Film > Lorax - Il guardiano della foresta
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Autore: Alex_Beilschmidt    11/04/2015    2 recensioni
Ora Thneedville, ormai chiamata Greenville, è tornata com'era in origine: gli alberi veri invece di quelli di plastica, il cielo di nuovo blu e cristallino... La foresta è tornata. Ted ha davvero dato il meglio di sé, riportando alla città un bene di cui era stata da tempo privata; ha compiuto la sua missione, ed Audrey ora è sempre al suo fianco, e lui non può che esserne felice. C'è però qualcosa che lui non sa ancora. Toccherà a voi scoprire in quale avventura si lanceranno Ted, Audrey ed Once Ler. Con la compagnia di Gru, Lucy e le bambine da Cattivissimo Me (2), vi auguro una buona lettura e di divertirvi ;) Alex
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Audrey, Lorax, Once-ler, Ted, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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~~E passarono giorni; settimane; mesi. E quell'inspiegabile malore di Once Ler cresceva a passo di danza con il tempo. Arrivò presto anche la primavera; dopo un breve periodo iniziale di piogge, le giornate a Greenville non potevano essere migliori. E una mattina, durante la ricreazione, al liceo, a Ted ed Audrey capitò di incontrarsi in uno dei corridoi della loro scuola. ''Hey, Audrey!'' la chiamò il ragazzino da alcuni metri di distanza, mentre si affrettò a raggiungerla; ''Oh, ciao Ted!'' ricambiò il saluto con la mano, prima di andargli incontro sorridendo ''Che bello incontrarti qui''. ''Idem. Volevo chiederti se oggi ti va di fare una passeggiata. Stavo pensando di andare alla foresta di truffula, così possiamo studiare lì, insieme'' la persuase Ted, notando che il sorriso della ragazza andava rapidamente ingrandendosi: ''Sarebbe stupendo! È da un sacco di tempo che non ci vado!''; ''Anche io! Pensa che-'' rispose felice lui, finché la campanella non li interruppe ''Allora ci vediamo alle tre a casa mia!'' aggiunse lui poi mentre correva verso la sua aula, che si trovava dalla parte opposta del lungo corridoio. Allora quel giorno, non appena tornato da scuola, mangiò un paninetto al volo e si affrettò a preparare la sua tracolla verde, mettendoci dentro tutti i libri sui quali doveva studiare, per poi non dover attendere molto prima che anche Audrey lo raggiungesse. I due montarono assieme sul motorino e si diressero verso il centro della città per prendere qualcosa da stuzzicare nel pomeriggio, e prendendo la stradina, ormai ben costruita, che portava fuori dalla cittadina, arrivarono nella valle in men che non si dica... Ma ci fu qualcun altro ad arrivare prima di loro. Il cielo che si trovava al di sopra della foresta, non era cristallino come avrebbe dovuto: sembrava... Più spento. Ma quello che li preoccupò di più, era che c'erano una dozzina di camion parcheggiati tutt'attorno a loro, mentre alcune persone stavano abbattendo gli alberi. Scrutarono in lotananza Lorax che stava cercando di rassicurare gli animali: lo raggiunsero. ''Che sta succedendo, qui!?'' domandò Ted, e Lorax rispose che ''Sono mesi che sono qui. Arrivano una volta a settimana e portano via gli alberi. Ho provato a fermarli, ma è stato tutto inutile''. Ted iniziò a farsi qualche sospetto, ed Audrey lo poteva leggere nei suoi occhi irritati, come un libro aperto; ''Provo a parlarci io, ora...'' il ragazzino, seguito dall'amica, si diresse verso uno degli operai, ignorando il rumore sempre più fastidioso della motosega in azione. ''Hey!'' egli richiamò l'attenzione dell'uomo, che subito spense l'arnese e si tolse gli occhialini protettivi dagli occhi, mentre Audrey si allontanò da loro; ''Salve, ragazzino'' lo salutò questo ''C'è qualche problema?''. ''Perché state abbattendo gli alberi!?'' nella voce di Ted si percepiva sconvilgimento e, doveva ammetterlo, anche dell'ira. ''Mi spiace, piccolo, ma questo è il nostro lavoro; siamo obbligati a far questo, se vogliamo sfamare le nostre famiglie'' spiegò l'impiegato, cercando di calmare in qualche modo il ragazzino, che domandò poi tentando di mantenere un tono più tranquillo ''Bene... Per CHI lavorate, allora?''. ''Per il signor Once Ler. Ed ora, con permesso...'' rispose quasi infastidito l'altro, rimettendosi poi a lavoro mentre Ted si allontanò furioso da quest'ultimo per dirigersi da Audrey; ''Lo sapevo...!'' disse con rabbia e delusione ''Lo sapevo che sarebbe successo! Perché Once Ler non è cambiato di una virgola!''. La ragazza gli afferrò le braccia, tremanti, cercando di tranquillizzarlo ''Suvvia, Ted, sappiamo entrambi che Oncie è diverso. Non sarebbe capace di fare qualcosa del genere'', ma il ragazzino protestò e riuscì a liberarsi con uno strattone ''No!! Lui non è diverso! Ci ha mentito, Audrey, cerca di capirlo!''; Ted corse in direzione del suo motorino più veloce che potè, e vi ci montò sopra prima che l'amica potesse raggiungerlo, la quale in una stretta lontananza gli domandò dove stesse andando; ''Di' a mia madre di non aspettarmi per cena'' furono le uniche parole che uscirono dalle labbra del quattordicenne, prima che questo partisse. Lei lo rincorse, consapevole di non poterlo raggiungere, e presto ne perse il contatto visivo; ''E se...'' pensò lei, prima di tirare fuori dalla sua borsa gialla il suo telefono cellulare per scrivere un messaggio. In quello stesso istante, appena al di fuori di Gainesville, Once Ler era appena tornato a casa dopo un'altra giornata lavorativa (questa volta aveva avuto un turno di mattina). Dopo una doccia veloce, si vestì alla meglio, con una camicia bianca ed un paio di pantaloni neri e le solite scarpe nere e lucide, ed andò in una delle stanze che si trovavano al secondo piano, quella più grande, per poi distendersi su uno dei quattro divani che erano disposti l'uno di fronte all'altro, a quadrato praticamente, al centro del quale si trovava un grande vaso alto non più di trenta centimetri nel quale erano piantate molte piante basse decorate da alcuni fiori azzurri e viola. Era una stanza in stile romano, un'imitazione di quelle che si trovavano nelle case di tutti gli esponenti più alti della popolazione al tempo dell'antico Impero Romano; e lui l'adorava, adorava quella serenità che trasmetteva, quella serenità di cui aveva bisogno proprio in quel preciso istante. La stanza era fornita di un'illuminazione eccezionale, con la luce chiara e brillante del sole che entrava dalle grandi finestre, e di un sublime profumo floreale, data la perfetta combinazione dei tipi di vegetazione presente anche tutt'attorno alle pareti. Non passarono dieci minuti, che nella stanza entrò una donna, una degli aiutanti che il ragazzo assunse, dato il suo poco tempo libero, per assicurarsi che la casa rimanesse in ordine e, perché no, per non farlo sentire troppo solo. Questa lo raggiunse portando con sé un vassoio d'argento con sopra un bicchiere d'acqua, un cucchiaino di metallo ed una bustina, ed il che fece insospettire il giovane: ''Cos'è, Anna?'' domandò curioso, prima che ella rispondesse ''Abbiamo tutti notato che la sua salute non è proprio ottimale, e sta progressivamente peggiorando, così ho pensato di portarle delle vitamine, che magari poi si sentirà meglio''. ''Grazie mille...'' lui strappò la carta della bustina da un'estremità e versò il contenuto nel bicchiere pieno d'acqua, e mescolò con il cucchiaino prima di mandare giù tutto d'un fiato. Dopo di che il ragazzo ripose il tutto sul piatto lucente e congedò l'aiutante. Ora andava un po' meglio, effettivamente. Un po'. Ma quel fastidio che martellava nella sua testa era ancora lì, e non sarebbe voluto andarsene. ''Mister Once Ler, Mister Once Ler!'' a raggiungerlo questa volta era un uomo sulla quarantina, elegantemente vestito con una larga camicia bianca ed un paio di pantaloni neri, che gli mostrò un cellulare ''Il suo telefono, l'ha lasciato nel suo ufficio. Le è arrivato un messaggio...''. Once Ler lo prese; inserì il codice di sblocco; andò sulla finestra dei messaggi e lesse un nome, evideziato con un colore azzurro acceso rispetto agli altri sullo sfondo nero: Audrey. Audrey gli aveva inviato un SMS? Lo aprì e lo lesse: -Ciao Once Ler, oggi io e Ted siamo andati a fare una passeggiata nella foresta di truffula perché, sai, è da tanto che non ci andavamo e poi volevamo andare a studiare in un posto tranquillo... Ma non è questo che volevo dirti. Il punto è che abbiamo trovato alcuni uomini che stavano abbattendo gli alberi! E nemmeno Lorax è riuscito a fermarli! Hanno detto di lavorare per te... Io non ci ho creduto, ma Ted è andato su tutte le furie, e sta arrivando da te. Non ho potuto calmarlo, se n'è andato senza lasciarmi nemmeno il tempo di parlargli. Spero che riuscirai a farlo ragionare... Audrey-. Gli occhi del ragazzo si spalancarono. Ora tutto era più chiaro: perché l'accesso ai sotterranei gli era stato da tempo negato, perché i suoi colleghi sembravano prenderlo in giro... Perché O'Hare sembrava prenderlo in giro. Tutto aveva un senso, ormai. ''Io vado a lavoro... Tu chiama la polizia'' furono le uniche parole che riuscirono a fuggire dalla bocca del ragazzo, prima che questo si ritrovasse a prendere la sua giacca verde e ad entrare nella sua auto per poi riferire la meta prevista al suo autista. Pochi minuti passarono, e subito si ritrovò davanti all'ingresso della O'Hare Industries: entrò con passo pesante senza avvertire né chiederne il permesso, e si presentò nell'ufficio del suo superiore, il quale era preso in una telefonata. O'Hare, che intanto stava ammirando il panorama sul quale si affacciava la finestra del suo ufficio, si accorse quasi subito della presenza del giovane, e si voltò per rivolgergli uno sguardo. ''Ok.. Mi perdoni Madame, ora devo proprio salutarla. Ci sentiamo più tardi, arrivederci!'' l'uomo fece per chiudere la sua chiacchierata come poggiò il telefono al suo posto, sulla scrivania, per poi salutare l'ospite indesiderato: ''Ehy, Once Ler! Come mai da queste parti?'' vedendolo diverso dal solito, gli corse incontro e gli diede delle pacche sulla schiena. ''Pensavo che avessi finito di lavorare, oggi! Cos'è, un altro scherzo della segretaria?'' ridacchiò lui, prima che Once Ler lo spingesse via, con un movimento rapido e violento delle braccia, e che gli urlasse contro ''La smetta, O'Hare! La smetta di prendermi in giro!''. L'uomo era rimasto a terra, dov'era caduto, a fissarlo con sorpresa mentre il ragazzo continuava il suo discorso: ''Ho scoperto tutto, sa!? Sta abbattendo gli alberi per produrre i Thneed!''; non passarono troppi minuti, che si sentì in lontananza il rumore di una sirena che si stava avvicinando sempre di più, e presto nella stanza piombarono alcuni uomini con delle divise blu ed un distintivo d'oro: ''Polizia di Gainesville, è stato segnalato un codice rosso'' disse uno di questi mostrando la propria tessera con sopra il nome, il cognome e l'emblema del corpo di polizia provinciale, senza accorgersi che O'Hare, infilandosi una mano nella giacca, riuscì a dare un segnale con un qualche strano dispositivo tascabile. ''E' stato lui! Lui ha abbattuto gli alberi!'' Once Ler puntò il dito contro il basso uomo d'affari, prima che, da dietro la barriera che i poliziotti avevano formato davanti alla porta per far sì che nessuno dei due evadesse, spuntarono due robusti bodyguard vestiti di nero e che superando il blocco andarono al fianco di O'Hare, che iniziò a parlare con un'espressione di astuzia: ''Mi creda, signore, io non ne sapevo nulla a riguardo... Ma credo che il ragazzo qui presente, sì...''. Al solo schiocco delle sua dita, uno dei suoi assistenti prese una cassetta e, non appena premette un tasto rosso sul lato dell'oggetto, nella stanza si sentì rimbombare la voce di Once Ler: ''Oh, ma è semplice! Guardi che è fatto con gli alberi di truffula... Sa', la loro chioma è coosì soffice... E profuma di latte di farfalla, ma ci pensa!?''; ''Che le dicevo, agente!?'' O'Hare cominciò a ridacchiare maliziosamente ''Io gli avevo detto di no, ma lui non l'ha presa molto bene. Sospettavo che il ragazzo mi stesse nascondendo qualcosa, ma non sapevo che fosse qualcosa del genere! E pensare che l'ho scoperto solo l'altro giorno!''. Immediatamente, l'intero corpo di polizia si scaraventò contro Once Ler, ammanettandogli le mani dietro la schiena e legandogli le braccia ferme con una corda in fibra di metallo, e lo portarono via dalla stanza, fuori dall'edificio, fino a rinchiuderlo dentro al loro furgone blu, mentre questo piangendo disperatamente gridava e combatteva ''No, la prego! Quello non ero io! Le giuro che non lo avrei mai fatto!''. Prima che il veicolo partisse, il ragazzo riuscì ad intravedere Ted che, da non troppo lontano, osservava la scena ''Ted...''. Dopo alcuni minuti di viaggio, la portiera alla destra del ragazzo si aprì di colpo facendolo saltare dallo spavento e facendolo indietreggiare, come una mano guantata di bianco lo prese da dietro al colletto della camicia e lo tirò fuori dal mezzo con uno strattone. Once Ler si trovò davanti ad una grande costruzione, sul fronte della quale vi era un'insegna scritta a caratteri cubitali e decorata con dell'oro che rifletteva quella poca luce rimasta di quel giorno. Il ragazzo tenne lo sguardo basso e abbattuto, come una coppia di poliziotti lo spinse lungo tutto il corridoio dell'edificio. Arrivarono fino in fondo ad esso, e seduta dietro ad un tavolo trovarono una donna sulla quarantina con la stessa divisa blu dei due poliziotti che tenevano il giovane per le braccia ancora legate dietro la schiena ''È un codice rosso''. Questa consegnò loro degli abiti neri ben piegati ed una chiave con un cartellino metallico attaccato ad essa, sul quale era inciso il numero '27a', ed indicò loro una delle porte di legno che si trovavano sulla parete alla fine del corridoio ''Girate a sinistra dopo aver preso la terza porta a destra, poi andate dritto finché non troverete la mia collega, vi dirà lei cosa fare''. Così fecero i tre, fino ad arrivare davanti ad una vetrina nella quale si trovava un'altra impiegata della galera che stava visionando alcuni documenti; questa alzò lo sguardo: ''Posso esservi d'aiuto?''. ''Qui abbiamo un codice rosso, ci è stato detto di venire qui'' riferì uno dei due agenti scuotendo dispettosamente il braccio di Once Ler, che gli dedicò uno sguardo pieno di rabbia per nascondere la frustrazione, e stringendo i denti mormorò ''Vi ho già detto che sono innocente!''. Una volta che gli liberarono le braccia, il ragazzo fu poi mandato in un minuscolo camerino che si trovava proprio dietro alla vetrinetta con la divisa piegata in mano, e tornò dopo non più di due minuti indossandola e consegnando alla segretaria i suoi abiti costosi. Subito fu condotto in una piccola cella, la 27a, in un angolo della grande stanza in cui si trovavano e fu sbattuto dietro le sbarre. Presto tutti abbandonarono la stanza, compresa la segretaria che andò a consegnare i documenti visionati, e lo lasciarono da solo. Dovettero passare due lunghissime ed infinite ore, prima che la quarantenne tornasse e che, messi altri fogli sulla sua scrivania, gli si avvicinasse; questa aprì la porta di metallo e lo invitò ad uscire ''Vieni, hai visite...'', prima che gli intrappolò il polso destro con un paio di manette, del quale lei teneva l'altra metà come lo trascinò fuori dalla camera, fino a giungere in un'altra stanza, dall'altra parte del grande edificio. Nella stanza si trovavano due panchine, una di metallo e una di legno, ed una lampada che dal soffitto la illuminava parzialmente; la donna fece sedere il ragazzo sulla panchina di legno e, dopo avergli liberato il polso dalle manette, se ne andò. Quasi subito, nella stanza arrivò un ragazzino, i cui lineamenti erano in parte nascosti e distorti dalla fastidiosa illuminazione; i capelli corti e castani che gli cadevano davanti agli occhi contribuivano a distorcere l'immagine che Once Ler si era creato del soggetto, e gli occhi... Di che colore erano quegli occhi, che brillavano nel buio che si andava a creare durante i frequenti black-out della lampadina? Emanavano una luce che sembrava dorata. Il ragazzino era andato a sedersi sulla panchina di metallo, dal lato opposto della stanza rispetto a dov'era seduto il giovane, che spalancò gli occhi come questo si avvicinò al centro della camera dove la luce era più accentuata e, alzando lo sguardo, gli rivelò il volto. ''T-T-Ted!!'' Once Ler gli corse in contro e lo abbracciò con gli occhi lucidi ed increduli ''Oddio, quanto mi sei mancato! Ti prego, aiutami ad uscire da qui e-''; Ted lo respinse, spingendolo via e facendolo cadere a terra, per poi saltargli addosso e bloccargli i polsi schiacciandoli contro il pavimento con le mani ''Come hai potuto!?''. Once Ler con uno scatto liberò i propri polsi dalla stretta, prima che l'altro gli diede un forte schiaffo in faccia come parlò ''Dimmi come hai potuto!! Io mi fidavo di te! Io mi fidavo veramente di te!!''; le lacrime cominciarono a rigare il viso del più grande dei due, come questo si portò una mano sul viso a coprire il rossore dovuto all'aggressione ''Che...? Ted, non crederai anche tu che sia stato io...!?''. Il ragazzino bloccò nuovamente i polsi del giovane ''Taci! Non voglio sentire una sola parola da te! Ringrazia il cielo, che questa non è una camera insonorizzata, perché se così fosse ne approfitterei per farti gridare dal dolore!''; Ted stava per picchiarlo nuovamente, quando Once Ler oppose resistenza bloccando l'attacco con un braccio ''Ti prego Ted, devi ascoltarmi! Mi hanno incastrato!''; con un brusco movimento, il giovane riuscì a liberarsi dal peso del ragazzino che iniziava a fargli davvero male sui fianchi, e si mise in piedi per poi allontanarsi velocemente da Ted, quasi avesse paura che questo lo ferisse ancora. Il ragazzino stava per scagliarsi nuovamente contro di lui, ma di punto in bianco si fermò: ''No... Non ne varrebbe la pena... Lascio che ad ucciderti sia il tuo egoismo... Di nuovo'' queste furono le sue ultime parole, prima di uscire dalla stanza e lasciarlo da solo.

 


ANGOLINO: Weilà! Ciao a tutti! Sì, sono ancora viva, e... No, non sono morta. E gli alieni non sono passati a casa mia a prendermi. Mi ci è voluto un sacco per scrivere questo capitolo... Cosa volevo dirvi? Boh... Ah, sì. Attualmente sto scrivendo un'altra fic che potrebbe interessarvi (ma che non pubblicherò finché non l'avrò terminata, così non saprete mai quando uscirà, muhahahaha XD). Ok, vi dirò che c'è Oncie. Vi dirò che è una cross-over. Vi dirò che ci sarà Jack Frost. Non vi dirò altro, se non di continuare a seguire sia me che questa storia, perché quando pubblicherò la fic non solo lo potrete vedere sul mio profilo, ma sicuramente lo scriverò anche qui. E... Basta. Ah, un'ultimo consiglio... Se siete depressi, la soluzione è andare su YouTube e cercare ''Make up with Rolanda'', e cliccare su uno dei video che ha come autore 'Wassabi Production' (io cosiglio di vedere prima il summer edition XD). Vabbò, ciao! Baci, Alex <3

   
 
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