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Autore: Gio_Snower    12/04/2015    0 recensioni
{Rin/Gou || Reincarnation!AU in cui erano amanti in una vita precedente e ora si ritrovano fratelli || Prompt dalla 5° Notte Bianca della Pagina Facebook "No, ma Free! lo guardo per la trama, eh?"}
Alice: "Quanto tempo è per sempre?"
Bianconiglio: "Per sempre a volte dura solo un secondo."
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Gou Matsuoka, Rin Matsuoka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alice: “Quanto tempo è per sempre?”
Bianconiglio: “Per sempre a volte dura solo un secondo.”
Lewis Carroll


Quanto tempo è per sempre?


Per sempre a volte dura solo un secondo. Non sapeva bene quando se n'era accorta, né ricordava il momento in cui aveva formulato questo pensiero, ma sentiva dentro di sé che quella era l'assoluta verità. 
Il suo onii-chan sembrava così distante da lei da sembrarle irraggiungibile; come se ora, raggiunta una certa età e avviati verso la fine dell'adolescenza e alla soglia dell'età adulta, fosse calato un muro fra loro. Erano separati ancora una volta. 
Non poteva impedirsi di ripensare a quei momenti felici, prima della morte del loro papà, in cui stavano sempre insieme. Lo seguiva dovunque, senza lasciarsi scoraggiare dal fatto che lei, a differenza degli amici del fratello, fosse una femmina. Adorava stare con lui, osservare quello scintillio nei suoi occhi, il sorriso aperto e solare, che con il tempo era diventato timido e insicuro, e quella risata dolce che la faceva sentire felice. C'erano tante cose che amava in suo fratello, ma la qualità che apprezza di più in lui era la gentilezza che, sebbene rudemente, le riservava. Tante volte, quando erano piccini, le era successo di inciampare, per poi stramazzare sul terreno. Allora il suo onii-chan, mentre le lacrime le scorrevano sul volto, le si avvicinava e le porgeva una mano con un sorriso sbarazzino e, dopo essersi rialzata con il suo aiuto, le dava un tenero buffetto sulla guancia, dicendole: “Quanto sei imbranata, Gou!”.
Ma non la lasciava mai indietro, tornava sempre a riprenderla e aiutarla... Fino alla morte del loro papà era stato così, poi Rin aveva iniziato a chiudersi sempre di più in sé stesso, lasciandola fuori.
Spostò lo sguardo fuori, osservando il cielo azzurro da dietro il vetro della finestra, chiedendosi perché le cose stessero andando così. Avrebbe potuto far qualcosa per riavvicinarsi al fratello che sentiva lontano? Se avesse chiesto aiuto... Ma a chi? 
Quel volere stargli accanto era solo il futile desiderio di una ragazzina, una che non era ancora riuscita a crescere? Aveva paura di perderlo? 
Non sapeva rispondere a quelle domande, a quei dubbi assillanti che la facevano sospirare in quella calda giornata d'Estate. Scese dal letto su cui era distesa e si avviò verso la porta. Il tatami ruvido, a contatto con i palmi nudi dei suoi piedi, le provocò qualche brivido lungo la schiena; aprì la porta e uscì. Con la coda dell'occhio vide la nuca di Rin, che stava scendendo le scale, e corse.
“Onii-chan!” lo chiamò scendendo di corsa le scale. “Onii-chan!”
Rin, fermo sulla porta, la stava aspettando.
“Sì?” 
“Io...”. Ma ora che l'aveva fermato, non aveva l'assoluta idea di cosa chiedergli. Spinta da qualcosa, disse la prima cosa che gli passò per la mente: “Posso venire con te, onii-chan?”
Rin sorrise e le si avvicinò, con una mano le scompigliò i capelli – ignorando i suoi sbuffi e le sue proteste – e le rispose: “Perché no?”.
Sorridendo, gli prese la mano, nonostante le lamentele di lui, e uscirono. Il sole forte le fece stringere gli occhi, ma il camminare di fianco a Rin la metteva di buon umore. Finalmente, si sentiva di nuovo vicina al suo onii-chan, anche se solo per un momento. 


“Un nome alquanto strano per una fanciulla” disse con un sorriso il ragazzo. 
“ ***-Sama! Non è educato parlare così a una donna di buona famiglia” lo rimproverò una voce maschile. 
Il ragazzo rise e lei si sentì irrimediabilmente felice.
“Neanche il suo nome è solitamente associato a un uomo, mio signore” rispose lei, sentendosi arrossire. 
“Hai ragione!” esclamò il ragazzo. “Sei diversa da come mi aspettavo”.
“Anche lei” ribatté, ma la sensazione di felicità non voleva abbandonarla...

“Scappi!” urlò al ragazzo. “Scappi, mio signore!”
Ma lui non l'ascoltò. Lei si sporse, cercando di afferrare la sua mano, ma essa le sfuggì...
I fiori di ciliegio diventarono rossi, tinti dal loro sangue. Fiamme e urla e rosso sul rosa. 
Così fu la loro fine.


“Onii-chan” lo chiamò Gou osservando il tramonto, sovrappensiero. Era rimasta leggermente indietro rispetto a lui e Rin, come suo solito, si era voltato per aspettarla. 
“Sì?”
“Sono felice di essere nata come tua sorella” disse Gou sorridendo amabilmente, le guance leggermente rosse.
Rin arrossì e sembrò senza parole. Lei osservava il suo amato onii-chan con un dolce luccichio negli occhi. Lui si avvicinò a lei, le agguantò la mano borbottando e la trascinò vicino a sé, riprendendo a camminare. 
“Ehi Gou” disse dopo un po'.
“Sì, Onii-chan?”
“Sono felice di essere nato come tuo fratello. E sono felice di averti vicino a me” le disse, guardando da un'altra parte per via dell'imbarazzo. 
Dolci lacrime si affacciarono sugli occhi della ragazza, ma lei le lavò via con una mano. 
“Anche io ne sono felice!” esclamò.
“Ora torniamo a casa” borbottò Rin. Quella giornata, per il suo onii-chan, era stata fin troppo imbarazzante. 
   
 
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