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Autore: acciowatson    11/04/2015    1 recensioni
Una bambina trasportata dalle correnti dell'Anduin verrà trovata e salvata dai nani di Erebor.
Tenuta inizialmente all'oscuro del terribile segreto della Terra di Mezzo, Calarwen (o Thoria in nanico) partirà per un viaggio verso i Monti Azzurri, ove però non giungerà mai.
Una forza, terribile e potente, sta per abbattersi su tutto ciò che lei conosceva: l'Anello.
Vorrà scappare, distruggere tutto e dimenticare ogni singolo istante, ma qualcosa la ferma dal farlo: l'amore per Legolas.
Sotto mentite spoglie parte con la Compagnia dell'Anello e solo attraverso i suoi occhi capirà chi è realmente e a cosa è destinata.
Questa è la storia di Calarwen, la Dama dal volto velato, inviata sulla Terra da Ilùvatar come arma contro l'Oscuro Signore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aragorn, Frodo, Gandalf, Legolas
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo I 

Una giovane fanciulla riposava beatamente sulle sponde del fiume mentre la fresca brezza pomeridiana le scompigliava i capelli, il cui profumo si confondeva con i fiori che giacevano attorno alla figura della giovane. Il rumore delle fresche acque la cullava dolcemente come una mamma fa con il suo dolce bambino mentre la calda luce proveniente dal sole riscaldava la sua bianca pelle. L’immagine di questa fanciulla avrebbe fatto riaffiorare nella mente di chi la guarda le antiche leggende sulla bellezza delle gloriose donne e guerriere del passato. I lunghi capelli di un castano caramellato scendevano lungo le spalle per poi fermarsi nel mezzo di esse. La bianca pelle era contrastata da un leggero rossore sulle gote e qualche lentiggine che incorniciava il bel viso della fanciulla. Le labbra di un rosa tenero accentuavano un breve sorriso.

Ma nulla è da lasciare alle parvenze. Una compagnia di nani di Erebor si stava avvicinando alla radura con passo svelto. Il  fiume era a pochi chilometri e a passo veloce lo avrebbero raggiunto in meno di dieci minuti. La fanciulla continuava a riposare, avvolta dall’erba che fungeva da coperta, tutto a sua insaputa. Un’ombra piccola ma paffuta si avvicinò lentamente alla giovane e allungata la mano, la posò sulla sua spalla con così tanta delicatezza che nemmeno una donna della stirpe degli uomini sarebbe stata capace.

“Calarwen è ora di andare.” Disse il nano dopo aver aspettato che la ragazza aprisse gli occhi. “Dobbiamo arrivare il prima possibile sui Monti Azzurri per recare ai nostri cugini le ricchezze da loro richieste. Però dobbiamo essere veloci, il sole durerà per poche ore prima di cedere il posto alla notte. Nonostante la minaccia sia ormai debellata, bande di orchi si nascondono tra le fessure delle montagne pronti ad attaccare chiunque e qualunque cosa.”

Il nano porse la mano alla giovane, aiutandola ad alzarsi. Ciò che diceva era il vero: il sole sarebbe tramontato tra circa tre ore e sapeva benissimo che i nani scelsero di viaggiare alla luce solo per lei, che tutto aveva tranne le caratteristiche di un nano. Una compagnia li attendeva appena fuori la radura su di un viottolo stretto e lungo. Iniziata la marcia, un silenzio quasi fastidioso li circondava come se fossero avvolti da un alone mistico che li distacca dal reale. Calarwen era nascosta sotto un manto dello stesso colore del paesaggio che la circondava. I nani le vietarono ogni tipo di contatto con gli altri uomini a meno che non fossero autorizzati da loro stessi. Amavano incondizionatamente quella giovane creatura come se fosse fatta d’oro perché in ugual modo tutti avevano contribuito alla crescita di tale fanciulla. Chi dice che un nano abbia un cuore di pietra si sbaglia, perché non si era mai visto un legame così forte tra una giovane ed un’intera comunità di nani.

“Gorar questa foresta ha così tanto da dire.. Sento una grande presenza attorno a noi, non posso ignorarla. Dove ci troviamo?” Ormai la notte era calata sulla compagnia di nani in viaggio. L’oscurità aveva costretto loro ad accendere un paio di lanterne che emanavano una luce sottile, il minimo per guardare dove mettere i piedi. Alcuni di loro erano ancora in grado di percorrere una breve distanza, ma molti di loro erano stanchi e affamati. Le stelle brillavano su nel cielo come diamanti su di un lenzuolo scuro. Il loro scintillio era riflesso negli occhi di Calarwen, la dama che viaggiava di nascosto. I nani usavano molto poco il suo nome in elfico, infatti preferivano chiamarla Thoria nella loro lingua.

“Mia cara Thoria, ci troviamo all’entrata di Bosco Atro. Un tempo qui viveva uno dei peggiori mali che si siano mai abbattuti sulla Terra. Forse quell’alone è ancora presente, nonostante gli anni che siano passati dall’ultima volta che ci abitarono. Ma non ti illudere, mia giovane dama. Qui non vi dimora solo il male. In esso infatti vi è il regno di Thranduil, re degli elfi di Bosco Atro. Vorrei dirti di più su di esso, ma noi nani come ben sai preferiamo non parlare di coloro che ci disprezzano.” La fanciulla si guardava tutt’intorno, soffermando i suoi occhi all’entrata del Bosco. In esso vi era qualcosa di talmente forte che nemmeno il sonno poterono distrarla da tale pensiero. Spente le lanterne, i nani si addormentarono nascondendosi dietro cespugli o mantelli mimetizzanti. Calarwen si sistemò sulle radici di un grosso pino che le offriva riparo e calore, ma qualcosa la turbava. Era come se due occhi fissi la puntassero, la osservassero e prestassero attenzione ad ogni minimo movimento. Si guardò intorno prima di cacciare fuori dal mantello un arco proporzionato alla sua misura. Era di un legno leggero, ma resistente come l’ascia di un nano. Prese una freccia e la predispose al tiro. Con il cappuccio che le copriva il viso, si addentrò nella foresta sperando che nessuno dei suoi compagni la stesse seguendo. Il freddo pungente della notte le rinfrescava le gote dalla calura della tensione. Sentiva le sue tempie fremere e il battito cardiaco aumentare. Oltre ad un arco, sotto le vesti ella portava una spada che i nani le regalarono per il suo compleanno. Le dicevano sempre che quella era la spada degna di un re e che doveva maneggiarla con cautela almeno fino a quando non ne avesse realmente di bisogno. Si arrampicò furtivamente su di un albero nelle vicinanze e cominciò a scrutare nell’oscurità. Ogni singolo essere era sotto il suo controllo, dalla più piccola ed insignificante formica al più maestoso degli alberi. Persino il movimento del vento era nella sua mente che calcolava la traiettoria giusta per scoccare una freccia. Ma nulla si manifestò. Calarwen ritornò al suo posto, socchiudendo gli occhi senza mai riposare. 

*Note dell'Autrice*
Vorrei innanzitutto ringraziare tutti coloro che leggeranno la mia storia. Ci ho messo tanta passione in essa e sono felice del risultato. Se ci sono delle incomprensioni o qualcosa su cui volete parlarmene, mandatemi un messaggio e lo risolveremo.
Vorrei chiarire anche che io avevo un altro profilo in cui avevo scritto una storia con lo stesso titolo e lo stesso nome della protagonista, quindi don't worry 
Ciau *-*
 
   
 
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