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Autore: Tsuki82    11/04/2015    1 recensioni
...le si era scagliato contro come un lupo affamato...e finalmente seguì l'incoscienza, l'oblio...e rimase solo il nero ignoto del nulla...
Non si può mai sapere quando il caso giocherà la sua ultima carta ma ciò che ci rende migliori alla fine sono i ricordi e se questi vengono a mancare che cosa potrà mai succedere? Si può vivere vagando tra la gente come uno sconosciuto e non capire perché tutti si voltano a guardare? E quanto è vicina la pazzia in questi casi?
Scopritelo con me, in un viaggio che sconvolge le regole di un uomo e di una donna che si cercano all'infinito. Buona lettura.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: City Hunter
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Erano trascorsi alcuni giorni da quello strano incidente e al suo risveglio ogni ricordo era svanito. L'oblio in cui viveva era benefico, gli permetteva di ricominciare daccapo, di riprendere in mano la sua vita e rielaborarla ancora una volta. Eppure sentiva una strana pressione all'altezza del cuore, come se il sangue affluisse al contrario. Non gli importava.

Aveva lasciato la casa di Sonia da due giorni, non perché lei glielo avesse chiesto, bensì perché una sera l'aveva trovata a piangere stringendo la foto del padre.

Nel racconto della sua vita che Kaori gli aveva narrato, era stato proprio lui a uccidere Kenny e, nonostante non credeva ancora possibile una cosa del genere, aveva deciso di andarsene. Non aveva nessuna certezza di essere colpevole, ma neppure innocente e non dubitava che la sua vicinanza provocasse in Sonia emozioni così forti, richiamandole alla mente il ricordo del padre.

Aveva fatto delle ricerche per conto suo e aveva scoperto dove viveva la figlia dell'uomo che aveva considerato un padre, tanto quanto lo era stato Kaibara, così adesso si stava dirigendo a New York in cerca di Rosemary Moon.

Si ricordava una foto, di quando era solo una giovane donna, che quell'uomo gli aveva mostrato, ricordava che spesso gli prometteva di farli conoscere, eppure non era certo di averla mai vista prima.

Quando la quarta corriera si fermò, Ryo afferrò il suo borsone e scese. Dieci ore di autobus gli avevano indolenzito la schiena, ma meglio quello che dover esibire ancora un passaporto falso. Non bisognava tirare troppo la corda con i controlli della polizia di frontiera, in America si finiva dentro anche per molto meno e non voleva dover scappare ancora una volta, perché non aveva altri posti a cui far ritorno.

Borsone in spalla, quindi, si diresse là dove le sue ricerche lo avevano portato: all'agenzia di moda Moonlight.*

Rosemary Moon, dopo alcuni anni da modella, si era sparsa la voce fosse morta insieme al suo fidanzato in Giappone, ma dalle sue ricerche qualcosa stonava e, mentre cercava dettagli, si imbatté in una strana coincidenza. La proprietaria dell'agenzia di moda Moonlight era rientrata in America dal Giappone pochi giorni dopo la morte di Rosemary Moon, ma prima del suo arrivo, a parte data e luogo di nascita, non c'erano informazioni utili a identificarla. Era una strana coincidenza e voleva sapere se questa donna avesse qualche legame con Rosemary Moon o con la sua morte. Ecco perché si era messo sulle sue traccie.

Trovò facilmente il luogo e per qualche giorno, dopo aver pagato in contanti una stanza in un motel, iniziò a studiare le mosse della donna.

La pedinò, si interessò ai suoi gusti in fatto di cibo e ai suoi interessi, ma nulla era familiare, neppure il suo viso. Il terzo giorno decise di farsi avanti e cominciare a testare il terreno.

Si preparò per fingersi un manager di una modella che poteva interessarle, procurandosi foto di una donna giovane e bella, e s'incamminò verso la sua preda. Nessuna donna poteva resistere al suo fascino ma, mentre stava controllando la zona, avvertì la presenza di un pericolo. Gli ci volle meno di un secondo per capire che era proprio alle sue spalle, sorrise beffardo e, in un attimo, si avventò contro il suo nemico.

Ci fu una breve colluttazione, un paio di calci parati e qualche colpo andato a fondo, poi, come sempre accadeva, ebbe la meglio sul suo avversario, bloccandolo contro la parete di un vicolo buio e sfilando la sua fidata 357 Magnum.

“Ryo?!” domandò quello con una voce leggermente acuta, “Ma sì, sei tu! Riconoscerei la colt anche tra mille!” e, così dicendo, si tolse la parrucca dai capelli corti, lasciando scivolare morbidamente i suoi capelli per farsi vedere.

“Tu sei...!” esclamò lui, spostandosi.

La donna sorrise, facendogli l'occhiolino, “Bingo!” esclamò estasiata, “Che diavolo ci fai tu qui?”

 

 

Tokyo era in preda alla solita frenesia serale che la contraddistingueva ma, nell'ufficio all'ultimo piano della centrale di polizia, c'era qualcuno che non riusciva a liberarsi dal lavoro.

Saeko Nogami, seduta alla sua sedia, continuava a scartabellare i fogli di un file con le sopracciglia corrugate.

“Se continui così ti verranno le rughe!” fece Kaori, entrando con un vassoio di caffè bollente.

La detective sospirò, “Hai ragione, ma...”

“Dammi qua!” fece la rossa, sfilandole i fogli da sotto il naso, “Prenditi una pausa, bevi il tuo caffè e poi cerchiamo di capirci qualcosa insieme.” e, così dicendo, le sorrise in quel modo tipicamente suo, sciogliendo un po' di tensione che le irrigidiva le spalle.

Saeko si alzò dalla sua seduta, tolse le scarpe con il tacco e sorseggiò il caffè, nel mentre Kaori leggeva per l'ennesima volta i fatti di quel file.

La prima pagina riportava una data anteriore di poco più di due mesi, qualche giorno prima dell'incidente che aveva tolto la memoria a Ryo. C'erano foto di cadaveri e pagine di testimonianze che non conducevano da nessuna parte e, se le vittime all'inizio erano poche, in due mesi sembravano essere aumentate in maniera esponenziale.

“Da quando City Hunter è stato dato per morto,” disse Saeko con voce stanca, “ci sono sempre più crimini. Il protettore della città è scomparso e con lui la paura che incuteva.”

Kaori abbassò lo sguardo. Per quanto si fosse allenata con l'aiuto di Miki, Umibozu e Kasumi, ancora non era in grado di prendere le redini della società, ma non voleva rassegnarsi, “Sono proprio una frana, vero?” domandò triste.

La detective le poggiò una mano sulla spalla, “Non dire così.”

 

 

Rosemary Moon aveva appena aperto la porta di casa sua che una testolina bionda le si fiondò contro lo stomaco, “Mamma!” urlò il bimbetto con una vocina acutissima.

“Ciao!” gli rispose lei, sorridendogli teneramente, “Amore, sono tornata!” esclamò poi a voce alta, “Vieni Ryo, accomodati!”

L'uomo si guardò attorno scettico, ma non c'era nulla di strano o pericoloso in giro. Quella era una normalissima casa, con le tipiche cose necessarie e anche qualche cosa di troppo.

Senza attendere altri inviti si sedette sul divano, comodo e largo e, prima che potesse rendersene conto, si trovò il figlio di Rosemary seduto sulle sue ginocchia.

La donna sorrise dolcemente a quella vista e d'un tratto si immaginò un Ryo con un figlio molto simile a lui dai capelli rossicci come quelli di Kaori.

“Benvenuto, signor Saeba!” disse una profonda voce maschile.

Ryo si voltò a guardare l'uomo. Alto quasi quanto lui, con capelli biondo cenere e lineamenti gentili, gli sorrideva benevolmente.

“Ci conosciamo?” domandò sospettoso.

“Lui è Eric, mio marito!” esclamò Rosemary e proseguì spiegando al marito la situazione di Ryo, anche se sapeva solo quel poco che lo stesso sweeper le aveva raccontato.

Eric capì subito che non poteva fare molto e, senza che gli fosse richiesto, prese il bambino, invitandolo ad andare al parco giochi.

“Devo dire che tuo marito è un tipo strano!” sbottò Ryo, stravaccandosi sul divano.

“Perché?” chiese Rosemary, sollevando un sopracciglio.

Lui si passò la lingua sulle labbra in maniera sensuale, “Bè, come dire? Io non lascerei mia moglie da sola con un altro!”

La ex modella scoppiò a ridere, “Sì, lo immagino! Per questo le stavi sempre alle calcagna! Avevi paura che potesse scegliere qualcuno meglio di te!”

La sua espressione si fece seria. Quella donna conosceva Kaori.

Si studiarono per un istante, poi Rosemary decise che era ora di spiegarsi.

“Non so bene cosa ti abbia portato fino a me, ma se è per via di mio padre, non ti posso aiutare. Non è più in vita e il suo passato non lo voglio ricordare.”**

Ryo sospirò, “Anche lui è morto a causa mia?” chiese con una voce che sembrava quasi spaventata.

Rosmary scosse il capo.

Per un attimo si sentì sollevato, ma poi ricadde vittima dei suoi pensieri. Aveva intrapreso quel viaggio per avere delle risposte, ma sembrava che non ci fosse più nessuno in grado di spiegare il perché di tante scelte, prima fra tutte il trasferirsi in Giappone e diventare un cacciatore di criminali.

La bionda modella parve leggergli nel pensiero, perché d'un tratto avvicinò una mano alla sua, “Io e te siamo stati partner, sia nel lavoro che nella vita privata. Ma ad un certo punto le nostre strade si sono divise. Mi avevi detto di trovare un'alternativa a quella vita e l'ho fatto e tu sei sparito. Non mi sono preoccupata per te. Da quel che so sei tornato a Los Angeles e lì hai incontrato Mick, ma cosa sia successo in quel periodo non posso saperlo. Avevo chiuso con quei problemi, con il sangue e le pistole, volevo vivere una vita normale, come tu avevi suggerito, quindi non mi sono fatta troppe domande e ti ho lasciato andare, forse dovresti smettere anche tu di chiederti il perché delle scelte che hai fatto e provare a vivere nel mondo a cui appartieni. E quel mondo non è qui!”

Le sue parole, quasi sussurrate come un segreto, non alleggerirono affatto i suoi dubbi, né rischiararono i suoi pensieri, ma una frase era fondamentale: lui aveva lasciato quella donna per andare a Los Angeles e lì aveva incontrato Mick.

 

Credi davvero di essere stato tu il primo City Hunter? Bè mio caro, ti sbagli di grosso, quello è un ruolo che spetta solo a me! Gli aveva detto il biondo, quando lo aveva affrontato a casa di Sonia, Immagino tu non ricordi quella parte di vita, giusto? Bene! Non te la racconterò!

 

Mick sapeva qualcosa di fondamentale, forse era lui la risposta che cercava.

Si alzò di scatto dal divano e, con un cenno di ringraziamento, se ne andò.

Era stato via per quasi tre mesi per scoprire solo che tutto ciò di cui aveva bisogno era in Giappone? Se il destino voleva giocare al gatto e al topo, doveva prepararsi, perché il ruolo di 'gatto' spettava solo a lui.

 

 

 

 

A Tokyo, Kaori se ne stava ancora nell'ufficio di Saeko, mentre quella schiacciava un pisolino sul sofà. Più girava tra le pagine di quelle informazioni inutili, più le sembrava di riconoscere qualcosa, come uno schema che si ripeteva ancora e ancora.

D'un tratto si soffermò su una foto. Una donna, bella e giovane, era stesa in terra, l'incavo dei gomiti arrossato dalle tante punture. Drogata fino alla morte. Possibile che ci fosse qualcosa che mancava?

Prese un bicchiere di cristallo e si versò dell'acqua. Doveva restare lucida per arrivare a una conclusione.

Bevve tutto d'un fiato e posò il bicchiere sulla foto, senza prestare troppa attenzione.

Rilesse ancora il rapporto del medico legale, le cause della morte, la descrizione della scena del crimine. Era tutto troppo familiare, ma non capiva perché.

Si mise le mani tra i capelli, abbassò la testa e d'un tratto lo vide.

“Saeko!” urlò, facendo prendere un colpo alla detective che per poco non cadde dal sofà, “Ho capito! Ho capito!” disse con voce piena di emozione.

“Kaori...ma cosa?” fece quella ancora mezza addormentata.

“La Union Teope!” disse, mostrando la foto con mani tremanti.***

Tra i piccoli pendenti della cavigliera ce n'era uno con il simbolo dell'organizzazione mafiosa debellata alla morte di Hideyuki Makimura.

“Eccoli!” esclamò in preda ad una miriade di emozioni contrastanti, “Sono tornati!”

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice:

* Moonlight è ovviamente di mia fantasia. Mi sembrava appropriato!

** Non mi pare che si parli molto del padre di Rosemary nel manga, a parte una citazione di Umibozu che lo definisce il primo partner di Ryo.

*** La Union Teope, responsabile della morte del fratello di Kaori, era un'associazione mafiosa che voleva controllare il traffico della droga. Se ricordate era capeggiata dallo stesso Kaibara, come ci rivela Ryo quando ascoltano l'annuncio che l'aereo su cui sta viaggiando Mick, di ritorno in America, si è schiantato.

 

  
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