Cuore di nebbia
Chi sono io? Chi ero prima che fossi
questo? O
meglio, ero
qualcuno prima di
questo? Non lo ricordo, non ricordo niente, ma non faccio altro che
domandarmelo. Nonostante ormai il mio cuore sia marcio, cerco delle
risposte.
Mi muovo cupo tra
queste mura antiche, che hanno visto più dolore di me, ma
sembrano
non crollare mai. Chissà, magari una volta questo edificio
era
imponente e maestoso, forse queste pietre si sono ingrigite vedendo
ciò che hanno visto e assorbendone tutto.
Proprio come me; io
respiro i sentimenti
altrui alla ricerca
quasi morbosa di ricordi felici, nella speranza che portando via
l'amore a qualcuno, torni a scorrere dentro di me, per quanto mi
sembri non bastare mai, perché questo è il mio
nutrimento e invece
di cambiarmi mi rende sempre più fosco. Spesso riesco quasi
a vedere
le cose belle che hanno visto le mie vittime e le vedo sfocate,
lontane, ma le vedo e per qualche secondo mi sembra tutto meno triste
e perso; vedo i loro sogni e assaporo le loro speranze fino a quando
non cessano di esistere completamente.
Mi chiedo cosa possa
aver mai fatto per meritarmi questo destino impietoso.
Sfioro la pietra
fredda; si, fredda,
questo lo posso sentire, ma ormai sono queste le uniche sensazioni
che provo. Mi sono dimenticato cosa voglia dire il calore.
Il mio andamento è
vacuo, ma lo è solo perché non so dove vado. Mi
muovo senza meta e,
non so, forse è un ricordo sfocato, ma non
esiste vento
favorevole per un marinaio che non sa dove andare*.
L'unica casa che ho è questo castello.
Casa. Ormai
questa parola non ha più significato, è
semplicemente persa nel
vento, come tutto il resto di me. Questa non è la mia casa,
è la
mia sorte, la mia prigione, la mia fine.
Il mio scopo è solo
assicurarmi che non esca altro male da queste mura, ma che senso ha
se il male sono io? Infatti dentro queste celle ci sono persone:
persone che hanno fatto cose orribili e adesso sono qui a marcire per
l'eternità. C'è chi non merita di stare qui, ma
chi lo merita forse
ha un'anima più spregevole della mia. Alla fine condividiamo
tutti
uno stesso destino: prima o poi saremo tutti vite spezzate, sogni mai
realizzati ed emozioni perse, cancellate da le nostre stesse mani
assassine.
E allora cosa mi
impedisce di andarmene? Non lo so, non so molte cose.
Ne è appena passato un
altro come me: sospeso in aria, avanzava con lo sguardo perso,
seguito da una scia nera come l'oscurità più
grande; aveva il volto
semi trasparente, pareva quasi si stesse dissolvendo.
Forse è per questo che
rimango: ho paura di
condannare qualcun altro ad essere così, forse mi
è rimasta la
pietà.
Allora ricordate: io
sono fatto del vostro dolore, perciò state attenti,
perché appena
mi sarete vicini non avrò più compassione per
nessuno, nemmeno per
me stesso e se mi guarderete sarà come guardare in faccia la
Morte
in persona, perché io sono un Dissennatore
e vi porterò via l'anima.
Note dell'autrice
Se
avessi avuto un po' di riguardo le avrei chiamate “Note di
un'autrice che non scrive quasi mai (ultimamente)”, ma
tralasciamo
questi piccoli dettagli...
Era
da veramente tanto tempo che pensavo a questo piccolo spezzato di
esistenza di un Dissennatore, mi chiedevo proprio cosa volesse dire
vivere per loro: bene, adesso mi sono risposta.
Comunque
sono tornata sul sito dopo una vita di assenza perché
ispirata da
una delle filosofie di vita del mio professore di italiano (e sono
tante e lunghe, ma
perlomeno ci risparmiano pallosissime ore di latino), questa volta
sull'amore e mi sono detta: perché no? E da questa
verrà fuori una
storia su una coppia improbabile in Potterlandia (chi ha un pizzico
di fantasia ci arriverà tranquillamente da solo a capire di
chi
parlo), ma questo non ci riguarda adesso, era tanto per dire :)