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Autore: May90    24/12/2008    0 recensioni
[Fiction a due voci] [Ben lontana dalla vicenda originale] [La mia prima fanfiction...^_^]
Capitolo 19 "Feelings And Desires" =
"Prese un altro sorso di vino e, una volta riappoggiato il bicchiere sul tavolo, si mise a giocare passando con finta non curanza l’indice smaltato di rosso sul bordo del calice. Un’altra scena di repertorio, ma sempre molto efficace, dovevo ammetterlo. - Fai bene a parlare di gatti. – riprese, senza mutare l’espressione rilassata, ma fissando intensamente quel gesto che fingeva essere spontaneo – In quanto felini, hanno molti istinti feroci insiti in loro e un innato desiderio di scoprire le cose di persona. Non si tirano mai indietro. Quando hanno uno scopo, poi, diventano implacabili. - - Quindi l’avresti presa come una sfida? Non voleva esserlo in ogni caso. – scrollai le spalle – Strano, comunque. Credevo che i gatti fossero soprattutto animali nobili, eleganti, amanti del benessere e della tranquillità. Non questi grandi avventurieri. – - Quando sono allo stato selvatico, finiscono per essere più simili alle tigri che ai cagnetti domestici. A meno che tu non mi stia paragonando ad un innocuo barboncino. – e alzò gli occhi affilati come lame sul mio volto. - Tu invece ti stai paragonando ad una tigre…? – commentai con una smorfia dubbiosa – E soprattutto, in che modo dovresti sembrare così selvatica? Vivi in una ricca dimora, partecipi spesso a serate mondane, hai sempre una perfetta manicure… -"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tyki Mikk
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

Friends And Family


“Talvolta, la menzogna dice meglio della verità ciò che avviene nell’anima.”
(M. Gorkij)






Me ne andai tranquillo. Impassibile. Come si addice a noi Noah.
Appunto. Non ad un essere umano.

- Sei distratto! -
E lo scappellotto di Frank mi colpì in pieno collo.
- Ahia! Ma che diavolo…! – esclamai, vagamente offeso, massaggiandomi il punto colpito.
- Hai sempre la testa fra le nuvole! E’ il minimo che ti dovevi aspettare! – rise, più allegro del necessario alle mie lamentele.
- Ciò non toglie che sei un vero bastardo, Frank… - bofonchiai.
- Ma quanto ti lamenti, Tyki! – infierì Momo.
Prima che potessi replicare, mi ritrovai faccia a faccia con gli occhi cristallini di Iizu: - Perché sei distratto…? –
- Non sono distratto… - risposi, a tutti e a nessuno, aggrottando le sopraciglia.
- Oh si che lo sei! Sei assente! Pensi sempre ad altro da quando sei tornato dal part-time… -
Questo loro modo di assediarmi mi stava già irritando parecchio.
- Insomma… - cercai di dire, sovrastando i loro commenti.
- Io dico che c’entra una donna… - buttò lì Frank.
Io rimasi letteralmente a bocca aperta, ma non trovai la voce per parlare, cosa che invece fece Momo, con una smorfia comica:
- DONNA!? SCHERZI!? -
- Oh si! Il nostro Tyki sembra proprio innamorato! Io metterei la mano sul fuoco che è colpa della bella amante del suo misterioso capo o magari della sua giovane figlioletta… -
- State vagando un po’ troppo con la fantasia… - commentai, cercando di non immaginare Vivy nel ruolo di Violetta.
- Ha ragione! – esclamò Momo, con un cenno d’intesa, chiaramente non rivolto a me – Non stai esagerando…? Non è il tipo da gestire una relazione clandestina… -
- Ragazzi… - sbuffai, appoggiando la schiena al muro, stizzito.
- Eh già! Allora sarà la cameriera… -
- O la segretaria… -
- O l’infermiera… -
- Ma avete finito!? – esclamai sempre più allibito e scocciato.
- Comunque conciato così mi chiedo come hai fatto a conquistare qualcuna… Non oso immaginare che creatura possa essere… - scherzò Frank guardandomi di sottecchi.
Forse temeva mi offendessi seriamente. No, non ero il tipo da prendermela per davvero.
Un sorrisino malizioso mi venne spontaneo: - Guardate che quando voglio riesco ad avere il necessario fascino… -
- Seeeee! Come no!? – sbraitò Momo, con un gesto eloquente del braccio.
- Ah! Allora hai usato il portafoglio! – commentò l’altro ridendo più che mai.
- Se hai sprecato i tuoi sudati guadagni per fare colpo su una donnina della notte sappi che sei immediatamente radiato…! –
- State cominciando a diventare avidi… Non vi bastano quelli che ho portato a casa…? –
- Allora ammetti che sei stato con una donnina!!! – e le loro dita accusatrici si indirizzarono immediatamente sul mio volto.
La visione della giovane prostituta Violetta, vestita di rosso nel salone addobbato a festa, mi passò per la mente immediatamente. Così come i suoi intensissimi occhi verdi.
Ma davvero potevo far passare per una poco di buono la “candida” Vivy?
Tenendo poi conto che in realtà non l’avevo sfiorata con un dito…
Avevo davvero pensato “Purtroppo…”?
- Nahhh! Non era una come le solite… -
- Allora non si è fatta pagare…!? Ma come diavolo hai fatto!? – esclamò Momo più ammirato che stupito.
- Ma si può sapere cosa avete oggi…? – chiesi, sgranando di nuovo gli occhi a questi commenti assurdi.
- Allora racconta di questa donna, Tyki! – ordinò Frank sedendosi di fronte a me con le braccia incrociate e l’aria di un pericoloso mafioso.
- Ho perso un pezzo. Quando mai vi ho confermato che ci sia una donna…? –
- Piantala di fare l’idiota e l’innocentino e parla! – confermò l’altro sedendosi anche lui di fronte a me.
- Ma non ho niente da dire di lei… - sospirai – Tranne che non è una prostituta… Punto. Fatevelo bastare. –
- Ah-ah! – esclamò Frank allungando la mano verso Momo con un gesto plateale – Lo sapevo che c’era una donna di mezzo! Paga! –
- Che diavolo! Mi hai fregato! Si può sapere come hai fatto a capirlo!? –
- Quando uno assume quell’aria da pesce lesso, vuol dire che è proprio cotto perso. Il dubbio era solo se fosse per una donna o un uomo… -
- Tsz! Avete pure di sti dubbi!? – commentai, scuotendo la testa e lasciandomi cadere sfinito sullo schienale della sedia sgangherata.
- Allora sei innamorato, eh, Tyki? –
Passai uno sguardo scettico su di loro: - Cosa sono questi paroloni…? Non esageriamo. –
- Be’, comunque sia la ragazza ti ha centrato in pieno, altrimenti non staresti tutto il giorno con quell’aria sognante. –
- Sognante…? – ma quasi non avevo più forza di lottare – Non sono sognante, insomma… -
Mentre stavo ancora svogliatamente tentando di far ragionare quei due balordi, mi sentii tirare la maglia.
- Cosa c’è, Iizu? – chiesi abbassando lo sguardo sul bambino.
La sua vocina flebile faceva fatica a passare attraverso la mascherina che doveva tenere sulla bocca: - Davvero ti piace una ragazza, Tyki? –
- Emh… Forse si… - dissi vagamente evitando i suoi occhi sinceri.
- Ma allora lei non ti piace più? –
- Lei chi? –
Non poteva dire sul serio.
- La ragazza che mi ha aiutato… Non la sposerai, Tyki? -
Aprii la bocca senza sapere davvero cosa avrei detto.
Per fortuna Frank si intromise giusto in tempo:
- Dannazione, Momo! Non eri tu quello tutto religioso che doveva insegnare qualcosa al bambino!?-
Allora quello si piegò verso Iizu con tono comprensivo: - Ehi, Iizu! Ascolta, la tua amica non era una suora? –
- Si… -
- E lo sai, no, che loro sono Spose di Dio e quindi non possono sposare nessun altro? –
Si voltò verso di me, triste, poi rispose: - Si, lo so… Ma… -
- Ecco, appunto… Capito quindi perché Tyki non potrebbe comunque sposarsi con lei…? -
- Si… - disse, abbassando gli occhi triste.
 Momo sorrise e commentò: - E poi scusa da dove viene sta storia del matrimonio!? Ma dico ve lo immaginate Tyki tutto impettito all’altare!? –
- Infatti! – esclamò anche Frank – Poi proprio questo miscredente! Gli partirebbero sicuramente una decina bestemmie tutte insieme! -
- Continuate a stimarmi poco… -
Comunque neanche sta volta mi ascoltarono, anzi, si presero a braccetto ed iniziarono gioiosamente a cantare: - Tyki è innamorato! Tyki è innamorato! –
- Ma che due stronzi… - commentai a bassa voce, tra me e me, ridendo.
Poi vidi Iizu che si era seduto sconsolato su una cassa lì vicino.
Feci cenno ai due pazzi. Si voltarono verso di lui per poi prenderlo in braccio e iniziare a sballottarlo. Allora finalmente, con mio sollievo, anche su suo volto tornò un’espressione felice…

In effetti su una cosa fondamentale ci avevano preso. Pensavo a lei. E sapevo che non era una buona idea, soprattutto quando riprendevo la mia vita “bianca”, perché in quel momento l’indifferenza non riusciva a riprendere il suo posto sovrano nella mia mente. Senza la noncuranza ogni cosa prendeva un aspetto di importanza decisamente superiore al necessario…

Vivy la religiosa, Vivy la soprano, Vivy la Noah.
Tutte e tre la stessa persona. Persona alla quale pensavo anche troppo ossessivamente.
E i miei pensieri non erano rosa confetto come pensavano loro. Non proprio.
Dominava il nero: di casa Noah, della vita che si conduce laggiù, dell’oscurità del palcoscenico prima che le luci svelino tutti i misteri, dei suoi capelli raccolti ma sfuggenti e del suo lungo abito…
Così era anche per quanto riguardava il futuro. Di fronte a me non c’era nulla che potesse tornare a legare la mia vita “bianca” con quella ragazza. Ciò che ci accostava era solo l’esistenza “nera” verso cui ci eravamo diretti e quindi solo quella aveva la possibilità di rivestire, forse, una qualche importanza. Ecco perché DOVEVA essere semplice abbandonare il passato, perché lei restasse solo “la soprano e la Noah”.
Magari “la sposa”, ma questo per fortuna per ora mi toccava decisamente meno. Come loro, anch’io facevo fatica ad immaginarmi in un contesto simile, anche se il fatto che Dio di certo non c’entrasse con quella cerimonia di famiglia mi toglieva molte ragioni di scetticismo.
Per il resto…
Per un attimo avevo provato l’istinto di spiegare a Iizu la verità, che davvero avrei prima o poi sposato la sua preziosa amica suora. Ma avrei dovuto aggiungere molti altri interrogativi nella sua mente innocente, compreso il motivo per cui nonostante questo non avrebbe mai più avuto possibilità di rivederla.
E poi quanto di lei era rimasto come allora dopo il “risveglio”? Chi l’avesse chiesto a me non credo avrebbe ricevuto una risposta soddisfacente, quindi neanch’io avrei mai avuto ragione di domandarlo.
E l’amore? No, assolutamente. I Noah non provano cose simili, di certo. Quindi era proprio un’idiozia.

Mi chiedevo quindi cosa ci fosse da spremersi così tanto le meningi per quel mese intero. Non ne avevo idea, chiaro. Tranne forse per altri pensieri, molto più terreni, che accompagnavano questi ragionamenti.
Al che sembravo un vero schizofrenico…
“Per esempio che era davvero bella da morire.”
“Idiota! Che razza di indifferente sei!?”
“Eppure potrebbe essere considerato un dato di fatto più che un mio giudizio.”
“Dì allora che bella com’è te la porteresti a letto volentieri!”
“Ma non è questo che intendevo.”
“Tutta passione, tutto desiderio, pezzo di cretino, datti una sveglia!”
“Insomma, mi piacerebbe, è sicuro. Ma non è mica tutto qui in questo caso. Non è una che si può prendere così a casaccio…”
“E cosa avrebbe di speciale? Non è tua proprietà? Allora puoi farne quello che vuoi!”
“Anche fosse, c’è in ballo sta storia del matrimonio…”
“Allora vuoi davvero sposarla!?”
“… E che cosa ne so!?”
“Quindi puoi cominciare a spassartela e pensare dopo…”
“Non mi interessa comportarmi così.”
“Allora ne sei innamorato!?”
“No. Non credo.”
“Allora puoi farne quello che vuoi:”
Eccetera, eccetera.
E no, non chiedetemi chi dei due fosse il “buono” e chi il “cattivo” perché ne so anche meno di voi. Sapete che nella mia mente non esiste più nulla di simile… E che quindi entrambi questi due sono IO…

Quando un mese dopo il Conte si fece alla fine sentire, avevo già deciso che il mio desiderio, il mio sentimento, quello che diavolo era e che non volevo sapere cosa fosse, sarebbe venuto dopo tutto il resto. Prima di tutto sarei stato un Noah, molto dopo Tyki e solo alla fine, come ultima carta, quella persona che pensava a lei in maniera così...eccessivamente speciale. E mi odio quando devo usare la parola “speciale”.

Fu un incontro decisamente formale ma velato di qualcosa che non capì, almeno finché non vidi spalancarsi sul suo volto quel sorriso radioso… Era felice, molto anche… Anche se mi rivedeva dopo quella scena del nostro saluto… E io cosa provavo…?
Un qualcosa di oscuro e suadente. Piacere. O gioia? Lasciamo stare…
Piuttosto quella confidenza che era nata tra noi immediatamente mi era sembrata del tutto naturale, solo ripensandoci dopo ci rimasi un po’ stranito. Era stata una cena tranquilla, anche piacevole, per certi versi. Il clima riusciva ad essere almeno relativamente sereno anche in quella casa quando lei vi si trovava… Non era naturale… Non era logico per una Noah… Mi ritrovai su questi pensieri proprio quando dovevo augurarle la buonanotte. E per poco mi dimenticai di farlo…

La mattina dopo poltrii fino a tardi. O almeno quella era l’idea.
- Tykiiiiiiii! -
- No… Qualunque cosa sia mi rifiuto, Road… - mi lamentai, cercando di sottrarmi alla sua mano che continuava ossessivamente a scuotermi il braccio.
- Come sarebbe…? Non puoi dormire! – insisteva lei.
La solita sadica.
- Perché…? – commentai, aprendo solo uno spiraglio delle palpebre.
- Non mi va! –
- Ma che razza di giustificazione è!? – e cercai di girarmi sull’altro fianco sperando bastasse a chiudere la discussione.
Da quando ero diventato così speranzoso?
- Non mi va di andare ad accompagnare Lulubel! Non c’è neanche Lero! Vieni tu! -
- …Non mi riguarda… Non lo voglio sapere… Non ti avevo detto che… volevo dormire? –
Già, peccato che…
- Avevi parlato di ieri notte, non di stamattina…! -
…appunto…
- E’ sempre la solita storia… Quante volte si è già ripetuta sta scena…? – sfregai la testa al cuscino, cercando di assaporare ancora qualche momento di riposo.
- Con me solo tre volte. Con il Conte, ogni volta che dormi fino a tardi. Lo sai che non gli piace. –
- Ma lui NON dorme… Che cosa accidenti ne sa…? –
Dannato anche lui! Il salutista dell’accidenti!
- Lo so. Comunque, adesso alzati! –
- No, per nulla. Vai a scocciare qualcun altro, Road. –
Non penso mai quando dico queste cose.
Si mise in piedi sul letto e cominciò a saltellare: - Guarda che finché non ti alzi non me ne vado! –
Le minacce, poi…
- Fai quello che ti pare… Io non mi smuovo di qui… - risposi, determinato, nonostante in effetti quel materasso ballonzolante mi stesse già dando i nervi.
- Come vuoi… - rispose, senza per nulla cedere.
Non so per quanto continuò, ma alla fine il letto tornò stabile.
- Ti sei arresa…? – chiesi, pregustando la prima vittoria sui capricci della bambina.
- No, per nulla. Solo che adesso arriva Lulubel. – rispose, calmissima.
- …Oh. Così magari ti porta via da qui. –
Rise, più malevola del solito: - Tu credi…? –
No, pure l’ottimismo di prima mattina... Si vedeva che avevo troppo sonno…
Passi di marcia per il corridoio e poi due colpi decisi alla porta:
- Road. Sei qui dentro? -
- Si… - rispose lei, tranquilla, lisciandosi l’elegante gonnellina a pieghe.
- Allora andiamo? –
- No! Tyki non si vuole alzare! –
- Lulubel, ti prego. Portala via, voglio solo dormire. –
Tentai di impietosirla, benché fosse inutile. D’altra parte anche lei voleva andare via quindi avrebbe fatto qualcosa. Qualsiasi cosa…
Un attimo di silenzio oltre la porta e poi una delle sue solite risposte pragmatiche:
- E come dovrei fare? -
Mi battei una mano sulla fronte. Perché nonostante tutto ci avevo sperato?
- Magari entrando e prendendola di peso. – proposi, cercando di non andare fuori le righe.
Altro breve silenzio.
- Io non entro nella tua stanza, Tyki. -
- E… perché…? –
- Non entro nella camera di un uomo. –
- Ma cosa credi di dimostrare!? Che diavolo di ragione moralista è!? –
Non ne potevo davvero più. Oltretutto Road si sbellicava dalle risate.
- Road. Esci. -
Allora anche Lulubel sapeva cos’era l’ottimismo…
- No, se non esce con noi anche Tyki. – e mi sorrise.
Io scossi la testa: - Ti ho già detto che non se ne parla. -
- E io ti ho già detto che non mi interessa! -
- Esci, Road, basta con questa storia. –
Eppure quella gatta non usciva mai dai gangheri. Assurdo.
- Hai capito, Tyki? – commentò Road - Tanto tra me e Lulubel qua fuori sai già che non riuscirai comunque a dormire! -

Dieci minuti dopo ero pronto. E parecchio più insofferente del solito.
Uscimmo nella prima città che avevamo trovato. Non avevo idea di quale potesse essere, ma sapevo almeno che ci trovavamo in Francia.
Cittadina elegante e tranquilla. Strade pulite. Carrozze ricchissime e lucidate di fresco. Negozi di moda a prezzi esorbitanti. Botteghe di giocattolai che dal denaro che serviva a comprare qualunque cosa i prodotti potevano essere placati d’oro. Ristoranti dodicimila stelle.
Tutte cose belle e piacevoli. Per il Noah che poteva permettersele…
- Allora, Tyki. Dobbiamo solo… -
- Ho già detto che non lo voglio sapere. Vi seguo dove volete, d’accordo? – sospirai.
- Uffa! Se avessi immaginato che saresti stato così sverso, non ti avrei chiamato! – esclamò Road avvinghiandosi al mio braccio.
- E non potevi pensarci prima e lasciarmi dormire…? –
Chiaramente non rispose e si limitò a trascinarmi per la strada.

Capivo perché non voleva andare in giro da sola con Lulubel.
Al contrario di quello che ci si aspettava da un gatto, era sempre tutt’altro che carezzevole e graziosa. Riusciva a trasmettere un’inquietante aura di comando semplicemente guardando qualcuno. Era sempre seria e compunta, autoritaria e intransigente. Soprattutto, poi riusciva a vestire in maniera dal tutto innaturale per una donna.
Quindi il viso femminile ed i modi comunque delicati si perdevano in un’aria tutt’insieme un po’ rude. In fondo pensavo che fosse un peccato…

- Cosa significa che aspetti fuori!? – commentò Road battendo con irritazione i bassi tacchi delle sue scarpe nere lucide.
- Vorrete mica farmi entrare in un negozio di abiti da donna… - sbuffai.
- Si, invece! Vero, Lulubel!? –
Lei per tutta risposta si assestò gli occhialini sul naso: - Se non vuole non è il caso di obbligarlo. –
- Invece deve! Vieni! -
Questa volta sottrassi il braccio dalla sua presa, ma fui costretto ad annuire: - Ho capito. Ma non mi tirare… -

Alcuni di quei vestiti erano seriamente eccessivi. Guardavo tutte quelle balze e quei pizzi quasi con disgusto. Lo stesso per quei colori assurdi: viola scuro, arancione, verde chiaro… Veramente atroci.
Ero stanchissimo e annoiato da morire. Così, non mi chiesi neanche per quale dannata ragione mi trovassi lì e dove fossero finite le altre due. Appena un inserviente mi indicò una sedia, semplicemente mi sedetti. Ne avevo davvero abbastanza.

- Ma siete davvero splendida!!! -
L’urlo deliziato del proprietario mi svegliò. Sperai onestamente che fossero passati giusto pochi minuti e che quindi nessuno avesse assistito a quella scena ridicola di un tizio che dorme su una sedia.
- Andate a farvi vedere!!! -
Road si affacciò dal corridoio che dava ai camerini:
- Credevo te ne fossi andato… -
Sorrisi: - Per andare dove…? – la breve dormita mi aveva ridato un minimo di buonumore – Allora, non ti fai vedere…? –
Lei inclinò la testa, dubbiosa: - Ma davvero credevi fossimo qui per me…? –
Poi la bambina ritirò la testa e uscì Lulubel.
Era probabilmente uno dei pochi abiti sobri del negozio, verde scuro, con giusto un paio di piccoli pizzi sparsi e neanche gonfio di molto tulle, visto così. Un vestito scuro era chiaramente perfetto a contrastare con i capelli biondi e la carnagione chiara. Senza quegli occhialini, poi, riusciva a togliere un po’ di severità al volto. Un cambiamento decisamente evidente. Infatti rimasi sbalordito. Certo, scendeva i gradini con molta prudenza, probabilmente vacillando anche sui tacchi alti, e manteneva un’espressione seria e cupa, ma sembrava davvero un’altra persona.
- Che cosa ne dite!? – esclamò il negoziante rivolto a me.
- …Impressionante, direi. – commentai con un elegante cenno del capo.
Questo mi sorrise radioso, mentre Lulubel mi fissava:
- Sto male? -
- Direi proprio di no. – risposi, scuotendo la testa con enfasi – Ma come mai questo cambio di stile?-
- Me l’ha proposto Road. – poi si guardò allo specchio, leggermente sconcerta – Non credo sia una buona idea. Non mi ci trovo. –
- Tu invece che ne pensi, Tyki!? – esclamò Road dirigendosi verso di noi.
- Secondo me sei decisamente diversa dal solito. Devi solo farci l’abitudine, sempre se riesci a trovartici almeno un po’... –
Mi interruppe con una frase improvvisa ma netta, mentre continuava a scrutarsi incerta: - Le donne si vestono così. –
- E’ vero. – passai gli occhi accuratamente su tutta la figura e poi sul suo riflesso nello specchio – Io penso che tu stia molto bene vestita così. Pensaci. -
Annuì, fissandomi attraverso lo specchio.
- Comunque direi che questo cominciamo a comprarlo! – disse allegra Road.

Così Lulubel tenne addosso il suo abito nuovo. Meglio così, anche se dava ancora più nell’occhio. Vidi diversi individui per strada lanciarle occhiate neanche troppo furtive. Me la risi sotto i baffi. Tentassero di rivolgerle la parola e avrebbero visto dove li avrebbe mandati!
Era certo, comunque, che il vestiario femminile le restituiva tutta la bellezza che nascondeva con quell’aria superba e quello stile eccentrico. Traspariva la sensualità felina. Era stato davvero un cambiamento improvviso e incredibile…
- Lulubel! – esclamai, poco prima di vederla cadere di nuovo per terra dalle sue scarpe con il tacco.
Soffiò di rabbia e si rimise in piedi da sola, rifiutando la mano che le avevo offerto.
- Insomma! Cosa ti costa accettare il braccio di Tyki!? Stai continuando a cadere! - si lamentò Road.
Mi guardò per un attimo, poi scosse la testa: - Ce la faccio da sola a camminare. –
Io mi strinsi nelle spalle: - Come vuoi. –
Eravamo già diretti a casa, quando un uomo con una macchina fotografica al collo, probabilmente un venditore di souvenirs,   ci venne incontro:
- Ma che bella famigliola! Volete una foto ricordo? -
- Che bello! -
Non avevo dubbi che Road avrebbe risposto così.
- No, grazie! – risposi, subito.
- Ma almeno i due coniugi… -
Questa frase non mi piacque. Guardai Lulubel.
Quel cambiamento mi aveva colpito. La sua ritrovata bellezza mi attirava molto. Mentirei se dicessi il contrario. Eppure l’idea di essere scambiato per il suo compagno mi parve improvvisamente inaccettabile, anche se formulata da uno sconosciuto…
- Coniugi…!? Credo vi siate fatto un’idea sbagliata… - commentai con un sorriso formale.
- Infatti. – confermò Lulubel.
- Oh, chiedo scusa… - rispose il fotografo e non insistette oltre con la sua proposta.

Alla quarta caduta, Lulubel mi puntò uno sguardo serissimo e disse semplicemente: - Ci ho pensato. Non fa per me. –
- E’ un peccato. – lo dissi seriamente, ma non potei evitarmi un sorrisetto ironico.
Questa volta comunque non rifiutò il mio appoggio, che fu decisamente utile ad evitarle diversi altri scivoloni, e continuammo sulla via del ritorno.

“Dovresti smettere di mettere sempre e comunque su un piedistallo quella ragazza, Tyki.”
I pensieri di Road mi invasero la mente, conditi da una certa irritazione.
“Piantala…” le risposi subito cercando di non far trasparire all’esterno il fastidio che provavo ogni volta che usava i suoi dannati poteri con me.
“Tu idealizzi Vivy e lo fai nonostante sia una Noah. E’ stupido e immaturo da parte tua. E dire che dovresti trattarla esattamente come Lulubel. Non ha niente più di lei.”
“…La discussione è finita, Road.”
Le indirizzai un chiaro sguardo di avvertimento, prima che varcassimo la soglia di casa. Aveva capito, ma sapevo che la cosa non l’avrebbe fermata. Se voleva una cosa non c’era davvero verso di farle cambiare idea.
Il problema era che non avevo proprio idea di che cosa avesse contro Vivy…





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...Non ho davvero idea di come questo capitolo sia diventato questa sorta di raffronto tra la vita "bianca" e la vita "nera". E' tutto nato così mentre scrivevo. Spero che vi sia piaciuto!!!
Come avrete notato, Tyki diventa molto più "materialista"... XD Del resto Vivy non è più un'entità del tutto eterea, quindi mi sembrava anche logico che alla fine tutte le remore filosofiche passassero in cavalleria e si cominciasse a sentire (anche se ancora alla lontana) un po' della passionalità che ci si aspetta da un Noah... ^_^ Come se non ci fossero già abbastanza problemi in questa vicenda, ho aggiunto un primo accenno ad un noto dubbio amletico: il complicato rapporto tra "attrazione fisica" e "amore platonico"... Non so neanch'io come si risolverà... Come sempre rimando ai fatti man mano che mi vengono in mente...

[Perchè Lulubel sia diventata una tentazione è uno dei classici difetti della mia mente malata... Non fateci caso... XDDD]
Grazie a tutti coloro che hanno letto, coloro che leggeranno e coloro che si sono fortunatamente accorti che non ho abbandonato la storia... Siamo ancora all'inizio... ^_^

Lady Greedy = meno male che ti ritrovo!!! Temevo di averti perduta con quel messaggio di sospensione della pubblicazione... Contentissima che ti sia piaciuto il precedente capitolo e di conseguenza mi scuso se anche stavolta ho sorvolato i cari Jusdebit... Prima o poi torneranno di certo... Magari dalla prossima parte, chi può dirlo (neanch'io saprei dirlo con certezza, ora come ora...)? Infine, grazie davvero per le consolazioni da OOC... Mi fa sempre piacere che mi si dica che non sto compiendo involontariamente un peccato capitale snaturando il mio adorato... (e questa dichiarazione improvvisa...? Emh, fate finta di niente... XD). A presto!!!
kuro = come avrai letto due righe sopra e probabilmente dedotto da come ne parlo, anch'io adoro Tyki in maniera semi-morbosa... ^_^ Grazie moltissimo per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!!

Oh, quasi dimenticavo, a tutti anche tantissimi auguri di Buon Natale!!!!
  
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