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Autore: RobinChawn    09/04/2015    1 recensioni
"Abbiamo trovato qualcosa che potrebbe interessarti, o meglio... qualcuno" si avvicinò a lei, l'espressione seria sul suo volto non le prometteva nulla di buono.
"Parla" anche la sua espressione si era fatta seria all'improvviso, percependo una strana atmosfera.
"Tuo padre"
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Lei non ci stava capendo nulla, ed era una cosa nuova per lei: di cosa diavolo stava parlando?
"In tv e sui giornali ti descrivevano come una ragazza furba e intelligente... ora capisco perché dicono di non fidarsi dei giornalisti"
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"Ti fidi di me?"
"Mi è ancora permesso fidarmi di qualcuno?"
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[SaboxRobin] [Il raiting potrebbe cambiare]
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Nuovo personaggio, Rivoluzionari, Sabo, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Tuo padre.”
Robin rimase interdetta a sentire quelle parole, non per il fatto che fosse stato Bunny Joe stesso a pronunciarle, ma per il loro significato in sé: suo padre era vivo e ora si trovava da qualche parte nel mondo, probabilmente dall’altra parte. Non aveva detto una parola, ma il rivoluzionario capiva dalla sua espressione quanto fosse stupita.
“Nico Robin, so che non te l’aspettavi… Ma questa è la tua unica occasione di incontrarlo, dopo anni di ricerca l’abbiamo finalmente trovato!” Il suo sorriso raggiante era perfettamente in contrasto con l’espressione di Robin: un misto di preoccupazione e stupore. Sentiva il bisogno di qualcuno che parlasse per lei, di qualcuno che le stesse affianco, di qualcuno che le tenesse la mano, e chi può farlo meglio di una migliore amica?
“Robin, ha ragione. Hai l’occasione di incontrarlo finalmente, cosa può esserci di più bello?” Anche Nami sorrise, forse avrebbe voluto trovarsi nella situazione dell’archeologa non avendo avuto nemmeno lei una figura paterna a fianco alla quale crescere, ma nessuno dei due aveva compreso veramente cosa significasse quella notizia per la mora.
“Io… Devo pensarci, scusate” si avviò quasi correndo verso la propria stanza, lasciando dietro a sé i suoi compagni e rivoluzionari piuttosto interdetti. Si sentii come se nella camera ci fosse più ossigeno rispetto al ponte, e tirò un sospiro chiudendosi la porta alle spalle.

“Bisogna capirla, probabilmente siamo stati troppo diretti” Affermò Sabo, il numero 2 dell’armata, affiancato dal suo fratellino, e capitano della nave, Rufy a cui da poco si era ricongiunto.
“Io vado da lei” Disse la rossa e dopo che il capitano le annuì in risposta, s’incamminò verso la propria stanza. Voleva convincerla, eccome. Robin, come lei, non era cresciuta con una figura paterna al suo fianco; forse Nami si sentiva un po’ più fortunata, in quanto questo ruolo era un po’ ricoperto da Genzo, mentre la sua compagna non ne aveva avuto neanche l’ombra, così come altri suoi compagni. Per questo voleva convincerla: Nami in un certo senso sapeva cosa si provava ad avere una figura maschile che ti sosteneva  nei momenti di difficoltà, che rideva assieme a te nei momenti più felici e che quando sbagliavi, ti spiegava e ti insegnava, e forse Robin queste cose le aveva capite da sola nel corso della sua vita, piangendo, ridendo e imparando… da sola.

“Robin?” Entrò, trovando la sua amica seduta sul letto con le mani sulla testa: era la prima volta che vedeva Robin così. Lei non rispose, alzò solo il viso per guardarla negli occhi in una silenziosa richiesta di aiuto. “Quanto poteva essere terribile questa novità per ridurla così?” si chiese Nami, quando poteva essere spaventosa per rompere in questo modo il suo scudo infrangibile. Si sedette accanto a lei, abbracciandola, facendole avere conforto: ciò di cui Robin aveva bisogno in quel momento.
“Nami, io… non so cosa devo fare” confessò la mora guardandola negli occhi. La sua confusione e la sua paura di quel momento era dovuta al fatto che non riuscisse a trovare una risposta, che non sapesse cosa fare, e non era da lei. Ogni volta che serviva una risposta, la persona dalla quale andavano era lei, e ora i ruoli si sono invertiti.
“Robin, di che hai paura?” voleva andarci in fondo, capire il perché della sua confusione… voleva aiutarla, era la sua sorellina dopo tutto.
“Della sua reazione. Se avesse voluto conoscermi, non credi che mi avrebbe già cercato prima in 20 anni?” eccola là. Il ragionamento di Robin non faceva una piega, ma ora ciò che voleva che Nami facesse era smentire ciò che le aveva appena riferito: in fondo sentiva di volerlo incontrare.
“Robin, io non posso spiegarti il perché non l’ha fatto, lui si. E se non vai da lui, non saprai mai la verità. E poi è pur sempre tu padre…” Nami sapeva sempre come fare, dopotutto a Robin questi generi di misteri piacevano… avrebbe dovuto vivere senza conoscere la verità? Lei credeva che suo padre fosse morto, e ora tutto ciò in cui credeva viene improvvisamente smentito, e ciò che può fare è ricostruire i pezzi del puzzle. Senza dimenticare che il suo capitano le aveva insegnato a vivere la vita appieno, sia le gioie che le difficoltà. Sorrise.
“Okay” si alzò e, sotto lo sguardo di una Nami compiaciuta e soddisfatta che la seguì subito dopo, si recò sul ponte, comunicando la sua decisione ai suoi compagni e ai rivoluzionari. Rufy si voltò verso suo fratello mettendogli la mano sulla spalla.

“La affido a te, se succede qualcosa non aspettare ad avvisarmi” il capitano orgoglioso più che mai della sua archeologa, sfoggiò un sorriso a 32 denti, com’era solito fare, ma che non stancava mai.
“Ricevuto, fratellino” il biondo ricambiò il sorriso con la stessa intensità, mentre Sanji propose “restate per la cena! Una donna va salutata come si deve, soprattutto se si tratta della mia dolce Robin!” tutti ne furono entusiasti.

La serata trascorse velocemente, troppo per Robin, e dopo brindisi, bevute, giochi e risate, tutti si recarono a dormire, a parte qualcuno che preso dalla sbronza si era accasciato al suolo del ponte della Sunny.
“Il lumacofono dei rivoluzionari è intercettabile per noi, quindi ricordati di chiamarci tu qualche volta, giusto per sapere come sta andando… e perché mi mancherai” disse una Nami coperta con le coperte fino al collo.
“Anche tu mi mancherai” rispose Robin, addormentandosi poco dopo sorridendo con le parole della sua sorellina impresse nella mente.

L’indomani giunse in un batter d’occhio, e dopo aver preparato la sacca, arrivò il momento dei saluti. Tra lacrime di Sanji e Chopper e abbracci, Robin fu finalmente libera di partire, regalando però un ultimo sorriso ai suoi compagni.
 

ANGOLO DELL'AUTRICE
Sooo guys, here I am with another fanfiction!
Si lo so, pensavate che fossi scomparsa vero? E invece no! Mi aggiro sempre un po' nel sito, ma ho solo tempo per leggere fanfiction e non per scriverle hahah
A questa però ci tengo particolarmente (potrei decidere di cambiare il titolo), ma ci tengo ad avvisare che gli aggiornamenti potrebbero essere discontinui (ma prima o poi si arriverà a una conclusione)
Dedico questa fanfiction a cola23 che ringrazio per la gentilezza e disponibilità! :)
Grazie anche a tutti coloro che leggeranno, recensiranno e metteranno tra le preferite/seguite/ricordate questa fanfiction!

Alla prossima!
RobinChawn
  
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