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Autore: miss_dunbar    08/04/2015    3 recensioni
Dato che le introduzioni non sono il mio forte:
dal primo capitolo:
"[...]-Lo senti Stiles?-
Quel ripetere il suo nome lo stava destabilizzando, voleva sentire un’altra voce chiamarlo, pronunciare il suo nome, accarezzare la sua pelle mentre lo chiamava, forse piano, sussurrandolo quasi.
-Io… penso di sì- disse in fine, non sapendo neanche a cosa si stesse riferendo.
-Sei così sensibile Stiles- disse il veterinario, posandogli una mano sulla spalla -eppure scommetto che non sai di cosa sto parlando- continuò con un sorrise mite a distendergli le labbra.[...]"
è una piccola Steter senza pretese, composta da tre capitoli, già conclusi.
Spero di incontrare il vostro favore e di ricevere anche il vostro pare, commenti positivi e negativi sono ben accetti.
Buona lettura a tutti coloro che si avventureranno.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora iniziamo con il dire che io non ci guadagno niente a scrivere di loro.
Poi: questo è un piccolo esperimento, che mi è venuto in mente così per strada, a molti di voi non piacerà, per questo aggiungo: sono una Sterek convintissimissima e non ci posso fare niente, ma l’idea di Peter e Stiles, non lo so… mi ha accarezzato la mente e così ci ho dato sfogo.
Bene vi lascio alla lettura, ci vediamo alla fine del capitolo.
Capitolo 1
 
Doveva ammetterlo Stiles, per quanto fosse stato per lungo tempo attratto da Derek, niente poteva competere con il sentimento che stava iniziando a provare da un po’ di tempo a quella parte per un altro mannaro.
Forse era insito nella sua natura, infatuarsi di un Hale.
Già…
Prima Derek, poi una quasi cotta scampata per Cora e poi Malia.
Con lei c’era stato per un bel po’ di tempo.
Abbastanza da pensare di amarla, di fare l’amore con lei, di volerle bene.
Ma poi la passione e la frenesia di aver fatto finalmente l’amore con qualcuno, una ragazza nello specifico, era scemata e lui era stato messo di fronte al fatto compiuto: lui non amava Malia, lui amava l’idea di essere stato con qualcuno, scacciando finalmente dalla propria mentre l’amore infantile che provava per Lydia.
La bella Banshee di cui era innamorato dall’età di 8 anni.
 
Ma lui…
Dio lui era tutt’un'altra cosa.
Aveva fatto pace con il suo cervello, per così dire e aveva accettato che gli piacevano uomini e donne, in egual misura.
Forse le donne avevano quella presa in più, quel loro fascino sensuale e intenso di un corpo tutte curve e longilineo, ma il corpo maschile…
Quel corpo maschile per la precisione…
Era meraviglioso!
Era muscoloso, forte, atletico, potente.
Soprattutto potente!
E possente, doveva aggiungere.
Se Derek era muscoloso e imponente, nel suo corpo di giovane allenato e atletico uomo di ventisei anni, Peter Hale era un uomo stupendo e meraviglioso nel suo corpo dall’età indefinita.
Ma facendo un brave conto mentale, Stiles ipotizzo, che se avesse una figlia di diciassette anni, allora lui, uomo dal corpo muscoloso, non doveva avere più di trentasette anni, qualcosa di meno, ma non di più!
 
Peter Hale che adesso era rinchiuso in un reparto speciale di Eichen House, perché aveva tentato per l’ennesima volta di uccidere tutti.
Era tipico di Peter, tentare di ammazzare tutti e farlo sembrare una giusta conseguenza del suo dover diventare un alpha forte e potente.
Cavolo gli avrebbe dato anche una mano a prendere il potere, avrebbe escogitato mille e uno piani con cui aiutare l’uomo a diventa invincibile senza spargimenti di sangue.
Avrebbe potuto, tipo, rintracciare un branco di mannari e aiutarlo ad usurparne l’alpha.
L’idea non era sbagliata.
Oppure avrebbe potuto aiutarlo a trovare la forza di volontà necessaria, per farlo diventare un true alpha come  era accaduto con Scott.
O ancora avrebbe potuto leggere e rileggere ancora il bestiario e trovare una soluzione per dargli tutto il potere che voleva.
 
Lo dicevano tutti: lui era bravo nelle ricerche.
Lui era la mente del branco.
Era l’unico umano capace di sopravvivere ad ogni avversità senza lasciarci necessariamente le panne.
Anche Peter tempo addietro aveva voluto dargli il ‘morso’ per renderlo un mannaro come lui e tenerlo così nel suo branco.
‘Una mente tanto sveglia’ l’aveva definito.
 
Si maledisse per l’ennesima volta..
Perché doveva avere una mente tanto brillante e accorgersi tanto tardi di provare qualcosa per qualcuno quando oramai era tardi, oggettivamente parlando.
Era tardi perché ora Peter era rinchiuso in una cella insieme ad uno psicopatico con un buco in fronte, da cui uscivano ‘predizioni’, a detta di Deaton.
 
Il letto era scomodo, realizzò ad un certo punto Stiles, rigirandosi in cerca di una posizione migliore.
Erano passati, quanto due mesi?
No, forse di meno, si disse.
Contando sulle punta delle dita, si arrivava a cinque settimane scarse che Peter Hale era rinchiuso in quella gabbia di matti, letteralmente ammise con un sorriso.
 
Derek era ripartito ancora, ogni volta che chiudevano una ‘guerra’, lui prendeva e se ne andava.
Questa volta però erano rimasti in contatto, ogni due o tre giorni, il grande lupo cattivo gli inviava un resoconto di quello che stesse facendo, mettendolo a parte della tranquillità che vigeva in Messico e delle condizioni di Cora.
Un tempo avrebbe spasimato per avere delle notizie da Derek, ma adesso…
Oh adesso, voleva un altro tipo di notizie.
 
 
 
-Stiles, sono sicuro che tu abbia capito perché Peter è lì-
La voce di Deaton lo riportò momentaneamente al presente.
Erano tutti riuniti al centro veterinario.
Deaton doveva parlare con loro.
Guardandosi intorno realizzò di essere rimasto da solo lì dentro, seduto ancora sulla scomoda sediolina di plastica della stanza.
 
-Dove sono tutti?-  la sua voce, il suo tono, non sarebbero mai più tornati quelli di una volta.
 
-Scott e gli altri si stanno preoccupando Stiles- disse ancora l’uomo di colore.
 
Erano ormai sei settimane che Peter era rinchiuso lì dentro e lui stava sentendo sempre più pesantemente la distanza dell’uomo, ma non capiva perché!
 
-Lo so.- Fu tutto quello che gli uscì di bocca.
 
-Come ti senti?- gli chiese ancora l’uomo, avvicinandoglisi piano.
 
-io non lo so- ammise, guardandolo negli occhi e provando l’impellente bisogno di scoppiare in lacrime.
 
-La tua mente è brillante Stiles, se ti concentri un po’, potresti capire mille cose- tentò ancora il veterinario.
 
-Capire cosa?- chiese con voce evanescente, al centro del petto avvertiva una voragine, che voleva risucchiarlo.
 
-Lo senti Stiles?-
Quel ripetere il suo nome lo stava destabilizzando, voleva sentire un’altra voce chiamarlo, pronunciare il suo nome, accarezzare la sua pelle mentre lo chiamava, forse piano, sussurrandolo quasi.
 
-Io… penso di sì- disse in fine, non sapendo neanche a cosa si stesse riferendo.
 
-Sei così sensibile Stiles- disse il veterinario, posandogli una mano sulla spalla -eppure scommetto che non sai di cosa sto parlando- continuò con un sorrise mite a distendergli le labbra.
 
Mosse appena il capo in segno affermativo, sentiva un sospiro nelle orecchie, ma era sicuro non appartenesse a quella stanza, era come un bisbiglio lontano, ma a lui così caro.
 
-Ti vedo Stiles, quando pensi che nessuno ti stia guardando, quando pensi di essere solo, io vedo come ti guardi intorno alla ricerca di qualcosa… di qualcuno- bisbigliò l’uomo.
 
-io… cosa vuol dire?- chiese alla fine il ragazzo.
 
-Hai mai avuto dei contatti con lui?- gli chiese invece l’altro.
 
-Non lo so- rispose -penso di sì- ammise.
Non c’era bisogno di dire il nome del soggetto in questione, lo sapeva.
Era come una cosa istintiva.
Sai che se muovi un piede avanti all’altro, allora cammini.
Sai che se ingerisci dell’acqua, allora deglutisci.
E lui sapeva che se si diceva ‘lui’, allora era ‘lui’: era  Peter Hale!
 
-Sai perché lui è lì ora?- chiese ancora l’uomo di colore.
 
-Perché ha tentato di ucciderci tutti ancora una volta ?- chiese con sarcasmo, ancora seduto sulla sedia di plastica con l’uomo che incombeva su di lui in piedi.
 
-Uccidervi tutti?- chiese -Uccidervi tutti ‘ancora una volta’?- chiese ancora -Pensaci Stiles, metti in moto la tua mente e pensaci- lo esortò il veterinario. -Ha davvero tentato di uccidervi tutti, tutti tutti?- continuò a chiedergli.
 
-Lui… lui non mi ha mai fatto del male- disse in un sussurro -lui voleva che io restassi a casa con Liam- aggiunse -Lui mi guardò…- bisbigliò piano, come perso nei suoi ricordi. -Lui mi parlava e mi aiutava quando ne aveva l’opportunità- bisbigliò ancora, fissando l’uomo davanti a sé, ma non vedendolo in realtà.
 
-Se non sbaglio voleva morderti- disse calmo l’uomo.
 
-Mi ha fatto scegliere- affermò Stiles con serietà, posando i suoi occhi in quelli scuri dell’altro.
 
-A quante persone lui ha dato la possibilità di scegliere?- gli chiese piano.
 
-A me- ammise fiero.
 
-E tu lo senti- disse deciso il veterinario.
 
-E io lo sento- ripeté il ragazzo -Perché io lo sento?- chiese con una nota tremante.
 
-Lo sai, devi solo scoprire perché lo sai- disse rassicurante Deaton con la voce da emissario.
 
-Anche lui mi sente?- chiese poi il ragazzo in uno slancio di insicurezza.
 
-Ogni secondo che scorre, lui ti sente in maniera cento volte superiore a come lo senti tu- confermò l’uomo.
 
-Perché è lì?- chiese ancora il ragazzo con gli occhi lucidi.
 
-Lo sai Stiles- lo rassicurò il veterinario -tu sai tutto, devi solo scoprire perché lo sai- ripeté l’uomo.
 
-E come faccio a scoprire perché lo so?- chiese alla fine.
 
-Il bestiario, i ricordi…- disse l’altro -cerca tra tutto e troverai le risposte- lo rassicurò -sono sicuro che da grande, tra un paio d’anni, sarai l’emissario perfetto per Scott- gli sussurrò - ma fino ad allora, goditi l’adolescenza Stiles- concluse con un sorriso incoraggiante, sospingendolo in piedi e poi verso la porta.
 
 
Scavare nei ricordi non era mai un’impresa divertente, né tanto meno facile, ma doveva provare e riuscire.
Ne aveva parlato con Derek, forse avrebbe ottenuto delle informazioni, ma tutto ciò che l’altro gli aveva detto era che aveva intuito qualcosa, ma non voleva influenzarlo con le sue supposizioni e quindi deviarlo dalla verità, nel caso avesse distorto la realtà.
 
Gliene diede atto, era stato meglio così, altrimenti avrebbe fatto affidamento sulle sue parole e non avrebbe scoperto niente.
Avrebbe voluto parlargli di quello che ‘sentiva’, ma aveva preferito non farlo per messaggio, era una cosa delicata, non adatta ad una sterile pagina elettronica.
 
I ricordi: oh quanti ne aveva a disposizione la fervida mente di Stiles.
 
Il primo incontro all’ospedale.

Il secondo incontro a scuola, dove l’aveva solo intravisto e avvertitane la presenza.

Il terzo incontro al ballo invernale, quando l’aveva prelevato e portato via con sé e poi gli aveva offerto il ‘morso’.

Il quarto il quinto il sesto il… non sapeva più che numero.

Al loft di Derek, mentre preparavano il piano per entrare nella banca e Peter se ne stava seduto tra le scale ad affermare che era una pessima idea.

Sempre al loft, quando da soli avevano iniziato a chiacchierare sul dove vivesse e aveva così scoperto che aveva un loft in centro.

Quale altro momento?

Oh c’era quello più bello: quando si era risvegliato dalla prigionia del Nogitsune e lui era lì, a fissarlo e poi se ne era andato. A detta di Scott era andato via a cercare sua figlia.
Figlia che si era rivelata essere Malia, la ragazza Coyote che avevano salvato e con cui poi lui era stato.
 
Erano tanti i momenti passati in presenza dell’uomo, ma quanto importanti erano per l’altro?
 
In Messico.
Doveva pensare a quei mesi di angoscia in cui era iniziato il totomorte.
Doveva concentrarsi e venirne a capo.
 
Deaton era andato ad Heichen House a ‘parlare’ con Valak e scoprire qualcosa, ma non aveva ottenuto grandi risposte.
Ma allora perché Peter era stato messo in cella con lui?

Non aveva senso.

Peter era stato in coma per sei lunghi anni.
Sei anni di coma autoindotto per rigenerarsi.
…il coma..
…sei anni di coma…
Peter era stato in come per sei anni, rigenerandosi e continuando a pensare a livello inconscio!
 
Peter era l’unico capace di stare in coma, auto-inducendolo e forse, riuscendo a controllarlo.
 
Stiles quasi saltò dal letto, rischiando di finire faccia a terra.
Peter era stato rinchiuso nella stessa cella di Valak per poter ‘frugare’ nel terzo occhio del dottore, senza rischiare di rimanere incosciente e perdere le poche informazioni che avrebbe potuto estrarre.
 
Ma ancora gli sfuggiva perché Peter avesse tentato di uccidere Scott.
 
Assodato che il totomorte era stata una sua idea indotta dalla rabbia di essere in coma, ma mai messa in pratica, forse poteva giustificare l’aiuto che aveva dato a Kate, come un modo per tenerla sotto controllo.
In fin dei conti la stava controllando ed erano riusciti anche ad ucciderla.
Ma perché poi attaccare Scott?
Non aveva senso, a meno che…

A meno che…

…come avrebbe potuto essere rinchiuso a Heichen House senza un valido pretesto?
E se il pretesto fosse stato il tentato omicidio dell’alpha del branco di cui ipoteticamente faceva parte?
 
Cavolo il ragionamento filava che era una favola.
 
Doveva parlarne assolutamente con Deaton, o con Chris Argent, era convinto che anche lui ne sapesse qualcosa.
E poi Derek, ma dopo aver avuto la sua conferma.
 

 
 
 
E allora cosa ne pensate?
La mia bella Alpha ha detto che è carina come idea, ma ora vorrei avere anche il vostro parere.
Come al solito accetto anche commenti negativi, purchè siano costruttivi, sono aperta a tutto anche ad insulti esplicati.
Accetto anche un semplice punto interrogativo o esclamativo quello che sia.
E non siate timidi lasciate traccia del vostro passaggio, non potrete che rendermi felice.
Al prossimo aggiornamento, se incontro il vostro favore sia chiaro.
 
 
  
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