel cipiglio preoccupato e determinato che tante volte ha scorto sul viso amato. La ama come allora, e più di prima, e pensa che anche ora, con le prime rughe che le segnano il viso, mantenga la sua bellezza selvaggia e combattiva, mentre il ragazzo codardo che non ha mai potuto scegliere, è divenuto uomo, e rispecchiando l’argento dei suoi occhi nel sorriso innocente e cristallino della donna di fronte a lui è finalmente certo di aver fatto la scelta giusta.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: kathy black