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Autore: Gohan_my_love    11/04/2015    0 recensioni
Raccolta di fic AU partecipanti alla challenge One Hundred Alternative Universes, indetta da CampMezzosangue.
I nostri adorati protagonisti di PJ/HOO in cento diverse situazioni. Ci saranno diversi personaggi e coppie.:3
#77 Sono andato a pesca e ho accidentalmente pescato una marmaid!AU (Percabeth)
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Gli Dèi, I sette della Profezia, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo Storia: If we ever meet again
Titolo capitolo: you're crazy!
Prompt: #77 Sono andato a pesca e ho accidentalmente pescato una marmaid!AU
Personaggi: Percy Jackson, Annabeth Chase, Frederick Chase
Paring: Percabeth
Warning: possibile OCC
Note: Questa storia partecipa alla One Hundred Alternative Universes indetta da Camp Mezzosangue.(qui i prompt ---> http://freeforumzone.leonardo.it/d/11037940/One-Hundred-Alternative-Universes-Percy-Jackson-/discussione.aspx)
Ho deciso di partecipare a questa challange perchè i prompt mi hanno attirato e incuriosito e sono un po' fuori allenamento con la scrittura. Perciò ho colto l'occasione al volo! Ecco a voi la prima, ovviamente Percabeth, perchè Percabeth is the way! Ho paura che i personaggi risultino un po' OCC, perciò ogni commento/consiglio è ben accetto. So che non è un gran chè, ma spero apprezzerete l'idea. Alla prossima!

 
You're crazy!
 
Quando Annabeth Chase aveva accettato di passare una giornata da sola con il padre per riallacciare il loro rapporto, non poteva certo immaginare che sarebbe diventata così strana.
La mattina, quando il padre l’aveva gentilmente buttata giù dal letto alle quattro e mezza di mattina, ancora con gli occhi appannati e la piega del cuscino sulla faccia, lo aveva visto indossare un paio di stivali di gomma alti, una camicia a quadri, un secchio in una mano, la canna da pesca nell’altra e quello stupido cappello da pescatore. Quello era un chiaro segnale che non sarebbe stata una grande giornata.
Insomma, che Frederick Chase non fosse un uomo come tutti gli altri, Annabeth già lo sapeva. La sua passione per la storia e per gli aeroplani avevano portato a riempire la loro già piccola casa di modellini e ricostruzioni, la cui presenza era giustificata dal padre da “motivi di lavoro”. Eppure Annabeth poteva giurare di aver sorpreso più di una volta giocare con i soldatini, riproducendo i suoni delle esplosioni e degli spari con la bocca.
Per tanto non si aspettava gran ché da quella giornata padre-figlia. Magari sarebbero andati al cinema a vedere quel nuovo film sulla guerra di secessione o, se fosse stata fortunata, sarebbero andati nella biblioteca pubblica a vedere qualche conferenza interessante sulla mitologia. Di certo non avrebbe mai immaginato di dover andare a pesca.
Portare a pescare una ragazza di diciassette anni? Non di certo l’idea migliore che gli fosse mai venuta.
Ma per amor del padre, Annabeth aveva accettato in silenzio la proposta dell’uomo e lo aveva seguito silenziosamente fino al lago più vicino, sopportando pure tre ore di viaggio in auto, una delle quali su strada sterrata. Finalmente arrivati avevano affittato un piccola barca ed erano partiti verso il centro del lago.
Cosa ne pensava lei della pesca? Noiosa.
Non c’erano altre definizioni per quell’attività.  Erano rimasti per ore seduti, aspettando che qualcosa abboccasse alle lenze. E dopo tutto quel tempo tutto ciò che aveva ottenuto era un pesce grande come il suo mignolo, bagnarsi da testa a piedi per non farselo scappare, fallendo miseramente. Ah, e ovviamente un gran raffreddore. Le cose non potevano andare peggio di così. Credeva.
Dopo altre tredicimilasettecento ore circa, durante le quali Annabeth aveva perso la sensibilità delle gambe e delle braccia, suo padre annunciò che doveva andare sottocoperta. La ragazza annuì impercettibilmente, mentre sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti. Senza suo padre attorno, forse avrebbe potuto schiacciare un pisolino.
Invece non appena suo padre scomparve dalla sua vista, qualcosa iniziò a strattonare la lenza.
Non posso farmi scappare pure questo! Pensò la ragazza.
Ma sportasi dal fianco della nave, l’unica cosa che vide fu un ragazzo che spuntava a mezzo busto dall’acqua e che tirava la sua lenza. –Ehi, tu lassù!- la apostrofò.
Annabeth osservò senza parole il ragazzo per tre motivi: primo, avrebbe dovuto morire di freddo, visto che la temperatura non era proprio così alta ed era senza maglietta, secondo, era assolutamente vietato fare il bagno e terzo, era veramente carino. Si insomma di certo non è la prima cosa che si pensa incontrando uno sconosciuto in mezzo ad un lago, eppure quei suoi capelli neri disordinati e quei suoi occhi verde mare avevano subito attirato l’attenzione di Annabeth.
Nel frattempo il ragazzo, non ricevendo risposta da lei, continuò il suo discorso. –Senti- iniziò dopo essersi schiarito la gola –Ti dispiacerebbe togliere questi cosi da qui? I miei amici qua sotto sono parecchio spaventati.-
Annabeth spalancò ancora di più gli occhi grigi, senza riuscire a dire niente di sensato, cosa piuttosto strana da parte sua, che riusciva a darsi un contegno in qualsiasi situazione. Prese un respiro e provò a dire qualcosa di intelligente per replicare, ma ne uscì una cosa simile ad ehm ah si cosa?
Il ragazzole sorrise, come se lei non cogliesse l’ovvio.
-Mi chiedevo- ripeté –se potevi tirare su queste  lenze e andartene il prima possibile. Ho saputo che hai pescato Connie prima. Beh sua madre era così preoccupata. Grazie agli Dei è riuscito a fuggire, altrimenti non avrei potuto più dormire sonni tranquilli!- I suoi occhi verdi brillavano –Insomma nessuno ti ha insegnato che i pesci sono amici, non cibo?- la rimproverò. Annabeth si riscosse.
-E perché mai dovrei toglierle di qua? Non sto facendo niente di male! Ho seguito tutte le norme,  non ho buttato spazzatura nel lago, non ho dato da mangiare alle anatre, ho tutto il diritto di stare qui.-
Il ragazzo si massaggiò le tempie, leggermente spazientito. –Lo so e ti ringrazio molto, ma i pesci sono spaventati! Quindi ti prego di andartene.-
-Tu sei pazzo- scoppiò a ridere Annabeth –Compari così all’improvviso di fronte ad una barca nel bel mezzo del lago, cerchi di convincere il proprietario ad andarsene perché i pesci hanno paura. E come faresti a saperlo, di grazia?-
-Non fanno che lamentarsi con me, così sono stato costretto a venire qui!-
-Ah adesso si lamentano pure.- Annabeth iniziava ad arrabbiarsi veramente con quel ragazzo, nonostante non riuscisse a smettere di guardare quegli occhi verdi. –Quindi tu parli con i pesci! Roba da pazzi!-
Il ragazzo incrociò le braccia. -È ovvio che parli con loro. Sono un tritone, non si vede?-
No si era sbagliata. Se prima aveva pensato che tutto ciò fosse strano, si era sbagliata di grosso. Le vennero in mente molti commenti da fare sulla sanità mentale del ragazzo, ma tutto ciò che riuscì a rispondere fu: -Pensavo che le sirene vivessero nell’oceano.-
Il  ragazzo alzò gli occhi al cielo e sbuffò. –Sono un tritone. MASCHIO. Ok? E poi mica possiamo stare tutti lì Sapientona. Sai che traffico la domenica mattina?-
Annabeth alzò un sopracciglio scettica. Era bagnata, infreddolita e stanca, non aveva certo bisogno di un ragazzo fuori di testa che sosteneva di essere mezzo pesce a infastidirla.
-Dunque Sirenetto perché non mi fai vedere la tua coda?-
-Non pensavo che fossi quel genere di ragazza- ribatté con un sorrisino malizioso e scoppiando a ridere. Annabeth arrossì e sospirò rassegnata –Sei uno stupido. Uno stupido pazzo.-
Lui fece una faccia offesa. –Non è una cosa carina da dire!-
Cavolo, con quegli occhioni verdi era proprio carino. Peccato fosse fuori di testa.
-Senti – cominciò Annabeth con un tono di voce gentile, come se si stesse rivolgendo a un bambino che aveva perso il giocattolo preferito. –Sono stanca morta e annoiata, quindi se proprio ti rende felice, chiederò a mio padre di andare via, va bene Sirenetto?-
-Grazie a Poseidone!- sorrise –Grazie Sapientona!
Annabeth sorrise di rimando, senza accorgersene. –Figurati Testa d’Alghe-
Il sirenetto alzò le sopracciglia.-Testa d’Alghe?-
-Già, sei pazzo e stai nell’acqua. Devi avere la testa piena d’alghe, ovviamente-
-Per la cronaca il mio nome è- ed emise una serie di suoni simili ad un verso di delfino –ma puoi semplicemente chiamarmi Percy, il re del lago e campione di scorpacciata di Alghe. E con chi ho avuto l’onore di parlare?-
-Annabeth Chase-
-Bene, Annabeth Chase- la fissò con una strana espressione sul viso-pensavo ecco,- prese un grande respiro- io pensavo che, se non ti da troppo disturbo, potresti venire qualche volta qua a fare una nuotata, eh?
Stava ricevendo un implicito invito ad uscire da un bellissimo ragazzo fuori di testa. Un ragazzo convinto di essere un tritone. Perché no?
-Tu sei matto-
-È un si?-
-Sì-
Percy allargò ancor di più il suo sorriso, bofonchiò un a presto e si gettò sott’acqua.
Annabeth poté giurare di aver visto una coda verde mare, come i suoi occhi, seguirlo nello slancio del tuffo.
A presto Testa d’Alghe.
 
  
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