Io amo mio marito!
- D’accordo, farò come lo zar desidera. Gli riferisca che può procedere a sistemare la questione del mio divorzio. In fondo, ho sposato Leonid per suo ordine…
Non mi resta altro da fare, in fondo… io… non ho deciso io di sposare Leonid. Non l’ho mai sopportato! È sempre stato un uomo così freddo, così distaccato… Ma non con quella ragazza… Julia o come si chiama lei… Quando si è saputo dell’aggressione di suo padre…
- Non ti
rendi conto che Rasputin ti ha usata?
È sempre stato così. Gelido e deciso. Mi stava commiserando, quel giorno. Era solo pena la sua? È davvero così?
- Comunque
tranquillizzati… se dovesse accadere qualcosa alla famiglia Yusupov non ho
alcuna intenzione di coinvolgere anche te. A quel punto divorzieremo,
piuttosto, così potrai sposare Constantin… oppure potrai tornare da tua madre,
se preferisci… Vada come vada, nemmeno uno come Rasputin ha il potere di
danneggiare la nipote dello zar…
Ma cosa vuoi che me ne importi? Non mi sono mai preoccupata di me, Leonid… ti ho sempre detto di non irritare Rasputin, è vero… ma non l’ho mai fatto per salvaguardare il mio onore!
Sono rimasta immobile al tavolo, per un tempo infinito. Solo adesso le mie dita si chiudono tremanti attorno ai lembi della tovaglia di lino sul tavolino… Come posso fare? Divorzio o no, non voglio che tu finisca nei guai! Vera… lei sta accettando ogni tua mossa come se niente fosse… è per questo che non l’ho mai sopportata. Lei accettava sempre qualunque cosa tu facessi… come se… no, l’orgoglio non c’entra niente…
Tua sorella è fiera di te. Lo so benissimo. Ti vuole bene davvero. Lei è l’unica che ti conosca sul serio…
L’unica che possa aiutarmi, in questo momento. Non l’ho mai sopportata, ma io sono l’unica ad essere dalla parte del torto…
Mi alzo, e vado alla finestra. La stoffa lucida della tenda mi scivola tra le dita, mentre i raggi del sole mi abbagliano la vista. Il mio cuore sta soffrendo. Non so se sia la troppa luce, ma non vedo più niente… ho voglia di piangere… le mie mani coprono il mio viso, e sento le lacrime scorrere a fiumi sulle mie guance… Che cosa devo fare?
_____________________________________________________________________________________
È tardo pomeriggio, quando esco dalle mie stanze. Leonid è nel suo studio, come al solito. Probabilmente, Vera sarà nelle sue stanze, a quest’ora.
Mentre mi dirigo verso le sue camere, sento la servitù che spettegola. Posso capirla, in fondo. Non sono mai venuta qui di mia iniziativa…
Busso alla porta, in silenzio. Quando la voce di Vera mi invita ad entrare, esito ad aprire.
_____________________________________________________________________________________
Non appena mi vede, Vera scatta in piedi neanche si fosse trovata di fronte lo zar in persona: - Non agitarti, Vera. Ho solo bisogno di parlarti.
- Una tua visita è l’ultima cosa che mi aspettavo…- ribatte lei. – Mi hai sempre detestata, a quanto mi risulta. A cosa devo questa visita?
- Solo ieri mi sarei data della pazza anch’io, se qualcuno mi avesse detto che avrei fatto una cosa simile…- ammetto. - Ma stavolta, sei davvero l’unica persona a cui possa rivolgermi… perché possa davvero fare qualcosa…
La vedo avvicinarsi al tavolino, versare un po’ di te in due tazze, e porgermene una, invitandomi ad accomodarmi. Poi torna a sedersi: - Di cosa si tratta?
- Di Leonid.- le rispondo. Inutile fare giri di parole.
Rimango sorpresa, vedendo che non batte ciglio: mi sarei aspettata almeno una risatina: ne sono sollevata, e cerco di rilassarmi. - Tu lo conosci meglio di chiunque altro… - sussurro.
- So che sta programmando il vostro divorzio.
Lo so benissimo anch’io… Perché me lo devi ricordare? Sospiro, e annuisco. – Me lo già accennato tempo fa.- le spiego. – E oggi ho ricevuto anche l’autorizzazione dallo zar…
- Ha deciso di lasciar andare anche Julia… ormai la sua amnesia è in via di guarigione… e presto ricorderà anche l’uomo per cui si è recata in Russia…
Una fitta al cuore: devo farmi forza. - Vera, secondo te, Leonid è innamorato di quella ragazza?- le chiedo.
Il silenzio che segue le mie parole mi sembra interminabile e sono costretta ad alzare lo sguardo: non riesco a cogliere nulla nell’espressione di Vera. Nulla di negativo, almeno. Sembra come impassibile… O forse…
- Perché vuoi saperlo?- mi chiede. Scorgo una nota di sollecitudine nella sua voce.
Un tuffo al cuore. È così difficile aprirmi proprio con lei: - Vera… posso essere onesta?- le domando. Mi trema la voce a causa. Non sono abituata a chinare la testa di fronte a qualcun altro. Mi chiedo se Vera abbia una vaga idea di quanto mi mette in soggezione…
Lei annuisce, e io cerco di riprendere fiato. – Ho capito tutto troppo tardi.- tiro fuori, alla fine. È questo il punto. - La mia unione con Leonid è stata imposta dallo zar… e per tanto tempo…
- Cosa mi dici di Constantin?- mi interrompe lei.
Sospiro: non è facile ammettere adesso che mi sono sempre sbagliata, su di lui. Quello che provo per lui non somiglia nemmeno lontanamente all’amore… - Capricci femminili.- le rispondo. E vorrei sprofondare. Mi sento così umiliata… Ma in questo momento devo sottostare alle sue regole. – Non lo incontro da giorni, e a dire il vero… ho intenzione di rompere con lui.- Ma prima devo risolvere le cose tra me e Leonid. Perché se non lo faccio adesso, quando lascerò Constantin, sarò comunque sola…
- Sai
cos’è il vero amore?- mi domanda ancora Vera.
- Probabilmente lo sto scoprendo adesso…- dico, con un filo di voce.
Lei si rilassa leggermente, ma mi rendo conto che non si fida ancora del tutto - Adele… vuoi bene a mio fratello?
- Sì.- Non ho avuto nessuna esitazione nel risponderle, questa volta. E non sto mentendo. Voglio bene a Leonid.
Rimango a guardarla, mentre si alza e va alla finestra: - Non è un uomo espansivo. È sempre stato addestrato alla vita del militare ed è sempre vissuto in funzione della vita che conduce adesso. Non sei l’unica persona che si irrita, stando insieme a lui, anzi, probabilmente tutte le ragazze nobili, qui in Russia, lo troverebbero esasperante, visto come sono fatte… quasi tutte loro…
Inclusa la sottoscritta,
naturalmente… Stringo le mani al punto da farmele diventare bianche.
- Probabilmente, io riesco a stare insieme a lui, accettandolo così com’è proprio perché sono sua sorella… Ma anche se non lo dà mai, o quasi mai a vedere… ci sono mille emozioni che tiene dentro di sé… qualcosa che è costretto a sigillare nel suo cuore…
- Vera…
Lei si volta, senza prestare ascolto alla mia interruzione: - Ma ne soffre più di tutti…
Abbassa lo sguardo sulla tazza di tè che regge in mano, rimescolando lo zucchero: - Sono l’unica persona che riesce ad accettarlo così com’è solo perché sono cresciuta insieme a lui. E proprio perché so che lo farei stare ancora più male, non mi permetto mai di scaricargli addosso le mie pene, o di rinfacciargli certi atteggiamenti…
Efreem… - L’esatto contrario di me… - sussurro. Mi fa male il cuore. - Sono stata io a dirgli della tua storia, Vera…- rivelo, alla fine. – In realtà…
Lei scuote la testa: - Non ha importanza. Mio fratello ha ucciso Efreem dopo aver verificato accuratamente le sue manovre… e il fatto che io stessi male… era responsabilità esclusiva di Efreem. Non sarei rimasta con lui, se avessi saputo sin dall’inizio che faceva parte dei rivoluzionari… Sono sempre rimasta fedele a Leonid e gli voglio troppo bene per causargli dei problemi…
Scoppio a piangere: si vede che gli vuoi bene davvero…Invece io… - Cosa posso fare?- le chiedo, mentre mi copro il viso con le mani. - Cosa… Io… - Leonid…
- Adele…- Vera si inginocchia accanto a me. – Puoi ancora ricominciare…- mi dice. - Dimostrati più affettuosa, meno irritabile, con lui… cerca di cambiare anche tu… starete molto meglio tutti e due… e poi… io credo…
Mi asciugo le lacrime, e torno a guardarla in faccia: - Che cosa?- Non ho mai pianto tanto in vita mia.
- Dubito che mio fratello sia innamorato di Julia. Lei costituiva l’ancora a cui aggrapparsi, ma… non sono convinta che quello che provava per lei fosse amore… L’amore che si prova per la donna che si ama…
Sta facendo una pausa, e io mi chiedo perché. Cosa stai cercando di dirmi, Vera?
- Io credo… che l’unica donna che mio fratello ami, sia tu… nonostante tutto… anche se forse non se n’è ancora reso conto…
Non credo alle mie orecchie. Sei convinta che lui… Riesco appena a sorriderle, senza trovare nulla da dire: - Sai a che ora torna, questa sera?
- Alla solita. L’ora in cui tu…
Annuisco e la interrompo: - Non stanotte. Mi troverà qui, al suo arrivo.- le dico. – Tu comportati con lui come sempre… non accennargli a questa nostra conversazione. Mi occuperò da sola del resto…
- Constantin sa che hai intenzione di lasciarlo?
Scuoto la testa: - Non gliel’ho ancora detto. Devo prima risolvere le cose con Leonid… credo abbia notato il mio cambiamento di questi giorni… ma non so se sospetta qualcosa.
- Dunque, è finita la partita… - un sorriso malizioso increspa le labbra di Vera, e io mi chiedo quale pensiero ronzi nella sua testa: - È Leonid il vincitore?
Sono un tantino spiazzata, dal tono cordiale che ha usato: ma a questo punto, non posso che rallegrarmene: le rivolgo lo stesso sorriso malizioso, anche se sciupato dalle lacrime. – Sì.- È Leonid il vincitore…
_____________________________________________________________________________________
Quella sera, quando esce dallo studio di Leonid, Vera mi annuncia che lui in quel momento è solo.
– È alquanto turbato da tutta questa storia…- esordisce. - Con la faccenda dell’amnesia, Julia è partita credendo che lui avesse voluto ingannarla… per costringerla a restare… Adele, se vuoi fargli visita adesso, sta’ attenta a come ti comporti… una discussione in questo momento non gioverebbe a nessuno…
E io peggiorerei le cose… - D’accordo, Vera. Ti ringrazio.
Con un cenno d’intesa, Vera mi lascia sola: io sospiro profondamente, prima di bussare alla porta. Quando la voce di Leonid mi raggiunge, mi sembra meno decisa del solito. Socchiudo appena la porta. Non voglio che la mia sembri un intrusione: - Leonid… avrei bisogno di parlarti… posso entrare?- Dio, aiutami…
Lui mi
rivolge uno sguardo impassibile, e si volta verso la finestra. - Vieni.-
risponde.
Sto ancora tremando mentre chiudo la porta alle mie spalle: vorrei che Leonid mi dicesse qualcosa… solo per spezzare la tensione… ma so benissimo che non lo farà. – Lo Zar, mi ha riferito… per quella storia… la faccenda del divorzio…
Il suono secco dei tacchi dei suoi stivali mi fa trasalire: - Come ti ho detto… visto che gli Yusupov sono ai ferri corti, con Rasputin… ho deciso di divorziare per evitare di coinvolgerti…
No, aspetta… non precipitare le cose… io… - Non intendevo parlare di questo.- obietto. Sto cercando di mantenermi calma, ma mi trema la voce. - Se hai cinque minuti di tempo… - Ti prego, cerca di calmarti…
Il suo sorriso ironico mi ferisce: - Beh, solitamente nemmeno a te mancano gli impegni giornalieri... cos’è successo? Non dovresti essere qui, a quest’ora… sai, viste le tue abitudini mondane…
D’accordo, me la sono cercata… Gli sorrido, tristemente. Non ce la faccio più. Non ho più la forza, né la voglia di irritarmi… - Ho smesso di uscire da una settimana, se è per questo… ma so che preferisci non incontrarmi, e quindi… ho preferito non farmi vedere.
Leonid strabuzza gli occhi per un attimo, fissandomi: questa volta l’ho preso alla sprovvista…
Mi aspetto che si volti, come per darsi un contegno, ed in effetti lui mi volta le spalle: - Non so proprio che cos’abbia, tu oggi…
Sei sempre il solito… c’è sempre stato un muro tra noi… come mai… come mai con quella ragazza sei riuscito a…
Sto stringendo nervosamente il fazzoletto tra le mani, e ormai l’ho completamente stropicciato: devo farmi forza: - Vuoi che passi in un altro momento? – gli domando.
Per un istante, lui non mi risponde: .- No. Finiamola alla svelta. Cosa volevi dirmi?
Oddio… No, così non va… - E va bene.- gli rispondo. Come vuoi. Ma non prendermi per pazza, adesso… - Leonid… ti sei mai pentito di avermi sposata?
Cosa?
_____________________________________________________________________________________
Ti sei pentito di avermi
sposata?
Lo sento ridacchiare, leggermente: - In fondo, nessuno di noi due voleva questo matrimonio, quando ci venne imposto dallo zar…
Già… Le sue parole mi gelano il sangue. Se
fossi stata in un’altra circostanza mi sarei limitata a girare i tacchi, senza
una parola… ma in questo momento non me ne importa più nulla. Mi sono stancata
di fingere.
Soltanto
quando scorgo il suo sorriso spegnersi, sento una calda luce scaldarmi il
cuore. Colgo qualcosa, nella sua espressione… qualcosa come… amarezza… o forse…
dolore…
- Ma tu…- insisto. - … se anche
adesso non ci fossero tutte le clausole che ci stanno portando al divorzio… lo
avresti voluto fare lo stesso? Sì, insomma… Rimarresti insieme a me, se non ci
fossero tutti questi problemi?
- Secondo me, la prima ad andartene saresti stata tu… se ci fossimo incontrati in altre circostanze… senza che il nostro matrimonio ci venisse imposto da nessuno… tu avresti scelto Constantin…
Sarà una nota particolare della sua voce, o qualunque altra cosa… ma all’improvviso, intuisco tutto il corso dei suoi pensieri. E le parole di Vera risuonano nella mia mente…
Anche se non
lo dà mai, o quasi mai a vedere… ci sono mille emozioni che tiene dentro di sé…
qualcosa che è costretto a sigillare nel suo cuore… ma ne soffre più di tutti…
Mi ha dato di nuovo le spalle. Ma non posso lasciare che pensi che… - No…- sussurro. - Non credo proprio…- gli dico, avvicinandomi a lui.
Percepisco il suo sguardo sbalordito su di me, ed abbasso gli occhi, prima di continuare: - Fino a poco tempo fa ero convinta anch’io… che le cose non sarebbero andate così… Ma… secondo me le cose sarebbero andate diversamente…
Scorgo un barlume di curiosità nello sguardo di Leonid: - Cosa vuoi dire?
Provo un doloroso tuffo al cuore: Non mi aspetto certo che tu mi creda al primo colpo, Leonid… è che non so proprio come dirtelo… - Non è detto che non mi sarei innamorata di te… anzi, è più che probabile, che tu e Constantin vi sareste trovati a ruoli invertiti…
Si è mosso bruscamente e posso
immaginare la sua espressione, ma questa volta non riesco a sostenere il suo
sguardo: mi rendo conto che i miei occhi si stanno riempiendo di lacrime. Visto
che siamo qui, vorrei riuscire a salvare almeno qualcosa… - Leonid,
qualunque cosa accada tra noi, io ho già deciso di rompere la mia relazione con
Constantin… - Ma tanto lo so che per te questo non fa nessuna differenza…
Come dice tua sorella: ci si accorge dell’importanza delle cose solo quando le
si perde…
Scuoto la testa, per ricacciare velocemente indietro le lacrime e alzo lo sguardo su di lui: - Ce l’ha con te, vero? Julia, voglio dire…
Lo sento
irrigidirsi, e quando mi afferra il braccio, soffoco un gemito. – Ti ho visto,
quando l’hai abbracciata… dopo aver saputo dell’assassinio di tuo padre… -
mormoro, senza trovare il coraggio di guardarlo negli occhi. Non ti sei mai
mostrato così vulnerabile… davanti a me…
Lui si
calma, e mi lascia andare, sedendosi alla scrivania: - Non si possono mostrare
le proprie debolezze a chiunque, Adele…
Sacrosanto…
Avrei solo voluto essere io quella persona… ma come posso pretendere una cosa
simile da te, adesso? -
L’hai mandata via meno di un’ora fa… cosa pensi di fare?
-
Assolutamente niente. Le ho già raccontato tutta la verità… e non voglio certo
costringerla a ricambiare i miei sentimenti… lei è innamorata follemente di
quel tipo… Mihalovic…
Ti ha respinto… - Quando verrà convalidato, il documento di divorzio?
- Credo entro domani. Basterà consegnare questi documenti, firmati da entrambi…- mi risponde, porgendomi dei fogli. – Se preferisci, puoi firmarli per prima…
Quando queste carte saranno
firmate… sarà davvero finita… penso. Sento i miei occhi riempirsi nuovamente
di lacrime, e mi affretto a rimetterli sulla sua scrivania. Non ho voglia di
pensarci, adesso…
_____________________________________________________________________________________
Ho
lasciato lo studio di Leonid senza aver firmato quelle carte e adesso sono
sola, nelle mie stanze: sto cercando di distrarmi con la lettura, ma la mia
mente mi riporta sempre al pensiero dei documenti di divorzio che dovrò
firmare… Non voglio…
Non so
quanto tempo rimanga su quella poltrona: quando alzo lo sguardo sul grande
orologio appeso alla parete, le lancette segnano le due di notte passate. -
Santo cielo… non mi sono resa conto che fosse così tardi…
Mi alzo ed esco di corsa dal salottino, quando vedo una luce in fondo al corridoio: proviene dallo studio di Leonid. A quest’ora Vera si sarà già ritirata. E lui… È ancora sveglio…
Mi dirigo verso il suo studio, cercando di non fare rumore e apro appena la porta: è ancora sveglio, e sta scrivendo qualcosa. Non sembra che abbia passato tutto il giorno su quella scrivania, eccetto che per le occhiaie che vedo intorno ai suoi occhi.
Sospingo leggermente la porta, socchiudendola: - Leonid, non hai visto che ore sono? È tardissimo…
Come se fosse stato colto in fallo, lui trasalisce, e si volta di scatto verso l’entrata: - Adele! Che diavolo ci fai in piedi a quest’ora?
Io entro, chiudendo la porta alle mie spalle: - Non mi sono accorta del tempo che passava… e stavo andando a letto, ma ho visto la luce accesa, nel tuo studio, e così sono venuta…
Lui dà
un’occhiata all’orologio, e sospira, stancamente. I segni della stanchezza
adesso si ancora più evidenti sul suo viso. – In passato non te ne saresti
preoccupata…- replica, ed il tono della sua voce mi ferisce.
- Ti lascio una candela in corridoio.- taglio corto, prima di uscire dalla stanza. Solo allora lascio che le lacrime scendano sul mio viso.
_____________________________________________________________________________________
C’è un’unica luce, nei corridoi. La candela che servirà a Leonid per tornare in camera da letto. La servitù si è già ritirata. Sono sola, nelle mie stanze.
Ho indossato la mia camicia da notte di seta, grigio perla ricamata in pizzo e ramages d’argento. Fu un regalo di nozze di Vera. Non l’ho mai indossata, prima di stasera…
_____________________________________________________________________________________
All’improvviso, sento i passi di mio marito, in corridoio. L’inconfondibile rumore dei suoi stivali risuona in tutta la casa. Sta andando a dormire…
Ho voglia di vederlo…
Il cuore mi sta battendo all’impazzata. Mi avvicino alla porta, e sono sul punto di spingere la maniglia quando sento lo scatto della porta della sua stanza che si chiude. Troppo tardi…
_____________________________________________________________________________________
Non so quanto tempo sia passato. Non so per quanto tempo sono rimasta appoggiata alla porta della mia camera. La candela si è consumata, e non riesco a leggere l’orologio. A quest’ora Leonid si sarà addormentato, probabilmente…
Farei meglio a lasciar
perdere… Non sono più una ragazzina…
____________________________________________________________________________________
Tutto questo non è da me. Invece di infilarmi sotto le coperte, mi sono gettata addosso la mia vestaglia di lino color panna, e sono uscita dalla mia stanza, diretta in camera di Leonid a passo spedito… dalla porta secondaria. Non ho neppure finito di struccarmi, e ho ancora i capelli raccolti. Cosa spero di fare?
Un fruscio
insolito mi coglie alla sprovvista, e senza riflettere, entro in camera di
Leonid. Che sciocca… forse era solo un gatto… ma io…
Per un
attimo sono assalita dal panico. Se è sveglio, sono perduta… Sono
entrata nella sua stanza senza rendermene conto. E adesso?
Rimango
immobile, per qualche attimo interminabile, prima di rendermi conto che Leonid
è già a letto. E sta dormendo profondamente… Si è già addormentato…
Sospiro
di sollievo, ma mi sento alquanto confusa. Non so se essere felice oppure no. Non
ho ottenuto niente, venendo qui…
Mi tocco
la fronte sudata, cercando di darmi un contegno. Che cosa sto facendo? Devo
essere impazzita…
Faccio
per ritornare sui miei passi, ma quando sto per richiudere la porta alle mie
spalle, un fruscio insolito attira la mia attenzione. Ritorno lentamente
indietro, e richiudo la porta dietro di me.
Un
movimento inconsulto, proviene dal letto. Leonid?
Mi
avvicino a piccoli passi, per evitare di svegliarlo. Adesso posso sentire il
suo respiro affannoso. Si sta agitando… Quando gli sfioro la fronte, mi
accorgo che è molto sudato. Un incubo?
Lo
guardo mentre continua a rigirarsi nel letto, per un po’, finché il mio sguardo
non cade sul suo comodino. C’è una bacinella d’acqua con un asciugamano.
Riponendo il candelabro che tengo in mano, controllo l’acqua e vi bagno dentro
il panno di spugna. Accosto il panno alla fronte di Leonid e gli asciugo il
sudore.
Quando
mi sembra che si sia calmato almeno un po’ rimetto l’asciugamano al suo posto,
tornando a sedermi accanto a lui. Ma il sollievo dura poco.
- Julia…
Cosa?
È il
nome di quella ragazza. Sta sognando lei… Non posso fare a meno di ripensare a
quello che Leonid ha detto di lei questo pomeriggio.
Le ho
già raccontato tutta la verità… e non voglio certo costringerla a ricambiare i
miei sentimenti… lei è innamorata follemente di quel tipo… Mihalovic…
Rimango
immobile per qualche attimo. Dimenticala, Leonid… Dimenticatela! Voglio che
tu non pensi più a lei…**
Facendo
appello a tutta la mia forza, sgombro la mente da tutti questi brutti pensieri
e cerco di concentrare la mia attenzione solo su mio marito.
Non so
come né da dove mi sia venuta l’idea: mi sto sfilando la vestaglia di dosso,
lasciandola cadere per terra.
Mi
avvicino maggiormente a lui, e lascio scivolare un braccio attorno al suo
corpo, scostandogli i capelli dalla fronte. È completamente fradicio… -
Leonid…
Come se
avesse sentito la mia voce, lui si sveglia di soprassalto. Dire che mi stia
fissando allibito è riduttivo: - Che cosa ci fai qui?
Senza
aspettarsi risposta, si allontana bruscamente. È fuggito via come se si fosse
trovato nel letto una bomba… Faccio davvero quest’effetto?
Mi
sollevo appena, e raccolgo la mia vestaglia dal pavimento: - Ti sei agitato nel
sonno… - spiego, gettandomela sulle spalle. - Hai avuto un incubo?
Lui non
mi risponde, resto a guardarlo che si avvicina alla finestra: sta ancora
cercando di riprendere il controllo.
In silenzio,
scivolo giù dal letto: il riflesso
nell’acqua della bacinella mi restituisce un’immagine insolita di me. Ho ancora
addosso il fermaglio. Mi sento così diversa…
Abbassando
lo sguardo, scorgo la sua vestaglia, appoggiata ad una sedia: quando mi
avvicino per prenderla, mi rendo conto di avere le mani leggermente sudate. Poi
mi avvicino a lui, a piccoli passi, e gliel’appoggio sulle spalle, ma lo sento
irrigidirsi. - Prenderai freddo… - mormoro.
Lui mi
ringrazia, ma la sua voce è secca. Lo sapevo… Non si fida. Non potevo aspettarmi niente di
diverso, dopotutto… sono troppi anni che ci comportiamo come estranei… o come
belve, tra noi.
Non
dovevo venire… mi dico,
sospirando. Faccio per allontanarmi, ma Leonid mi afferra il braccio,
spingendomi contro la parete: - Cosa stai macchinando?
Serro le
labbra, per mascherare il dolore: non sono nelle condizioni di poter protestare.
E non voglio litigare: - Assolutamente
niente… - gli rispondo, cercando di mantenermi il più fredda possibile. -
Ma tu sei liberissimo di non credermi…
Abbasso
lo sguardo: non sto sperando in un miracolo. Anche se oggi ho detto a Leonid
quelle cose… non ho intenzione di illudermi.
- Tsk…
stai sicura che scoprirò quali sono le tue intenzioni… - mi dice, allentando la
presa. - Sei fin troppo docile, in questi giorni!
- Non
troverai nessuna prova a mio carico, in questo senso…- ribatto. – Basterebbe un
tuo cenno, perché ti dia la prova definitiva di quello che ti ho detto ieri…
- Come
se non sapessi di cosa sei capace… pur di restare con la mia famiglia…
Mi mordo
le labbra: questa conversazione è lacerante. - Stupido…- sibilo.
- Cosa?
- NON TI
DIMENTICARE CHE SONO IO A FAR PARTE DELLA FAMIGLIA PIÙ ALTOLOCATA!- strepito. –
Se in questo momento stessi facendo le veci di Rasputin, adesso non sarei qui!
DOVREI ESSERE ENTUSIASTA DEL DIVORZIO! Ma non è così, Leonid…- mormoro alla
fine.
Per un
attimo mi fissa sorpreso: ma è solo una frazione di secondo. - Giusto. Questo
mi sembra strano. Chissà come mai… ma sai, in fondo non m’interessa…
Questo
no… non posso sopportarlo…
- Leonid… tu cosa vuoi davvero? Saresti più felice, senza di me?- Saresti
stato meglio, se io non fossi mai esistita?
Leonid
sospira, e si allontana, ed io mi lascio cadere a sedere sul letto. Sto
soffocando i singhiozzi, pur di non farmi sentire. Solo perché temo che di
essere derisa. Poi mi torna in mente qualcosa a cui mi ha accennato Vera…
Leonid ha reagito in questo modo anche con quella ragazza, Julia…
Non
sarà che… mi asciugo le
lacrime. - È così?- lo incalzo. - Saresti più felice, senza di me?
Si sta
tenendo una mano sugli occhi, l’altra sul fianco. Ma rimane in silenzio.
Mi sento
morire. Sarà meglio che me ne vada…
- Non
cambierebbe niente…- mormora, quando sono già sulla porta - Anche se te ne andassi, non… - si
interrompe, e torna a guardare fuori dalla finestra. - Nessuna donna mi ha
amato allo stesso modo… - mormora. Nessuno mi ha mai amato come Julius ama
quel tipo…
Non è
vero… Ma non posso essere io, non è così? - Può darsi… che anche lei si sia resa conto di volerti bene
in ritardo… e chissà che non provi per te qualcosa di simile…- sussurro.
Quando
torno a guardare il suo viso, Leonid mi sta fissando con un’espressione interrogativa
sul viso.
- Adele,
non sono disposto a fare i tuoi comodi…- mi dice, secco.
Dovevo
aspettarmelo… - Allora è
così! Vuoi che ci separiamo!- concludo. – Dillo chiaramente se è così! Dimmelo!
Lui
sospira, passandosi una mano sulla fronte, e quando si volta verso di me, sento
i brividi lungo la schiena: - Male non mi farebbe… è sempre meglio che
continuare la nostra solita farsa.- mormora. - A meno che…
A
meno che, cosa?
Prima
che abbia la possibilità di dire o fare qualcosa, le mani di Leonid mi hanno già
circondato il viso. Lo sento che mi afferra la nuca, attirandomi a sé e mi
spinge sul letto quasi con violenza. Mi ha sfilato il fermaglio con uno
strattone, tirandomi i capelli, ma le sue labbra sulle mie mi hanno impedito di
protestare.
Sono secche
e sottili. Schiudono le mie labbra senza dolcezza. Voraci. Sembrano le fauci di
un leone affamato.
In tutto
questo, non c’è niente di quello che ho sempre provato con Constantin. Sento
solo violenza. O forse sono solo io che continuo a chiamarla in questo modo.
Potrebbe
anche essere… ardore.
Lo
voglio.
Non c’è
niente da fare… Leonid… è un bruto. Lo è
sempre stato. Senza un minimo di buona creanza.
Ho già
vissuto diverse volte un momento simile…
L’ho
sempre maledetto, ogni volta che usava la violenza su di me… ma stasera no… stasera
la sua forza non mi pesa…
Lo
voglio. Solo…
Sono
completamente in disordine, quando si allontana. - Immagino che in questo
momento vorresti essere ovunque… in qualunque altro posto… ma non qui… -
mormora
Sbagliato.
Dovremmo fare una gara,
per scoprire chi è più testardo tra noi due. Ho ceduto le armi, ma lui si
ostina a provocarmi. - E tu credi che me ne starei brava e buona in questo
momento, se davvero non avessi voluto essere qui?- replico.
Leonid
mi risponde con un mezzo sorriso: per un istante ho la sensazione di aver
sfiorato un nervo scoperto. Mi sto inoltrando in un campo che ancora non
conosco…
-
Effettivamente sei stranamente docile, ultimamente. Ma nessuno mi toglie dalla
testa il sospetto che ci sia qualcosa sotto…
Sento i
lineamenti del mio viso contrarsi. Le mie braccia, che avevano avvolto il suo
corpo, si allontanano.
Non mi
crede.
Le mie
braccia perdono vigore all’improvviso. Le lascio cadere mollemente lungo i miei
fianchi, mentre volto il capo, e le ciocche di capelli mi scivolano lungo il
viso, sommergendolo. Ho lo sguardo vacuo, e sto fissando un punto indefinito di
fronte a me, senza vederlo. E pian piano mi si annebbia la vista.
Lacrime.
Silenziose
come gocce di rugiada.
Non
ho speranze di conquistare la tua fiducia, vero?
-
Vattene allora.- mormoro. Ma non sono sicura che Leonid mi abbia sentita. Anzi,
non ci spero nemmeno. Anche a costo di rimanere così.
Mi
aspetto che si allontani. E mi lasci sola. Invece mi scosta dal viso le ciocche
che mi coprono gli occhi. E inaspettatamente, la sua mano mi asciuga le
lacrime. Dolcemente. Ma le sue parole mi fanno l’effetto di un pugno allo
stomaco. - Smettila. Se hai nostalgia di Constantin puoi sempre tornare sui
tuoi passi. Non c’è nessun bisogno…
Il suono
di uno schiaffo mi ferisce le orecchie. Un mio schiaffo. La mia mano è
leggermente arrossata. Come la guancia di Leonid. E i miei occhi sono in
fiamme, mentre le lacrime mi annebbiano nuovamente la vista.
- L’unica
causa sei tu.- gli dico. Lo attiro a me di slancio, mentre nuove lacrime si
aggiungono alle precedenti. Forse solo perché non voglio che le veda. O forse
perché nonostante tutto non riesco a smettere di desiderare tutto questo…
Mi ha
già tolto la camicia da notte, quando, in un barlume di lucidità, la mia mente
mi dice che non ne vale la pena. E sto per lasciar perdere, fin quando non
sento le mani di Leonid attorno al mio viso.
Sento i suoi pollici che mi accarezzano le guance e avverto un sapore
diverso sulle sue labbra. O forse è solo una mia impressione. A meno che…
No…
non può essere come penso…
Devo
farmi violenza, per allontanarlo da me: -Vorresti che ci fosse Julia, al posto
mio?
Cosa?
____________________________________________________________________________________
Ne sono
sicura. Per un attimo mi ha guardata sbalordito: come se fosse stato colto in
fallo.
Solo per
un attimo. Un attimo fuggente, prima che il sorriso sarcastico che è solito
mostrare ricompaia sul suo viso. Ma qualcosa mi dice che stavolta, la sua
ironia è indirizzata a lui. - Il vincolo matrimoniale non lo permetterebbe, eh?
Ma
che c’entra? Questa non
me l’aspettavo. - Figuriamoci…- ribatto. – La condotta peggiore l’ho sempre avuta
io, Leonid… Non ho nessun diritto di rimproverarti… - La differenza è che
mentre io avevo esattamente ciò che ho sempre desiderato, anche se non me ne
sono resa conto, tu… - Pensandoci adesso, mi viene da pensare che molto
probabilmente… tu avresti voluto una vita diversa…
Lui mi
fissa divertito: - Sei in vena di riflessioni, stasera?
Mi sento
come se fossi stata colpita da un fulmine. Sono intimamente ferita dalle sue
parole, ma non posso darlo a vedere. -
Certo che no. Un’oca come me non è capace di riflettere. Come ti viene in
mente!
Quello
che succede un attimo dopo ha semplicemente dell’incredibile: mi sono ritrovata
spalancare gli occhi come una bambina.
Leonid è
scoppiato a ridere. Mi ha completamente spiazzata. Potrò almeno fregiarmi
del merito di averlo fatto ridere di gusto per la prima volta… Non c’è nessuno
che ci sia riuscito finora. Né Vera… Né Julia… o nessun altro.
Ad un
tratto mi accorgo che si è allontanato, stendendosi accanto a me, dalla sua
parte del letto: mi ricopro, con il lenzuolo, e mi volto verso di lui,
abbracciando il cuscino.
-
Lasciamo perdere, per stasera…- mormora.
Non so
cosa voglia dire esattamente, ma ho la sensazione che me lo dirà: non ho
avvertito nessuna minaccia nelle sue parole. Anzi, forse ha ragione…
Vorrei
solo sapere una cosa.
- Cosa
hai intenzione di fare?
Per un
attimo lui resta in silenzio. Come se non avesse sentito.
- A
proposito di che?
- Non
far finta di non capire. Lo sai.
Altro
momento di silenzio.
- Prima
dimmelo tu, Adele.- mormora Leonid. – Se restassi con me, adesso… rischieremmo
davvero di metterci contro tutta la tua famiglia… sai anche tu quali legami ci
siano tra Rasputin e lo zar. Non ho nessuna intenzione di farti passare per una
traditrice…
Io mi
rovescio sulla schiena, rimanendo a guardare il soffitto. – Non ha nessuna
importanza…- mormoro.
- Come?
È
sorpreso. Naturale. Forse riuscirò a dire la verità una volta per tutte anche
con lui, questa volta… - Ho detto che non ha importanza…- ripeto. E mi rigiro a
pancia in giù. - Se ho sempre assecondato Rasputin è perché non avrei mai
voluto che ti mettessi nei guai, con lui… Non ho mai detto di provare simpatia per lui,
o di non nutrire alcun sospetto nei suoi confronti…
Mi
rovescio sulla schiena, e alzo lo sguardo sugli arabeschi intagliati sul
soffitto. Ho bisogno di concentrarmi su qualcosa, per trovare il coraggio di
continuare: - Non voglio lasciarti solo in un momento simile…- gli dico. - Puoi
pure procedere con le trattative, ma sarebbe solo forma… Io non voglio il
divorzio, Leonid.
- E tu,
invece?- Mi trema la voce e non ho il coraggio di guardarlo negli occhi.
Lo sento
ridacchiare e mi volto si mi accorgo che si è lasciato cadere sui cuscini. -
Non saprei…- mi risponde alla fine. - Tutta questa storia mi ha colto
completamente impreparato… Davo per scontato che tutto stesse avvenendo con il
consenso di entrambi e che le cose dovessero andare così… Secondo i piani… Ma
non ho calcolato l’imprevisto… come potevo immaginare che… In fondo ho sempre
affrontato i miei doveri in questo modo… da solo, a parte la presenza di mia
sorella… dover continuare a farlo non era un problema eccessivo… non sarebbe
cambiato niente.
Si solleva
scostando le coperte, e mi accorgo che si è messo dietro di me: mi sta
accarezzando la schiena...
- Voglio
farti mia, Adele.
Oh
no… - Aspetta un
momento!- esclamo, voltandomi. - Posso deciderle io le modalità, per una
volta?- Non esiste solo la violenza, Leonid… - Vieni…- gli dico, prima
che abbia il tempo di rispondermi.
Lui
obbedisce e si appoggia al mio petto, mentre io gli accarezzo la nuca,
lasciando scivolare le mani tra i suoi capelli.
Poi lo
sento, esitante, che risponde al mio abbraccio. Sento il suo respiro calmarsi,
e i suoi muscoli rilassarsi. Mi sembra quasi di sentire la sua anima che si
alleggerisce, pian piano. Lascio scivolare le dita delle mani tra i suoi
capelli, le sue mani dietro la schiena.
Mi rendo
conto che si sta rilassando, e capisco che è sul punto di piangere. Ma non
importa. Quando Leonid si è sufficientemente calmato e si solleva, guardandomi
negli occhi, gli prendo il viso tra le mani, asciugando le sue lacrime.
Gli
accarezzo le guance e lo asseconda quando cerca il mio corpo. Un bacio. Sento
le sue labbra diverse, adesso. Più morbide.
Sto per
circondargli la schiena, ma lo vedo scostarsi, facendomi cenno di rovesciarmi
sulla pancia. Obbedisco. E lo sento su di me, che traccia una scia ardente lungo
la mia spina dorsale Sento le sue mani
sulle mie, e le nostre dita che si intrecciano. E poi mi accorgo che è arrivato
il momento. Ma stavolta non temo nulla. È diverso da come mi è sembrato prima.
Da come avrebbe potuto essere, prima. Da come stava per essere. Lo sento.
Era
ancora troppo nervoso.
Sono sua.
Adesso sono davvero sua.
Lo sento che ricade su di me, mentre riprende fiato. La sua mano resta intrecciata alla mia. E mi stringe a sé. Io gli sorrido, e libero la mia mano, voltandomi. Mi appoggio al suo petto lasciando che mi circondi la schiena. Ci addormentiamo così.
All’alba vengo svegliata dai raggi del sole. Leonid è ancora assopito accanto a me. Sorrido tra me e gli bacio la fronte. Lui si sveglia e mi sorride. Io ricado sul suo petto. Sono felice. Abbiamo tutta la giornata davanti… tutta la vita. Non so a quale soluzione arriveremo. Non so come risolveremo la nostra situazione.
Ma di una cosa sono certa: io amo mio marito!
** I fan di “Versailles no bara” noteranno sicuramente una certa “assonanza” tra questa frase, e una frase identica (o quasi) detta da André, in una delle tante puntate di Lady Oscar. Faccio riferimento ad un episodio in cui Oscar dice ad André che vuole battersi a duello, e poco dopo in giardino lo avverte che farà sul serio… Lui le risponde dicendo “Come vuoi, Oscar!”e subito dopo pensa: “Oscar dimenticalo. Dimentica il conte di Fersen! Voglio che tu non pensi più a lui, ti prego!” Diciamo che non ho voluto allontanarmi dallo stile delle opere della Ikeda…