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Autore: OneWingedAngel    23/12/2008    3 recensioni
(Post KH2) L'avventura è finita e Riku è riuscito a raggiungere la sua meta, ha ritrovato gli amici e ha ottenuto il loro perdono. Tuttavia dopo l'euforia del ritorno Riku dovrà fare i conti con i sentimenti di prigionia e abbandono in agguato nel suo cuore e con la realizzazione che nulla è cambiato salvo l'unica cosa che non voleva cambiasse mai...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kairi, Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Fragments of sorrow

Fragments Of SorroW


Erano passate appena due settimane e già sembravano anni.

Avrebbe dovuto aspettarselo e, per essere franchi, in buona parte se lo aspettava.

Aveva semplicemente ignorato quella sua sensazione che appena due settimane fa era sembrata lontana e debole, e l'aveva seppellita sotto la gioia travolgente e fuggevole del ritorno.

Perchè quando era tornato era davvero felice di essere di nuovo li, nelle sue Isole del Destino, di ripercorrere i luoghi abituali della sua infanzia che gli sembravano così lontani e pure così chiari nella sua memoria.

Rivederli, ritrovarli, dal vivo, vederne i colori, sentirne gli odori, faceva sembrare d'improvviso i suoi sicuri ricordi come sbiadite foto in bianco e nero di fronte allo splendore dei sensi.

Si, Riku era stato felice di tornare a casa.

Tornare e riscoprire il mondo. Sentire la felicità inondarlo quando ritrovava tutto quello che già conosceva e scopriva con nostalgia che davvero nulla era cambiato.

Già, nulla era cambiato. E nulla cambierà.


Nemmeno le persone erano cambiate, e questa volta il destino che era sempre sembrato loro avverso gli aveva fatto un favore.

Dopo che con sudore e fatica gli eroi del keyblade avevano riportato nuovamente l'ordine tra i mondi, la grande forza che governava l'universo dei cuori umani aveva deciso di premiarli con un piccolo regalino, oltre alla porta che li aveva ricondotti li.

Per gli abitanti del piccolo arcipelago la loro avventura di un anno era stata semplicemente una parentesi di normalità, in cui nessuno aveva fatto caso alla loro scomparsa, dimenticandoli.

Tutti quanti, genitori, amici e persino Kairi si era scordata di Sora.

Ora che invece erano tornati quel periodo di tempo era stato riempito nella memoria della gente dalle ombre fittizie di Riku e di Sora, trasmettendo nuovamente alle persone la sensazione che non se ne fossero mai andati, che nulla fosse cambiato.

Così Riku non si sorprese più di tanto quando gli abitanti li salutarono come si saluta una persona che si è vista l'ultima volta giusto il giorno prima, magari incrociandola per strada, e magari scambiandoci qualche parla vuota degna di ogni conversazione mondana di distaccati conoscenti.

Li salutavano con una patina di cortesia, senza la minima sorpresa, mentre a loro sobbalzava il cuore in petto a ogni volto anche solo lontanamente familiare.

Si, decisamente, all'inizio a Riku era piaciuto ritornare nella sua terra natale, riscoprire i luoghi che avevano scandito i 15 anni di vuoto precedenti alla sua avventura (alla loro avventura).

Si era emozionato rivedendo i suoi genitori che lo avevano salutato con fare abituale e gli avevano pure dato una piccola lavata di capo perchè era rincasato in ritardo, era stato in fondo bello ritrovare camera sua e scoprirla identica a come l'aveva lasciata.

Ma era quello il punto, e non poteva fare a meno di ignorarlo.

Non era cambiato nulla.

Quell'anno era venuto ed era semplicemente scivolato sulle Isole senza lasciare la benché minima traccia del suo passaggio.

Non un particolare, non una via...era semplicemente immutabile.

La scuola, la piazza, le vie, l'isolotto dove giocavano da piccoli, la baracca sulla spiaggia, persino il loro luogo segreto era rimasto identico a se stesso, sempre costellato dalle stesse immagini infantili con cui loro lo avevano imbrattato (tranne una, una era nuova).

Per gli abitanti delle Isole del Destino la vita era un inno alla monotonia, un semplice susseguirsi di giorni identici uno dopo l'altro.

Ognuno di loro viveva e si addormentava con la consapevolezza che l'indomani si sarebbe svegliato per vivere la fotocopia del giorno appena passato, diverso forse nella forma, ma non nel contenuto.

Anche i loro amici isolani non erano cambiati affatto. Forse erano cresciuti, ma la loro mente era rimasta ad un anno fa. Loro giocavano ancora con le spade di legno e sognavano ancora mirabolanti avventure che non sfioravano nemmeno quello che era capitato loro tre in quell'anno che per l'isola non era neppure passato.

Una vita fatta di un andirivieni incessante e sempre uguale a se stesso, come il moto delle onde sul bagnasciuga.

Se all'inizio era stata gioia, si era poi trasformata in fretta in accettazione e in normalità, e per una persona che aveva assistito allo straordinario, per chi lo aveva vissuto, la normalità equivaleva alla noia.

Ed ecco che puntualmente, esattamente come aveva previsto, riemergevano in lui i sentimenti di prigionia che l avevano tormentato un anno prima.

Forse non era così forte, non era quel sentimento di opprimente soffocamento, di prigionia totale, di alienazione, ma era comunque sufficiente a turbarlo nel profondo.


Per Sora e Kairi sembrava invece che tutto fosse diverso, che fosse tutto splendido.

Ma, riflettè Riku, per loro era effettivamente diverso. Non era l'essere tornati in quel mondo la cosa che li rendeva veramente felici, ma essersi finalmente ritrovati, l'un l'altra.

Loro avevano il loro mondo personale, quello che racchiudeva soltanto loro due, e nessun altro, composto dalle loro frasi, dai loro sguardi, dai loro sussurri e dai loro segreti.

Un mondo in continua espansione e cambiamento man mano che si conoscevano e che il loro rapporto si approfondiva, e che se ne infischiava della risibile immobilità del mondo che li circondava.

Un mondo che una volta aveva compreso anche Riku.

Ora però era diverso. Pensava che finita la loro battaglia sarebbe bastato tornare tutti a casa perchè le cosa si sistemassero da sole?

Dopotutto c'era lo squarcio di un anno di separazione che intaccava inevitabilmente il loro rapporto, pretendere di ritrovare quella simbiosi vitale che avevano un tempo in appena due settimane era pretendere l'impossibile.

Ovviamente per Sora e Kairi era diverso, una volta ancora.

Per loro quell'anno non era affatto passato.

Durante la loro prima avventura loro due avevano addirittura condiviso il cuore. Erano rimasti inconsapevolmente assieme,condividendo ogni momento, ogni esperienza, ogni sentimento, congiunti nella parte più intima e profonda della loro anime.

Si erano conosciuti come mai nessuno si era conosciuto prima, erano stati una sola cosa, e quello era stato il loro legame, mutuato dalla promessa che si erano scambiati una volta che i loro spiriti si erano materialmente ridivisi. Ma spiritualmente erano rimasti una cosa sola per tutto il tempo.

E anche dopo, quando Sora era caduto nel sonno della memoria e Kairi era arrivata addirittura a dimenticarlo ( ma avevano scoperto che i ricordi erano uno strumento inaffidabile e volubile) erano comunque rimasti accanto.

Il loro legame aveva semplicemente cambiato forma, incarnandosi nei corpi e nei pensieri di Roxas e Naminè.

Ogni tanto capitava a Riku di scorgere nei suoi due amici alcuni tratti, alcuni sfumature che avevano caratterizzato un tempo i loro nessuno.

Per esempio gli capitava di individuare sempre più spesso Sora rintanato in qualche luogo alto, o seduto sulla loro palma a guardare il tramonto spezzarsi sull'oceano succhiano un ghiacciolo al sale marino, oppure gli succedeva di trovare Kairi che tentava qualche esperimento con i pastelli su un blocco da disegni, con i capelli raccolti sulla spalle.

Dopotutto i due nessuno, secondo Riku, un cuore ce l'avevano sempre avuto.

Era stata sopratutto la sua convivenza, quasi forzata, con Naminè a dargli quell'idea.

Naminè era un'altra delle cose che più gli mancavano della sua “vita passata”. Aveva trovato ,con sua grande sorpresa, una compagnia affascinante in quella esile creatura. Pura, semplice, dolce, indifesa...stando con lei gli sembrava di conoscere una parte nuova di Kairi che non aveva mai conosciuto, che nessuno aveva mai conosciuto veramente prima, forse neanche Sora. Si illudeva ovviamente. Ma era bello illudersi di possedere un frammento del cuore di Kairi...

Con Naminè si sentiva bene, perchè loro due condividevano la stessa tristezza, una tristezza legata al senso di colpa, sentiva che solo lei poteva, con la sua vellutata malinconia, comprendere il suo animo.

Avrebbe voluto tenerla stretta a se, anche a cose ultimate, ma sapeva che gli eventi dovevano seguire il suo corso.

E in ogni caso, anche lei in fondo, apparteneva a Sora, o almeno ad una parte di lui, Roxas.

Però conoscere quella creatura così profondamente triste e sola gli aveva fatto pensare che in fondo i nessuno un cuore ce l'avevano eccome, non poteva capacitarsi che quella melanconia nei suoi occhi, nella sua voce, fosse tutta una finzione.

In fondo cos'è un nessuno se non un frammento di un cuore, che si è staccato da un essere “completo”.

E cos'è il cuore di un uomo se non un infinitesimale frammento del vero Cuore dei Cuori, Kingdom Hearts.

Con quale diritto, con quale presunzione loro di definivano esserei completi, se di fatto l'unica completezza possibile era quella di Kingdom Hearts, che annullava di fatto ogni parvenza di soggettività, riunendo tutti gli esseri viventi in uno.

Si chiedeva se tutto quello che avevano fatto, dunque, fosse giusto o meno. Di fatto l'organizzazione XIII erano solo degli esseri che miravano a una, seppur imperfetta, completezza.

Non riusciva a fare a meno di indugiare su questi pensieri perchè cercava in tutti i modi di evitare il pensiero che la loro avventura era davvero giunta alla conclusione, e per farlo cercava inutilmente di riscrivere infinite volte, nella sua mente, l'ultimo capitolo, cerando di lasciare ogni volta un finale aperto, un continua, coi puntini di sospensione, invece di una chiara e desolante scritta fine.

La sensazione che Riku provava in quel momento era simile a quella di un corridore che gode dell'ebbrezza della corsa.

Vedere macinare la strada, chilometro dopo chilometro, lo riempie di gioia, e alla fine, vedere il traguardo comparire all'orizzonte e farsi sempre più vicino fino a traguardo lo investe di un emozione sempre più forte.

Ma alla fine, dopo la crepitante esultanza per la vittoria, il bagno di folla con gli amici, la consegna del premio, rimane solo il podio vuoto, i coriandoli della festa sparsi per terra, e un traguardo tagliato che sancisce la fine definitiva delle emozioni della corsa.

Era così che Riku aveva vissuto la sua avventura, il traguardo era stato il ritorno a casa, il bagno di folla era stato il ritrovamento di Sora e Kairi, e il premio il loro affetto e il loro perdono.

Però ora si voltava a guardare con bramosia e nostalgia il nastro tagliato del traguardo, desiderando che quella fosse solo una piccola tappa, e non l'arrivo definitivo.

Invece gli toccava, (ormai lo sapeva ma gli rimaneva difficile accettarlo) soltanto la possibilità di rimirare il suo premio, e vederlo mano a mano impolverarsi su uno scaffale lontano. Esattamente come gli capitava di rimanere in disparte a fissare le schiene di Sora e Kairi, stagliate contro l'orizzonte, appoggiate l'una all'altra.

Certo non si poteva dire che lui fosse stato escluso, soltanto oramai loro due avevano un rapporto speciale in cui non c'era spazio per lui, e così ormai non restava altro che rimanere a guardarli mentre si rincorrevano sulla spiaggia, si schizzavano con l'acqua o restavano seduti l'uno accanto all'altro sulla loro palma.

Da prima erano solo le loro spalle che si toccavano timidamente, poi le dita delle loro mani che si intrecciavano delicatamente, poi un tenero abbraccio cingeva le loro spalle.

Riku sapeva che probabilmente nel privato si erano spinti più avanti, ma non era certo curioso di indagare....quei gesti segnavano la distanza fra di loro, e questa aumentava ogni giorno...

La polvere si accumulava sul trofeo...e le emozioni della corsa e della vittoria sfumavano sempre di più, fino a diventare evanescenti.

Riku sperava che col passare del tempo si sarebbe dimenticato di quell'anno fantastico, e avrebbe cominciato a credere che fosse tutto un sogno. Ne dubitava, ma sapeva che questa sarebbe stata l'unica soluzione al suo senso di frustrazione.

Eppure c'era stato un tempo in cui lui era stato felice. Davvero. Pienamente.

Quando loro erano bambini tutto era diverso.

Il loro rapporto era puro, e fatto solo di emozione e speranza.

Era un rapporto perfettamente equilibrato, orizzontale. Non esisteva differenza tra di loro, ne di età o di sesso, che potesse turbarli. Il loro era un mondo esclusivo che comprendeva solo loro, e nessuna causa esterna poteva scalfire la loro serenità, in cui imparavano e crescevano.

Assieme....

Poi, con l'adolescenza e il relativo carico di scombussolamenti, tutto era cambiato. Era iniziata la curiosità....in molti sensi.

Per la prima volta Riku e Sora si erano accorti che la loro migliore amica era una donna. Sembrava una cosa scontata ma prima di allora non l'avevano mai considerata in quell'ottica.

A pensarci a posteriori tutto quanto era ruotato attorno a lei, fin dal primo momento.

Il desiderio, l' ossessione, della fuga era iniziata per merito suo, della sua storia, del suo passato.

Era diventata un'idea così acuta e penetrante da tenerlo sveglio la notte. Era stata la prima volta che aveva messo in dubbio il mondo in cui viveva, il destino....e aveva cercato di cambiarlo.

Ormai la fuga era il perno di tutte le sue attenzioni, il cui simbolo e totem si incarnava nella folle idea della zattera....

A pensarci ora era quasi divertente.

La loro eroica traversata si sarebbe certamente conclusa con un naufragio tra i flutti irati dell'oceano, che loro nemmeno conoscevano.

Tuttavia ne aveva bisogno....era la sua valvola di sfogo.

Ricordava con precisione la pressione e l'angoscia che gli davano ogni istante le vie battute e ribattute della città, le facce viste e conosciute, l'incessante susseguirsi di giorni e notti uguali a se stessi.

Trovava tutto insopportabile, mille volte peggio di come lo sentiva ora.

La sabbia sembrava sempre rovente, il sole sempre accecante, e l'orizzonte le sbarre di una cella senza confini. Una linea beffarda e provocatoria.

Per ironia della sorte, invece, Kairi, il motore immobile e inconsapevole di tutte le loro azioni era l'unica che conservava un profondo legame con quella terra.

Adorava la sensazione dei granelli di sabbia che si infilavano fra le dita dei piedi, l'acqua calda che glieli carezza lungo il bagnasciuga, lo sfavillio del sole nei suoi occhi, i tramonti intensi come se il mare avesse preso fuoco.

L'unica cosa che adorava di più di tutto quello splendore erano i suoi amici, ed era solo per questo che ,con un sorriso di gioia che mascherava accettazione, aveva deciso di seguirli comunque fosse finita.

Sora invece era troppo sorprendentemente puro per provare elucubrazioni profonde come quelle che davano il tormento a Riku, per lui la voglia di scoprire era tutto. Per lui l'orizzonte non era un confine ma solo un'altra porta.

La sua porta Riku, invece, la trovò nell'oscurità, e nella sua dissennata fretta di fuggire ci saltò dentro senza pensieri ne rimorsi.

Da lì iniziò il dedalo della sua perdizione.

Paradossalmente fu proprio lui a rischiare di distruggere il loro rapporto, dapprima avvelenandolo con l'invidia, poi con la superbia.

Arrivò ad odiare Sora, a cercare disperatamente di portargli via Kairi, ma quello che trovò non era nulla più che il suo corpo.....e cercando di avere tutto ciò che desiderava, perse se stesso nell'oscurità.

Ed ancora una volta fu Sora a salvarlo.

Quando le porte bianche di Kingdom Hearts li divisero con quel “Prenditi cura di lei” ammise la sua sconfitta e cedette a lui il premio.

Pensava che da allora avesse ceduto anche il desiderio, ma si sbagliava.

Da allora iniziò un percorso di redenzione e solitudine, che indurirono il suo cuore e lo portarono a conoscere e affrontare i risvolti più oscuri della sua anima.

Un tortuoso e tormentato cammino verso l'alba.

Ma ora che l'alba l'aveva raggiunta l'aveva trovata più simile ad un tramonto.


Dopo due settimane che non erano passate dal suo arrivo si trovava sulla palma da solo a guardare l'orizzonte che ghignava e gongolava della sua vittoria.

Rispose con un sguardo rassegnato e si lasciò sfuggire della labbra un sospiro.

Oramai passava tutti i pomeriggi allo stesso modo, seduto su quella palma, quando non la occupavano Sora e Kairi, a pensare che una volta era in tre, e ore erano due più uno.

Stava così placidamente perso nella sua leggera malinconia quando sentì un fruscio alla sua sinistra.

Sora saltò fuori dal nulla come suo solito e si accomodò a suo fianco con l'aria beata di sempre.

Era da solo, si sorprese Riku, senza darlo a vedere.

Inaspettatamente il suo migliore amico rimase in silenzio a guardare il mare insieme a lui e il suo silenzio innaturale fece sentire Riku quasi in dovere di intavolare una conversazione.

Non è cambiato nulla, vero?”

Già. E nulla cambierà” rispose l'altro.

Come gli era venuto in mente di tirare fuori quell'argomento non lo sapeva, forse perchè era l'idea che da sempre l'aveva assalito?

Che mondo piccolo.” commentò piatto, più a se stesso che a Sora.

Già, ma una parte adesso è più grande”

Già” ammise con tristezza, ma non per lui, ammise con se stesso.

Hey Riku, cosa pensi che fosse la porta per la luce?” gli chiese l'altro a bruciapelo.

Lui ridacchiò, probabilmente era da quando erano tornati che moriva dalla voglia domandarglielo, ma era stato occupato.

Sora era così, quando non sapeva qualcosa chiedeva a Riku, senza sapere che era lui il primo a farsi un sacco di domande senza risposta.

Tuttavia per quella una risposta pronta ce l'aveva, perchè aveva avuto il tempo di rimuginarci su anche lui sulla misteriosa apparizione della porta salvifica, e ora la risposta gli sembrava così evidente.

Scese con un balzo fluido dal tronco piegato dai venti della palma, e toccando il petto di Sora disse.

Questo”

Dopo un istante di sconcerto in cui rimase con un'aria imbambolata e stupita, e poi, una volta afferrato il concetto, Sora gli rispose con un sorriso genuino e contagioso.

Un rumore di passi li distrasse. Kairi sopraggiunse ansimante e visibilmente in agitazione. Si fermò un istante a riprendere fiato e poi, agli sguardi preoccupati dei suoi amici, rispose alzando verso di loro una bottiglia di vetro verde che conteneva, arrotolato stretto, una pergamena con un sigillo fin troppo noto.

Il Rè” esclamò Sora mentre si affrettava a liberare il contenuto della bottiglia.

Riku sentì palpitare il cuore.

Si avvicinò a Sora insieme a Kairi, sempre più scossa, e mano a mano che i suoi occhi scivolavano da una riga all'altra della pagina una luce cominciò a illuminarglieli e un sorriso si distese sempre di più sul suo volto.

Quella lettera, quell'umile pezzo di pergamena, era riuscito in pochi istanti a scrivere il finale che voleva lui, non più una fine, ma un finale aperto, che gli diceva che la sua via per l'alba era appena iniziata....


Continua.....


Nota dell'Autore

So bene che non si può dire che la scelta del soggetto per questa fic sia davvero originale. I sentimenti di Riku alla fine del gioco e i suoi rapporti con gli altri due, effettivamente non brilla per originalità, tuttavia ci tenevo a scriverla anche perchè nel gioco si da pochissimo spazio all'introspezione di Riku, e mi piaceva l'idea di esplorare un po' i pensieri che aleggiavano nella testa del nostro platinato preferito :)..

In ogni caso spero vi piaccia e non fate caso se c'è qualche errore di battitura, tenete conto che questa fic è figlia di una notte insonne, quindi perdonatemi se potete e segnalateli eventualmente nelle recensioni, provvederò a correggerli

Bye Bye

One Winged Angel

  
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