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Autore: Ghost Writer TNCS    12/04/2015    5 recensioni
ATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO
Anna Bedder è una giovane piratessa e possiede un potere talmente straordinario che, nonostante la sua giovane età, si è già guadagnata una fama piuttosto invidiabile. Grazie alla sua Black Soul può viaggiare per i mari senza preoccuparsi della maggior parte dei nemici, tuttavia ogni primo giorno del mese si reca alla taverna “Il Kraken” e ascolta chiunque desideri entrare nella sua ciurma, in attesa di trovare le persone adatte a vestire i panni dei pirati Bandiera Nera…
I personaggi presentati in questa raccolta verranno ripresi nel secondo racconto della saga Arcana Magica.
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La prima oneshot (Emrad) è iscritta al contest Fantasy Contest - Alternative Route indetto da Mokochan sul forum Torre di Carta.
La sesta oneshot (Jemal) è iscritta al contest Un, due... Trash! indetto da Amahy.
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Emrad

Data: 4117 d.s., prima deca[1]
Luogo: pianeta Marath, sistema Essud

L’isola nota col nome di Abandon non era molto grande e ospitava solo una piccola città sporca e sgangherata. Più della metà degli edifici erano adibiti a bordelli, c’era un discreto numero di taverne e poi una percentuale ridotta di altri negozi, i cui proprietari erano dediti prevalentemente al commercio di armi o al contrabbando di oggetti magici.

La legge lì non esisteva. O meglio non esisteva nessuno in grado di farla rispettare. In compenso c’era una sorta di regolamento non scritto che tutti quanti erano tenuti a rispettare: non rubare, non uccidere e non scatenare risse all’interno dei locali. Sorprendentemente quasi tutti sembravano seguire queste direttive. Ma del resto ogni pirata che si rispetti deve assecondare le leggi del Codice d’Onore dei Pirati, e il Codice tutelava il più importante centro di ritrovo dei fuorilegge del mare quasi come se fosse un luogo sacro.

In quel momento una nave raggiunse uno degli innumerevoli moli situati nei pressi della città e attraccò. Subito alcuni uomini saltarono agilmente giù dal parapetto, desiderosi di poter finalmente godere della compagnia del gentil sesso, altri invece preferirono fare con maggiore calma e sfruttarono le scalette di corda.

Uno degli ultimi a scendere fu un uomo alto e muscoloso dal capo rasato. Al fianco portava una scimitarra, ma non era un membro della ciurma. Aveva chiesto un passaggio al capitano di quella nave, e questi glielo aveva accordato in cambio di una adeguata somma di denaro e di un lavoro giornaliero a pulire la nave. Non era stato piacevole, ma almeno era arrivato a destinazione in tempo.

Infilò una mano in tasca e ne trasse fuori un pezzo di carta piuttosto sciupato ma ancora leggibile. La persona che voleva incontrare si recava ad Abandon ogni primo giorno del mese e trascorreva tutta la giornata nella taverna più grande della città per permettere a chiunque volesse entrare nella sua ciurma di incontrarla.

Anna Bedder. Girava voce che fosse appena una ragazza, eppure le erano bastati pochi mesi per guadagnarsi una fama a dir poco invidiabile. La cosa però non doveva stupire: lei possedeva la Black Soul, e questo potere innato le dava la possibilità di fare quasi ogni cosa. Perfino far colare a picco una nave della marina senza ricevere una singola cannonata.

L’uomo rimise in tasca il foglietto e si avviò in direzione della taverna in questione. Era venuto fin lì per chiederle di entrare nella sua ciurma, ma nonostante la sua forza e la sua esperienza non era certo che lei lo avrebbe accettato. Stando alle voci, aveva rifiutato tutti i pirati che si erano proposti, e alcuni già si chiedevano quale fosse il suo vero obiettivo. Un capitano senza una ciurma non poteva sperare di vivere a lungo, ma forse per un possessore di Coloured Soul questo non aveva importanza. Poco male, presto lo avrebbe scoperto.

Trovare la taverna non fu difficile. Era enorme, quasi il triplo in ampiezza rispetto alle costruzioni vicine, e l’insegna sgangherata riportava l’inequivocabile scritta “Il Kraken”, con tanto di piovra e tentacoli. Un nome azzeccato date le dimensioni del locale.

Il fracasso che usciva dal portone spalancato e dalle finestre era incredibile, e quando entrò divenne ancora più assordante. Per non parlare della puzza! Era proprio vero che i pirati erano allergici al sapone…

Provò a guardarsi intorno, ma con tutta quella confusione era impossibile trovare la persona che stava cercando. C’erano pirati di ogni tipo, da quelli grandi e grossi a quelli che senza dubbio facevano ricorso alla magia, ma soprattutto non mancavano le prostitute.

Decise di raggiungere il bancone, dove un uomo grasso e sporco stava facendo finta di pulire alcuni boccali con un panno lercio.

«Che ti porto?»

«Un boccale di nedoh.»

Quello annuì e gli versò il liquido dorato e spumeggiante direttamente nel bicchierone che aveva in mano.

L’uomo bevve un lungo sorso. Il nedoh era senza dubbio uno dei suoi alcolici preferiti. Era talmente buono da vincere perfino lo schifo che provava verso il contenitore in cui era stato versato.

«Sto cercando Anna Bedder.»

Il taverniere lo scrutò per un attimo. Il suo sguardo era eloquente: “Un altro che vuole fare squadra con quella là… Poveretto”. «È di sopra.» gli disse accennando col capo alla scala.

«Ti ringrazio.» Bevve l’ultimo sorso di nedoh, lasciò sul banco una moneta e poi raggiunse la rampa. Conduceva ad una balconata ad anello che seguiva l’intero perimetro della taverna, lasciando al centro un buco da cui osservare il piano terra. Là sopra il rumore era leggermente attenuato, tuttavia non mancavano le prostitute più o meno vestite.

Si mise a camminare lungo la balconata, scrutando distrattamente le persone sedute ai tavoli nel tentativo di riconoscere Anna Bedder. E alla fine la trovò. Cavolo, era davvero giovane! Così a prima vista non poteva avere più di diciotto anni. Indossava una camicia nera mezza sbottonata dalle maniche gonfie, dei pantaloni aderenti e degli stivali. Era abbastanza snella e il seno non era particolarmente prosperoso, le gambe incrociate sul tavolo la facevano sembrare un maschiaccio, il viso invece aveva dei tratti molto femminili, con il naso sottile e la bocca delicata. I capelli erano neri e mossi, le sopracciglia eleganti, gli occhi invece erano due pozzi scuri e indecifrabili messi in risalto da una precisa mano di trucco. Stava parlando con degli uomini, tuttavia il suo sguardo non tradiva la minima esitazione: sembrava pronta ad ucciderli in qualsiasi momento.

L’uomo decise di avvicinarsi un po’ di più per cercare di sentire il discorso. Ad occhio e croce la giovane stava parlando con un capitano pirata, un tizio dalla folta barba con un ampio soprabito, e gli uomini alle spalle di quest’ultimo dovevano fare parte della sua ciurma.

«… e sprechi il tuo talento.» stava dicendo il barbuto «Unisciti alla mia ciurma, e insieme domineremo tutti i mari!»

Subito i membri della ciurma risposero con delle grida di battaglia, ma questo non servì ad impressionare la ragazza in nero.

«Non intendo prendere ordini da nessuno e non intendo entrare in nessuna ciurma.» affermò con voce piatta, quasi annoiata.

«Cos’è, hai paura dei miei uomini?» fece il capitano con un ghigno «Non ti devi preoccupare, non ti toccheranno neanche con un dito se farai quello che ti dico. Se farai la brava, potrei anche farti dormire nella mia cabina…»

A quelle parole Anna scattò in piedi. «Potrei fare fuori te e la tua ciurma senza nemmeno bisogno di muovere un dito! E ora vattene, la mia pazienza non è infinita!»

L’altro però non si tirò indietro, anzi fece un passo avanti. «Mi stai sfidando? Guarda che anche io possiedo una Soul…»

I loro sguardi bramavano lo scontro, era chiaro anche a chilometri di distanza. Ma non potevano. Il Codice non lo permetteva.

«D’accordo, fa’ come vuoi.» tagliò corto il capitano barbuto voltandole le spalle «Ma sappi che, la prossima volta che ci incontreremo, non sarò così gentile. Addio, Anna Bedder.» Tornò a voltarsi verso di lei. «Anzi no: a presto…»

I membri della ciurma risero sotto i baffi, come se stessero già pregustando il loro imminente incontro. Davvero credevano di poter tenere testa al possessore di una Coloured Soul?

L’uomo si fece da parte e li osservò allontanarsi verso la scala che portava al piano terra, quindi si voltò verso Anna. Era tornata a sedersi, ma la sua rabbia non era affatto sbollita. Afferrò il boccale quasi vuoto che aveva davanti, se lo scolò con furia e poi lo scaraventò contro la ringhiera. Il bicchierone andrò in frantumi, e qualcuno dal piano di sotto imprecò in maniera piuttosto colorita quando i cocci di vetro caddero a terra.

Sapeva che non era un buon momento, però non voleva aspettare ancora. Rimase fermo qualche minuto, giusto il tempo per far svaporare l’ira della giovane, quindi si fece coraggio e si avvicinò. «Anna Bedder, dico bene?»

Lei lo trafisse con uno sguardo. «Chi lo vuole sapere?»

«Mi chiamo Emrad Al’Asah, vorrei entrare nella tua ciurma.»

Anna lo fissò ancora per qualche secondo, i suoi occhi neri in quelli marroni dell’uomo, quindi studiò il suo viso. Aveva dei tratti forti e decisi, sopracciglia molto chiare che quasi non si vedevano, un naso abbastanza grande e la mascella robusta. Era piuttosto alto, le braccia robuste erano messe in risalto dal gilet aperto sul davanti, così come il petto muscoloso e il collo taurino; aveva il capo rasato e gli aculei sugli avambracci dovevano essere stati tagliati con grande cura, esattamente come la barba. Per ultimo lanciò anche un rapido sguardo alla scimitarra che portava alla vita.

«Cosa ti fa pensare che dirò di sì?»

«Sono bravo a combattere, l’ho già fatto come mercenario su diverse navi pirata, e so utilizzare i cristalli magici. E sono anche un meccanico. Posso rendere la tua nave la migliore di tutti i mari.»

«La mia nave è già la migliore di tutti i mari.» ribatté Anna senza la minima esitazione.

Emrad non si scompose. «Allora la farò diventare di gran lunga la migliore di tutti i mari.»

Quelle parole riuscirono a dipingere un accenno di sorriso sulle labbra della giovane. «Ah sì? E come pensi di riuscirci?»

L’uomo si sedette al tavolo e si protese leggermente verso di lei. «Hai mai sentito parlare degli uomini del cielo

Anna si strinse nelle spalle. «Tutti hanno sentito parlare degli uomini del cielo. Esseri che vengono da posti sconosciuti e che si nascondono fra le persone normali. Una stupida leggenda.»

«Se ti dicessi che io sono un uomo del cielo?»

La giovane si protese verso di lui. «Penserei che tu mi vuoi prendere per il culo.»

«E invece è la verità. E te lo posso dimostrare. Costruirò un motore per la tua nave. Un motore che la renderà la più veloce di tutti i mari e che le permetterà di navigare anche in assenza di vento.»

«Posso già muovere la nave anche senza vento.»

Emrad non se ne stupì. «Ma ti costerà fatica. E non puoi farlo mentre dormi. Invece col mio motore potremmo navigare quanto ci pare, finché avremo carburante. E posso occuparmi anche dell’artiglieria.»

Anna si appoggiò allo schienale della sedia, rimuginando tra sé su quella proposta. Quel tipo sembrava interessante, e un esperto di armi le avrebbe fatto comodo. Dubitava che fosse davvero un uomo del cielo, però se fosse stato vero…

«D’accordo, sei nella mia ciurma. Vai al molo ovest e aspettami alla quinta passerella. La mia nave è una caravella nera con le vele nere e con la polena a forma di pantera.»

Emrad si alzò di scatto. «Sì, vado subito! Grazie Anna… emh, capitano!»

Lei annuì. «Ah, un’altra cosa.»

L’uomo si voltò.

«Portami un boccale di nedoh prima di andare.»


***


Emrad raggiunse il molo ovest e poi si mise a contare la passerelle. Dunque, Anna aveva detto che la sua nave era nera, con le vale nere e con una polena a forma di pantera… Non sarebbe stato difficile riconoscerla.

In breve raggiunse la passerella numero cinque, il numero scritto su un grosso sasso era sbiadito era ancora leggibile, però non c’era la nave. A ridosso della passerella c’erano un brigantino dalle vele a strisce bianche e rosse e una corvetta beige; vedeva anche un altro brigantino blu e nero e poi un galeone con la polena a forma di sirena, ma della nave di Anna nessuna traccia. Provò anche a controllare le passerelle vicine, ma non trovò nessuna caravella nera con le vele nere e la polena a forma di pantera. Che si fosse sbagliato? No, era sicuro che l’appuntamento fosse alla passerella cinque del molo ovest… Cosa doveva fare?

Era primo pomeriggio, e pensandoci non sapeva nemmeno l’ora dell’appuntamento. Probabilmente quella sera stessa, ma non poteva esserne assolutamente certo. Era così felice di essere stato accettato nella ciurma che non si era preoccupato di raccogliere tutte queste informazioni. Che idiota! Nemmeno fosse uno stupido moccioso!

Forse doveva tornare indietro per chiedere ad Anna di spiegarsi meglio. Doveva dirle che la nave non c’era. Ma lei gli aveva detto di aspettarlo lì, ne era certo, e non voleva fare una brutta figura già il primo giorno.

Tirò un calcio ad un pezzo di legno e quello cadde in mare con un docile plop. Avrebbe aspettato. Non aveva scelta. Sarebbe rimasto lì fino all’arrivo del suo capitano.


***


Era notte fonda. Il suo stomaco aveva smesso di contorcersi per la fame, ma cominciava a chiedersi se avesse fatto bene a sopportare fino a quel momento. Anna non si era ancora vista, e dentro di lui si stava affermando con forza il dubbio. Anzi i dubbi. Che avesse capito male? Che fosse nel posto sbagliato? Che fosse stato ingannato?

Guardò il cielo stellato. Su Horta, il suo pianeta natale, c’erano ben sette lune, su Marath invece non ce n’era nemmeno una. Non che facesse molta differenza. Aveva lasciato la sua terra per fuggire dalla guerra, ma non aveva avuto fortuna da nessuna parte. E così era andato su Marath. Molte persone ci andavano per lasciarsi alle spalle i problemi di un universo troppo caotico, e un pianeta ricco di magia come quello era perfetto per loro. Gli indigeni non avevano la minima idea di quanti alieni si nascondessero tra loro.

«Mi hai aspettato davvero.»

Emrad per poco non sobbalzò. Scattò in piedi, la mano sull’elsa della scimitarra, ma quando vide Anna rimase bloccato.

«La tua nave…» riuscì a dire dopo qualche secondo «non c’è.»

«La mia nave non è mica ormeggiata qui.» ribatté la giovane. «Vieni, ti faccio vedere dov’è.»

L’uomo rimase per un attimo imbambolato. Lo aveva preso in giro?!

«Ehi, aspetta! Perché mi hai detto di aspettare qui se la tua nave è da un’altra parte?»

«Per metterti alla prova.» rispose Anna senza scomporsi «Voglio che i miei uomini eseguano sempre i miei ordini. In ogni caso se fossi venuto a dirmi che la mia nave non c’era l’avrei considerato comunque come un fatto positivo.»

Emrad non riusciva a credere alle proprie orecchie. Era solo una prova. Una fottutissima prova. Beh, se non altro l’aveva superata.

«Hai già mangiato?» gli chiese Anna mentre camminavano lungo il molo.

«No.»

«Allora questo è per te.» affermò la giovane porgendogli un panino ripieno di verdura e pesce «Spero ti piaccia, se no possiamo andare a comprare qualcos’altro.»

«Questo va benissimo.» bofonchiò lui con la bocca piena.

La giovane si concesse un sorriso. Era bello avere un po’ di compagnia.

E poi finalmente raggiunsero la nave.

«Emrad, ti presento Tenebra.»

L’uomo osservò ammirato la polena a forma di pantera. Gli occhi erano verdi come smeraldi e sembrava sul punto di scagliarsi sulla sua preda con gli artigli ricurvi e le zanne aguzze. Era stata fatta in maniera davvero impeccabile.

«Hai dato un nome alla nave?» chiese poi, un po’ stranito.

Lei lo guardò, altrettanto stranita. «Certo!»

I due rimasero in silenzio a contemplare quella piccola caravella completamente nera. Perfino le corde avevano una sfumatura corvina.

Emrad non riusciva a credere che una singola persona fosse in grado di governare quella nave, per quanto di dimensioni ridotte.

«Vieni, ci conviene andare a riposare. Domani ci sarà da lavorare.»

«Vuoi già partire per qualche scorreria?»

«No.» Il bel viso di Anna venne oscurato da un nero sorriso. «Voglio conquistare una bandiera pirata.»

Emrad rimase bloccato, l’ultimo pezzo di panino a pochi centimetri dalla bocca. Secondo il Codice d’Onore dei Pirati era possibile conquistare la bandiera di un’altra ciurma solo dopo averla completamente annientata.

«Non fare quella faccia, hai detto di saper combattere.» gli fece notare Anna salendo la scala di corda della sua nave. Saltò il parapetto e poi lo guardò dal ponte. «Domani scopriremo se hai detto il vero.»

Emrad rimase fermo ancora qualche istante, quindi addentò l’ultimo boccone e cominciò a salire la scala di corda. Se il suo capitano voleva combattere, allora avrebbe combattuto. E le avrebbe dimostrato di cosa era capace.


***


La mattina dopo la caravella di Anna lasciò il molo e si avventurò lentamente verso il mare aperto.

Emrad stentava a credere ai propri occhi. La ragazza era seduta davanti al timone e la nave stava procedendo con calma senza alcuna guida apparente. Le vele color della pece si erano spiegate da sole, le corde corvine si muovevano come serpenti dotati di vita propria, e perfino il timone stesso stava mantenendo la rotta senza bisogno di mani a controllarlo. Sicuramente era merito della Black Soul della giovane.

«Vai sull’albero maestro e tieni d’occhio i dintorni.» gli ordinò Anna «Avvisami quando avremo compagnia.»

L’uomo non se lo fece ripetere e salì agilmente la scala a pioli che conduceva alla postazione di vedetta. Da lì poteva vedere perfettamente in tutte le direzioni e non avrebbe avuto difficoltà ad individuare eventuali navi nemiche.

Per una ventina di minuti non vide niente di particolarmente interessante, solo un paio di navi che si allontanavano da Abandon in direzione opposta alla loro, poi eccola. Una possente imbarcazione che faceva rotta proprio contro di loro.

«Una nave si avvicina!» esclamò con voce potente «È un galeone dalle vele nere e rosse!»

«La bandiera?»

Emrad prese il cannocchiale che aveva con sé e controllò. «Un teschio con dietro un vulcano, credo.»

Anna sorrise. «D’accordo, adesso puoi scendere.»

L’uomo tornò sul ponte e le porse il cannocchiale. «Vuoi vedere anche tu?»

Lei si alzò e andò vicino al parapetto per osservare a sua volta la bandiera del galeone. «Sì, sono proprio loro. Metti via il cannocchiale e poi torna qui. Ci sarà da divertirsi…»

Emrad fece come ordinato e, mentre andava a riporre l’oggetto sottocoperta, vide che le vele nere si stavano ammainando da sole. Dunque Anna era proprio decisa ad affrontarli.

«Intendi combattere qui?» gli chiese una volta portato a termine il suo compito.

«Ovviamente no.» Gli rivolse uno sguardo eloquente. «Non voglio che Tenebra si rovini.»

Detto ciò salì sul parapetto e si lasciò cadere in mare. Incredulo, Emrad si sporse subito per capire cos’avesse in mente. Mai avrebbe potuto immaginare ciò che aveva davanti: Anna era in piedi sull’acqua e ondeggiava insieme alle onde, come se si trovasse su una superficie solida come terra, solo in movimento.

La giovane sollevò il capo verso di lui. «Che fai lì impalato?! Salta giù!»

L’uomo, sempre meno convinto, scavalcò il parapetto. Aveva forse scelta?

Saltò, le mani protese in avanti e le gambe leggermente piegate per attutire… l’urto? Anche provandolo in prima persona gli sembrava incredibile. Era proprio come camminare sulla terraferma… solo che non era ferma.

«Muoviti, non voglio che Tenebra sia colpita da una cannonata.»

«L’affetto che nutri verso la tua nave è ammirevole, ma se ci colpiscono a noi?»

Anna non si scompose e continuò a camminare. «Non succederà.»

E in effetti fu proprio così. Probabilmente i pirati dell’altra nave erano increduli quanto Emrad, e per questo non osarono sparare una singola palla di cannone verso di loro.

Una volta di fronte al galeone, una sorta di nebbia nera avvolse le gambe di Anna e del suo compagno, spingendoli verso l’alto, sul ponte della nave nemica. Almeno un centinaio di uomini li stavano aspettando, le armi già in pugno.

«Davvero un bello spettacolino il tuo, te lo concedo.» Era stato il capitano del galeone a parlare, lo stesso uomo barbuto che aveva cercato di reclutare Anna il giorno prima. «Hai forse cambiato idea?»

La giovane lo ignorò e si voltò verso Emrad. «Se ne uccidi più di cinquanta, ti nominerò vicecapitano.»

L’uomo sguainò la sua scimitarra. «Vicecapitano in una ciurma di due?»

«Preferisci il mozzo?»

Emrad ruotò la sua arma. «Il vicecapitano va bene.»

«Uomini, mostrate a questi due cosa succede a chi si prende gioco di noi!» esclamò il capitano barbuto, per niente entusiasta di essere stato ignorato.

La ciurma rispose con un grido unanime e tutti quanti si gettarono all’attacco. Anna respinse il primo gruppo con un’onda d’urto, poi però Emrad dovette dare fondo a tutta la sua esperienza non lasciarci la pelle.

Un fendente dall’alto, un colpo laterale, una parata, un altro fendente. I cadaveri si moltiplicavano in fratta intorno a lui, ma non poteva abbassare la guardia.

Uccidere cinquanta uomini era tanto anche per lui. Ma questo voleva dire che Anna ne avrebbe fatti fuori almeno altrettanti, più il capitano nemico probabilmente. Sarebbe stato un vero massacro…


***


E un massacro fu. Il mare intorno al galeone era tinto di rosso ed Emrad non aveva bisogno di sporgersi per sapere che un banco di pesci affamati si era radunato sotto la nave, attirato dall’odore del sangue. In realtà più della metà dei Pirati del Vulcano erano fuggiti quando avevano capito di non poter vincere, ciononostante poteva dire di averne fatti fuori almeno una trentina.

«Capitano, ho finito.»

Anna gli aveva dato l’ordine di prendere dalla stiva del galeone tutto ciò che poteva essere rivenduto, e così aveva fatto.

La giovane intanto era ancora in piedi di fronte all’altro capitano, quest’ultimo in ginocchio, sconfitto. Quel tipo possedeva la Lava Soul quindi era in grado di controllare a piacimento la lava, ciononostante era stato completamente surclassato dalla Black Soul di Anna.

Emrad si era sempre considerato un tipo coraggioso ­­­– non così coraggioso da sfociare nella stupidità, ma comunque abbastanza da affrontare a viso aperto i propri nemici – quella giovane però gli faceva davvero paura.

«Vuoi uccidermi…?» esalò il barbuto con voce bassa «Come hai fatto con la mia ciurma…?»

Anna lo guardò sorridendo. Un sorriso dolce e sadico al tempo stesso. «Se avessi voluto, l’avrei già fatto. Tu vivrai. E dirai a tutti quello che ho fatto. Quello che i pirati Bandiera Nera hanno fatto. Questo è ciò che succede a chi si mette contro di noi.»

Sollevò la mano e una zampa di energia corvina scaturì dal suo palmo, si allungò verso l’alto, afferrò il vessillo degli sconfitti e lo strappò via con forza.

«E questa bandiera si unirà alla mia collezione.»

Gli voltò le spalle e si avvicinò al parapetto del galeone, lo stesso fece Emrad. Tenebra li aveva raggiunti subito dopo la fine dello scontro, quasi come un animale fedele che farebbe di tutto per il proprio padrone.

I due salirono sulla loro caravella e questa si allontanò tranquilla, cavalcando il vento con fare nobile ed elegante, proprio come una pantera.

Anna si ritirò sottocoperta, probabilmente per andare a riporre la bandiera col teschio e il vulcano che aveva appena conquistato, Emrad invece sollevò lo sguardo per osservare la loro bandiera. Era completamente nera, senza scritte, simboli o disegni. I pirati Bandiera Nera. Un nome azzeccato per la ciurma di colei che possedeva la Black Soul.

Per quel che ne sapeva, in tutto l’universo esistevano appena due o tre persone dotate di Coloured Soul, e Anna Bedder era una di queste. Un potere tanto raro quanto devastante.

«Capitano, dove siamo diretti?»

La giovane andò a sedersi davanti al timone e incrociò le gambe su quest’ultimo. «Ad assaltare qualche altra nave. Ci serviranno parecchi soldi per costruire il motore di cui mi hai parlato, vicecapitano.»



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[1] La sigla d.s. indica la datazione spaziale (detta anche datazione standard). L’anno spaziale ha una durata di circa 1,12 anni terrestri e si divide in 10 mesi chiamati “deche”.
Le età vengono comunque indicate secondo la durata dell’anno terrestre.

   
 
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