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Autore: Cicatricicomericordo    12/04/2015    0 recensioni
"I fantasmi urlavano nella mia testa. I demoni uscivano attraverso le ferite. Mi stavo per arrendere. Stavo morendo. Loro guardavano me, ed io guardavo loro. Aspettavano. Aspettavano la mia morte. Erano li, in piedi. E mi guardavano morire."
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Demons.
 

Lui mi ha salvato. Non lo sa, ma mi ha salvato la vita. Stavo male, stavo impazzendo. Era sera, o meglio, erano le tre di notte, ma dettagli. Nessuna canzone riusciva a farmi stare meglio. Non stavo nemmeno piangendo, e sono cazzi amari se non piango. Mostro, J-Ax, Linkin Park, Gemitaiz, Metallica. Niente di niente. Ero solo, in questo baratro. Precipitavo nell'oblio, solo. Mi misi una mano al petto, strigendolo fra le dita. Le unghie si insinuavano nella carne, il sangue colava, la cicatrice si era riaperta. Tum tum, tum tum, tum tum. Il cuore batteva sempre più veloce, sempre più forte. Correva sempre di più verso la strada del suicidio. I fantasmi urlavano nella mia testa. I demoni uscivano attraverso le ferite. Mi stavo per arrendere. Stavo morendo. Loro guardavano me, ed io guardavo loro. Aspettavano. Aspettavano la mia morte. Erano li, in piedi. E mi guardavano morire. Troppi pensieri, troppe sensazioni, troppi odori, troppi colori, troppi ricordi, troppi sentimenti, troppe emozioni, troppe promesse infrante. Troppo dolore. Ad un tratto il cuore si arrestò, i demoni tornarono uno ad uno dentro la mia anima. I fantasmi tornarono a dormire nell'oscurità della mia ombra. Solo un demone rimase fuori. Lo sentii dentro. Si avvicinó, allungò la mano, mi sfiorò il cuore con le unghie. I segni rossi. Era nero. Abbassò il capo, e mi sussurró una frase in giapponese. "Omae o izuno aishiteru". Poi si allontanó, si mise una mano alle tempie, la bocca si spalancó e fece come per urlare, ma il suo era un urlo silenzioso. Uno di quegli urli che non possono essere sentiti da persone normali. Io lo sentii. Era potente, carico di dolore, di odio, di rabbia. Carico di sensazioni, di ricordi, di sguardi. Carico di sorrisi, di pianti, di emozioni, di persone, di voci, di colori, di odori. Era carico di dolore. Era il dolore che urlava. Vidi il suo sangue blu notte riempirgli gli occhi, si rannicchiò in posizione fetale, soffriva. Si srava disintegrando. Piano piano stava tornando dentro di me. Pezzo dopo pezzo, dolore dopo dolore. L'aria era pesante. Si sentiva odore di sangue, di morto. La temperatura era calata. Faceva freddo. Ero io. Io ero freddo. La mia anima. Il buio dentro me iniziò ad oscurarsi sempre di più. Sempre di più. Sempre di più. Poi mi accorsi della musica che scorreva nelle mie vene. Proveniva dalle cuffie. Era la sua voce. Sentii l'odio, la rabbia, l'amore, le promesse, le persone, il dolore. Le sentii nella sua voce. Era lui. Il demone che poco prima di era disintegrato stava cantando. Mi stava tendendo la mano per uscire dall'oblio. La afferrai. Con la stessa stretta di un bambino, debole ed impaurito. Mi tirò su, e lo guardai, con lo stesso sguardo di chi è appena uscito da un coma. Il mio cuore parló. Da quel momento lo amai, con lo stesso amore che si prova verso un fratello. Vidi la sua carne umana, piena di cicatrici. Vidi la sua ombra, con i fantasmi rannicchiati che dormivano beatamente. Vidi la sua anima. Piena di demoni, tutti li, pronti a sostenerlo, pronti ad aiutarlo, pronti a salvarlo. Mi guardò, e mi disse ancora quelle parole. Sorrisi, e ce ne andammo, assieme. Lui sostenuto dai suoi demoni, io, sostenuto da lui. Da quel giorno l'ho sempre visto da una luce diversa. L'ho sempre messo un gradino sopra gli altri. Lui resterá per me un vero amico. La persona che con la sua voce mi ha salvato. È il mio idolo. È mio fratello maggiore. Ho un demone come fratello. E non riuscirò mai a smettere di amare quel fottuto demone.

   
 
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