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Autore: Have a look in my mind    08/04/2015    0 recensioni
Avete presente quando perdete un pezzo di cuore? il mio quel giorno andò in mille pezzi, pezzi che ancora non riesco a mettere insieme, magari non ci riuscirò mai. Non mangio da tre giorni, il mio stomaco non ce la fa e ogni volta, rinchiusa in questa stanza, immagino lui seduto ancora su quella poltroncina rossa, come l’ultima volta. Quella poltrona che ha ancora il suo profumo, che ha ancora quella macchia di senape sul bracciolo, gliel’ho sempre detto che doveva mangiare in camera mia, ma come sempre faceva di testa sua. La sua felpa è ancora sullo schienale, non ho il coraggio di spostarla, anche quella ha ancora il suo profumo. In questa stanza tutto mi fa ricordare lui, lui che ormai non c’è più, lui che non è più con me
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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1 CHAPTER 
Avete presente quando perdete un pezzo di cuore? il mio quel giorno andò in mille pezzi, pezzi che ancora non riesco a mettere insieme, magari non ci riuscirò mai. Non mangio da tre giorni, il mio stomaco non ce la fa e ogni volta, rinchiusa in questa stanza, immagino lui seduto ancora su quella poltroncina rossa, come l’ultima volta. Quella poltrona che ha ancora il suo profumo, che ha ancora quella macchia di senape sul bracciolo, gliel’ho sempre detto che doveva mangiare in camera mia, ma come sempre faceva di testa sua. La sua felpa è ancora sullo schienale, non ho il coraggio di spostarla, anche quella ha ancora il suo profumo. In questa stanza tutto mi fa ricordare lui, lui che ormai non c’è più, lui che non è più con me 
 
Tutto iniziò quel mercoledì 3 settembre del 2010, erano le 8:20 del mattino, come sempre ero in ritardo, come sempre stavo correndo, e come tutte le mattine sarei andata a finire contro quel maledetto albero all'angolo della strada, ma l'universo quel giorno decise che non era l'albero ciò che avrei travolto, ma un ragazzo di un metro e ottanta, occhi blu come non ne avevo mai visti in vita mia, quel ragazzo era Marcus Carter, il ragazzo nuovo del quarto anno, che io avevo appena scaraventato a terra con tutta la mia forza facendo cadere tutti i miei libri e facendo una figuraccia colossale. 
<> Mi ritrovai sopra di lui, rossa dalla vergogna. 
<> disse ridendo, ancora disteso sul marciapiede. 
Quel sorriso, quanto vorrei vedere di nuovo quel maledetto sorriso. 
<< si faccio sempre tar..oddio ma che ore sono?>> 
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<> urlai, raccogliendo le cose più velocemente possibile <> ricominciai a correre verso scuola, consapevole del fatto che sarei stata spedita nuovamente Dal preside, ormai era una routine mattutina. 
Arrivai davanti scuola alle 9:00, sudata come non mai, il mascara sciolto e i capelli che andavano dove volevano, la prossima missione sarebbe stata salire le migliaia di scale fino alla mia classe.
La mia scuola era una delle più belle del Canada, ma quelle scale, quelle dannate scale mi facevano letteralmente impazzire, non riuscivo a capire perché in una scuola così grande non ci fosse ancora un'ascensore, chissà, molto probabilmente  puntavano a ridurre l'obesità infantile, ma dio mio, era un'inferno tutte le mattine, anche perché con la mia solita fortuna la mia classe era sempre all'ultimo piano.
Quando arrivai sù erano le 9:10 quindi pensai bene che altri cinque minuti non avrebbero cambiato molto, così andai al bagno per cercare di recuperare l'irrecuperabile, e appena entrai, come  se non fosse abbastanza davanti ai miei occhi mi ritrovai Meredith Collins, una vipera, falsa quasi quanto il colore biondo platino dei suoi capelli. 
<> mi disse sghignazzando, mentre marcava le sue labbra con un rossetto rosso come il sangue che le avrei fatto uscire dalla fronte io se non avesse smesso di parlare. 
<> risposi infastidita.
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<< Wow..non potevo desiderare di meglio>> replicai mentre cercavo di sistemare i miei capelli color rame in modo che avessero una forma decente, e mentre aggiustavo quel mascara che ormai mi faceva sembrare un piccolo panda in cerca del suo pezzo di bambù. 
<< sai..ieri jhon ha dato una festa a casa sua,i suoi non saranno a casa per le prossime due settimane,c'era anche il ragazzo nuovo, Marcus Carter, conosci?>> 
"Se travolgerlo in pieno di prima mattina significa conoscerlo, allora si, lo conosco" pensai tra me e me, poi istintivamente risposi:<
Meredith mi guardò allibita, non conoscere il nuovo ragazzo amato da tutte era una vera tragedia per le ragazze della scuola. 
<> disse in tono acido
<< oh grazie Mere, seguirò il tuo consiglio>> risposi
<< ecco brava, vedo che impari in fretta>> 
<< già proprio così. Oddio Mere,ma ti è caduto qualcosa..>> 
<> rispose, guardandosi attorno
<< ah no scusa, era solo la tua ultima rotella rimasta che ha deciso di abbandonarti>> dissi sorridente, per poi uscire finalmente dal bagno. 
La campanella suonò, avevo appena perso la prima ora di lezione e presto lo avrebbero comunicato anche a mia mamma, questa era l'unica cosa che mi faceva stare male.
A casa non c'era un bel clima, da quando papà era andato via con la migliore amica di mamma, lasciandoci in una situazione disastrosa, mia madre lavorava notte e giorno per farci vivere dignitosamente, lei diceva che non ne risentiva, che non provava fatica, perché lo faceva per me e i miei fratelli, Sean e Adam, ma la sera a cena, quando la guardavo negli occhi riuscivo a vedere una donna stanca, esausta, ma allo stesso tempo vedevo una donna forte, determinata, una donna che ce la stava mettendo tutta, ed ogni sera quei suoi occhi mi dicevano che tutto sarebbe andato bene, che non dovevo spaventarmi, che tutto sarebbe passato, che lei era forte. Avrei tanto voluto essere come lei, avrei voluto avere almeno una piccola parte della sua forza, invece io ero un disastro, una ragazza tutte lentiggini e un carattere insopportabile, io non ero forte, fingevo solo di esserlo, volevo far credere agli altri e a me stessa di essere forte, mentre invece ero la più debole di tutti. 
Uscita dal bagno, feci una corsa verso l’aula di scienze, materia che odiavo tra l’altro, seduta al terzo banco vicino la finestra c’era Margaret (per gli amici Meg), la mia migliore amica dai tempi dell’asilo, lei conosceva tutto di me, qualsiasi cosa, era l’unica persona di cui mi fidavo cecamente. 
<> urlò correndo ad abbracciarmi << che fine hai fatto sta mattina? possibile che non riesci a svegliarti in orario?>> disse ridendo. 
<< Meg, ma io ho bisogno di dormire, sono un persona impegnata>> 
<
<>. Ridemmo entrambe. 
Il professor Dickens entrò in classe e io mi sedetti dietro Margaret, amavo stare vicino la finestra, avevo la visuale rivolta sui ragazzi del quarto annoche giocavano a basket, il che non mi dispiaceva per niente. 
Margaret all’improvviso si girò verso di me e mi sussurrò:<< Claire? hai fatto la relazione sul cariotipo umano che si portava per oggi?>>
<> in quel momento rividi la scena accaduta poche ore prima, io che cadevo addosso a Marcus Carter, le mie cose che cadevano e si mischiavano con le sue, << merda>> urlai << l’avrà presa lui sicuro, e ora? ci mancava solo questa, come faccio? >> dissi spontaneamente 
<> rispose subito Meg
<> risposi sorridendole, consapevole di averle appena mentito. 
La lezione di scienze fu un incubo, sembrava che il tempo non passasse mai, appena suonò la campanella uscii fuori, era intervallo e io girovagavo per il corridoio del mio piano, quando improvvisamente davanti ai miei occhi spuntò lui, Marcus Carter, feci finta di non notarlo e continuai a camminare finche non sentì lui urlare << ehi ritardataria, come va?>>, istintivamente mi girai, rossa come un pomodoro, <> risposi quasi balbettando
<> disse sorridendomi 
<< ah, una noia assurda, ma, ma un attimo, come fai a sapere che avevo scienze? e che ne sai del cariotipo umano tu?>> 
<
<> risposi ironicamente 
<< beh, non sono io quello che ti è venuto addosso sta mattina>> 
<> scoppiammo insieme in una fragorosa risata. 
La campanella suonò nuovamente per segnare la fine dell’intervallo, <> dissi andando via 
<
<> dissi sorridendo 
<>
<
<> mi disse mostrando lo stesso sorriso di quella mattina, quel sorriso che non dimenticherò mai. 
 
   
 
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