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Autore: ragazza_innamorata    23/12/2008    3 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato usare il tag u, se non in casi particolari.
Rinoa81, assistente amministratrice.

[Questa fanfic si è classificata quarta al contest HinataxNejixTenTen]
- Io ti amo Neji Hyuuga. È così difficile da comprendere o così doloroso da sentire? Se è così tarò zitta, non te lo ripeterò più!
Il ragazzo posò la mano sul lenzuolo, così vicina a quella di lei che la maestra d'armi poteva avvertirne il calore. Si impose di non afferrarla con un grande sforzo di volontà. Neji detestava essere toccato.
- Non è quello. Anche io... ti voglio bene. Molto più che a Hinata-sama, probabilmente. Ma... - si affrettò a precisare vedendo una luce accendersi negli occhi di lei - ho dei doveri verso di lei, ed amo nostro figlio Hisaki. Mi dispiace TenTen, mi dispiace che sia finita così. Non potrà mai esistere niente tra di noi. Chissà, forse in un altro mondo...
- Ah. - solo quel piccolo monosillabo uscì dalle labbra di TenTen, indurite in uno spasmo di tristezza – allora va' Neji. Torna da lei.
Lo Hyuuga si alzò, lentamente. Le baciò la fronte con leggerezza, proprio all'attaccatura dei capelli. Poi si voltò, e dopo qualche secondo la kunoichi sentì la porta chiudersi.
- Addio, Neji...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Tenten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{_Behind Those Eyes


TenTen roteò nervosamente un kunai tra le dita affusolate, per poi lanciarlo con uno scatto d'ira contro il tronco dell'albero dinnanzi a lei.
- Adesso basta, vado a cercarlo!
Rock Lee le sorrise, inquieto, giocherellando con i lacci della maschera di ANBU che aveva in mano. Quando quella baka si metteva in testa di voler fare una cosa, niente la fermava. Specialmente se riguardava un amico. Ancor più specialmente se riguardava Neji.
- Suvvia mia giovanile amica, sta' serena. Neji è semplicemente in ritardo di venti minuti, non gli è sicuramente successo nulla!
La kunoichi lo fissò critica, per poi ricominciare a parlare in tono ancora più acuto.
- Semplicemente in ritardo? Neji Hyuuga in ritardo? Lee, stiamo parlando di uno che pianifica anche il numero di ravioli che avrà nel piatto per pranzo! In tanti anni di missioni, quante volte è arrivato in ritardo? Nes-su-na!
Il ninja dalle grandi sopracciglia le rivolse il suo miglior sorriso.
- I contrattempi esistono, Ten-chan. Neji si sarà trovato invischiato in qualche spinosa e giovanile questione e non avrà ancora potuto raggiungerci. Comunque vedrai che arriverà a breve!
Per un lungo secondo parve quasi che la maestra d'armi avesse accettato le rassicurazioni dell'amico, poi la luce della preoccupazione si riaccese nei suoi occhi scuri e la sua figura tornò a descrivere passi impazienti sull'erba schiacciata della radura.
- Basta sul serio, vado a Villa Hyuuga. Nel caso Neji arrivasse, be', aspettatemi qualche minuto!
 A Lee non rimase neanche il tempo di controbattere. In men che non si dica, la figura di TenTen era sparita tra i rami.
Si strinse nelle spalle e si rilassò, appoggiando la schiena contro il tronco di un albero. Decisamente non un cuscino di piume, ma comunque sicuramente meglio che rimanere in piedi ad attendere il ritorno di quei due.
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Quando il profilo severo di Villa Hyuuga apparve dietro l'angolo TenTen ridusse la propria velocità, avvicinandosi con lentezza al grande cancello in ferro battuto.
La magione Hyuuga era sempre riuscita, fin dalla prima volta in cui l'aveva vista, ad  incuterle un senso di timore e soggezione che non riusciva a spiegarsi. Forse dipendeva dall'austerità delle grandi mura bianche o dai rumori degli incessanti allenamenti che fuoriuscivano da quelle mura, ma le spiegazioni che cercava di darsi non convincevano mai del tutto la sua mente. Quella che forse era più vicina alla realtà era la mancanza delle risate spensierate e dei giochi dei bambini. Ma Hinata, Neji e Hanabi non erano più bambini e, forse, non lo erano mai stati.
Fece vagare il suo sguardo attraverso le sbarre del cancello; il giardino era vuoto, l'aria stessa pareva non esistere, soffocata da un silenzio che preannunciava tutto tranne lieti eventi. Con delicatezza, la kunoichi spinse il cancello che si aprì senza fare rumore, oliato a dovere dai servitori della famiglia.
Dove erano finiti tutti, dannazione? Possibile che insieme a Neji fossero scomparsi anche tutti gli altri membri della famiglia Hyuuga? Dov'erano svaniti la timida Hinata, la strafottente Hanabi ed il severo Hiashi?
Un debole cicaleccio, molto più simile allo scorrere dell'acqua di un fiume che a una conversazione, attirò i passi incerti della ragazza verso un'ala della villa che non aveva mai visitato. Se il ricordo non la ingannava, Neji aveva detto che da quelle parti si tenevano le riunioni del Clan.
Neji... era sua la voce che udiva da dietro la porta?
Si accoccolò ai piedi dell'alto e massiccio battente in legno nero e vi accostò l'orecchio.
Sì, non poteva che essere la sua voce. Roca, autoritaria, perfetta.
- Siete consapevole che questa unione non è voluta da entrambe le parti?
Ma cosa...? Sembrava quasi stesse discutendo. Ma a proposito di che?
- Ne sono consapevole Neji. Ma suppongo tu sappia che né te né tua cugina avete la possibilità di disobbedire.
Nella voce di Hiashi c'era una sfumatura di autorevolezza che non ammetteva repliche. Solo un uomo sicuro della propria supremazia può usare quel tono.
Dal tono di voce con cui il genio degli Hyuuga rispose allo zio, TenTen poté quasi vederlo chinare il capo, sconfitto.
- E sia. Se questa è la decisione del Clan, prenderò in moglie Hinata.


- Perché? Perché? Dannazione, perché?
La kunoichi sferrò un colpo alla cieca contro il compagno, che evitò la punta della katana senza alcun problema. I suoi affondi si erano fatti imprecisi, anche a causa delle lacrime che le offuscavano in parte la vista.
Crollò a terra sfinita, le spalle scosse da singhiozzi isterici.
- Che è successo TenTen?
Rock Lee le scivolò accanto, dandole dei leggeri colpetti sulla spalla nella speranza che si calmasse.
- Neji, lui...! Sposerà Hinata!
Il ninja dalle folte sopracciglia la guardò stupito, inclinando il capo come uno scoiattolo.
- Ma Ten, credevo che te e Neji foste amici! Dovresti gioire, se è questo che lui desidera.
La castana strinse i pugni, imponendosi di non fare del male a Lee. Dopotutto era un maschio, e come tale incapace di comprendere il complicato universo dei sentimenti femminili, il più delle volte intricato anche per le ragazze.
- È una costrizione del Clan. E poi io pensavo... speravo che, anche se non gli ho mai detto nulla, anche se lui non mi ha mai dimostrato nulla... Ecco, dentro di me speravo che avesse capito che... Kami, speravo che avesse capito che sono innamorata di lui!
La bocca del ragazzo si aprì in una perfetta, stupita e comica O. Mentre stava per dire qualcosa, sicuramente inerente i giovanili sentimenti che animavano TenTen, un rumore affrettato di passi interruppe il silenzio della radura, seguito a ruota da un Neji ansante.
La kunoichi trafisse Lee con uno sguardo gelido, quasi ad intimargli di tenere la sua larga bocca chiusa almeno per una volta.
- Scusate il ritardo, una riunione inaspettata del Clan!
La maestra d'armi e il maestro d'arti marziali lo fissarono in volto, l'una con le labbra contratte in una smorfia severa, l'altro con sincera curiosità, poi la ragazza sbottò con fare irritato e si infilò la maschera sul volto.
- Partiamo.
Lo Hyuuga rimase immobile per un attimo prima di seguirne la figura nel bosco. Cosa diamine era successo a TenTen?


Tsunade sbatté con violenza le mani sul tavolo, fissando furente i tre ANBU che aveva davanti.
- Cosa vi è saltato in mente? Come giustificate il fallimento di una missione tanto semplice? Vi rendete conto di aver esposto il villaggio ad un grave rischio? Pensate se quelli del paese del Fulmine si fossero accorti di voi quali sarebbero state le conseguenze! Una guerra, come minimo. Il Raikage non aspetta altro che un pretesto per poter conquistare le nostre terre. C'è mancato tanto così che veniste scoperti! Meritereste di essere radiati dagli ANBU!
I tre ascoltarono la ramanzina senza battere ciglio, a capo basso. TenTen era appoggiata ad una spalla di Rock Lee, cercando di reggersi in piedi nonostante la ferita alla gamba. Neji invece aveva una fasciatura che gli  avvolgeva il torace.
- Andatevene adesso!
I tre uscirono in silenzio, consapevoli che tutto quello che l' Hokage aveva detto loro non era altro che la verità. Quando furono fuori del palazzo la kunoichi si rivolse allo Hyuuga, fissandolo piena di rabbia.
- Sarai soddisfatto adesso...
Lui la fissò incrociando le braccia al petto, la mascella contratta ed una sfumatura di irritazione negli occhi bianchi.
- Se tu avessi coperto il mio punto cieco come hai sempre fatto io non sarei stato colpito.
Lei gli restituì lo stesso sguardo glaciale, arcuando le labbra sottili in un ghigno sarcastico.
- E se tu avessi controllato meglio alle mie spalle io non sarei stata ferita alla gamba.
- Basta!
I due ninja interruppero il loro battibecco per voltarsi verso il compagno, del quale avevano quasi completamente dimenticato l'esistenza, tanto erano presi dalle loro diatribe.
Rock Lee aveva il viso chinato sul petto quasi a nascondere le lacrime che scendevano dai suoi occhi rotondi.
- Vi rendete almeno conto che per un vostro rancore avete pregiudicato l'esito della missione? Dove sono finiti i miei giovanili compagni, che lavoravano sempre insieme nonostante i loro litigi?
Dopo averli guardati in faccia con il volto rigato di lacrime la bestia verde di Konoha corse via. Dopo un attimo di indecisione TenTen lo inseguì, scoccando a Neji uno sguardo di silenziosa disapprovazione.
- Lee! Lee! Aspetta, per l'amor del cielo!
Neji sospirò di sollievo. Se la ragazza aveva preferito far pace con l'amico invece che litigare con lui, allora qualsiasi cosa avesse causato tra i due non era poi così irreparabile.

 - Neji-niikun!
Il ragazzo si voltò ed andò incontro ad Hinata. La Hyuuga gli gettò le braccia al collo, mentre lui si limitò ad accarezzarle una spalla.
- Neji, mio padre ha fissato la data delle nozze, sarà domenica.
Il genio del Clan sobbalzò. Così presto?
- Hinata-sama, siete consapevole che io non vi amo?
Lei annuì, debolmente.
- Ma cercherò di essere un buon marito, nonostante tutto.


- Temari, ti dai una mossa per favore? Ti sei per caso fossilizzata davanti allo specchio?
Shikamaru evitò sbadigliando il kunai lanciatogli dalla fidanzata e si affacciò alla porta del bagno.
- Faremo tardi se non ti sbrighi!
La bionda scosse leggermente la testa per scacciare un ciuffo ribelle dagli occhi, poi ripose l'eyeliner nel cassetto e fissò per un secondo la propria immagine riflessa sulla superficie argentata dello specchio, annuendo soddisfatta.
- Sono pronta.
I due uscirono nelle strade di Konoha, dirigendosi con passo svelto verso Villa Hyuuga, dove quella sera si sarebbe tenuta una festa per festeggiare la nascita di Hisaki, il primogenito di Neji e Hinata.
- Ehi! Temari! Shikamaru!
I due si fermarono, mentre Naruto e Sakura li raggiungevano a passo rapido. Dopo i saluti di rito i quattro continuarono, stretti nei loro cappotti per combattere il freddo invernale.
- Temari, secondo te stasera ci sarà TenTen?
La bionda si strinse nelle spalle ed esitò un secondo prima di rispondere.
- Non saprei... Immagino che la ferita del matrimonio di Neji dopo un anno possa essere guarita, ma non si può mai sapere. Ricordi in che condizioni era quando lo Hyuuga ha avuto la bella idea di mandarle l'invito al matrimonio?
Sakura annuì, pensierosa. TenTen aveva stracciato l'invito in un manciata di coriandoli che aveva tirato addosso a Neji, poi era scappata dal Villaggio. Erano stati mobilitati i jonin, che l'avevano trovata mentre vagava in stato confusionale nei pressi del confine con il Villaggio della Sabbia. La rosa rabbrividì al pensiero di quello cui l'amica avrebbe potuto andare incontro se fosse stata trovata da shinobi nemici piuttosto che del Villaggio.
- È una donna con la testa sulle spalle. Non farà niente di avventato, ne sono certa.


"Noi Hyuuga siamo lieti di accogliere nella nostra famiglia il piccolo Hisaki, con la speranza che un giorno sia degno di portare il nome della Casata."
TenTen strinse i pugni fin quasi a conficcarsi le unghie nel palmo della mano, e si chiese per l'ennesima volta se non fosse meglio tornare a casa a trascorrere una serata a struggersi sul cibo cinese o facendo i tarocchi, invece che rimanere ad ascoltare le parole vuote di Hiashi e ad avvertire schegge di ghiaccio afferrarle il cuore ogni volta che il suo sguardo si posava su Neji e Hinata, perfetto stereotipo della famiglia felice.
I suoi passi la guidarono nell'angolo più lontano della sala ,dove degli zelanti servitori avevano allestito un buffet per gli ospiti.
Senza nemmeno guardare cosa fosse si versò un bicchiere di un liquido scuro, godendo nel sentire il bruciore dell'alcool nella gola. Era una sensazione piacevole, i rumori del mondo le arrivavano come ovattati e con quelli il dolore che le attanagliava l'animo.
Ma lei non era abituata a reggere gli alcolici, proprio no.
Dopo il terzo bicchiere, la kunoichi aveva già perso la cognizione di sé e del mondo che la circondava.


- Maledetta puttana! Non ti bastava fartela con Naruto e Kiba, eh? No, dovevi volere anche Neji! Sei solo una vigliacca, vieni qui a combattere se hai coraggio!
Un mormorio d'orrore si diffuse tra gli invitati, che si allargarono fino a disporsi in un cerchio.
Al centro stava TenTen, le guance arrossate e gli occhi lucidi. Barcollava, altro chiaro segno della sua ubriachezza.
Nella mano destra stringeva un wakizashi, che faceva ruotare tutto intorno a sé per tenere alla larga chiunque avesse tentato di riportarla alla ragione.
Il volto di Neji si contrasse in una smorfia di preoccupazione. Senza dire nulla affidò il piccolo Hisaki all'abbraccio della madre e scese dal palco d'onore.
- Neji, fa' attenzione!
Lui annuì, troppo concentrato per rispondere. Conosceva alla perfezione ogni tecnica, ogni movimento della giovane, ogni segnale che andava ad indicare dove avrebbe attaccato. Ringraziò silenziosamente il cielo che avesse con sé solo quella lama corta e non il suo rotolo, poi entrò con un movimento fluido nello spazio vuoto attorno alla kunoichi.
Il silenzio scese nella sala, mentre Neji si avvicinava alla maestra d'armi con movimenti lenti e circolari. Poi, proprio quando la corta arma della compagna sibilò a pochi millimetri dal suo stomaco, il genio degli Hyuuga le bloccò il polso nella sua stretta ferrea, costringendola a far cadere l'arma.
- Fottiti, Hyuuga.
Lui sorrise debolmente inarcando il sopracciglio destro, senza però perdere il proprio contegno glaciale.
- Buonasera anche a te, TenTen.
- Lasciami immediatamente - sibilò lei, cercando invano di sottrarsi alla presa dell'uomo – non ho nulla da spartire con te. Voglio tua moglie.
- Sei ubriaca. - non era una domanda, ma una constatazione.
- E allora?
Lui si avvicinò pericolosamente al viso della donna, tanto che lei ne avvertì il profumo invaderle le narici. Pieno, mascolino, fresco. Semplicemente suo.
- Non sei in grado di ragionare. Non sai quello che dici. Non ho tempo da perdere con te.
Neji le lasciò andare il polso quasi con violenza, sbuffando rumorosamente, e si allontanò a grandi passi.
- Dove credi di andare Hyuuga?
TenTen si slanciò in direzione dell'uomo, mirando a colpirlo, ma Hiashi fu più veloce e la kunoichi cadde al suolo, svenuta.
Il Cadetto fissò il capofamiglia, impassibile. Poi si chinò a raccogliere il corpo inerte della castana e se la caricò con attenzione sulla spalla.
- Era tutto sotto controllo. Lei non avrebbe mai potuto colpirmi.
- Hai un'alta opinione di te.
- No, conosco TenTen. E so per certo che non avrebbe mai avuto il coraggio di colpirmi.
Detto questo, si allontanò nella notte invernale, seguito da sguardi curiosi.


Quando riprese conoscenza, la prima cosa che colpì TenTen fu il dolore che le martellava incessante le tempie. Si portò lentamente una mano alla fronte.
- Ahia...
- Ti sei svegliata, finalmente.
Lei aprì di colpo gli occhi e cercò di tirarsi a sedere. Il mondo le venne incontro girando paurosamente s sé stesso, e solo grazie alla mano che le sostenne la spalla la kunoichi riuscì ad appoggiare la schiena sul cuscino.
- Che ci fai in casa mia?
TenTen passò velocemente in rassegna la sua piccola camera da letto. Neji era seduto accanto al comodino, sulla sedia che di solito stava in cucina, e la fissava con la sua consueta espressione glaciale.
Bello e freddo. Doveva essere un altro dei suoi dannati sogni. Sospirò.
- È ancora un'illusione vero? Però questa è venuta particolarmente bene...
- TenTen...
- ... Certo, anche quella della passeggiata a Suna era realistica...
- TenTen.
- ... o forse il migliore era quello del combattimento con Kyuubi? Aaaah, troppo difficile!
- TenTen! Vuoi ascoltarmi?
La castana tacque di colpo.
- Non sono un sogno, sono reale.
Lei sbatté gli occhi più volte, mentre la sua bocca si apriva in una smorfia di stupore.
- Come...? Che...? E tu che ci faresti qui?
Lo Hyuuga sospirò, paziente, e le versò un bicchiere d'acqua.
- Hai bevuto un po' troppo alla festa a villa Hyuuga ed hai - fece il segno delle virgolette con le dita - 'attaccato' Hinata, dandole della prostituta e minacciandola con il tuo wakizashi. Ti ho riportato a casa.
- C-come?
- Hai bevuto un po' troppo alla festa....
TenTen lo zittì con un brusco cenno nella mano, scuotendo il capo.
- Sì, ho capito. È solo che... Non ricordo nulla!
- Eri ubriaca, è normale. Ricordi quando si ubriacò Lee e in seguito non ricordava nemmeno di aver distrutto un locale?
- Dovrò scusarmi con Hinata, immagino tu sia qui per questo.
Neji la fissò con i suoi occhi bianchi. Nebbia, diamanti e ghiaccio.
- In realtà no. Sono venuto a chiederti di non ripresentarti più a Villa Hyuuga, non sei una presenza gradita. E anche a dirti che ho presentato a Tsunade una richiesta per il cambio di squadra, che pare essere stata accettata. Dalla prossima missione ci sarà Kiba con voi.
La kunoichi trattenne il fiato, mentre una lacrima scendeva silenziosa lungo la sua guancia.
- È solo per mantenere calme le acque - si affrettò a spiegare lo Hyuuga - Non voglio che tutto questo influisca sulla nostra amicizia e...
- Oh certo, la nostra amicizia.
TenTen teneva il viso abbassato, chino sul petto. Il tono con cui aveva parlato, freddo e distaccato, stonava uscendo da quelle labbra di solito atteggiate in un sorriso.
- Ma cosa...?
- Io ti amo Neji Hyuuga. È così difficile da comprendere o così doloroso da sentire? Se è così tarò zitta, non te lo ripeterò più!
Il ragazzo posò la mano sul lenzuolo, così vicina a quella di lei che la maestra d'armi poteva avvertirne il calore. Si impose di non afferrarla con un grande sforzo di volontà. Neji detestava essere toccato.
- Non è quello. Anche io... ti voglio bene. Molto più che a Hinata-sama, probabilmente. Ma... - si affrettò a precisare vedendo una luce accendersi negli occhi di lei - ho dei doveri verso di lei, ed amo nostro figlio Hisaki. Mi dispiace TenTen, mi dispiace che sia finita così. Non potrà mai esistere niente tra di noi. Chissà, forse in un altro mondo...
- Ah. - solo quel piccolo monosillabo uscì dalle labbra di TenTen, indurite in uno spasmo di tristezza – allora va' Neji. Torna da lei.
Lo Hyuuga si alzò, lentamente. Le baciò la fronte con leggerezza, proprio all'attaccatura dei capelli. Poi si voltò, e dopo qualche secondo la kunoichi sentì la porta chiudersi.
- Addio, Neji...


- Ma cosa...?
Un riverbero arancio illuminava il cielo tutt'attorno scuro. TenTen corrugò la fronte. Il tramonto era già passato da ore...
- Al fuoco! Al fuoco!
Trasalì sentendo le urla, poi un nuovo orrore si fece largo nella sua mente, seguito da una terribile consapevolezza.
- Villa Hyuuga! Neji!
Cominciò a correre, urtando contro volti noti e sconosciuti, biascicando scuse e insulti per tutti coloro che si trovavano tra lei e l'amato.
La magione Hyuuga era avvolta dalle fiamme, che si erano sviluppate con potenza al primo piano. Uno sciame di servitori correva ovunque, gettando secchi d'acqua sulle fiamme senza però riuscire a domarle.
- Neji! Dov'è Neji?
Il domestico che la kunoichi aveva afferrato per la maglietta la fissò, spaventato dalla sua espressione al limite della pazzia.
- N-non è ancora stato trovato.
TenTen lo lasciò andare, e l'uomo corse via, in direzione delle fiamme. Dopo un attimo di esitazione, lei lo seguì.
- Signorina! Cosa fa!
- Si fermi! È pericoloso!
- Dove sta andando?
La donna ignorò gli avvertimenti e si tuffò tra le fiamme, fingendo di non sentire il puzzo di capelli bruciati che raggiunse le sue narici.
I corridoi di Villa Hyuuga erano un inferno di fiamme, calore e ciocchi incandescenti. Si allontanò dalla cucina, probabilmente il centro dove era nato l'incendio, e corse invece al piano superiore, dove ricordava fossero le camere.

Quando aprì la prima porta fu investita da una vampata di calore. In un angolo Hanabi indietreggiava di fronte alle fiamme, le spalle ormai premute contro il muro. Gli occhi scuri della maestra d'armi incontrarono lo sguardo niveo della ragazzina, che le corse incontro.
- Hanabi, stai bene?
La Hyuuga annuì, incapace di dire nulla.
- Dove sono Neji e Hinata?


Lo studio di Neji - dove secondo Hanabi avrebbe dovuto trovarsi l'uomo - era una stanza stretta, che il fumo rendeva soffocante. Una camera a gas, pensò TenTen quando spalancò la porta.
Il genio degli Hyuuga era a terra accanto alla finestra. Evidentemente, prima di perdere i sensi si era spostato verso l'esterno della stanza, dove l'aria che entrava dai vetri socchiusi rendeva più facile respirare.
Lo fissò un secondo. Era... bello. Nonostante la fronte lucida di sudore, il respiro lento e pesante, i capelli strinati dal calore, il suo volto serio conservava una bellezza particolare, che non dipendeva solo da quei suoi occhi così particolari, ma aveva piuttosto il fascino strutturale di una cattedrale. Poi, ancora persa nei suoi ragionamenti lo prese con fatica tra le braccia e scese precipitosamente le scale.
Appena furono fuori, Sakura si accostò alla figura inerte di Neji, che la kunoichi castana aveva appoggiato a terra, lieta di liberare la propria schiena da quel peso ma contemporaneamente smaniosa di sentire nuovamente il calore di quella pelle contro la propria.
Quando lo Hyuuga riprese conoscenza, le sue prime parole furono:
- Dov'è mio figlio?
TenTen corse di nuovo via.
Questa volta entrare nella casa fu più difficile. Le fiamme sembravano indomabili, il calore era soffocante.
Trovo Hisaki nella camera di Hinata e Neji. Cercò di non posare lo sguardo sul futon matrimoniale disteso a terra, e prese il bimbo tra le braccia, tentando di farlo calmare farfugliando una stentata ninnananna, un ricordo della sua infanzia.
- Hinata! Hinata!
- S-sono qui!
La voce di Hinata giungeva stentata, a tratti inframmezzata da gemiti di dolore.
La donna era a terra, bloccata da una trave crollata per le fiamme. La kunoichi le si inginocchiò accanto e puntò la propria spalla contro il legno carbonizzato, spingendo con tutte le sue forze. Ma la trave, nonostante i suoi sforzi, non si mosse.
- Resisti Hinata! Ora ti tiro fuori di lì!
Da dove venisse tutta quella sicurezza, nemmeno TenTen lo sapeva.
La donna la afferrò per il braccio, con forza, conficcandole le proprie unghie laccate di bianco nel braccio. La fissò senza vederla davvero, appuntandole addosso i proprio occhi bianchi.
- Non c'è tempo! Porta in salvo mio figlio, te ne prego.
- Ma Hinata, qui sta per crollare tutto!
- Appunto, salva mio figlio!
- Ma...!
- Sei dannatamente testarda, Ten-chan - sibilò la donna - ti ho detto di salvare mio figlio.
Con le lacrime agli occhi, la maestra d'armi strinse al petto il figlio di Hinata e si avviò verso la porta.
- Addio, Hinata, sei stata un'amica...
Ma la donna la trattenne per la manica del Kimono che indossava, affondandovi le unghie e stringendo in modo tanto convulso da incidere la pesante stoffa bianca.
- Ten-chan. Giurami, giurami che ti prenderai cura di Hisaki. E anche di Neji. Lo farai?
La maestra d'armi annuì, le lacrime agli occhi. Tra le sue braccia, il piccolo Hyuuga scoppiò a piangere.
- Ora va'!
Li osservò uscire, chiudendo tristemente e con lentezza gli occhi. Ormai non avvertiva quasi più il dolore fisico, tanto il suo animo era devastato.
Aveva trovato la felicità. Aveva sposato Neji che, sebbene non la amasse, le aveva donato un'esistenza lieta ed un figlio che insieme avevano amato e che li aveva uniti come il nome che pesava sulle loro spalle non era mai riuscito a fare.
Una calda lingua di fuoco le sfiorò la carne, incidendola in profondità, ma lei non era più lì. Quel corpo era ormai solo un freddo involucro che il suo pensiero aveva abbandonato.
Il matrimonio e la scenata di TenTen al battesimo, il primo sorriso di Hisaki e la tristezza di Neji dopo aver definitivamente detto addio alla maestra d'armi, l'orrore di non poter vivere insieme al figlio e la consapevolezza che l'altra kunoichi lo avrebbe amato come fosse stato suo, tutto si mischiava in un'unica, confortante oasi di pace.
Hinata sospirò per l'ultima volta, sussurrando il nome del figlio, poi la vita lasciò quelle membra ormai straziate dal fuoco, e le fiamme consegnarono la Hyuuga alla storia ed al ricordo di coloro che l'avevano amata.


La preoccupazione riempiva il cuore di Neji che, per una volta, lasciò che il suo stato d'animo trapelasse dai suoi gesti mentre passeggiava nervosamente su e giù in un cerchio infinito.
- Hisaki!
L'uomo corse verso TenTen e le strappò di braccio il bambino stringendoselo al petto, mentre Sakura si avvicinava alla kunoichi a controllare le sue condizioni di salute.
- Stai bene. Solo, adesso cerca di calmarti.
La maestra d'armi annuì.
- E... Hinata?
Neji le si era avvicinato da dietro, e la castana si voltò a fronteggiarlo, un'espressione abbattuta in viso.
- N-non ce l'ho fatta. Era intrappolata e sono troppo debole per liberarla. Lei ha voluto che portassi in salvo Hisaki.
Lo Hyuuga la fissò in volto. Se fosse stata un'altra persona, o se non avesse conosciuto la donna tanto a fondo, probabilmente si sarebbe convinto che mentiva. Invece, negli occhi d'ebano di TenTen c'era solo rammarico, unito ad una buona dose di tristezza. Non aveva detto il falso. Annuì e si allontanò, cullandosi al petto il figlio.
La donna lo fissò andar via e sorrise, un movimento che le procurò una dolorosa fitta alla pelle tirata dal calore. Vederlo giocare con il figlioletto era una gioia per gli occhi.
I suoi capelli danzavano al ritmo della sua leggera risata nel vedere le manine paffute le bimbo afferrargli le lunghe ciocche scure e nei suoi occhi TenTen poteva vedere, per la prima volta, una luce affettuosa e sollecita. Non si sarebbe mai stancata di ammirare i suoi voli da lontano, i suoi voli da uccello ormai libero.
Solo quando Shikamaru si avvicinò allo Hyuuga la maestra d'armi distolse lo sguardo. Nara era decisamente troppo intelligente, il suo sguardo apatico sembrava quasi scavarle nell'anima, inquisitorio, ogni volta che si fissavano. Ovviamente non era così, ma la sensazione di inquietudine rimaneva.


- Neji! Stai bene!
Il genio degli Hyuuga non alzò gli occhi dal visetto paffuto del figlio. Aveva riconosciuto quella voce e quell'odore di nicotina che si portava sempre appresso.
- Sì. Sto bene.
- È stata TenTen a salvarti, giusto?
Neji si strinse nelle spalle, borbottando qualcosa.
- Quella ragazza è forte, non smetterà mai di stupirmi.
Solo un borbottio irritato arrivò dal compagno, che stava cullando il piccolo Hisaki nella speranza che prendesse sonno e smettesse di strillare.
- Credo che dovresti almeno ringraziarla, no?
Lo Hyuuga alzò gli occhi e li appuntò sulla figura in lontananza. Poi sospirò, rumorosamente
-  Dici che dovrei farlo?
Shikamaru ridacchiò a mezza voce, nascondendo il risolino con un colpo di tosse che suonava molto come un 'TenTen'.
- Questa è bella. Il genio del Clan che non sa rispondersi ad una semplice domanda.
Se si aspettava una smentita, il jonin rimase deluso.
- E queste sono quelle semplici. Pensa a quelle difficili!
Lo svogliato ninja inclinò leggermente il capo, fissando Neji con curiosità.
- Tipo?
- Dopo tutto quello che le ho fatto, mi amerà ancora?
Da lontano, ignara di essere stata nominata, TenTen si voltò e sorrise.


Il vento di dicembre accolse la piccola famigliola tra le sue fredde braccia, facendo correre loro un brivido lungo la schiena. Inginocchiata fuori dal portone del piccolo appartamento che condivideva con il marito ed i figli, TenTen ricontrollò velocemente che il piumino che Sachiko indossava fosse ben abbottonato, mentre Neji con cipiglio severo chiudeva la zip della giacca di Hisaki.
- Ma uffa otosan! La giacca mi stringe!
Lo Hyuuga fissò suo figlio mettere un adorabile broncio, poi gli dette un leggero buffetto sulla punta del nasino all'insù. Come resistere a quel bimbo dagli occhioni bianchi e dolci?
- Non discutere Hisaki. Ti ammaleresti.
Vedendo l'intera attenzione del padre appuntata sul fratellino, la piccola Sachiko gli afferrò l'ampia manica del kimono con le manine.
- Otosan, ma dove si va?
Lui le sorrise gentilmente, mentre TenTen prendeva la figlioletta in braccio e si immergeva nelle vie di Konoha. Se Hisaki aveva ereditato dal padre il fascino e l'aspetto regale degli Hyuuga, la piccola Sachiko, figlia di TenTen, aveva ereditato l'allegria materna, insieme ad un'abbondante dose di sfrontatezza.
- Stiamo andando da nonno Hiashi per la festa di natale.
La bimba batté le mani, felice.
- Buonasera Neji. Salve TenTen!
La piccola Sachiko sorrise allegra, mettendo in mostra la finestrella tra i denti davanti. Hisaki si limitò ad un mormorio indecifrabile, anche questo eredità del DNA paterno.
- Konbanwa Temari-sama. Ohaiho Shikamaru.
I due sorrisero, entrambi infagottati nei loro cappotti.
- Okasan, perché Shikamaru e Temari si tengono per mano? Stanno per cadere?
Gli adulti risero dell'ingenua sfacciataggine della bimba, poi la bionda di Suna si inginocchiò all'altezza degli occhi castani della figlia di Neji e TenTen.
- Vedi piccola, io e Shikamaru ci vogliamo molto bene, proprio come i tuoi genitori. E le persone che si vogliono bene come noi si tengono per mano...
- Ma allora anche Shikamaru ti fa male?
Temari la guardò, interrogativa.
- Perché, papà Neji fa male alla mamma?
- Qualche sera sento la mamma che strilla e il papà che le dice di stare zitta sennò ci sveglierà...
I genitori della piccola arrossirono, mente Shikamaru scoppiava a ridere, prontamente fulminato dallo Hyuuga.
- Dai Sachiko, dobbiamo andare, sennò nonno Hiashi si arrabbia! Saluta Shikamaru e Temari e andiamo.
Quando i quattro giunsero davanti ai portoni di Villa Hyuuga, TenTen si fermò un secondo, in ascolto.
Nonostante fosse il giorno di Natale, alle orecchie arrivavano solamente rumori di kunai contro kunai.
Poi, improvvisamente, una risata squillante le solleticò le orecchie, e Ayumi, la figlia di Hanabi coetanea di Sachiko, corse incontro alla cuginetta.
- Obasan, Sachiko può venire a giocare con me?
TenTen annuì, carezzandole distrattamente il visino, su cui facevano spicco due strisce viola. Aveva ereditato da Kiba il sorriso aguzzo, che però non stonava con il visino delicato e gli occhi bianchi di Hanabi.
Neji abbozzò un sorriso all'indirizzo della moglie, mettendole una mano sulla spalla.
- Va tutto bene.
Sì, tutto andava per il verso giusto. In primavera, dopo nove anni, sarebbero finalmente andati ad abitare a Villa Hyuuga, e le risate dei suoi figli si sarebbero mescolate a quelle di Ayumi, scacciando dalla villa quell'esagerato alone di serietà.
Sì, mormorò la donna rivolta a sé stessa, mentre tenendo Hisaki per mano varcava il cancello che un tempo l'aveva tanto terrorizzata. Finalmente tutto andava bene.

Note dell'autrice
Innanzitutto, finalmente i risultati sono stati pubblicati. Due mesi si attesa sono fin troppi, secondo me.

Secondo, una precisazione che avevo fatto a metà, visto che avevo dimenticato di inserirlo. Non ho messo Neji OOC né quando gioca con il figlio e non ho fatto piangere Neji quando muore Hinata per un semplice motivo. Nel primo caso, ritengo che persino il gelido Neji Hyuuga si scioglierebbe tenendo tra le braccia il figlioletto, nel secondo caso ho ritenuto che uno come Neji non si abbandonerebbe così tanto ai sentimenti da mettersi a piangersi o disperarsi davanti a tutti per una moglie che, come le due giudici hanno capito, non ama. Ecco, tutto qui. Ci sono nove anni di salto tra la penultima e l'ultima parte della vicenda, e mi pare chiaro che qualcosa Neji abbia provato. Neji ha pianto una volta sola in tutta la sua vita, e questo quando era bambino e Hizashi era morto. Non mi pareva proprio il caso che si mettesse a piangere per il semplice fatto di non farlo cadere nell'OOC.
Diversa invece è la situazione con l'addio a TenTen. Quella è la separazione dall'unica persona che, in tanti anni, è stata l'unica ad essergli accanto e a comprenderlo. Quello della morte di Hinata è il congedo da una donna che non ha mai amato e che per anni ha rappresentato quanto di più doloroso ci fosse per lui, la morte del padre.

Queste comunque sono considerazioni personali, che probabilmente avrei fatto bene a mettere per intero nel documento che avevo spedito.

Spero comunque che questa storia sia piaciuta alle YinYang alla lettura visto e considerato che per me conta molto di più rappresentare il pairing che amo più di ogni altro piuttosto che una classificazione.


Il wakizashi è un arma dalla lama corta.
Otosan vuol dire babbo, Okasan è mamma e Obasan è zia.
Konbanwa
vuol dire buonasera, Ohaiho ciao.
  
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