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Autore: Anonyma777    08/04/2015    1 recensioni
Daisy si sentì improvvisamente sollevata dal peso dei libri, sorpresa dall’accaduto si girò subito verso quella presenza massiccia che sentiva alle spalle. Davanti ai suoi occhi si stagliava fiero e divertito un ragazzo dagli occhi verdi e i capelli scuri.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Stavano arrivando i primi tepori primaverili, le giornate si allungavano e per Daisy O’Hara tutto sembrava magico. I riflessi dei raggi che entravano dai grandi finestroni dell’aula di Biologia le accarezzavano silenziosi il volto lentigginoso e i capelli ramati. Ad occhi estranei quella figura tanto minuta quanto indaffarata sarebbe sembrata un piccolo folletto dei boschi che con l’avvento della primavera si affacciava dopo tanto tempo al mondo. La pianta di Iris che la giovane accudiva con tanto amore era ormai sul punto di sbocciare, evento che ella attendeva trepidante. L’attesa era a tal punto forte da stremarla. Non era la prima volta che assisteva al miracolo della vita eppure dinanzi ad uno spettacolo del genere non poteva far altro che ammutolire e lasciarsi travolgere dal quel turbinio di emozioni che la facevano sentire viva più che mai. Daisy era talmente immersa nel dosare l’acqua da dare alla sua piantina con il contagocce, da estraniarsi completamente dalla realtà; non fu certo un caso che la giovane adolescente non sentisse il suono della campanella che annunciava la fine della pausa pranzo e l’inizio delle lezioni pomeridiane. Fu il sole ad avvisarla del ritardo, solitamente le arrivava dritto in viso solo verso le 15, cioè quando era abbastanza in alto da passare attraverso il terzo finestrone, quello in corrispondenza della sua piccola serra. Presa coscienza che ormai l’ora di matematica era decisamente persa, decise almeno di avviarsi verso il proprio armadietto per poter prendere i libri per le seguenti due ore e soprattutto svuotare lo zaino che al momento sembrava sul punto di esplodere. Mente camminava per i corridoi tutti uguali della sua scuola, alla ricerca di quello giusto, non poteva far altro che pensare all’immenso dispiacere che avrebbe dato alla madre alla consegna delle pagelle. Il suo continuo perdersi nei meandri del tempo e della sua mente non aveva fatto altro che accrescere il numero delle ore in cui risultava assente in classe e in ritardo. Rischiava di ripetere l’esperienza dell’anno passato: l’insegnate di fisica e quello di letteratura inglese, le cui lezioni casualmente erano sempre a ridosso della pausa pranzo, avevano deciso di rimandarla ai corsi estivi proprio a causa delle troppe ore in cui si era assentata. Il risultato era stato un pianto disperato di due donne: quello di sua madre, che si convinceva ogni giorno di più di aver partorito una figlia degenere e ribelle, e quello suo, che prendeva coscienza del fatto che non avrebbe potuto aiutare la madre nel negozio di fiori, che non avrebbe potuto fare le sue tanto amate passeggiate al parco e soprattutto che avrebbe passato l’estate in compagnia di un unico odore, quello del disinfettante della Signorina Miller, l’inserviente scolastico. Giostrandosi come un’acrobata cercando di non far cadere i libri che voleva posare e al contempo posando quelli che voleva prendere, pensava con decisione che quell’anno non avrebbe ripetuto l‘esperienza passata. Se lo studio serrato non era un buon deterrente, lo era di certo l’idea di un'altra estate in compagnia dei banchi di scuola immaginando da lontano l’odore delle begonie e dei gelsomini di sua madre. Ed ecco che accadeva nuovamente, i suoi pensieri l’avevano estraniata dalla realtà. Non percepì per nulla l’arrivo di una seconda persona, che tra l’atro l’osservava divertito. Sebastian McCole rientrava, seccato da quel sole improvviso, dalla sua pausa pranzo, che più che un semplice momento per gustare il proprio e meritato pasto dopo cinque estenuanti ore di lezione ad ascoltare insegnanti ammorbanti, per il giovane era una vera e propria “pennichella” pomeridiana, di fatto aveva amabilmente rinunciato all’ora di Storia. Era all’ultimo anno e benché i suoi genitori e gli insegnanti lo redarguissero su quanto sarebbe stato compromettente per il diploma comportarsi a tal modo, l’interesse del ragazzo verteva su altro e i suoi piani sul futuro di sicuro non riguardavano la continuazione degli studi. Lui voleva viaggiare, fare il giro del mondo, poi tornare a casa e rilevare l’attività di meccanico del nonno, tanto nei suoi 17 anni di vita non aveva fatto altro che passare i pomeriggi lì, a imparare la differenza tra una chiave inglese e una Stillson. Sebastian era un tipo pratico, lui pensava poco e agiva spesso, il che non sempre era positivo. A causa del suo carattere poco socievole e molto impulsivo gli amiche che aveva si potevano contare sulle dita di una mano, ma come soleva spesso dire ai ragazzi Sebastian: . Camminava tranquillo per i corridoi, cercando di perdere più tempo possibile quando, attirato da borbottii sommessi, notò una minuscola esplosione di colori. Era una ragazza vestita di una maglia a mezze maniche verde e pantaloni lilla chiaro con sandali aperti, decisamente anticipava troppo i tempi, almeno per uno come lui che indossava il giubbotto di pelle fino alla fine di maggio. A completare il quadro c’erano i capelli riccissimi e, a suo dire, “arancioni”. Daisy si sentì improvvisamente sollevata dal peso dei libri, sorpresa dall’accaduto si girò subito verso quella presenza massiccia che sentiva alle spalle. Davanti ai suoi occhi si stagliava fiero e divertito un ragazzo dagli occhi verdi e i capelli scuri, il vestiario le suggerì che fosse il classico ragazzaccio di strada, ma le mani da lavoratore con diverse cicatrici e i lineamenti gentili le permisero di non intimidirsi più di tanto. < Devi stare più attenta, ti sarebbe potuto crollare tutto addosso. > disse sempre più divertito il ragazzo. < Sono abituata a trovarmi in queste situazioni. > fu la risposta pronta di Daisy. L’immediatezza dimostrata stupì perfino se stessa, solitamente con gli estranei era molto timida. Nell’imbarazzo comune sistemarono i libri della giovane, mentre entrambi cercavano di trovare le parole giuste per continuare quella conversazione inaspettata ma sorprendentemente piacevole. A prendere le redini della situazione fu Sebastian. < Come ti chiami? > La domanda interruppe i pensieri nei quali si era rifugiata Daisy. < Cosa? > Lo sguardo sorpreso e imbarazzato della ragazza non fece altro che aumentare il divertimento di Sebastian e a renderla ai suoi occhi ancora più accattivante e interessante. < Ho chiesto qual è il tuo nome? > < Ah, si certo … mi chiamo Daisy. > Di nuovo silenzio da parte di Daisy, che sembrava essersi incantata a guardarlo. < Non mi chiedi il nome? > < Quale nome? > < Come quale nome? Il mio. > Il divertimento cresceva sempre di più, e ormai il riso sul volto del ragazzo era palese. < Ok, allora come ti chiami? > Domando incerta e imbarazzata. < Sebastian McCole, piacere. > Lui continuava a guardarla sorridendo, forse aspettando qualcosa o forse pensando a quanto era bussa la sua espressione in quel momento. Daisy guardandosi intorno e chiudendo l’armadietto di botto sembrò riscuotersi da un torpore. < Scusa, non ti ho ancora ringraziato per avermi aiutato con i libri prima. > < Non preoccuparti, è dovere di un gentiluomo aiutare una fanciulla in pericolo. > < Erano solo un paio di libri, non era di certo un drago. > A far ridere Sebastian non fu la battuta poco simpatica, quanto l’espressione rossa d’imbarazzo di Daisy. Quest’ultima sentendosi chiamata in causa gli rifilò un piccolo colpetto sul braccio, a mo’ di ammonimento, anche se poco credibile dato che sorrideva anche lei. < Non ti ho mai vista in giro, come mai? Eppure non passi di certo inosservata … > affermò guardandole gli abiti e prendendole una ciocca di capelli tra le dita. Messa in difficoltà dalla domanda e intimidita dal gesto del ragazzo ci mise un po’ a trovare le parole per rispondere. < Solitamente passo le pause pranzo e le ore libere nell’aula di Biologia, là ho una piccola serra, dove coltivo delle piantine tutte mie e comunque neanche io ti ho mai visto. > < Tu stai nell’aula di biologia, io sul prato fuori a dormire. > < Passatempo davvero fruttuoso. > Rispose ironica. < Così però però perdi le ore di lezione > < Non mi sembra che tu faccia di meglio, se stai qui vuol dire che una lezione l’hai saltata anche tu. > < Sì, però io non l’ho fatto di proposito. > Rispose infastidita, non era certo colpa sua se il tempo passava e lei non se ne accorgeva. < Chi ti dice che non sia stato così anche per me? > Sebastian era scocciato, aveva sempre trovato insofferente chi lo considerava senza conoscerlo un perdigiorno. La conversazione aveva preso una piega che non era più così interessante. Alla risposta infastidita del giovane, Daisy si sentì mortificata, sua madre le diceva sempre che giudicare le persone senza conoscerle è sbagliato, e lei aveva appena fotto un grosso errore e se non si fosse scusata avrebbe fatto morire un’amicizia che ancora doveva nascere, ma che sembrava avere buoni presupposti per attecchire. < Ti chiedo scusa, non avrei dovuto insinuare nulla. > Il viso mortificato di Daisy spinse Sebastian a sorvolare sull’accaduto. < Non ti preoccupare, ti perdono, ma solo perché mi sembri interessante. > < E se poi non lo fossi? Ti assicuro che non sono una persona eccezionale, non ho nulla di particolare. > La risposta non aveva toni lamentosi, Daisy era consapevole di essere ciò che era e ne andava fiera, era felice, solo non pensava che la Daisy che conosceva potesse risultare interessante agli occhi di un’altra persona. < Questo fallo decidere a me. In molti mi dicono che sono capace di capire al volo le persone, sono molto perspicace. Mi basterebbero due ore per sapere che tipo sei. > < Ma davvero? > Questa volta quella divertita era Daisy. < Si, certo > Affermò con sicurezza Sebastian. < Allora facciamolo, passiamo un paio di ore insieme e vediamo se sono davvero interessante. > Mentre lo diceva il suono della campanella interruppe la ragazza e non le permise di vedere lo sguardo sorpreso e felice di Sebastian. Conscia di non poter far tardi alla lezione di Fisica, altrimenti avrebbe fatto innervosire il prof, si girò risoluta verso il compagno, pronta a salutarlo, ma il ragazzo la interruppe. < Che ne dici di passare la pausa pranzo insieme domani? > Senza neanche realizzare davvero la domanda, si ritrovò ad annuire con il sorriso sulle labbra. Era felice, forse d’ora in avanti i suoi pasti sarebbero stati in compagnia di qualcuno che non fa la fotosintesi. _______________________ Angolo autrice: Primo esperimento per me, spero vi sia piaciuto. L'idea è nata insieme a mia sorella e pensavamo in un ipotetico futuro di farne una long Fiction. Mi farebbe piacere qualche commento solo per capire dove puntare per migliorare. Grazie ancora a chiunque passando di qua ha dato un'occhiata alla mia storia. Un bacio Anonyma777
  
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