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Autore: Violet2013    09/04/2015    9 recensioni
Akane e Ranma si ritrovano dopo un anno di lontananza, un anno in cui tutti i loro problemi sembrano essersi risolti.
Ma quando si vive un'esistenza caotica e costellata da drammi ed avvenimenti al limite del paradossale la normalità può rivelarsi la più ardua delle sfide.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 2 L' U-chan era esattamente come lo ricordava: piccolo, oltremodo pulito per via del terrore che la sua proprietaria nuriva nei confronti degli ispettori dell' Ufficio di Igiene, impregnato dell'odore di buono delle okonomiyaki migliori del Giappone, caldo, accogliente, familiare.

Ranma era infinitamente grato alla sua amica di infanzia per aver accettato di ospitarlo durante quella settimana ed i giorni a venire. Soun Tendo era stato incredibilmente gentile con lui quando era andato a trovarlo, nonostante alla sua partenza gli avesse lanciato contro una serie di anatemi che neanche Hikaru Gosunkugi in tutta la vita, e gli aveva fatto capire senza mezzi termini che, come sua madre e suo padre, avrebbe potuto continuare a vivere lì, perchè in fin dei conti il suo legame con Akane non era stato ancora ufficialmente reciso, ma lui non se l'era sentita di approfittare oltre dell'ospitalità della sua famiglia.
Dopo due giorni, tanti gliene erano serviti per reperire Mousse, Ryoga, Shan Pu e tutti gli amici cui aveva promesso di portare un po' di acqua delle sorgenti di Jusenkyo, si era presentato e scusato, aveva mangiato dell'ottima carne e riabbracciato sua madre, dopodichè era tornato dall'amica di sempre, che gli aveva offerto un posto nella cameretta di Konatsu.

Non era abituato a festeggiare il suo compleanno, ma dal momento che i vent'anni erano un traguardo importante, che quello era stato un anno impegnativo e chiarificatore e che Ryoga aveva insistito così tanto, si era sbarbato, abitudine che aveva perso durante il suo peregrinare, pettinato e vestito di tutto punto ed era sceso al locale, chiuso per l'occasione, per accogliere chi era venuto fin lì a celebrarlo.

La prima fu Shan Pu, il cui astio era malcelato da un sorriso di circostanza.
''Tanti auguli Lanma''
''Grazie mille'', sorrise ed accettò di buon grado il pacchettino che la cinese gli porse, mentre Mousse le si avvicinava e le accarezzava con fare protettivo il pancione. Almeno uno dei due sembrava soddisfatto della decisione di Obaba, che aveva loro imposto di sposarsi quando, cinque mesi dopo la partenza di Ranma, aveva intuito che tra le priorità del ragazzo non c'era il tornare in Giappone e rispettare i patti.
Solo una volta, lo abbiamo fatto solo una volta pel lendele valido il matlimonio: di' una palola e sono tua, questa era stata la risposta della giovane cameriera alla sua espressione sorpresa quando, al suo ritorno al Nekko Haten, l'aveva trovata ripiena, così aveva detto con la sua solita mancanza di tatto. Ranma aveva gentilmente rifiutato l'offerta, porto a lei una boccetta di acqua della Fonte della ragazza affogata ed a Mousse una della Nan Nichuan, accompagnato dal sospiro sollevato di Obaba che, tra le tante disgrazie cadutele sulle spalle in un numero imprecisato di lustri, proprio non accettava che il consorte dell'amata nipote fosse un mezzo papero.

''Te la sei scampata, EX futuro marito!''
Proprio come la pioggia, che quando la nomini sta già arrivando, la vecchia Cologne lo sorprese alle spalle e gli pose un piccolo bacio sulla guancia, ridacchiando.
''Lascia sognare una povera vecchia''
''Puah! Che schifo!'', si pulì con una mano.
''Sei sempre stato restìo alle attenzioni femminili''
''Non a tutte''
''Mia nipote è molto più bella di me''
''Tua nipote'', la avvicinò e prese a bisbigliarle nell'orecchio, ''Era un filo troppo soffocante per i miei gusti''
''Era semplicemente molto innamorata''
''Bisogna essere in due. Con Mousse starà bene''
''Ne dubito. Bisogna essere in due''
''E allora perchè hai acconsentito alla sua proposta?''
''Si è rivelato più che degno ai miei occhi. Dopo la battaglia con Safulan, intendo. Inoltre la ama molto. Solo il Cielo sa quanto avrei voluto un compagno di vita così devoto''
''Avevamo promesso di non nominare più quella cosa''
''Ti fa ancora male dopo tutto questo tempo?''
''Non è questione di fare male o non fare male. E' stato... Non so come spiegarlo. Ho vinto, sì, ma... Allo stesso tempo è stata la più grande sconfitta della mia vita, l'unica, se devo essere preciso''
''Parli della battaglia o di quello che è venuto dopo?''
''Che intendi?''
''Sei sempre stato restìo alle attenzioni femminili'', cantilenò allontanandosi, scuotendo la testa.


''Ranma, io...''
Si voltò ed un ragazzone con gli occhi verdi si stava girando i pollici mentre esaminava, invero con molta attenzione, le fughe tra le piastrelle del pavimento.
Il suo più vecchio, caro amico.
''Ryoga, ce l'hai fatta a non sbagliare strada scendendo le scale? Sono senza parole!'', esagerò un'espressione fintamente sorpresa.
''Bastardo'', scoprì i canini, mentre gli sorrideva con gli occhi.
''Hai fatto tutto?'', domandò con fare cospiratore.
''E' proprio di questo che dovevo parlarti. I-io... Ti ringrazio, Ranma'', s'inchinò.
''Hey, che fai? N-no!", muoveva le mani velocemente, imbarazzato, guardandosi intorno.
''Ranma, fratello mio, mi hai donato una nuova vita!'', lo abbracciò piangendo, stringendolo a sè senza risparmiare un briciolo della sua forza erculea.
''M-mi stai soffocando!'', si lamentò con un filo di voce, ''Smettila, Ryoga, ci guardano tutti!"
''Non sarò mai più P-Chan, mai più!", continuava ad urlare l'altro.
''Ryoga, basta!''
''Ma non è di questo che dovevo parlarti'', si ricompose alla velocità della luce, ''Ranma, fratello'', gli posò una mano sulla spalla.
''Smettila di chiamarmi così''
''Ranma, amico mio''
''Meglio'', sbuffò rassegnato.
''Ranma''
''Sì, quello è il mio nome, ma non consumarlo'', si stava spazientendo.
''Ranma''
''Ancora?''
''Vorrei che le nostre famiglie fossero legate, un giorno''
''Ah, no, non ci provare!'' si allontanò.
''Ti prometto la mia primogenita!'' gli urlò dietro l'altro, inseguendolo con le braccia spalancate.
''E cosa dovrei farne? Impalmarla?''
''Non ci pensare nemmeno, figlio d'un cane!''
Con il suo pugno di ferro, schivato all'ultimo momento dal destinatario, fece un buco in una parete in carta di riso, tra le urla della padrona del locale.
''Aspetta'', lo prese poi per un braccio, costringendolo a voltarsi mentre il ragazzo scappava, ''C'è dell'altro''
''Cosa vuoi, che ci facciamo due tagli sui pollici, li uniamo e diventiamo fratelli di sangue? O che ci compriamo delle T-shirt uguali con scritto Amici per sempre?''
''Non mi sembrano delle cattive idee ma no, non è questo. Ecco, io... I-io... Vorrei trovarmi una donna'', arrossì.
''Hai la mia benedizione'', gli posò una mano sulla spalla, sarcastico.
''Dimmi come si fa''
''Cosa?'' sbiancò l'altro.
''Ranma, tu sei sempre stato pieno di femmine! Insegnami il tuo segreto!''
''Buona giornata, Ryoga'', si allontanò definitivamente.


''Dove vai, Ran-chan?'', lo bloccò la padrona di casa, sulla porta.
''Dai Tendo. Mia madre ha comprato una torta''
''Notizie di Akane?''
''Non ho chiesto''
''Sei proprio strano, tu''
''Nemmeno il giorno del mio compleanno mi è concessa un po' di pace?''
''Ranma, sono la tua migliore amica, nonchè fidanzata carina. D'accordo, quest'ultima cosa non è vera. Con me puoi parlare''
''Ok, riassunto: Soun ci crede ancora. Nabiki l'ha raggiunta. Non sanno se o quando torneranno, dipende da non so quale esame. Fine delle trasmissioni''
''E se tornasse?''
''Beh, tanto io vivo qui'' fischiettò portandosi entrambe le braccia dietro la nuca, assumendo una posa rilassata e strafottente.
''Sempre bravo a scappare dai problemi, eh?''
''Hey, io non scappo!''
''Ti manca?''
''Mi sono abituato''
''Ranma'' incalzò.
''Questa domanda non me l'hai fatta'' replicò mentre era già in strada e stava correndo via.
''Tanto prima o poi ci andrai a sbattere contro!'' gli urlò dietro, raggiungendolo fuori dal locale.
''Ad Akane?'' si voltò con aria impunita, di sfida.
''Alla realtà, idiota'' sbuffò la cuoca di okonomiyaki rientrando nel locale, sbattendo la porta.





*





Tornata a casa, dopo un anno di lontananza, tutto le sembrava uguale e diverso allo stesso tempo.
Nabiki aveva proseguito in taxi fino al Dojo, con le valigie, mentre lei aveva chiesto all'autista di farla scendere di fronte all' Istituto superiore Furinkan ed aveva preso a camminare. Dopo tante ore seduta in aereo non le avrebbe fatto male sgranchirsi un po' le gambe, inoltre il desiderio di riabbracciare la sua famiglia era a tratti mitigato dal timore di ributtarsi a capofitto nella realtà caotica e confusionaria di casa sua, tra Happosai, i Kuno, gli amici e tutto ciò che l'aveva fatta scappare lontano.
Acclimatarsi, era quella l'unica parola che le venisse in mente, doveva acclimatarsi.
Mentre vagava per le vie del suo quartiere prestava più attenzione del solito a ciò che la circondava: la casa del signor Tanaka, davanti alla quale era passata praticamente tutte le mattine, aveva le pareti di un rosa pallido che un po' stonava con il grigio ingiallito delle altre case, mentre il tetto della libreria in cui spesso acquistava libri di cucina e fumetti era blu, non rosso come gli altri. Strano come quei dettagli le saltassero all'occhio solo in quel momento.
Raggiunto il posto in cui doveva andare prese un ampio respiro e spinse con forza la porta.

''E' permesso?''
''Un momento, arrivo. Ma! Piccola Akane! Sei proprio tu?''
''Buonasera, dottore'' un leggero inchino.
''Dai, smettila di essere così formale con me! Dammi un abbraccione, bambina!''



Dopo i vari convenevoli e davanti ad una buona tazza di tè, che il chiropratico non si negava neanche nella bella stagione, la ragazza si sentiva rilassata, serena e sicura di sè. Il potere di quell' uomo era veramente grande, nessuno riusciva a placarne le inquietudini come lui.

''Notizie del piccolo Ranma?''
Non sempre.

''Nessuna, non da quando è partito''
''Sai che doveva farlo, vero?'' gli occhiali gli si appannarono comicamente mentre soffiava sulla tazza.
''Certo. Il suo addestramento, la maledizione, blablabla''
''Ryoga ha terminato con Obaba''
''Lo so. Non che li abbia sentiti così assiduamente mentre ero via, ma mia sorella mi ha aggiornata. Ora è ufficialmente un Maestro''
''Lo sarà anche Ranma, a quest'ora''
''A Ranma mancava solo un riconoscimento ufficiale'' sbuffò.
''Lo penso anch'io, ma sai quanto il signor Genma sia severo nei suoi confronti. Avrà voluto metterlo alla prova prima di... Beh... Sai, io penso che sia stato un bene che non vi siate mai sposati, come penso che sia stato un bene che anche tu sia partita. C'erano troppe cose in sospeso''
''Sono d'accordo''
''Che farai se tornerà?''
''Onestamente, non credo lo farà. Ranma è sempre stato un vagabondo, e non c'è più nulla che lo leghi a questo posto''
''A parte...''
''Dottore, la smetta. Non siamo mai stati veramente fidanzati''
''Io mi riferivo a sua madre'' la prese in giro bonariamente, scompigliandole i capelli, ''Va' a casa, bambina, sta calando la sera. E domani torna qui da me, ed anche tutti gli altri giorni. Abbiamo un sacco di cose da dirci''.





Camminare di fianco ad una ringhiera a lei familiare era una tentazione forte e bruciante.
La strada era deserta, lei era in forma e non c'era nessuno lì, pronto a prenderla in giro. Decise che valeva la pena provare a fare una cosa di cui aveva sempre avuto paura.
Con un balzo elegante di cui andò molto fiera, essendo fuori allenamento, vi salì sopra e cominciò a camminare in avanti, un passetto alla volta, acquisendo di passo in passo sempre più sicurezza. Non era così difficile!
Fu proprio quando si stava sforzando maggiormente di mantenere l'equilibrio, però, che lo perse definitivamente, non prima di aver provato la sensazione di essere andata a sbattere contro un muro.

''Tutto bene, signorina?''

Si sprimacciò la gonna del vestito, tirandosi su da terra, ed alzò lo sguardo.
E lo vide. Si videro.

''Tu?'', chiesero all'unisono.

Si avvicinarono in silenzio, guardandosi negli occhi senza mostrare alcuna emozione, come gli animali che si studiano reciprocamente, come i combattenti prima di una gara.

''Sei torna-'', ancora all'unisono.

''Da quanto sei qui?'' fu la Tendo la prima a rompere il gioco del pappagallo, in un sussurro.
''Una settimana, tu?''
''Un paio d'ore''
''Sto da Ukyo''
''Capisco'' abbassò lo sguardo. Ranma avrebbe giurato di non aver mai visto un' espressione tanto indifesa.
''Non... Non in quel senso'' esitò.
''Non ha importanza. Vieni a casa con me?''
''Arrivo da lì. Ora devo andare all' U-Chan... Sai, a lavorare... V-vieni a trovarmi domani? O un altro giorno, se vuoi riposarti''
''Verrò domani'' sorrise, ''Buon lavoro''



Nel guardarla allontarasi a Ranma vennero in mente tutte le frasi gentili, amichevoli ma non sdolcinate, educate, impossibili da fraintendere, semplicemente perfette che avrebbe potuto dirle.
Gli vennero in mente tutte le parole che a fatica era riuscito a mettere insieme in un anno di solitudine e riflessione, quelle che aveva stilato come una lista ed, in una notte di tormenta, dalle parti di Shangai, aveva addirittura scritto su un foglietto che portava ancora in tasca.
Decise che, dato che la ragazza era ancora vicina, non tutto era perduto, e decise di dirle la cosa più importante.

''Akane'' il tono di voce fermo, asciutto, risoluto.
''Sì?'' si voltò immediatamente, come se aspettasse di sentirlo pronunciare il suo nome.
''Sono un uomo, adesso''
Una lunga pausa.
''Lo sei sempre stato, scemo!'' gli urlò dietro l'altra.
Una smorfia, un sorriso, e sparì all' orizzonte.





Aggiornamento flash per fare ammenda di tutti i ritardi passati, grazie mille per la splendida accoglienza ed alla prossima!







































  
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