Partecipante al Drabble Weekend, indetto dal gruppo facebook: "We are out of prompt". Prompt di Allons-y_SK: https://www.youtube.com/watch?v=eav9lsYgsTk
Avvertimenti: si tratta di una Historical!AU ambientata alla fine della seconda guerra mondiale. Più o meno siamo nella primavera del '45.
Avvertimenti: si tratta di una Historical!AU ambientata alla fine della seconda guerra mondiale. Più o meno siamo nella primavera del '45.
Steso sotto un albero di ciliegio,
ad aspettare l'estate
ad aspettare l'estate
E nel turbinio dei fiori di ciliegio, Mycroft si chiedeva se mai lo avrebbe rivisto. Steso, mollemente abbandonato sotto un albero dai petali rosa, fissava il cielo azzurro con gli occhi di chi non s’era mai imbattuto in nulla di più bello. Aveva con sé la meraviglia dei bambini e l’innocenza dei puri di cuore. Bugiardi. Erano sentimenti rubati, quelli e che non avrebbero mai potuto appartenere al gelido e austero Signor Holmes. Li aveva presi al suo Gregory. A quel ragazzo dal sorriso sghembo, bello come un cielo azzurro d’estate, frizzante e delicato come un venticello d’aprile. Così diverso, ed entusiasta, e vivo. Se n’era innamorato. In meno di un battito di ciglia si era ritrovato preso da un amore che a stento riusciva ad intuire, un sentimento forte di cui non ne comprendeva il senso. Perché amarlo? Perché provare l’assurda paura di perderlo? Nemmeno l’accusa di sodomia lo aveva mai preoccupato, né tantomeno il crollare dell’Inghilterra, ma di Gregory, di lui sì che gl’importava. Fortemente. Soprattutto oggi che il dolore e l’ansia risplendevano in lui, al pari di un cielo tempestato di nubi candide. Una primavera che suscitava in lui vivi ricordi.
Il primo bacio. Quello timido e impacciato che s’erano scambiati proprio lì, sotto a quell’albero in fiore. Baciarsi nel turbinio delle idi di marzo e farlo sapendo di sbagliare, ma ugualmente non riuscire a fermarsi.
Toccarlo e iniziare a vivere.
E poi petali rosa tra i capelli rossicci, le risate di Gregory che gli scaldavano il cuore e racconti di miti di terre lontane. (Letti in un libro per sfuggire alla noia). Le sue parole, miste alla risata di Gregory, che ancora gli pareva di sentire riverberare e gli che faceva l’effetto di un colpo secco, come lo sparo di un fucile. Una pallottola che fendeva l’aria per poi piantarsi dritto nel suo cuore. Vivere con un proiettile piantato nell’anima, in attesa che lui facesse ritorno.
“Lo sai che in Gippone, gli alberi di ciliegio si chiamano Sakura? Credono che siano rosa per via del sangue di un soldato che venne sepolto alle sue radici. O forse erano più soldati? Io... non me ne ricordo.” Di nuovo risate che facevano scemare l'imbarazzo, ma che avevano il potere di permettere loro di crescere.
Era bello vederlo risplendere d’ammirazione, farlo sorridere e poi perdersi in un suo bacio significava, per il gelido Mycroft, vivere per davvero.
Mai sentimento era stato più giusto di questo. L’affetto per Sherlock non era stato tanto forte nemmeno quando erano bambini, e la paura per la guerra non aveva una sola volta smosso la sua apatia. Niente era più forte e potente di questo.
Chiudere gli occhi e ricordarlo. Scaldarsi grazie al sole di mezzogiorno, rinfrescarsi col tepore della primavera e tentare di rammentare la sua voce, era gioia pura iniettata in un cuore di pietra. Eppure, non era servito a nulla. Nemmeno il ricordo dei loro pomeriggi a fare l’amore, stesi sull’erba fresca e coperti dall’ombra delle fronde, lo aiutava a stare meglio. Anzi, più petali vedeva cadere, più l’ansia lo pervadeva. Inondandolo al punto da fargli sentire i rombi della guerra che tuonava in lontananza. La stessa in cui combatteva il suo Gregory. La stessa nella quale non avrebbe dovuto permettere che andasse. Perché erano gli uomini buoni, i primi a morire. Erano loro i primi a cadere, a crollare al suolo come petali di ciliegio. Soldati di fanteria sì, ma mariti e padri prima di tutto. Amanti. Mycroft non conosceva gli orrori della guerra, ne aveva sempre soltanto sentito parlare, ma apparteneva a quella generazione che del primo grande conflitto mondiale, ne aveva ricevuto soltanto degli sparuti racconti. Non aveva visto, ma ugualmente sapeva. Era ben conscio di come funzionava il mondo e che i puri di cuore erano i soli a perire. Erano i bastardi come lui a sopravvivere e a farlo sempre e comunque. Non c’era giustizia in questo, c’era soltanto l’indignazione di chi restava. La stessa che svaniva al gioire della tarda primavera.
Al cessare del turbinio dei ciliegi in fiore, Mycroft aprì gli occhi. Gli spari della guerra erano ancora più vicini; avrebbero mai preso Londra? O forse era già successo? Non gli importava. No, perché colui il quale adesso camminava in sua direzione, vestito di pantaloni stracci e una camicia strappata, e che sorrideva accelerando via via il passo, era proprio il suo Gregory. Bello come lo ricordava. Finalmente avrebbe potuto sentirlo nuovamente ridere.
Ma i ciliegi in fiore erano infidi e subdoli e appena il vento smise di soffiare, un petalo rosa si adagiò sul naso di Mycroft, svegliandolo dal suo sonno, destandolo dalle sue illusioni. E così come l’aveva visto arrivare, Gregory era sparito.
Realtà. Guerra. Morte.
E infine venne l'estate che portò con sé la fine della guerra, e con essa tornò anche l'amore.
Fine
*La leggenda degli alberi di Sakura