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Autore: Matih Bobek    11/04/2015    1 recensioni
Brevi ma intensi spaccati di vita familiare ambientati nei giorni nostri. Simpatici, allegri e solari, questi piccoli racconti vertono su una voce narrante, il giovane figlio, nato e cresciuto nella periferia romana, e la protagonista indiscussa della casa, nonché della storia, la madre: personaggio stereotipato, a tratti assurdo, tanto da sembrare quasi... un alieno.
le storie affrontano, di volta in volta, momenti tipici della quotidianità familiare, prendendosi beffa, in modo ironico e sottile, dell'idea maschilista della donna casalinga.
Lo stile utilizzato è fresco, colloquiale, giovanile e numerosi sono i riferimenti alla cultura popolare, comunemente nota, al fine di rendere più partecipe il lettore.
All'interno del singolo episodio, i cambi di narrazione sono frequenti, pur mantenendo fissa la focalizzazione interna: ogni storia è costruita su uno schema fisso, che vede una breve premessa della situazione, in cui la voce narrante è direttamente coinvolta nel racconto, poi una dettagliata narrazione, da vicino, guidata da una seconda persona, per facilitare la personificazione, e infine il dialogo, in cui il narratore spesso interviene come voce fuori campo.
Spero che vi piacciano, o perlomeno che vi lascino un sorriso, e che lascerete consigli e opinioni, per me utili al fine di perfezionare stile, trama o personaggi.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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GLI OSPEDALI

Quando ero alle elementari, mio padre subì un intervento all'ernia del disco che purtroppò non andò come speravamo. La mia famiglia cercò di proteggermi il più possibile ed evitò di informarmi sui dettagli meno piacevoli della  faccenda. Sarò loro sempre grato per questo. Un po' meno ne sarò a mia madre per aver deciso di spezzare il patto silente.
Il giorno che mio padre venne operato, andai a trovarlo. Mia zia mi accompagnò in ospedale, dato che mia madre era già lì per fare compagnia a mio padre, non tanto per affetto coniugale, quanto perchè l'ospedale è un po' il suo habitat naturale; basti pensare che una buona percentuale delle sue amiche le ha incontrare in sala operatoria. Inquientante ma vero. Comunque, non appena varcata la soglia del Gemelli, vidi mia madre corrermi incontro, urlando a squarciagola il suo mantra preferito:" AMORE DI MAMMA!" Tra le mani teneva uno strano barattolino, agitandolo in aria, tutta contenta. Dopo avermi stritolato in un abbraccio infinito, mi mostrò il misterioso contenuto del piccolo barattolo. Vi assicuro, questo è uno di quei casi in cui è bene che i misteri rimangano tali: il barattolino conteneva l'ernia appena estratta. Sicuramente, non figura tra le dieci cose da far vedere ad un bambino. Nemmeno tra le diecimila cose da far vedere ad un bambino. Diciamo che non è  proprio tra le cose da far vedere a qualsiasi umano. Credo questo sia il mio più grande trauma: è la ragione per cui odio gli ospedali, sono tendente all'ipocondria, ho il terrore del sangue e delle ferite, degli aghi, delle serie tv che parlano di medici, dei libri di anatomia, dei termini tecnici per definire le parti del corpo ecc. Questo, praticamente, è il motivo per cui vorrei non avere un corpo.
   
 
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