Storie originali > Thriller
Ricorda la storia  |      
Autore: lapoetastra    08/04/2015    4 recensioni
Chiuso nell’armadio, al buio, Michael era in grado di sentire il proprio cuore battere forsennatamente nel petto, e quasi desiderò che smettesse di produrre tutto quel frastuono assordante, altrimenti sarebbe stato trovato.
Perché c’era qualcuno, in casa, che si aggirava tra le stanze ammantato dalle scure ombre notturne, e Michael sapeva che stava cercando lui.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il respiro gli bruciava in gola e fuoriusciva mediante rochi refoli a malapena soffocati.
Chiuso nell’armadio, al buio, Michael era in grado di sentire il proprio cuore battere forsennatamente nel petto, e quasi desiderò che smettesse di produrre tutto quel frastuono assordante, altrimenti sarebbe stato trovato.
Perché c’era qualcuno, in casa, che si aggirava tra le stanze ammantato dalle scure ombre notturne, e Michael sapeva che stava cercando lui.
Per tale motivo si era nascosto nell’armadio, come faceva quando era piccino ed aveva paura dei temporali.
Ma ora ciò che gli attanagliava la gola rendendola arida come un deserto era terrore, quello vero, quello che impedisce anche solo di ricordarsi il proprio nome.
I minuti passavano lenti come giorni interi, e nessun suoni giungeva alle sue orecchie tese.
Quando le gambe iniziarono ad urlare di dolore a causa della posizione innaturale, Michael si decise finalmente ad uscire allo scoperto.
Forse l’intruso, non trovandolo da nessuna parte, se ne era andato.
O forse era ancora lì, nel buio, pronto ad ucciderlo come una bestia.
Michael respirò la fresca aria del soggiorno beandosi del suo dolce profumo così intimo e famigliare.
Un suono ovattato lo fece sobbalzare di colpo.
C’era qualcuno lì, con lui.
Un lampo illuminò l’ambiente con la sua scarica elettrica, e Michael non poté fare a meno di portarsi le mani alle orecchie attendendo il boato fragoroso del tuono che non esitò a sopraggiungere.
Era una fobia, quella dei temporali, che probabilmente non sarebbe mai riuscito a superare.
Il silenzio che seguì, però, fu ancora più assordante.
Michael, tremante, provò ad accendere la luce, ma la tempesta aveva fatto saltare l’instabile impianto elettrico della vecchia casa.
Completamente al buio, l’uomo si avvicinò alla cucina, e lo trovò.
Un coltello, lungo ed affilato, di quelli usati per tagliare la carne più spessa.
Stringendo forte con le mani sudati il suo manico, Michael si sentì per un attimo più sicuro.
Qualsiasi cosa fosse successa, avrebbe combattuto fino alla fine.
Tese le orecchie, vigile.
Dei passi.
Qualcuno stava venendo verso di lui.
Michael aspettò di vederlo comparire davanti a sé per attaccarlo e, con il cuore prossimo ad esplodere, si nascose tra le ombre.
Lo sconosciuto gli si parò di fronte, in tutta la sua colossale imponenza.
Era alto e muscoloso, completamente vestito di nero.
Ed in mano aveva una pistola.
Michael sapeva che doveva agire subito.
Con uno scatto fulmineo dettato dall’adrenalina, balzò in pedi e piantò con quanta forza aveva in corpo il lungo coltello nel costato dell’intruso che, colto alla sprovvista, non riuscì a difendersi e si accasciò a terra con un lamento soffocato.
Un secondo tuono, più fragoroso del precedente, squarciò l’innaturale silenzio della casa.
Michael si riscosse.
Tornò la luce.
L’uomo sbattè gli occhi, abbagliato, e guardò il pavimento.
Un urlo scoppiò dirompente nella sua gola, scorticandogliela.
Non c’era uno sconosciuto, ai suoi piedi.
C’era sua moglie.
La sua delicata vestaglia bianca era completamente zuppa di scuro sangue che fuoriusciva zampillante ed ininterrotto dal profondo squarcio che le dilaniava il petto e di cui lui era stato la causa.
Michael, sconvolto, lasciò cadere il coltello insanguinato e si chinò al capezzale della donna morente.
< Cosa…cosa… tu non eri.. lui… >, balbettò, confuso.
La moglie lo guardò con occhi velati, e capì.
< Le medicine… Michael.. le pr-prendi? >, mormorò con fatica, agonizzante.
L’uomo smise per un attimo di piangere.
No, erano giorni che non prendeva le pastiglie prescrittegli dallo psichiatra per tenere a bada la sua schizofrenia.
“Se non le assumerai costantemente, le allucinazioni prenderanno il sopravvento sulla tua mente, facendoti confondere il reale con ciò che non lo è”, gli aveva raccomandato il dottore.
Ma nonostante i molteplici test che confermavano la sua patologia, Michael era convinto di non essere pazzo, e con il trascorrere dei giorni si era stancato di quelle medicine che lo facevano stare male.
Così aveva smesso di prenderle.
Ogni volta che la moglie gliele portava, le metteva in bocca e faceva finta di ingoiarle, ma in realtà, appena lei si allontanava, le gettava nella spazzatura.
Ed ora le parole del medico si erano trasformate in realtà.
Aveva scambiato l’unica donna della sua vita per un estraneo, un intruso micidiale e pericoloso, e l’aveva uccisa senza pietà.
Guardando il corpo ormai privo di vita della sua adorata moglie, Michael si lasciò invadere da una disperazione assolutizzante.
Con nelle orecchie ancora il verso strozzato che lei aveva emesso appena colpita, l’uomo uscì di casa, immergendosi nelle ombre che nascondevano le scure macchie di sangue rappreso che gli insozzavano i vestiti fradici di sudore.
E quando le sirene della polizia ruppero la quiete della solitaria strada, Michael iniziò a correre, incespicando più volte sui suoi stessi piedi.
Ma anche quella era solo un’allucinazione.
Niente sferzava il silenzio notturno, a parte il suo fiato affannoso ed i suoi passi concitati sul duro asfalto.
Nessuno lo inseguiva.
Nessuno era ancora a conoscenza di cosa aveva fatto.
Solo che Michael, il quale aveva lasciato a casa le sue medicine, non poteva saperlo.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: lapoetastra