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Autore: Tia Weasley    08/04/2015    0 recensioni
Victoria non è una semidea qualunque... Quante volte avete sentito questa frase? Troppe per potervelo ricordare ve lo dico io. Posso dirvi anche un'altra cosa, che la mia storia è simile a quella di moltissimi altri semidei con la sola differenza che io sarei dovuta morire molto prima della mia presunta nascita e che il mio genitore divino è il dio dei mari, ma non porta il nome di Poseidone. Il seguente racconto narra la lotta degli oceani contro se stessi, avvenuta prima che gli dei cominciassero a diventare bipolari, prima che Percy Jackson sparisse. Sono Victoria Clarck e questa è la mia storia.
Questa storia è ambientata dopo "gli dei dell'olimpo" e prima de "gli eroi dell'olimpo". E' la mia prima fan fiction su Percy Jackson e spero di non fare errori. Buona lettura ;)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nuovo profumo fa impazzire il preside.


Bibip. Bibip. Bibip. Bibip.
Il rumore abbastanza forte della sveglia mi destò dal sonno di soprassalto.
Bibip. Bibip. Bibip. Bibip.
Stava per iniziare un altro noiosissimo giorno di scuola e io non avevo la minima voglia di alzarmi, contando il fatto che probabilmente ero già in ritardo.
Bibip. Bibip. Bibip. Bibip.
Cominciava a darmi un rilevante fastidio quel suono, ma ero troppo pigra per spegnerlo. Mi limitai a nascondere la testa sotto il cuscino.
Bibip. Bibip. Bibip. Bibip.

-INTERROMPI QUESTO BACCANO INFERNALE!!!- Urlò mio fratello dal piano di sopra.

Anche se con una certa riluttanza allungai il braccio verso il comodino però, invece che spegnere la sveglia, la feci cadere per terra, nonostante il piccolo inconveniente quel fastidioso arnese smise di suonare. Un attimo di silenzio e già ero tornata nel mondo dei sogni.

Fui risvegliata dai piedi di mio fratello che saltarono sul mio letto, con non molta grazia, per poi dirigersi verso la porta e accendere la luce. Era quello che succedeva se si aveva un soppalco e un fratello maggiore troppo pigro per usare le scale.

Non appena mi vide si mise a battere le mani. -E sinceri complimenti a Vicky, che ha deciso di arrivare tardi anche all'ultimo giorno di scuola, poiché sono le otto meno dieci e lei dovrebbe già essere li!- Giusto il tempo per metabolizzare queste parole e mi scaraventai giù dal letto, dirigendomi a mò di valanga verso il bagno. Dannato Simon e la sua classe che entrava tutti i giorni alle nove.

Per le otto ero fuori casa e con un tost in bocca, il problema era riuscire ad arrivare a scuola entro due minuti. Sapevo che probabilmente i miei mi avrebbero fustigata quel pomeriggio stesso, ma decisi lo stesso di prendere la vespa di mamma e andare a scuola. Nonostante il caos mattutino per le strade di New York riuscì ad arrivare in orario a destinazione. Entrai di corsa nell'aula di chimica interrompendo la spiegazione di una professoressa abbastanza irritata. Mi sedetti al mio solito posto e sconnessi il cervello.

Oh, che maleducata, non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Victoria Clark, all'epoca avevo sedici anni e vivevo a New York. Soffro di iperattività, ho un disturbo dell’attenzione e sono dislessica. Ciò spiega perché non riuscivo a stare ferma su quella maledettissima sedia, trovavo distrazione in ogni cosa che mi circondasse e l'insieme di lettere e numeri di formule chimiche scritte sulla lavagna mi sembrava arabo. Insomma, ero una studentessa modello!

Ho i capelli lisci che mi ostinavo a dichiarare castani, quando era ovvio che fossero di un biondo abbastanza caldo, quasi miele. Per non parlare dei miei occhi.... Per me gli occhi sono lo specchio dell'anima, ma i miei non riflettevano per niente ciò che avevo dentro. Sono di un celeste molto chiaro, densi, senza increspature quasi opachi, come guardare una pozza di acqua cristallina in una giornata senza vento. Ispiravano serenità. Io ero il totale opposto.

A già, un'altra cosa importante: sono stata adottata. Mio fratello maggiore Simon, quando era piccolo voleva compagnia, così i miei mi hanno salvato da un terribile orfanotrofio. Francamente non ricordavo molto di quel posto. Il perché lo scoprirete in seguito.

-Stai ancora dormendo?- Mi chiese Katerina. Alzai la testa dal banco e la osservai sorridermi divertita. -Le prime due ore di chimica sono finite e ora dovremmo spostarci verso la classe di filosofia, forse ancora non lo sai, ma siamo a scuola.- Mi disse schioccandomi le dita davanti gli occhi.

Katerina, era la mia migliore amica. Ci conoscevamo sin da piccole, sua madre aveva buoni rapporti con la mia prima di… bè credo che debba essere lei a dirvelo. Kate aveva un fratello maggiore solo da parte della madre che vedeva raramente, dato il fatto che viveva in Inghilterra con il padre. Era una ragazza fin troppo alta per la sua età, bionda e perennemente abbronzata, anche di inverno ed io non ne conoscevo il motivo, a meno che non si facesse di lampade a mia insaputa. Aveva dolci occhi marroni e adorava scherzare. Se la guardavi, di primo impulso pensavi ad una ragazza timida e gentile dal rossore facile, cosa che effettivamente era, ma se la conoscevi imparavi a convivere con le sue strane fissazioni e con il carattere da genio schizzato. Grazie agli dei aveva i miei stessi problemi, però aveva un un’andatura stranamente buona a scuola, l'unico posto in cui la vedevo. Esatto, perché Katerina ogni estate scompariva nel nulla, i miei dicevano che andava in un campo estivo ma non capivo perché io non potessi seguirla.

-Filosofia, tanto interessante quanto osservare una lumaca muoversi.- Sbuffai mentre mi alzavo e prendevo la mia borsa a tracolla.

-Io la trovo interessante. Inoltre oggi il professore dovrebbe raccontarci i miti greci, ma si dia il caso che li conosca già tutti.- Disse spolverandosi una spalla con un moto di superiorità.

Purtroppo, mentre stavamo uscendo la professoressa di chimica ci fermò. -Clark, la prego di venire con me in presidenza. Il preside ha chiesto di lei.- Disse. Lo vedevo solo io che ghignava?!

-Ma professoressa! Per la prima volta che non ha fatto niente…?- Esclamò Katerina. Grazie tanto Katie.

-Silenzio Towler. Anzi per questa sua condotta sarei felice di accompagnare anche lei.- Detto questo cominciò ad avviarsi seguita da una me abbastanza stufa e una Katerina a dir poco furiosa.

Ci lasciò davanti alla porta e tornò in classe. Kate bussò ed entrò, io la seguì con una certa svogliatezza, insomma, non era la prima volta che finivo in presidenza.

-Mmm, dolci e succulenti semidei.- Sussurrò il preside.

-Come scusi?- Chiesi. A quanto pare Katerina non lo aveva sentito, ma a me inquietò non poco.

-Sapevo di non essermi sbagliato. Sei entrata in questa stanza talmente tante volte negli ultimi giorni che era quasi ovvio, il tuo odore si sentiva da kilometri.- Continuò con voce più alta. Un momento… il mio odore? Ma chi si credeva di essere quel tizio?! Ero tanto orgogliosa del mio profumo, ne avevo appena cambiato uno. Dire ad una studentessa che puzzava nella sua prima settimana di lavoro non era un gran che. Poi il fatto di assumere un nuovo preside alla fine dell’anno era già abbastanza senza senso, per di più era anche uno psicopatico!

-Perché ci ha chiamate?- Chiese Katerina, improvvisamente sull'attenti. Ma il preside continuò a guardarci con volto famelico.

-Era ovvio cosa?- Chiesi.

-Zitta petulante ragazzina!- Gridò aumentando di stazza e tornando in seguito a dimensioni normali.

Katerina spalancò gli occhi. -Vicky dobbiamo andarcene…- Mi sussurrò abbastanza spaventata.

-Guarda qui chi altro abbiamo, un’altra semidea? Il tuo odore era quasi nascosto dal potere dell’altra. Credo che mangerò prima te.- Sussurrò con voce roca il preside trasformandosi in un orribile gigante.

Io ero paralizzata dal terrore mentre il gigante scaraventava la scrivania di lato e ci si fiondò a dosso. Gesto da copione, non trovate? Prontamente Katerina mi spintonò verso un angolo della stanza, il suo anello si trasformò in un arco e dal suo zaino spuntarono delle frecce che cominciò a scagliare contro il gigante. In un battito di ciglia il mostro scomparve in una nuvola di polvere.

-O miei Dei, o miei Dei, o miei Dei!- Cominciai ad urlare in preda ad una crisi isterica.

-Dobbiamo andarcene, non sei più al sicuro qui Vicky. Potrebbero arrivarne altri.- Disse Katerina prendendomi per un braccio e trascinandomi via. Lo zaino era diventato una faretra e teneva l'arco con una mano.

-Il preside ha minacciato di mangiarti! L'arco dove l'hai tirato fuori?! Semidei! Sto impazzendo!- Continuavo a blaterare le parole dell’ex preside. CHE COSA ERA SUCCESSO?!

-Vicky, Victoria! Calmati! Non è il momento né il luogo adatto per parlarne. Quello era un Lestrigone e probabilmente ce ne sono altri a scuola, se non ce ne andiamo subito la situazione potrebbe peggiorare. Come sei venuta qui?- Lo disse con una calma quasi surreale.

-Con…con la vespa.- Balbettai.

-Prendiamola.- Circa 15 minuti dopo eravamo sotto casa. Appena il portone si aprì, una figura con il volto corrugato dalla rabbia apparve sulla soglia.

-Victoria Clark, ora noi due ci facciamo una chiacchierata.- Mia madre mi aspettava con le braccia incrociate davanti la porta di casa, aveva un aria abbastanza minacciosa. Sembrava essersi tolta di mente il fatto che in quel momento noi due dovessimo essere a scuola.

-Emily, l'hanno trovata.- Mamma parve accorgersi solo allora della presenza di Katerina, che la guardò preoccupata.

-Michael, prendi le chiavi. Andiamo al campo.- Disse mia madre mentre, insieme a Katerina, mi trascinavano verso la macchina.

-Dove stiamo andando? Katerina che cosa è successo al preside oggi, e perché ci ha chiamato 'dolci e succulenti semidei'? Che cosa è il campo?- Mi stava esplodendo la testa e nessuno si ostinava a darmi delle risposte, anzi, nessuno sembrava rendersi conto della mia presenza.

-Michael sbrigati!- Urlò esasperata mia madre. Papà arrivò di corsa con un borsone e ci catapultammo subito dentro la vecchia Polo di famiglia.

-Dove stiamo andando? E Simon? Lo abbandoniamo?- Chiesi al limite di una crisi nervosa.

-Non preoccuparti di Simon, gli ho lasciato un messaggio in segreteria che gli spiegava che staremo fuori per qualche giorno, è grande sa prendersi cura di se.- Spiegò mio padre.

C'erano decine di domande senza risposta che mi giravano in testa e questo mi innervosiva, per non parlare di quell’assurdo silenzio che si era creato. Stavo per riaprire la bocca quando Katerina mi battè sul tempo cominciando a spiegare cosa fosse successo quella mattina a scuola, utilizzando vari epiteti di cui non conoscevo il significato.

-Siamo quasi arrivati, ne riparleremo con Chirone.- Disse mio padre. Fantastico! Un altro nome da aggiungere alla lista delle cose senza senso che sentivo da quella mattina. -Victoria dentro questo borsone ci sono le tue cose.- Continuò.

Ci accostammo alla strada in mezzo al nulla. Non c'era niente. Seguì i miei genitori mentre lanciavo occhiate piene di significato a Katerina che, per i miei poveri nervi in stato confusionale, sembrava ignorare. Raggiungemmo un enorme pino e.... MA QUELLO ERA UN DRAGO VERO?! Ebbene, per evitare di correre il rischio ci girai alla larga. D’accordo che fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio.

-Va bene, allora Katerina tu porta a fare un giro a Victoria, mentre noi andiamo alla Casa Grande per parlare con il Signor D e Chirone... Che bello tornare dopo tanto tempo vero?- Disse mio padre riferendosi a mamma, che sospirò malinconica


ANGOLO AUTRICE
Diciamo che piuttosto che primo capitolo questo è una piccola prassi. Spero vi abbia incuriosito. Allora... non so più che dire. Probabilmente storpierò il carattere dei personaggi, ma ognuno si immagina in maniera diversa queste persone immaginarie, ma se esco totalmente fuori tema, vi scongiuro di dirmelo. In particolare con il personaggio di Nico, per quanto lo adori non riuscirò mai a capirlo a fondo. Comunque, vorrei dire tutto qui per evitare di fare altri "Angoli Autore", perché so quanto possano essere noiosi. Sono più che sicura che il racconto diventerà più interessante all'inizio dell'impresa e... niente. Se volete chiedere qualcosa fate pure nelle recensioni, per il resto vi auguro nuovamente buona lettura, sempre se vogliate continuare a leggere questa storia oppure un'altra.
Baci Catebaggins

  
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