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Autore: niire    11/04/2015    5 recensioni
C’è chi aspetta la pioggia, per non piangere da solo. (Fabrizio De André)
In una mattina di primavera, Draco Malfoy si ritrova a pensare al compito che gli è stato assegnato da Lord Voldemort, chiedendosi se, dopo tutto, c'è una scelta alternativa o se l'unica cosa che può fare è obbedire a suo padre e al Signore Oscuro.
Dal testo:
Draco socchiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni quell'odore.
Quel profumo che avrebbe riconosciuto ovunque.
Il profumo della pioggia.    
Quasi a voler confermare quell'idea, una goccia gelida cadde dal cielo, andando a posizionarsi sulla gota di lui e scendendo lentamente fino a percorrere tutta la guancia pallida.
Come una lacrima.

♣ Terza classificata al contest “Stagioni” indetto da ame tsuki sul forum di EFP.
♣ Decima classificata, su ventisette storie consegnate, al “Missing Moment Contest” indetto da HermioneJeanGranger sul forum di EFP.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Profumo di pioggia
C’è chi aspetta la pioggia, per non piangere da solo. (Fabrizio De André)

In quella gelida mattina di inizio marzo, il sole faceva capolino al di là delle alte piante della Foresta Proibita e, come un bambino timoroso di aprire gli occhi per la prima volta, mostrandosi così al mondo, annunciava l’inizio di una nuova giornata.
Eppure non era come gli altri giorni, no, quel mattino, il cielo era buio, intriso di un’oscurità quasi impercepibile, che si celava agli occhi umani, impedendo loro di riconoscerla nei volti familiari di chi li circondava.
Le nuvole opache offuscavano quel debole bagliore che traspariva appena, mentre quell’unico raggio di luce bagnava l’erba chiara, dell’immenso giardino di Hogwarts, spolverata di un sottile velo di rugiada.
L’inverno si era ormai concluso, eppure la fredda ed affilata aria inglese penetrava sotto i vestiti, ostinandosi a non cedere il posto al calore primaverile che si faceva largo fra le nubi gelide.
Comunque, la primavera era alle porte ed i fiori iniziavano a ricoprire le piante di una candida veste. 
In particolar modo un pesco, collocato a svariati metri dal Lago Nero, era adornato da meravigliosi fiori, dipinti di un rosa più o meno scuro, ben distinguibili in quella macchia di verde.
Per chiunque avesse osservato il paesaggio in quel momento, tutto sarebbe stato perfetto, come un affresco appena riportato su di una tela ancora immacolata; eppure, una cosa sembrava stonare in quel dipinto: una figura scura, seminascosta nell’ombra della pianta di pesche, osservava il cielo, ricoperto da nuvole opache, quasi stesse cercando di scorgervene un particolare, prima di allora sfuggito ai suoi occhi di ghiaccio.
Draco Malfoy sedeva ai piedi dell’albero con la schiena appoggiata al tronco scuro, mentre il fresco vento mattutino gli soffiava contro il viso cereo, facendo ondeggiare i ciuffi chiarissimi che gli cadevano composti sulla fronte, ricoperta da minuscole rughe d’espressione, dovute alla maschera di tristezza che il ragazzo portava sul volto.
Draco si perse nell’osservare il Lago Nero, che scintillava sotto la fioca luce primaverile.
Sinceramente non aveva mai apprezzato la Primavera, dopo tutto cos’era?
Semplicemente una stagione inutile.
Non faceva né abbastanza caldo da potersi permettere di andare in giro in pantaloncini corti e canotte, né sufficientemente freddo da indossare maglioni e cappotti.
Tuttavia, quella stagione così inutilein fondo, lo rispecchiava: Draco, infatti, non era abbastanza buono da poter essere considerato l’eroe della situazione, lui non era come Potter, ma ad ogni modo non era nemmeno forte quanto bastava per diventare un fiero Mangiamorte.
Che poi, di fiero, cosa c’era?
I Mangiamorte non erano che schiavi.
Servi dell’Oscuro Signore. Un uomo 
 se così poteva essere definito – abbietto e senza scrupoli.
Con uno scatto irritato, il giovane colpì con forza il suolo, osservando con occhio critico i fili d’erba che si piegavano sotto la pressione del piede.
Draco si passò le mani sul viso, chiedendosi cos’avrebbe dovuto fare.
Aveva paura.
Odiava ammetterlo ma aveva paura.
Perché Voldemort era stato chiaro nell’affidargli quel compito e, se non avesse fatto come richiesto dal Signore Oscuro, avrebbe pagato con la vita.
Era cambiato molto negli anni, era cresciuto e quelle piccolezze che un tempo lo facevano divertire a svantaggio degli altri, ora avevano assunto un’importanza secondaria in quell’atmosfera cupa e triste che popolava la sua vita da quando aveva scoperto la verità.
Un onore.
Così l’aveva definito suo padre.
Ma era davvero un onore marchiare un ragazzo di appena sedici anni con un simbolo che lo avrebbe segnato a vita, rendendolo per sempre schiavo del più Oscuro Mago di tutti i tempi?
Il giovane si alzò, passandosi più volte le mani sui pantaloni scuri della divisa e sistemandosi la cravatta verde-argento attorno al collo.
Alzò leggermente il capo, posando gli occhi grigi sul bellissimo albero di pesche, allungando un braccio, quasi senza rendersene conto, e sfiorandone con la punta delle dita un piccolo fiore rosa.
Quello si piegò appena, sotto la pressione da lui esercitata, e il ragazzo poté ammirarlo in tutta la sua candida e pura bellezza.
Quel piccolo bocciolo gli ricordava incredibilmente lui quando era un bambino, quando a pochi anni correva spensierato per l’immenso giardino di Malfoy Manor, incurante di tutti i problemi della vita. Era così… innocente.
Con vigore afferrò il fiore nascente e lo strappò dal ramo, per poi gettarlo al suolo.
Affinché ora di esso ne rimanesse solo un ricordo.
Un ricordo come quello che aveva lui della sua innocenza.
Solo un vano ricordo.
«Il valore di un fiore, Draco, è inestimabile» una voce calma ed intrisa di un’immensa saggezza attirò la sua attenzione.
Il giovane si voltò, portando lo sguardo sull’anziano uomo che, ora, si trovava davanti a lui.
«Guardali» e con le dita rugose, data la vecchiaia, ne sfiorò uno, il quale sembrò schiudersi sotto il suo tocco.
«Tutti noi li diamo per scontati, eppure, pensaci,» Silente si voltò in modo da fissarlo dritto negli occhi «se non ci fossero, il mondo sarebbe un luogo più triste, non credi?».
Sulle labbra sottili del preside si formò un sorriso genuino, mentre socchiudeva appena gli occhi, beandosi del dolce venticello primaverile contro il viso e portandosi il bocciolo al naso; respirò quel profumo intenso a pieni polmoni, lasciando che un sospiro abbandonasse le sue labbra, mentre con delicatezza ne sfiorava i petali sottili.
«Il mondo è già un luogo triste» rispose sprezzante il biondo Serpeverde, dandogli le spalle, per riportare lo sguardo al Lago Nero.
«Forse» sussurrò l'anziano uomo ridendo appena «Ma dopotutto sta a noi renderlo più… felice» sorrise rassicurante, allungando il braccio in direzione di Draco, che lo guardò interrogativo, alzando un sopracciglio biondo.
Con cautela, il professore aprì il palmo della mano, mostrandovi, al suo interno, un fiore di pesco, di un rosa intenso e luminoso, che sbocciò magicamente, mostrandosi in tutta la sua bellezza, quando venne a contatto con l’aria tiepida.
La bionda Serpe si voltò nuovamente, perdendosi nell’ammirare il lago, immerso in un’innaturale calma.
«Perché ricorda, Draco, abbiamo sempre due strade di fronte, ma siamo noi a dover intraprendere quella giusta».
Il giovane si trovò a scuotere il capo, contrariato «Non sempre abbiamo una scelta», il suo sguardo non era ancora tornato a posarsi  sul preside.
«C’è sempre un’alternativa» sorrise rassicurante quest'ultimo, seppur lui non lo potesse vedere «dobbiamo solo trovarla» concluse, passando gli occhi chiari, seminascosti da un paio di occhiali a mezzaluna, sul corpo alto e slanciato del ragazzo, per poi poggiare una mano sulla spalla di lui, facendolo irrigidire «E sono convinto che tu troverai la tua» detto ciò l’anziano si voltò, con cautela, e se ne andò, lasciando solo il giovane Malfoy.
Quando il preside di Hogwarts si fu allontanato, dalle sottili labbra di Draco fuoriuscì un ringhio di frustrazione.
Cosa sperava di ottenere Silente?
La sua compassione?
O, più semplicemente, era il professore ad avere compassione di lui?
Irritato, tirò un calcio alla sua borsa, contenente alcuni libri, che si trovava ai piedi del pesco e poi, con tutta la forza che aveva in corpo, colpì il busto dell’albero.
Scagliò alcuni pugni sul tronco, più volte, imponendosi di non permettere a nessuna lacrima di lasciare i suoi occhi, seppur la cosa gli venisse alquanto difficile e la vista iniziasse ad annebbiarsi leggermente.
Il biondo Serpeverde strinse le palpebre, dando un altro pungo alla corteccia ed appoggiandoci contro la fronte, riprendendo fiato.
Rimase in quella posizione alcuni istanti, immobile, finché un sonoro tuono non squarciò l’aria fresca, attirando la sua attenzione.
Il ragazzo si voltò, osservando il cielo, fattosi improvvisamente più scuro, e si guardò attorno, constatando che nell’immenso cortile non c’era nessuno. Nessuno ad eccezione di lui.
Draco socchiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni quell’odore.
Quel profumo che avrebbe riconosciuto ovunque.
Il profumo della pioggia.         
Quasi a voler confermare quell’idea, una goccia gelida cadde dal cielo, andando a posizionarsi sulla gota di lui e scendendo lentamente fino a percorrere tutta la guancia pallida.
Come una lacrima.
A quell’unica, singola gocciola ne seguirono tante altre, che si abbatterono sul castello di Hogwarts, il quale risplendeva sotto la debole luce del sole primaverile, che si ostinava a non scomparire, seppur in parte oscurata dalle nuvole.
Draco si appoggiò con la schiena al tronco del pesco, serrando con forza gli occhi.
Inspirò profondamente, beandosi di quell’odore così familiare: gli era sempre piaciuto il profumo della pioggia; rammentava che da bambino, quando quelle piccole gocce cadevano dal cielo, ne rimaneva incantato e trascorreva ore ad osservarle.
Sono le lacrime delle anime di tutti i nostri cari che ora non ci sono più ma che sono tristi perché soffriamo per loro.
Così aveva detto Narcissa ad un piccolo Draco di cinque anni, un giorno.
E da quella volta, lui, tutte le volte che pioveva, si metteva lì e si beava di quell’immenso odore, così piacevole e fresco.
Sinceramente non ricordava quando aveva interrotto quell’abitudine.
Forse il primo anno ad Hogwarts.
O forse anche a scuola, inconsapevolmente, si era soffermato ad annusare quel meraviglioso profumo, non volendo, però, ammetterlo a se stesso.
Draco aprì leggermente gli occhi, lasciando che piccole lacrime salate sgorgassero da quelle iridi di ghiaccio, unendosi così a quelle provenienti dal cielo, che già scorrevano lungo le sue gote.
Forse il Vecchio aveva ragione.
Forse c’era davvero un’altra soluzione.
Draco non lo sapeva, l’unica cosa di cui era consapevole era il fatto di avere paura e forse solo piangendo, sfogandosi, sarebbe riuscito a trovare la forza di affrontare tutto ciò.
Con i vestiti bagnati ed i capelli grondanti d’acqua, il giovane Malfoy afferrò la sua borsa, incamminandosi verso il Castello, deciso a rientrare.
Una volta sulla soglia, sospirò, prendendo un profondo respiro, a pieni polmoni, e beandosi, per l’ultima volta, di quell’immenso profumo di pioggia.

 

MLittle Corner

La stagione da me utilizzata è la Primavera, la quale comportava anche l’utilizzo della generazione intermedia, ovvero quella di Harry Potter, e l’obbligo del rating verde.
Prompt: fiori, pioggia, profumo.
Ok, non si può dire che questa sia una storia divertente o quant’altro, ma è un po’ come io ho voluto far trasparire Draco Malfoy durante il suo sesto anno; già a conoscenza del suo compito SPOILER ovvero quello di uccidere il professor Silente.
Qui, infatti, vediamo come Silente cerchi di fargli capire che non è necessario che diventi un burattino nelle mani dell’Oscuro.
E come abbiamo potuto ben notare nel libro, Draco è a dir poco terrorizzato.
Quando Draco è sul punto di uccidere il preside, non si capisce esattamente cosa stia pensando, così io ho immaginato che stesse ripensando a questo momento, seppur mai accaduto realmente XD
In fondo, credo che il giovane Malfoy si sia arrovellato il cervello più volte, timoroso di uccidere quello che è stato il suo preside per ben sei anni.
Detto ciò vi ringrazio immensamente per aver letto questa piccola One Shot!
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