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Autore: suni    23/12/2008    15 recensioni
Sasuke ha le labbra arricciate, un’espressione di bizzosa irritazione e uno sguardo altero, quasi malevolo.
“Non me ne faccio niente dei tuoi auguri di Natale. Lasciami in pace,” dice a quel punto, brusco e aggressivo. Poi si volta e riprende a camminare, senza degnarla di ulteriore considerazione.
Sakura rimane a guardarlo allontanarsi, mentre gli occhi le si velano di lacrime e il pacchetto le cade a terra, coprendo con un tonfo il suono di un singhiozzo soffocato.

Un Natale dopo l’altro e nulla cambia: regali su regali che non saranno mai bene accetti.
O no?
(E buone feste a tutti.)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stelle di Natale

Non so se nel mondo di Naruto si festeggi davvero il Natale. Però…insomma, perdonate la licenza poetica!

Buona lettura.

suni

 

Firmamento

 

 

21 dicembre, nove anni

 

La bambina stringe il pacchettino tra dita, sudate per l’ansia, tenendolo nascosto tra le ginocchia, sotto il banco. Se lo rigira tra le mani e lo stritola quasi, nemmeno le avesse fatto qualche cosa di male. La carta colorata, già di per sé sgualcita e mal impacchettata – ha confezionato da sola il regalo – si sta stropicciando ancora di più intorno al suo prezioso contenuto: un piccolo kunai di cui ha decorato lei stessa l’impugnatura con smalti colorati, blu e azzurri.

I suoi occhi verdi continuano a correre automaticamente verso i primi banchi, verso una testa bruna china sopra il foglio su cui una mano chiara scrive alacremente. Poi si spostano ansiosi sull’orologio a muro, contando spasmodicamente i minuti che la separano dal termine della lezione. Ha già preparato il suo zainetto per uscire, lasciando fuori soltanto più la penna e un quadernetto, perché lui è sempre il più veloce ad andarsene e lei non vuole rischiare di vederselo scappare davanti.

Scatta in piedi come una molla non appena il sensei Iruka dà alla classe il permesso di uscire, serrando ancor più spasmodicamente il suo pacchetto malamente infiocchettato, si getta oltre il banco e saltella verso la porta, correndo fuori. Lì, con le gambe tremanti, si appiattisce meccanicamente i capelli sulla fronte troppo grande ed aspetta, faticando a respirare.

Lui esce proprio per primo, come previsto. Ha la solita espressione seria e il passo rapido, cammina a testa alta senza badare a nessuno, tantomeno alla compagna di classe impalata nel corridoio.

“Sas’ke-kun,” mormora lei, con la voce acuta che trema leggermente.

Il bambino rallenta appena il passo, guardandola con aperto fastidio.

“Cosa vuoi?” chiede annoiato, infilando le mani in tasca.

Lei arrossisce immediatamente, china la testa in avanti per nascondergli il viso e contemporaneamente allunga le mani, porgendogli il regalo.

“Buon…Natale, Sas’ke-kun,” mormora vergognosa.

Non osa sollevare lo sguardo su di lui, ma dopo qualche secondo in cui non succede nulla – il pacchetto non le è stato tolto di mano, lui non ha detto nulla – azzarda timidamente un’occhiata indagante.

Sasuke ha le labbra arricciate, un’espressione di bizzosa irritazione e uno sguardo altero, quasi malevolo.

“Non me ne faccio niente dei tuoi auguri di Natale. Lasciami in pace,” dice a quel punto, brusco e aggressivo. Poi si volta e riprende a camminare, senza degnarla di ulteriore considerazione.

Sakura rimane a guardarlo allontanarsi, mentre gli occhi le si velano di lacrime e il pacchetto le cade a terra, coprendo con un tonfo il suono di un singhiozzo soffocato.

 

 

22 dicembre, dieci anni

 

“Spostati, c’ero prima io!”

“Scordatelo, fronte spaziosa! Chi tardi arriva male alloggia!”

“Guarda che sei tu che sei arrivata dopo, Ino-pig! Levati di torno!”

Il battibecco attira l’attenzione di svariati compagni, alcuni che sorridono rassegnati, altri che gettano al banco accanto al quale le ragazzine stanno bisticciando sguardi d’invidia, altri, come Shikamaru, apertamente annoiati dal solito spettacolo.

Le due studentesse si spintonano con decisione, scrutandosi in cagnesco. A mezzo metro da loro lui finisce lentamente di preparare lo zaino, con le labbra serrate e le palpebre leggermente calate sugli occhi, che tradiscono il suo profondo malumore per quel baccano a lui dovuto.

“Darò prima io a Sas’ke-kun il mio regalo, quindi mettiti in fila!”

“Tanto il tuo regalo gli fa schifo, è meglio se lasci perdere. Stattene qui e guarda me.”

Ino-pig!”

“Fronte spaziosa!”

Ringhiano, furenti.

Il ragazzino sospira rumorosamente, truce.

“Sas’ke-kun,” cinguetta Sakura, mentre Ino trilla “Sas’ke-kun.”

Lui solleva su entrambe uno sguardo vagamente omicida, che le raggela all’istante.

“Mi state bloccando il passaggio,” osserva, freddo e ostile.

Sakura è la prima a farsi da parte, automaticamente. Lo fa senza intenzione di arrendersi, vuole solo che lui non sia più rabbuiato del solito per causa sua. Quest’anno gli ha fatto delle belle ginocchiere imbottite, nere. Le ha cucite lei, quasi da sola, e spera tanto di strappargli un sorriso.

“Sas’ke-kun,” ripete Ino con slancio, sorridendo nel porgere un bel pacco voluminoso. “Ti ho portato un regalo per Natale. Spero ti vada bene, dovrebbe essere della tua misura,” annuncia, approfittando del fatto che la rivale si sia spostata per catturare interamente l’attenzione del ragazzino. Sakura si morde le labbra, avvilita: è arrivata seconda, come in ogni cosa.

“Non lo voglio,” afferma glaciale l’interessato, facendosi largo senza tante cerimonie e spingendo di lato una Ino allibita. Si ferma all’altezza di Sakura senza voltarsi a guardarla e lei rimane immobile, speranzosa, finché uno slancio di risoluzione l’attraversa.

“Buon N…” esala, facendo per consegnare il suo regalo.

“Non voglio nemmeno il tuo,” ringhia lui, arrogante. “Siete insopportabili.”

Sakura sussulta, ferita. Sposta lo sguardo sui propri piedi sentendo i passi di Sasuke che si allontanano leggeri, con le palpebre che le pizzicano, il mento che trema. Stringe i denti, per non piangere di nuovo. Una lacrima le sfugge comunque.

Un altro regalo che nessuno aprirà mai.

 

 

23 dicembre, dodici anni

 

Cammina con le mani dietro la schiena, reggendo il pacco colorato di modo che da davanti non lo si veda, anche se è un po’ troppo grosso. La giornata è fresca ma c’è un sole chiaro e tiepido che riscalda, nonostante il venticello che soffia lungo la strada.

Il sole è ancora abbastanza basso, ma vuole essere sicura di arrivare all’appuntamento col team prima di Naruto e del sensei. Così potrà dare il regalo a Sasuke, sperando che questa volta lo apra: non può semplicemente rifiutarlo e andarsene, perché sono compagni di squadra e trascorreranno la giornata insieme.

Percorre gli ultimi metri lungo lo steccato che costeggia i prati allungando il collo per vederlo, e sorride istintivamente quando lo individua: accovacciato sul tronco alla base di un albero, con le mani allacciate sotto il mento e lo sguardo chino, ombreggiato dalle ali di capelli neri, c’è proprio Sasuke, ed è ancora da solo.

Trotterella in quella direzione, ansiosa di effettuare la sua piccola consegna: quest’anno si è lanciata, ha fatto le cose in grande. Ha tessuto una bella bisaccia da viaggio, comoda e capiente, di stoffa scura e ricamata con lo stemma del clan Uchiha. Ha anche aggiunto taschine e laccetti per i kunai e una bella custodia per i rotoli.

“Sas’ke-kun!” esclama carezzevole, raggiungendolo.

Lui solleva lo sguardo senza il minimo entusiasmo, sbuffa annoiato e le fa un cenno rigido con il capo a mo’ di saluto. Lei c’è abituata e non si scoraggia, sorride allegramente con timida, istintiva femminilità.

“Hai dormito bene?” chiede gentilmente, dondolando leggermente sulle gambe.

Lui distende appena la fronte, con superiore condiscendenza.

“Cambia qualcosa se rispondo di no?” ribatte, distaccato.

Sakura sposta lo sguardo, a disagio. Tuttavia si impone di non lasciarsi intimidire da quella distanza e scrolla le spalle, chinandosi per essere alla sua stessa altezza.

“Certo, perché mi dispiacerebbe,” illustra accorata. “Comunque, tieni: buon Natale.”

Non abbassa lo sguardo, sebbene la vergogna la faccia avvampare, ma lo mantiene fisso sul viso impassibile di lui, seguendo gli occhi neri che si spostano lentamente sulle sue mani tese e poi tornano al volto, avversi.

“Perché continui a farmi regali? Non li gradisco,” sbotta lui, ritroso.

Le mani le tremano, di nuovo. inghiotte saliva e delusione ed esercita uno sforzo immenso su se stessa per non cessare di sorridere, anche se sa che i suoi lineamenti si sono tesi in qualcosa che sembra più una smorfia.

P-perché…sì,” mormora avvilita, usando un tono che spera disperatamente essere ancora leggero.

Sasuke sospira annoiato, voltando il viso con composta esasperazione.

“Sei insopportabile, Sakura.”

Lei serra le labbra, abbassa la testa in un iter tristemente noto e si solleva dalla posizione inginocchiata, sentendosi impallidire. Vorrebbe sparire, correre via, nascondersi e scoppiare in lacrime, invece rimane lì in piedi, umiliata, finché un ultimo afflato di determinazione la spinge a posargli il pacco accanto con una scrollata di spalle, prima di torcersi le mani scioccamente.

“Auguri in ogni caso,” afferma dolcemente.

Non importa che la respinga come se fosse una stupida, invaghita soltanto del più bello della scuola. Lei gli rimarrà comunque accanto, finché non capirà che i suoi sentimenti sono molto più profondi di così. Lei gli farà del bene anche se lui non vuole, perché sa che ne ha bisogno e perché tanto non può farne a meno. È un sentimento più forte di lei.

Sasuke solleva un nuovo sguardo distante sulla ragazzina, scuote impercettibilmente la testa. Con esibita riluttanza, lentamente, allunga una mano nervosa con un gesto che tradisce l’imbarazzo e la posa sulla carta colorata, mentre Sakura trattiene il fiato colma di speranza.

Lui storce il naso, impettito, e solleva il pacchetto da terra. Sakura vorrebbe urlare di gioia, ma qualcuno la precede.

Sakura-chaaaaan! Buon Natale! Teme!”

Il pacchetto cade dalle mani di Sasuke come se ustionasse, mentre Naruto galoppa verso di loro raggiante, scapicollandosi sulla stradina e rischiando due cadute in pochi metri. Sakura lo guarda irritata, maledicendolo mentalmente per avere interrotto quel momento catartico.

“Razza di scemo!” sbotta delusa. “Smettila di urlare! E poi Natale è fra due giorni,” precisa stizzita, incrociando minacciosamente le braccia.

“Sakura ti ha fatto un regalo, dobe,” interviene Sasuke con indifferenza. Quando lei, agghiacciata, si volta di nuovo a guardarlo, lui sta indicando a Naruto il pacco con un cenno del capo.

“Davvero?” esclama il ragazzino biondo, radioso. “Grazie, Sakura-chan! Io…Io…Dattebayo!” esulta, lanciandosi su esso. Lei trattiene le lacrime, ancora un volta, stringendo i pugni e bloccando nello stomaco lo scoppio dei sussulti.

Naruto sta già stracciando la confezione, blatera ringraziamenti e commenti insensati. Quando la bisaccia compare, con lo stemma in bella mostra, si zittisce di scatto.

“Ma…” borbotta, avvilito. “Questa non è per me. Mi sa che hai capito male, teme.”

“No, non è per te,” conferma Sakura sottovoce, con la gola chiusa.

Naruto sorride, cerca di nascondere il dispiacere come può e allunga la bisaccia a Sasuke, fingendo noncuranza.

“Tieni. Chi è l’idiota, eh?” sogghigna, tenace.

Sasuke sta guardando la borsa con raccolto stupore, sposta su Naruto occhi che per un istante infinitesimale sembrano quasi colpevoli, forse perché non pensava che il regalo fosse così personalizzato. Poi porta bruscamente la mano avanti e glielo strappa di mano, burbero.

“Mi sarò confuso,” biascica nervosamente. Osserva per qualche secondo la bisaccia in silenzio, ne liscia la superficie.

“Non è rotondo,” commenta, osservando l’effigie di famiglia.

“E’ ricamato a mano. Ho…fatto meglio che potevo,” replica Sakura, sconfortata.

“Va bene lo stesso,” sussurra Sasuke, torcendo il collo per celare il viso.

Naruto ridacchia, forse per alleggerire l’atmosfera.

“Sarai mica arrossito, eh?” sbeffeggia, ilare.

Sakura sorride tra sé.

Naruto. un amico.

 

 

24 dicembre, quindici anni.

 

La sera di Konoha è luminosa, la luna piena irradia una luce bianca sui tetti e sul selciato deserto. Sakura avanza rapida, stringendosi meccanicamente nel vestito. Oltrepassa la divisione del quartiere disabitato degli Uchiha e si dirige verso la casa più grande della zona; ha lo sguardo basso, il viso assorto e profondamente triste.

Si ferma nervosamente davanti al portico della dimora, appoggia sull’alto davanzale il suo pacchetto lungo e sottile. È un fodero in cuoio che ha inciso lei stessa per abbellirlo – perché Sasuke adesso porta una katana.

Abbassa la testa, i capelli rosa tenue le accarezzano le guance e la fronte scivolando in avanti e ondeggiando al ritmo dei suoi silenziosi singhiozzi. Dopo un paio di minuti s’interrompe, asciuga rabbiosamente il viso e sorride alla finestra chiusa.

“Buon Natale,” sussurra, con voce rotta.

Si volta indietro e ritorna sui propri passi, le mani strette in grembo, la testa incassata.

Alle sue spalle soltanto il silenzio.

 

 

24 dicembre, diciassette anni.

 

La porta si apre silenziosamente e Sakura sorride prontamente, inclinando leggermente la testa.

“Ciao,” inizia, allegra.

Lui la guarda muto, quasi sospettoso. Aggrotta la fronte e getta intorno un’occhiata circospetta, come aspettandosi che ci sia lì qualche curioso pronto ad additare il nukekin redento. Ma c’è soltanto lei, ferma e composta davanti alla soglia, sorridente e nervosa.

“Che c’è?” chiede spiccio.

Sakura continua a sorridere, cercando di non perdere il contatto visivo. Da quand’è tornato, Sasuke è più schivo e sfuggente che mai. Lei ritiene che sia normale – non si è ancora abituato ad essere di nuovo lì – e cerca di far finta di non rendersene conto, con tatto. Lo vuole solo aiutare, anche se forse dentro di sé non saprà mai smettere di sperare.

“Domani è Natale,” annuncia contenta.

Sasuke solleva un sopracciglio, condiscendente.

“Quindi?”

Lei scrolla la testa, i capelli le scorrono delicatamente sul collo lungo.

“Io, Naruto e Kakashi festeggeremo insieme, nel pomeriggio. Vuoi venire con noi?” propone con premura.

Sasuke s’incupisce, serra le labbra con sprezzo.

“E’ una specie di perdono generale? Guarda, siamo tanto migliori di te, non portiamo rancore,” scimmiotta, aggressivo. “No, grazie,” conclude gelido.

Sakura allunga automaticamente il braccio per bloccare la porta nel momento stesso in cui lui fa per chiuderla. L’ulteriore sforzo caparbio che Sasuke compie nonostante la sua resistenza è inutile, perché Sakura ha nelle braccia la stessa forza sovrumana di Tsunade e l’uscio rimane aperto sotto la sua spinta. La ragazza scuote la testa con decisione, ormai le pose di lui non la intimidiscono più per davvero. Il tempo è passato e ha cambiato le cose.

“No. È solo che siamo ancora un team. Ma non sei costretto a venire. Noi ci troveremo alle quattro dalla lapide: se ci sarai saremo contenti, altrimenti lo saremo lo stesso,” annuncia, ferma seppure ancora mite.

Sasuke la osserva incerto, senza sbilanciarsi. Lei sostiene il suo sguardo, calma, limpida. Poi lui inclina leggermente la testa, espira lungamente.

“Prendo atto,” commenta, criptico.

Sakura annuisce, facendo per voltarsi e salutare: vorrebbe dire ancora qualcosa, una cosa qualunque, ma non c’è nulla da aggiungere e l’insistenza con lui non funziona.

“Allora c…”

“Niente regalo, quest’anno?”

La voce di lui è sarcastica, con controllato scherno. Sakura si stringe nelle spalle, allargando un poco le braccia.

“Avevo finito le idee,” risponde semplicemente.

Sasuke annuisce, con un’ombra di sorriso che pure non sembra convincente.

“Era ora,” commenta, sollevato.

Sakura sorride di rimando, fa un passo indietro. All’ultimo tenta il tranello.

“A domani,” saluta noncurante, sventolando la mano.

“A do…” inizia automaticamente lui, appoggiato all’uscio. S’interrompe, le lancia uno sguardo penetrante e quasi complice, cogliendo la trappola. “…Mani,” conclude, affrettandosi a mettere la porta tra lei e il proprio imbarazzo.

Sakura ridacchia silenziosamente, incamminandosi di lena.

 

 

24 dicembre, diciotto anni.

 

Piove. L’acqua scende impetuosa, rimbalza sulla strada infangata in goccioline che si frantumano al contatto col suolo, schizzando intorno. Sakura corre, riparandosi come può nella maglietta leggera. Occhieggia la strada quasi vuota, in cui qualche altro passante fradicio si affretta come lei, e individua la tenda di Ichiraki, chiuso per il weekend natalizio. Si dirige rapida in quella direzione per cercare riparo, si slancia oltre la coltre di stoffa e prima ancora di aver visto nulla si sente precipitare addosso stoffa calda, asciutta.

“Sakura.”

La giacca è soffice, tiepida. Ha un profumo buono, sottile e mascolino, che le inonda piacevolmente le narici mentre, sorpresa, sorride all’indirizzo di Sasuke. Lui è rimasto in maniche di camicia, con la sua espressione di sufficienza da vero duro. Se anche stesse congelando, realizza lei, non lo ammetterà mai.

Peggio per lui.

“Non mi dire che ti sei fatto fermare da una banale pioggia,” commenta goffamente, guardandolo con cautela.

I mesi sono passati e, insieme al villaggio, si è ricostruito anche qualcos’altro. Come Konoha è rinata dalle sue macerie, più forte e solare che mai, anche il team sette ha ripreso ad esistere e i suoi legami a fiorire. Naruto non la attanaglia più con la sua passione a senso unico, preferendo indirizzarsi a un buffo corteggiamento di Hinata, e la sua amicizia col jinchuuriki si è fatta salda e senza più ombre. Naruto e Sasuke sono tornati a litigare a ritmo continuo per qualunque scempiaggine, con gran dispendio di sorrisi bonari e sospiri rassegnati di Kakashi, e si mazzolano regolarmente nei loro massacranti allenamenti – organizzati all’unico scopo, sospetta lei, di darsele di santa ragione. Mangiano cena insieme tutti i giovedì, fingendo di detestare quella consuetudine che li vede riunirsi in qualità di duetto di migliori amici, e che aspettano in realtà per i restanti sei giorni.

Per quanto riguarda lei e lui, invece, Sakura ha notato i cambiamenti poco a poco col passare del tempo: non vuole farsi illusioni, anche se ogni tanto le sfugge, e sa che la cortesia di Sasuke probabilmente è del tutto disinteressata e dovuta alle pressioni degli altri due uomini del team, ma la lusinga ugualmente.

Lui la ascolta, quando gli parla. Non ha più quella faccia appesa che sfoderava una volta non appena lei si avvicinava, anche se rimane sempre moderatamente distaccato, non le dice più che è insopportabile e lei non è più tremendamente a disagio ogni volta che lo vede ma anzi, qualche volta si allenano insieme perché Sakura ha una forza fisica impressionante. Lui la prende in giro – esita sempre a colpirlo e i suoi pugni sono quasi carezze, è una cosa più forte di lei – ma senza particolare malignità, stringendole le mani intorno ai polsi e torcendoli finché lei non gli crolla ai piedi, attento a non farle troppo male.

La guarda spesso, lui che una volta non si accorgeva della sua esistenza. Una volta, girandosi di scatto dopo aver raccolto un kunai, lo ha sorpreso a osservarle il sedere – Sasuke si è immediatamente voltato sussultando verso Kakashi, facendo quasi un giro su se stesso – e un pomeriggio, mentre gli stava seduta davanti leggendo un libro prestatole da Sai, ha notato con la coda dell’occhio il suo sguardo ritornare con una certa insistenza sull’incavo tra i suoi seni.

Anche se le è difficilissimo, non vuole interpretare quei gesti come qualcosa che non sono: Sasuke ha diciotto anni e lei è l’unica ragazza che faccia parte in qualche modo della sua vita; certi impulsi naturali non sottintendono minimamente sentimenti di altra natura.

Anche se spesso la fantasia galoppa e il suo animo di sognatrice non si sopirà mai del tutto.

“No,” risponde intanto lui, sostenuto. “Non mi importa di bagnarmi.”

Sakura storce le labbra, scherzosa.

“Allora cosa ci fai qui?”

Sasuke distoglie lo sguardo, indispettito. S’è fatto attraente in quella maniera definita e strabiliante di un uomo formato, nonostante certe sue smorfie infantili e l’atteggiamento immaturo.

Mpf. È quello, che non si deve bagnare,” borbotta impacciato.

Sakura segue la direzione mostrata bruscamente dalla sua mano, scoprendo un grosso pacco natalizio cui non aveva badato, abbandonato contro la parete del chiosco. Sgrana gli occhi, sorpresa, allungandosi a guardarlo.

“Un regalo?” commenta stupita, con una fitta d’invidia per il destinatario, sperando vivamente che non sia una ragazza. “Tu? Com’è possibile?”

Sasuke sbuffa accigliato, incrociando le braccia.

“Guarda che non sono un alieno,” commenta asciutto.

Sakura annuisce tra sé, avviluppandosi meglio nella giacca di lui. Si morde le labbra, poi non può trattenersi.

“Per chi è?” chiede, con intensa curiosità.

“Fatti gli affari tuoi, impicciona,” replica lui seccamente.

Sakura si corruccia, compone il viso in avvilito dispiacere. Tormenta le dita delle mani lungo un fianco, poi sorride candida.

“Se non me lo dici, lo apro,” annuncia, temeraria più di quanto senta di essere.

“Provaci,” la fulmina Sasuke, truce.

Lei scatta prima ancora che lui abbia tempo di capire che fa sul serio: si getta sul pacco e lo afferra, schivando un primo tentativo del ragazzo di sottrarglielo.

“Sakura!” esclama Sasuke irritato, agguantando un suo braccio. Lei si divincola, ridendo senza rendersene conto, gli sguscia via e poi è catturata di nuovo.

“Non mi puoi fermare per sempre!” esclama irriverente, quando lui riesce ad afferrarle entrambi gli avambracci. “C’è qualcosa che tintinna, dentro. Cos’è, un lampadario? Oppure…”

“Smettila!” intima lui, minaccioso. “Ti rovini la sorpresa!” aggiunge di slancio, bloccando un nuovo tentativo di fuga.

Si pietrificano entrambi – lei sbigottita, lui vergognoso per quella frase sfuggita alla sua lingua – e Sakura prende un lungo respiro, sbatte gli occhi intorpidita.

“E’…per me?” boccheggia, quasi squittendo.

Sasuke arriccia il naso, sbuffa contrariato e la dà le spalle, lasciando la presa.

“Forse,” borbotta controvoglia.

Lei non respira più. Stringe le dita sul pacchetto come se temesse che le scappasse, deglutisce a fatica e ascolta il cuore infuriare nel proprio petto, tremando di gioia inattesa. Scuote la testa delicatamente, cercando di non perdere il contatto con la realtà.

Sasuke le volta ancora la schiena, rigido e silenzioso. Lei fa un passo avanti, faticoso, stremante, e poi un altro. Le gambe le sembrano pesare tonnellate.

“Per me? Perché?” soffia, con quella vecchia speranza che urla in gola.

Sasuke inspira rumorosamente, piega indietro la testa per guardare verso l’alto, come se studiasse la pioggia.

“Che razza di domanda,” commenta bellicoso. “Perché si fanno i regali? Tu perché li facevi a me?” chiede a sua volta, stizzito.

Il regalo quasi le cade di mano. Prudentemente Sakura lo poggia in terra, chiude gli occhi, prende un lungo respiro e allunga dita tremanti a slacciare il nodo del fiocco, poi a staccare accuratamente la carta.

È una campana del vento di minerali colorati, tenui e scolpiti in pendagli a forma di fiori di ciliegio intarsiati in una filigrana argentata, che tintinnano melodiosi. Sakura fa scorrere delicatamente la mano sulla loro massa, emettendo un sospiro quasi spaventato.

“Bello,” sussurra, ammaliata. Solleva lo sguardo: lui si è voltato e la sta guardando. Forse non se ne accorge – di sicuro – ma il suo viso tradisce la trepidazione e poi il sollievo per quel commento semplice, genuino.

“Non è niente di che,” bofonchia Sasuke, distogliendo lo sguardo.

Sakura lo guarda – la fronte corrugata, le labbra imbronciate, gli zigomi leggermente rosati dall’imbarazzo, il naso all’aria – e la bolla le esplode dentro mentre fa scivolare via le mani dalle pietre trasparenti e, istintivamente, senza pensare a niente eppure con ogni cosa chiara in mente e terribilmente bella, e terrificante, le allunga sui fianchi di lui.

“Grazie,” balbetta, rossa come un papavero, socchiudendo gli occhi per posargli un lievissimo bacio sulla guancia, nella speranza che Sasuke non reagisca a spintoni.

Non lo fa, resta solo immobile e rigido come una statua, quasi fosse inanimato.

Per quattro secondi.

Poi di scatto, come preso da un raptus improvviso e con comica urgenza, sporge il viso in avanti mentre lei fa per ritrarsi, poggiando le proprie labbra sulle sue. Sakura trattiene il fiato e sgrana gli occhi, finché una mano inaspettatamente cauta ed esitante si appoggia incerta sulla sua schiena, attirandola avanti. Allora serra le palpebre e si lascia andare a quel bacio, butta le braccia a circondare il collo di Sasuke, strette, cede sulle gambe e gli si abbandona contro. Ha un singhiozzo incontrollato di gioia quando sente le braccia di lui allacciarle la vita, sollevandola leggermente da terra senza che quel bacio un po’ impacciato, quasi timido si interrompa né le loro labbra smettano di cercarsi. Sakura finalmente respira Sasuke e, anche se sta ancora piovendo, sotto quella tenda zuppa c’è un intero firmamento di stelle che risplendono, come in una notte serena di piena estate.

 

 

 

 

 

The End…?

 

 

 

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Jingle bells, jingle beeells, jingle all the waaay

Buon Natale, popolo di EFP!

Poi non dite che non sono buona e bella e magnificente. Ho deciso che nonostante i miei propositi non potevo privarvi del regalo di Natale (anche se so che ne avreste fatto volentieri a meno, ma naturalmente fingo noncuranza).

Mi rendo conto che è una romanticheria stucchevole ma, via, ricordiamo lo spirito natalizio e pace in terra agli eccetera e a Natale siamo tutti più buoni. Sì, persino Sasuke. Ahm, forse.

Anyway, direbbe il principe Carlo – o qualunque altro anglofono – mangiate tanto al pranzo di famiglia e abbondate col vino da tavola, che male non fa. E buon anno, nel caso non mi rifacessi viva prima di allora.

OMG, come sono dolce e carina e coccolosa. Mi salirà il colesterolo alle stelle.

See ya.

suni

 

 

   
 
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