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A normal familyIl tramonto spesso viene considerato come l’ultima parte della giornata volto a concludere il ciclo della luce, per altri questo momento della significava ben altro: l’inizio della vita notturna, e in alcuni casi, una rinascita dal comune e dall’ordinario. È proprio questa la parola che le persone della contea adorano! In particolare gli abitanti di Goldenville amavano il banale e la piattezza più qualsiasi altra cosa al mondo. Tutti tranne eccetto qualcuno.
Teo osservava dalla finestra i raggi del sole che si nascondevano tra le nuvole,ricreando un effetto ottico a metà fra il grigio e l’arancione.I raggi che filtravano davano una sensazione di speranza al ragazzo, chiuso nella sua stanzetta ad aspettare.
L’unica cosa decente da vedere nella contea di Goldenville secondo Teo era proprio questo momento : tutti tornavano alle loro case, le persone iniziavano a cenare e il noioso paese iniziava a sparire.
Spesso e volentieri i paesini sono quelle comunità dove spesso e volentieri non accade mai nulla se non il continuo parlare dei fatti altrui,in quanto non si verificava mai nulla dall’ordinario.
Dal punto di vista fisico la contea era stata costruita a centinaia di metri dalle distese pianure verde e oro piene di grano che davano l’impressione di ricreare un mare brillante fatto di spighe d’oro.
All’interno di questa distesa valle abitavano diverse anime, cinquecento contate.
Il paese di Goldenville era alquanto piccolo: vi erano strade formate con ciottoli e sampietrini, case strette, all’interno della quale vi erano piccoli appartamenti i cui balconi distanziavano l’un dall’altro di almeno pochi metri, giusti da permettere ai loro abitanti di camminare e spostarsi.
La contea era vicina alla periferia di Londra eppure, allo stesso tempo ne era lontana,quasi eclissata dal resto del mondo. I cittadini vivevano per la maggior parte di agricoltura, vi erano un paio di edifici,una scuola, una strada principale ed una piazzetta centrale .Qui solitamente la domenica mattina si creava il caos tipico del mercato, poi tutto il resto della settimana, vi era il nulla, insieme all’unico trasporto : un vecchio autobus scassato che portava vicino Londra.
Agli occhi del giovane, la contea appariva come quasi un agglomerato inutile di case, messe li senza alcuno scopo.
Gli abitanti di Goldenville erano persone comuni: lavoravano continuamente,come api operaie all’interno dell’alveare, gli uomini al campo, le donne a diffondere informazioni spesso frivole ed inutili.
è proprio in un appartamento al terzo piano che viveva Teo, insieme a e Moose Ironer.
La casa dove la famiglia abitava era delle più modeste: l’appartamento era situato al terzo piano di una palazzina.Il color viola intenso era l’unico particolare che riusciva a distinguerlo dalle altri abitazioni.Vi era attaccato nella porta della palazzina un adesivo raffigurante uno“ Simle” color giallo canarino raffigurante un “XD”.
Per distinguere particolarmente la porta vi era inoltre una verniciatura color verde smeraldo,colore acceso rispetto alle altre porte tipicamente dalle tonalità tristi e neutre.
All’interno della palazzina, dopo aver risalito tre rampe di scale alquanto ripide, il campanello a pulsante era stato sostituito a corda ,il cui suono ricordava un suono acuto che spesso e volentieri, faceva saltare in aria gli astanti da quanto era acuto.
Entrando nell’appartamento della famiglia Ironer si accedeva al un bilocale , il cui arredamento era ridotto all’essenziale. A giudicare dall’apparenza mancava il tocco femminile.
Moose era l’anima creativa , particolare carattere avevano reso ogni angolo della parete delle poche stanze con le tonalità fredde del blu del verde.
La casa era ridistribuita in un piccolo soggiorno composto da un soggiorno ad isola con cucina, e da altre due stanzette piccole.
Teo era un bambino di undici anni, la sua statura era alta per l’età. Il suo viso pieno, altrettanto lo erano le sue guancia paffute; l’elemento che risultava spiccar alla vista del bambino erano gli occhi color ambra intenso, spesso e volentieri al tramonto questi diventavano completamente arancioni.
è proprio in quel momento che secondo alcune voci “ i suoi occhi diventavano diversi”, spesso e volentieri secondo alcune voci indiscrete egli riusciva a cambiare il colore dei suoi occhi senza nemmeno accorgersene.
Oltre al fratello Moose , condivideva l’abitazione anche Roy,presentato sempre come un suo carissimo amico.
A causa della morte prematura dei genitori, Moose si era sempre occupato del fratello con totale diligenza, sacrificando anche parte del suo tempo libero, egli grazie al suo compagno riusciva a dare occhio alla casa e a permettersi di “respirare” la libertà di un trentenne.
Teo era convinto che quella fosse più di una semplice amicizia ma in realtà non gli poteva importare completamente nulla; il sentirsi voluto bene da entrambi valeva più di ogni altra cosa,spesso gli sembrava di avere due padri, che alle volte lo seccavano con una dose doppia di raccomandazioni.
Alle volte gli capitava di sentirli battibeccare e pizzicarsi proprio come una vera coppia di coniugi.
Il ragazzo scese dal suo letto, chiuse le tendine della finestra e con accuratezza si tolse il pigiama, buttandolo a casaccio .
La stanza di per se era piccola e ogni piccolo elemento fuori posto tendeva a creare più confusione possibile.
Prese la parte inferiore di una tuta e la indossò dopodiché si spostò nel soggiorno, sperando che la cena fosse pronta.Il soggiorno era perfettamente in ordine, a padroneggiare vi era una piccola libreria con tanti volumi antichi, tutti riguardanti titoli dai nomi più disparati :“ collezione di ottoni in miniatura” “a spasso con la morte” “ creature magiche e affini” erano i titoli più strambi della biblioteca,difatti appartenevano a Roy.
Teo si avvicinò lentamente ad un uomo alto e pienotto, il quale era intento a pelare delle patate.
- Ancora non è pronto?- sbottò impaziente Teo rivolgendosi a Moose.
Questi era l’esatta fotocopia del fratello, con in più i capelli completamente rosso scarlatto e acconciati come una cresta da moicano.
- Sua signoria ha fame per caso?- ridacchiò Roy, seduto nel divanetto intento a leggere un libro.
- Chiudi il libro te e pensa ad aiutare, scansafatiche- rispose seccato Teo.
Roy era fin troppo alto per l’abitazione, arrivava al metro e novanta: il suo era un corpo esile, il suo viso era allungato e aveva un tatuaggio raffigurante una piccola “Z” sul collo.
I suoi lineamenti erano delicati, quasi sembrava possedere la grazia di un elfo se non fosse per la sua carnagione scura, quanto i suoi capelli, neri quanto il piumaggio del corvo.
-E’ quasi pronto, il tempo di sistemare la tavola, piuttosto..-fece una pausa sospirando.-Cosa staresti leggendo Roy?-
Chiese incuriosito Moose mentre cercava di usare il coltellaccio con le patate.
-Niente di particolare, un testo riguardante gli antichi castelli medioevali della Scozia, sai quanto adoro queste cose…- rispose interessato.
-Sarebbe un buon motivo in più per fare una vacanza estiva visto che domani l’ultimo giorno di agosto e noi non abbiamo fatto nemmeno un viaggetto- le parole di Teo erano veramente scocciate, per tutta l’estate i due erano rimasti ogni giorno a casa,se non per il fare la spesa o, dedicarsi a dei lavori nei campi.
Improvvisamente qualcosa sembrò bussare la finestra “ tic tic tic”.
il ragazzino nonostante aprì la finestra e notò un enorme Civetta dall’insolito color azzurro .
“aprite immediatamente, posta da Hogwarts” gracchiò il pennuto.
-Hogwarts? Uccelli che parlano?!Cosa diamine sta succedendo?- chiese Moose mentre, con una mano puntava il coltellaccio da cucina rivolto verso il pennuto.
Roy fece entrare la civetta cona naturalezza
Il volatile fece cadere una busta dall’ala e, magicamente si dissolse nell’aria,come il fumo.
-Cosa Diamine …?- Moose non credeva ai suoi occhi: interrogò il suo compagno sperando di ricevere una risposta.
-Apriamo la busta, e magari riusciremo a capire qualcosa-rispose secco questi.
Teo prese quella lettera siggilata, l’aprì con cura e lesse,schiarendosi la voce:
“ Al signor Teodor Ironer,
Siamo lieti di informarle che l’espresso della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts partirà il 2 Settembre alle ore 9 presso il binario 9 e ¾ dalla stazione di King Cross; pertanto siete pregato di munirvi di libri di testo e bacchetta magica
Ricordiamo pertanto al professor Ronald Lupin di presentarsi nel vagone spieciale, è stato richiamato come insegnante di difesa contro le arti oscure.
Harry Potter, presidente della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts”
Roy sentendo quelle parole sentì gelare il sangue nelle proprie vene.
-Che cosa significa insegnante di difesa contro le arti oscure?!- Domandò Moose, incredulo e sotto shock.
-Significa che io e tuo fratello siamo dei maghi- Rispose Roy con naturalezza.
-Perché ci hai nascosto tutto questo?Tu sei in grado di fare magie e non ce l’hai mai detto?!-Il tono di Moose era alquanto adirato,iniziò a tossire convulsamente.
-Non potevo dirti nulla fino a quest’oggi. Un mago ha il compito di mantenere segreta la propria natura, in specie da chi non lo è.
-Ronald Lupin io voglio sapere tutto, fino all’ultima parola, chiaro!?- esordì Moose alzando la voce con tono quasi melodrammatico.
-Io sono Nato dall’unione di un lupo mannaro e di una strega. Se adesso le cose pensi che cambino solo perché hai scoperto qualcosa di nuovo, saresti veramente un idiota!-
-Taci tu, lupo cosa?! Che cosa ti sarebbe costato dirmelo? Avevi paura di me ? che ti avessi cacciato di casa? In tutto ciò, cosa ne sarà di MIO fratello?-Le domande di Moose erano alternate da singhiozzi flebili, misti a lacrime che tentava di trattenere e nascondere. In tutto questo trambusto , nessuno aveva fatto caso al fumo nero che usciva dal forno.
Roy aprì delicatamente lo sportello e venne investito da una nuvola sgradevole color grigio carbone.
-Mi sa tanto che lo sformato di tritato è andato a farsi benedire- Ironizzò Roy imbarazzato, cercando di sedare l’anima del compagno, il quale umore era palesemente acidulo ed impaurito.
L’unico che sembrava veramente contento di questa “ sorpresa”, era il giovane Teo, che vedeva la parola “ scuola di magia” come l’addio a quel mondo noioso fatto da abitanti pettegoli e dalle insopportabili distese di paglia e fieno.
Teo detestava quel paese in cui abitava, non si era mai trovato a suo agio con nessuno degli abitanti, sempre troppo bigotti e ordinari.
-TIME OUT, SONO UN MAGO- urlò di gioia il ragazzino, che saltava come un coniglio pasquale, ottimista e pieno di speranza.Roy guardò male il bambino intimandolo di fare silenzio, ponendo un indice sulla bocca in orizzontale.
Alla vista del ragazzo gli adulti smisero di litigare e iniziarono a cenare.
Più tardi, a tavola dopo la cena la famiglia si sedette sul divano, al posto di guardare la TV , iniziarono a dialogare e discutere sull’argomento tabù: la magia.
Teo era davvero curioso.
-Roy voglio sapere il possibile. Cosa sarebbe di preciso hogwarts?-chiese il ragazzino incuriosito.
-è un castello dove all’interno vengono istruiti i maghi e le streghe da centinaia e centinaia di anni-risposte Roy tranquillamente, come se conoscesse a memoria le risposte.
A quel punto Moose si schiarì la voce:
-Perché io non ne saprei nulla in merito? È una malattia essere maghi? Io so che li bruciavano nel medioevo...- La domanda del Rosso fece sorridere il suo compagno, il quale con una pacca nelle spalle lo rassicurò.
-Esistono tanti tipi indistinti di magia, quella dell’amore su tutto! Tu mio caro ne possiedi una diversa dalla mia, non sei un mago con la bacchetta, non puoi fare incantesimi ma, quando sei ai fornelli, sai incantare tutti con le tue prelibatezze.-Roy si schiarì la voce e continuò:
-Nel medioevo in Europa qualche genio ci vedeva come satanassi, i maghi li chiamano Babbani.- Teo rise al sentire quella parola, quasi divertito da quel suono labiale.
-Beh, io non ho mai fatto nulla di magico, a parte avere gli occhi che cambiano colore al tramonto. E lo sapete che è una cosa stramba che capita solo a me.-
Roy sorrise e guardò il giovane con dolcezza:
- Quante persone conosci in grado di fare una cosa simile?- ridacchiò.
- Alla TV alcuni lo fanno pure, guerrieri i cui capelli diventano dorati e gli occhi, brillano di verde, ma sono solo cose da fantascienza.- Egli era incredulo e non credeva ancora ai suoi occhi.
- Teo lascia che ti dia una piccola dimostrazione prima però, ho bisogno di una cortesia:
Moose, per favore chiudi le finestre con le tendine?-chiese gentilmente.
Il Fratello maggiore si precipitò alla finestra e sistemò le tende in modo da rendere impossibile a qualcuno di sbirciare dall’altro lato.
-Teo adesso voglio che tu prenda un bicchiere e lo lasci cadere.-
Il ragazzo rimase in parte shoccato e obbedì: si alzò dal divano con grazia da elefante, rischiando di scivolare andò a prendere il bicchiere e lo scaraventò a terra con violenza.
è inutile descrivere che il bicchiere andò in mille pezzi, tanto che i cocci erano percepibili appena ad occhio nudo.
-Oddio, era il servizio buono!Spero per la tua pellaccia che tu abbia un valido motivo per aver fatto fuori questo povero calice innocente-
Roy lanciò al suo compagno un occhiataccia particolarmente velenosa; andò nella sua camera da letto e , dopo alcuni istanti, quando ritornò teneva in mano un bastoncino di legno color mogano, con una strana impugnatura rotonda.
Roy roteò il polso,bisbigliò una strana parola incomprensibile e, d’incanto tutti i cocci iniziarono a roteare come delle spirali velocemente,seguendo una precisa traiettoria andarono incollarsi velocemente, ricreando il bicchiere.
Dopo aver osservato la semplice dimostrazione , Teo era entusiasta e contento. Anche lui
avrebbe voluto provare a fare quel genere di cose, l’altro fratello invece, nonostante non riuscisse a credere ai suoi occhi strabuzzava gli occhi ancora stupito, Quella serata era passata troppo velocemente per i suoi gusti, per la prima volta nella sua vita aveva assistito ad uno spettacolo unico; la sua vita finalmente aveva iniziato a prendere la sua giusta piega. 1
A normal family
Il tramonto spesso viene considerato come l’ultima parte della giornata volto a concludere il ciclo della luce, per altri questo momento della significava ben altro: l’inizio della vita notturna, e in alcuni casi, una rinascita dal comune e dall’ordinario. È proprio questa la parola che le persone della contea adorano! In particolare gli abitanti di Goldenville amavano il banale e la piattezza più qualsiasi altra cosa al mondo. Tutti tranne eccetto qualcuno.
Teo osservava dalla finestra i raggi del sole che si nascondevano tra le nuvole,ricreando un effetto ottico a metà fra il grigio e l’arancione.I raggi che filtravano davano una sensazione di speranza al ragazzo, chiuso nella sua stanzetta ad aspettare.
L’unica cosa decente da vedere nella contea di Goldenville secondo Teo era proprio questo momento : tutti tornavano alle loro case, le persone iniziavano a cenare e il noioso paese iniziava a sparire.
Spesso e volentieri i paesini sono quelle comunità dove spesso e volentieri non accade mai nulla se non il continuo parlare dei fatti altrui,in quanto non si verificava mai nulla dall’ordinario.
Dal punto di vista fisico la contea era stata costruita a centinaia di metri dalle distese pianure verde e oro piene di grano che davano l’impressione di ricreare un mare brillante fatto di spighe d’oro.
All’interno di questa distesa valle abitavano diverse anime, cinquecento contate.
Il paese di Goldenville era alquanto piccolo: vi erano strade formate con ciottoli e sampietrini, case strette, all’interno della quale vi erano piccoli appartamenti i cui balconi distanziavano l’un dall’altro di almeno pochi metri, giusti da permettere ai loro abitanti di camminare e spostarsi.
La contea era vicina alla periferia di Londra eppure, allo stesso tempo ne era lontana,quasi eclissata dal resto del mondo. I cittadini vivevano per la maggior parte di agricoltura, vi erano un paio di edifici,una scuola, una strada principale ed una piazzetta centrale .Qui solitamente la domenica mattina si creava il caos tipico del mercato, poi tutto il resto della settimana, vi era il nulla, insieme all’unico trasporto : un vecchio autobus scassato che portava vicino Londra.
Agli occhi del giovane, la contea appariva come quasi un agglomerato inutile di case, messe li senza alcuno scopo.
Gli abitanti di Goldenville erano persone comuni: lavoravano continuamente,come api operaie all’interno dell’alveare, gli uomini al campo, le donne a diffondere informazioni spesso frivole ed inutili.
è proprio in un appartamento al terzo piano che viveva Teo, insieme a e Moose Ironer.
La casa dove la famiglia abitava era delle più modeste: l’appartamento era situato al terzo piano di una palazzina.Il color viola intenso era l’unico particolare che riusciva a distinguerlo dalle altri abitazioni.Vi era attaccato nella porta della palazzina un adesivo raffigurante uno“ Simle” color giallo canarino raffigurante un “XD”.
Per distinguere particolarmente la porta vi era inoltre una verniciatura color verde smeraldo,colore acceso rispetto alle altre porte tipicamente dalle tonalità tristi e neutre.
All’interno della palazzina, dopo aver risalito tre rampe di scale alquanto ripide, il campanello a pulsante era stato sostituito a corda ,il cui suono ricordava un suono acuto che spesso e volentieri, faceva saltare in aria gli astanti da quanto era acuto.
Entrando nell’appartamento della famiglia Ironer si accedeva al un bilocale , il cui arredamento era ridotto all’essenziale. A giudicare dall’apparenza mancava il tocco femminile.
Moose era l’anima creativa , particolare carattere avevano reso ogni angolo della parete delle poche stanze con le tonalità fredde del blu del verde.
La casa era ridistribuita in un piccolo soggiorno composto da un soggiorno ad isola con cucina, e da altre due stanzette piccole.
Teo era un bambino di undici anni, la sua statura era alta per l’età. Il suo viso pieno, altrettanto lo erano le sue guancia paffute; l’elemento che risultava spiccar alla vista del bambino erano gli occhi color ambra intenso, spesso e volentieri al tramonto questi diventavano completamente arancioni.
è proprio in quel momento che secondo alcune voci “ i suoi occhi diventavano diversi”, spesso e volentieri secondo alcune voci indiscrete egli riusciva a cambiare il colore dei suoi occhi senza nemmeno accorgersene.
Oltre al fratello Moose , condivideva l’abitazione anche Roy,presentato sempre come un suo carissimo amico.
A causa della morte prematura dei genitori, Moose si era sempre occupato del fratello con totale diligenza, sacrificando anche parte del suo tempo libero, egli grazie al suo compagno riusciva a dare occhio alla casa e a permettersi di “respirare” la libertà di un trentenne.
Teo era convinto che quella fosse più di una semplice amicizia ma in realtà non gli poteva importare completamente nulla; il sentirsi voluto bene da entrambi valeva più di ogni altra cosa,spesso gli sembrava di avere due padri, che alle volte lo seccavano con una dose doppia di raccomandazioni.
Alle volte gli capitava di sentirli battibeccare e pizzicarsi proprio come una vera coppia di coniugi.
Il ragazzo scese dal suo letto, chiuse le tendine della finestra e con accuratezza si tolse il pigiama, buttandolo a casaccio .
La stanza di per se era piccola e ogni piccolo elemento fuori posto tendeva a creare più confusione possibile.
Prese la parte inferiore di una tuta e la indossò dopodiché si spostò nel soggiorno, sperando che la cena fosse pronta.Il soggiorno era perfettamente in ordine, a padroneggiare vi era una piccola libreria con tanti volumi antichi, tutti riguardanti titoli dai nomi più disparati :“ collezione di ottoni in miniatura” “a spasso con la morte” “ creature magiche e affini” erano i titoli più strambi della biblioteca,difatti appartenevano a Roy.
Teo si avvicinò lentamente ad un uomo alto e pienotto, il quale era intento a pelare delle patate.
- Ancora non è pronto?- sbottò impaziente Teo rivolgendosi a Moose.
Questi era l’esatta fotocopia del fratello, con in più i capelli completamente rosso scarlatto e acconciati come una cresta da moicano.
- Sua signoria ha fame per caso?- ridacchiò Roy, seduto nel divanetto intento a leggere un libro.
- Chiudi il libro te e pensa ad aiutare, scansafatiche- rispose seccato Teo.
Roy era fin troppo alto per l’abitazione, arrivava al metro e novanta: il suo era un corpo esile, il suo viso era allungato e aveva un tatuaggio raffigurante una piccola “Z” sul collo.
I suoi lineamenti erano delicati, quasi sembrava possedere la grazia di un elfo se non fosse per la sua carnagione scura, quanto i suoi capelli, neri quanto il piumaggio del corvo.
-E’ quasi pronto, il tempo di sistemare la tavola, piuttosto..-fece una pausa sospirando.-Cosa staresti leggendo Roy?-
Chiese incuriosito Moose mentre cercava di usare il coltellaccio con le patate.
-Niente di particolare, un testo riguardante gli antichi castelli medioevali della Scozia, sai quanto adoro queste cose…- rispose interessato.
-Sarebbe un buon motivo in più per fare una vacanza estiva visto che domani l’ultimo giorno di agosto e noi non abbiamo fatto nemmeno un viaggetto- le parole di Teo erano veramente scocciate, per tutta l’estate i due erano rimasti ogni giorno a casa,se non per il fare la spesa o, dedicarsi a dei lavori nei campi.
Improvvisamente qualcosa sembrò bussare la finestra “ tic tic tic”.
il ragazzino nonostante aprì la finestra e notò un enorme Civetta dall’insolito color azzurro .
“aprite immediatamente, posta da Hogwarts” gracchiò il pennuto.
-Hogwarts? Uccelli che parlano?!Cosa diamine sta succedendo?- chiese Moose mentre, con una mano puntava il coltellaccio da cucina rivolto verso il pennuto.
Roy fece entrare la civetta cona naturalezza
Il volatile fece cadere una busta dall’ala e, magicamente si dissolse nell’aria,come il fumo.
-Cosa Diamine …?- Moose non credeva ai suoi occhi: interrogò il suo compagno sperando di ricevere una risposta.
-Apriamo la busta, e magari riusciremo a capire qualcosa-rispose secco questi.
Teo prese quella lettera siggilata, l’aprì con cura e lesse,schiarendosi la voce:
“ Al signor Teodor Ironer,
Siamo lieti di informarle che l’espresso della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts partirà il 2 Settembre alle ore 9 presso il binario 9 e ¾ dalla stazione di King Cross; pertanto siete pregato di munirvi di libri di testo e bacchetta magica
Ricordiamo pertanto al professor Ronald Lupin di presentarsi nel vagone spieciale, è stato richiamato come insegnante di difesa contro le arti oscure.
Harry Potter, presidente della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts”
Roy sentendo quelle parole sentì gelare il sangue nelle proprie vene.
-Che cosa significa insegnante di difesa contro le arti oscure?!- Domandò Moose, incredulo e sotto shock.
-Significa che io e tuo fratello siamo dei maghi- Rispose Roy con naturalezza.
-Perché ci hai nascosto tutto questo?Tu sei in grado di fare magie e non ce l’hai mai detto?!-Il tono di Moose era alquanto adirato,iniziò a tossire convulsamente.
-Non potevo dirti nulla fino a quest’oggi. Un mago ha il compito di mantenere segreta la propria natura, in specie da chi non lo è.
-Ronald Lupin io voglio sapere tutto, fino all’ultima parola, chiaro!?- esordì Moose alzando la voce con tono quasi melodrammatico.
-Io sono Nato dall’unione di un lupo mannaro e di una strega. Se adesso le cose pensi che cambino solo perché hai scoperto qualcosa di nuovo, saresti veramente un idiota!-
-Taci tu, lupo cosa?! Che cosa ti sarebbe costato dirmelo? Avevi paura di me ? che ti avessi cacciato di casa? In tutto ciò, cosa ne sarà di MIO fratello?-Le domande di Moose erano alternate da singhiozzi flebili, misti a lacrime che tentava di trattenere e nascondere. In tutto questo trambusto , nessuno aveva fatto caso al fumo nero che usciva dal forno.
Roy aprì delicatamente lo sportello e venne investito da una nuvola sgradevole color grigio carbone.
-Mi sa tanto che lo sformato di tritato è andato a farsi benedire- Ironizzò Roy imbarazzato, cercando di sedare l’anima del compagno, il quale umore era palesemente acidulo ed impaurito.
L’unico che sembrava veramente contento di questa “ sorpresa”, era il giovane Teo, che vedeva la parola “ scuola di magia” come l’addio a quel mondo noioso fatto da abitanti pettegoli e dalle insopportabili distese di paglia e fieno.
Teo detestava quel paese in cui abitava, non si era mai trovato a suo agio con nessuno degli abitanti, sempre troppo bigotti e ordinari.
-TIME OUT, SONO UN MAGO- urlò di gioia il ragazzino, che saltava come un coniglio pasquale, ottimista e pieno di speranza.Roy guardò male il bambino intimandolo di fare silenzio, ponendo un indice sulla bocca in orizzontale.
Alla vista del ragazzo gli adulti smisero di litigare e iniziarono a cenare.
Più tardi, a tavola dopo la cena la famiglia si sedette sul divano, al posto di guardare la TV , iniziarono a dialogare e discutere sull’argomento tabù: la magia.
Teo era davvero curioso.
-Roy voglio sapere il possibile. Cosa sarebbe di preciso hogwarts?-chiese il ragazzino incuriosito.
-è un castello dove all’interno vengono istruiti i maghi e le streghe da centinaia e centinaia di anni-risposte Roy tranquillamente, come se conoscesse a memoria le risposte.
A quel punto Moose si schiarì la voce:
-Perché io non ne saprei nulla in merito? È una malattia essere maghi? Io so che li bruciavano nel medioevo...- La domanda del Rosso fece sorridere il suo compagno, il quale con una pacca nelle spalle lo rassicurò.
-Esistono tanti tipi indistinti di magia, quella dell’amore su tutto! Tu mio caro ne possiedi una diversa dalla mia, non sei un mago con la bacchetta, non puoi fare incantesimi ma, quando sei ai fornelli, sai incantare tutti con le tue prelibatezze.-Roy si schiarì la voce e continuò:
-Nel medioevo in Europa qualche genio ci vedeva come satanassi, i maghi li chiamano Babbani.- Teo rise al sentire quella parola, quasi divertito da quel suono labiale.
-Beh, io non ho mai fatto nulla di magico, a parte avere gli occhi che cambiano colore al tramonto. E lo sapete che è una cosa stramba che capita solo a me.-
Roy sorrise e guardò il giovane con dolcezza:
- Quante persone conosci in grado di fare una cosa simile?- ridacchiò.
- Alla TV alcuni lo fanno pure, guerrieri i cui capelli diventano dorati e gli occhi, brillano di verde, ma sono solo cose da fantascienza.- Egli era incredulo e non credeva ancora ai suoi occhi.
- Teo lascia che ti dia una piccola dimostrazione prima però, ho bisogno di una cortesia:
Moose, per favore chiudi le finestre con le tendine?-chiese gentilmente.
Il Fratello maggiore si precipitò alla finestra e sistemò le tende in modo da rendere impossibile a qualcuno di sbirciare dall’altro lato.
-Teo adesso voglio che tu prenda un bicchiere e lo lasci cadere.-
Il ragazzo rimase in parte shoccato e obbedì: si alzò dal divano con grazia da elefante, rischiando di scivolare andò a prendere il bicchiere e lo scaraventò a terra con violenza.
è inutile descrivere che il bicchiere andò in mille pezzi, tanto che i cocci erano percepibili appena ad occhio nudo.
-Oddio, era il servizio buono!Spero per la tua pellaccia che tu abbia un valido motivo per aver fatto fuori questo povero calice innocente-
Roy lanciò al suo compagno un occhiataccia particolarmente velenosa; andò nella sua camera da letto e , dopo alcuni istanti, quando ritornò teneva in mano un bastoncino di legno color mogano, con una strana impugnatura rotonda.
Roy roteò il polso,bisbigliò una strana parola incomprensibile e, d’incanto tutti i cocci iniziarono a roteare come delle spirali velocemente,seguendo una precisa traiettoria andarono incollarsi velocemente, ricreando il bicchiere.
Dopo aver osservato la semplice dimostrazione , Teo era entusiasta e contento. Anche lui
avrebbe voluto provare a fare quel genere di cose, l’altro fratello invece, nonostante non riuscisse a credere ai suoi occhi strabuzzava gli occhi ancora stupito, Quella serata era passata troppo velocemente per i suoi gusti, per la prima volta nella sua vita aveva assistito ad uno spettacolo unico; la sua vita finalmente aveva iniziato a prendere la sua giusta piega.