LUNA LUNA PARK
Di Ilune Willowleaf
Piccola nota: troverete segnato, a volte, Giulia-chan o
G-chan. Non è un plagio, sono sempre io, Ilune Willowleaf. Solo che,
all’inizio, scrivevo come Giulia-chan, poi ho cambiato nome (dato che Ilune mi
piace di più), ma intanto non ho voglia di cambiare tutte le mie note, dato che
si riferiscono a quando scrissi queste storie, esattamente due anni fa
(S.Valentino 2003, sola come un cane e in crisi da coccolite acuta).
Ve da dovete sorbire anche
qui… la mia NOTA LEGALE!!! OK, stavolta la faccio più normale: Inuyasha, Kagome
e company non sono miei (magari lo fossero), ma della Divina Takahasi-sama,
somma regina dei manga. Questa ff è, come molte altre, il risultato di un
grande desiderio inespresso: CHE INUYASHA SI DICHIARI A KAGOME E DIMENTICHI
QUELLA ROMPISCATOLE DI KIKYO!!!!!!!!
Si capisce che quella
defunta miko io proprio non la sopporto, eh?
Ciriciao, by Giulia-chan
EPOCA SENGOKU, venerdì
pomeriggio.
La
campagna si stendeva dolce, e i caldi raggi del sole calante indoravano le
risaie che si stendevano a perdita d’occhio, in un abbacinante riflesso dorato,
mentre i colori del cielo si fondevano tra loro in una magica tavolozza d’oro,
rosa, arancione e lilla, e l’azzurro si incupiva sempre di più. Gli uccellini
levavano gli ultimi canti, e gli usignoli si preparavano al loro concerto
serale. Il primo attaccò una nota, lunga e melodiosa, ma degli strepiti ruppero
l’incanto, e il piccolo volatile fuggì, seguito da molti alberi, dagli alti
rami del Goshinboku.
-KAGOME!
COME PUOI PENSARE DI ANDARTENE CON TUTTI I PEZZI DELLA SFERA CHE DOBBIAMO
TROVARE?-
-DEVO
ANDARE A CASA A STUDIARE, O NON PASSERÒ IL COMPITO! E SE NON LO PASSO DOVRÒ
RESTARE A CASA PIÙ A LUNGO PER RECUPERARLO! PER CUI MOLLA IL MIO ZAINO,
CRETINO!-
-NON
CI PENSARE, TU RESTI QUI!-
-OSUWARIIIIIII!!!!!-
Inuyasha
dovette mollare la presa sullo zaino di Kagome, in quanto il rosario magico lo
aveva nuovamente fatto spiaccicare a terra come un’omelette che non è ricaduta
in padella, ma si è appiccicata al soffitto e si è staccata, schizzando a terra
(scusate il paragone “mangereccio”, ma c’ho un certo languorino…). Kagome
afferrò lo zaino, si arrampicò sul pozzo e si lasciò cadere giù, facendo una
pernacchia al povero hanyou ancora spiaccicato. Era tardi, quasi le sei, e alle
sei e mezza sarebbero venute le sue amiche, alla fine del doposcuola; voleva
avere il tempo di farsi un bagno, e il fatto che Inuyasha avesse cercato di
trattenerla le aveva solo fatto perdere tempo prezioso.
XX secolo, Tokyo
Come
al solito, si trovò sul fondo del pozzo, nel XX secolo, e si arrampicò su per
la scala di corda che il nonno le lasciava di solito, lì a penzoloni. Si
precipitò in camera, dopo aver salutato la mamma, Sota e il nonno; buttò sul
letto i vestiti sporchi, e si fiondò nel bagno, pregustando già il piacere di
un bagno bollente. Nell’acqua calda, lasciò che i muscoli le si rilassassero, e
che i pensieri vagassero liberi nella testa. Quella mattina erano tornati al
villaggio della vecchia Kaede, dopo quasi una settimana di cammino che li aveva
portati molto lontano. Perlomeno, molto lontano secondo i parametri dell’epoca
Sengoku. Kagome preferiva non pensare che la strada che lei e i suoi amici
avevano percorso in una settimana ere percorribile in solo un’ora di treno, nel
XX secolo; sarebbe stato troppo demoralizzante. Avevano trovato un solo
frammento della sfera, minuscolo, e per ottenerlo avevano dovuto lottare contro
uno schifosissimo lombrico gigante, che probabilmente l’aveva ingoiata assieme
alla terra, e si era trasformato in youkai. Aveva ancora addosso un po’ del
fango puzzolente che la creatura aveva scagliato loro addosso; malgrado
Inuyasha si fosse frapposto tra lei e il getto di fango, proteggendola, una
parte le era finita addosso, e Kagome pensò tristemente che le ci sarebbe
voluto un litro di bagnoschiuma, per dimenticare la puzza oscena di quello
youkai. Come se le cose non fossero state già abbastanza schifose, trovarsi
coperti di fango puzzolente a diversi chilometri da qualsiasi fonte d’acqua,
torrente o lago conosciuto, era comparso anche Koga, coi suoi due amici Ginta e
Hastukaku, gli unici altri youkai-lupo sopravvissuti della sua tribù, e aveva
subito cominciato ad azzuffarsi con Inuyasha, rimproverandolo di aver lasciato
che lei si inzaccherasse così. Prima che la situazione avesse potuto degenerare
(Inuyasha che tirasse fuori la Tessaiga, o Koga che cercasse di nuovo di
rapirla), lei aveva mandato a quel paese Koga, aveva afferrato Inuyasha per una
ciocca di capelli, e lo aveva trascinato via, gridando allo youkai-lupo di non
rompere le scatole e lasciarli andare a lavare in pace. Koga, per niente
scornato dal fatto che la donna che amasse lo avesse mandato a quel paese,
aveva detto, tutto ringalluzzito all’idea di colpire in qualche modo
l’attenzione di Kagome, che li avrebbe condotti a una fonte d’acqua, e in
effetti, in pochi minuti, li aveva portati ad una bella sorgente termale.
Peccato che, poi, avesse cercato di spiare lei e Sango! Koga affermava di aver
cercato di trattenere Inuyasha e Miroku, che volevano fare i guardoni, ma,
sebbene Kagome non dubitasse di questa versione per quanto riguardava il bonzo,
ne dubitava fortemente per quanto riguardava Inuyasha. L’hanyou era infatti
rozzo, brusco, maleducato, ma non era assolutamente un guardone. O, almeno, lei
lo sperava.
Sobbalzando
nel vedere che erano già le sei e venti, Kagome uscì in fretta dalla vasca, si
rivestì e si asciugò i capelli, finendo appena un attimo prima che il
campanello di casa suonasse, e le sue due amiche del cuore entrassero.
-Ciao,
Yuka! Ciao, Haneko!- (ho visto i nomi nei titoli di coda su Mtv, ma non sono
sicura di ricordarli bene…se qualcuno ha la cassetta in cui compaiono quelle
due, e ne conosce i nomi, chiuda un occhio, ok?)
-Ciao,
Kagome! Finalmente ti hanno dimessa! Sei guarita dall’epatite?-
-Cos…?
Oh, si, certo, grazie! Però non ho potuto fare i compiti, mi fareste vedere i
vostri appunti?-
-Ma
certo, siamo venute qui per questo!- esclamò Haneko, scostando i lunghi capelli
che le scendevano davanti alle spalle.
-Forza,
c’è un sacco di roba da studiare! Ma immagino che non farai il compito in
classe, sei ancora convalescente…- disse Yuka, sedendosi al tavolo della
cucina, assieme a Kagome ed Haneko.
-Oh,
no, lo voglio fare! Altrimenti, rischio che mi si accumulino, ed è l’ultima
cosa che voglio!-
-Accidenti,
sei davvero una roccia!- commentò ridendo Haneko.
Le
tre ragazzine si misero di buona lena a studiare, mentre, di fuori, la sera
calava, assieme ad una falce di luna sottile come un’unghia, calante.
Dopo
cena, ancora studio, e studio, persino dopo che la mamma passò ad augurare la
buonanotte e a raccomandare a Kagome di spegnere tutte le luci prima di andare
a dormire. Haneko e Yuka avrebbero dormito a casa Higurashi, quella notte, e
alle undici e tre quarti le ragazze ancora studiavano. Quando però Kagome
cominciò a crollare la testa per la stanchezza, aveva camminato un sacco,
quella mattina, le sue amiche proposero di andare a dormire, se non si sentiva
bene. Kagome annuì stancamente, ma anziché a dormire, le tre ragazze
racimolarono in cucina latte, biscotti, torta e salatini, e si prepararono a
fare un pigiama party in camera di Kagome!
-Sai,
Kagome, che Hojo è venuto tutti i giorni a chiedere se eri tornata? Però,
davvero, dovresti fare attenzione, e accettare più spesso i suoi inviti: quella
ragazzina del primo anno gli sta facendo una corte spietata. –
-Ma
Hojo sempai non è il mio ragazzo, Yuka, lo sapete; e poi, a me piace…- si
interruppe. Stava per dire “a me piace Inuyasha”, ma non voleva subire la
raffica di domande delle amiche.
-Stai
ancora con quel tizio geloso e che pensa solo alla sua ex? Kagome-chan,
dovresti mollarlo, non credo sia la persona giusta per te. –
-No,
Haneko-chan, non è come pensi… cioè, non stiamo insieme, non è il mio ragazzo…
diciamo che… ecco, siamo molto amici. Anche se io gli voglio molto bene…-
-Beh,
se non state insieme, allora non avrebbe diritto di essere così geloso. – disse
Yuka, sgranocchiando un biscotto e abbracciando un cuscino –Dai retta a noi,
Kagome-chan, mollalo, e cercati un ragazzo migliore. Magari Hojo sempai, che
stravede per te. –
-Non
è così facile, Yuka. Comunque, potremmo anche stare insieme, se non fosse per
Kikyo…-
-Kikyo?
E chi è?-
-È
stata il suo primo amore. E ho sempre l’impressione che pensi a lei, anche quando
è con me. Oltretutto, ci assomigliamo tantissimo, come aspetto fisico. –
-Oh,
cavoli! Perché non gli dici chiaro e tondo “o lei, o me”?-
Kagome
rabbrividì; non avrebbe mai osato dire a Inuyasha una cosa del genere, metterlo
di fronte a quella scelta. Perché aveva il terrore che il ragazzo avrebbe
preferito Kikyo, che non avrebbe aspettato di aver riunito la sfera, per morire
e raggiungerla, come aveva giurato alla miko. Decise di mentire, almeno un
pochino.
-Lei
è morta. Un incidente. Lui non ne ha colpa, ma… avevano litigato di brutto, e
poi lei è morta senza che potessero riappacificarsi. E lui si sente
maledettamente in colpa. E io non so mai se, quando mi guarda, vede Kagome, o
Kikyo. – disse, asciugandosi le lacrime che le scendevano. Non era una bugia,
in fondo, solo una mezza verità. -E inoltre, per complicare le cose, si è
aggiunto anche un terzo incomodo. – disse poco dopo, soffiandosi il naso.
-Un
terzo incomodo? In che senso?-
-Sai,
Haneko, sembra che io piaccia sempre agli uomini sbagliati. Un tipo dice di
essersi innamorato di me, si chiama Koga, solo che io non provo niente per lui…
ma Koga non ci vuole credere, e mi viene spesso a chiedere di diventare la sua
ragazza. E le prende, e anche forti, da… da questo mio amico. Io cerco di fermarli,
ma se ci provo, Koga pensa che gli piaccio, perché evito che venga ammazzato di
bastonate, e lo pensa anche LUI, quello stupido insensibile cretino, e resta
sgarbato per dei giorni!!!- si era scaldata, anzi, si era proprio incavolata,
al ricordo di tutte le volte che aveva evitato uno scontro che sarebbe stato
mortale per Koga, e dal quale anche Inuyasha sarebbe uscito malconcio, e le sue
intenzioni erano state regolarmente fraintese da entrambi.
-Tutto
questo parlare di triangoli amorosi mi ha fatto tornare in mente che io non ho
ancora il ragazzo. Hei, Kagome, com’è questo Koga?-
-Non
fa per te, Yuka. Quei due stupidoni sono uguali: testoni e rozzi, tranne per il
fatto che forse Koga è un po’ meno maleducato… in compenso, è un guardone,
quindi i due difetti si equilibrano. Anzi, no, lo fa scendere, in classifica.
Se c’è qualcosa che sopporto meno di un ragazzo maleducato, è un ragazzo
pervertito. –
-Ma
adesso, Kagome-chan, ci devi togliere una curiosità: come si chiama, questo
ragazzo a cui vuoi bene?-
-Eh?
Cosa? Ah, ecco… vabbè, io ve lo dico, però voi dovete giurare di non dirlo a
nessuno, OK? E non sorprendetevi se è un nome strano. –
-Giuro
e prometto, croce sul petto!- dissero le due ragazze, tracciando con la mano
destra una croce sul petto.
“Oh cavolo, e adesso? Spero
solo non mi faranno troppe domande…” -Si chiama Inuyasha. -
-Inuyasha?
Che razza di nome è?- chiesero le due, stupite.
-Eh…
ve lo avevo detto, che è un nome un po’ strano!- “Nulla, però, in confronto al suo aspetto fisico, rispetto ad un
normale ragazzo di questa epoca.”
-Ma
almeno, è carino?- chiese Yuka.
“Uhf,” pensò Kagome, “la solita impicciona.” -Beh, non si può
dire che, quando voglia, non sappia essere affascinante… eh… si, è carino, ma…-
-Ma
cosa?-
-Ma
niente! È solo che, certe volte, non lo sopporto! Però…-
-Però…?-
Yuka e Haneko le stavano col fiato sul collo, si stavano divertendo davvero
trooooppo ad “estorcere” quelle confessioni alla loro amica.
-Beh,
però… sa essere anche così gentile, a volte… e protettivo… posso sempre contare
su di lui… e anche se gli piace fare il duro, sotto sotto ha un cuore d’oro. –
nel dire queste parole, Kagome era arrossita, e ora giocherellava nervosamente
con la sua tazza vuota, non riuscendo a guardare negli occhi le sue amiche.
-Ah,
Kagome-chan, altro che piacerti! Sei innamorata cotta!- esclamò Haneko,
strappando ad Yuka uno dei due cuscini che l’amica stringeva come fossero un
grande peluches.
-Oh,
guarda come si è fatto tardi! Sarà meglio dormire, o domani non potremo
studiare!- esclamò Kagome, cercando di deviare l’attenzione dalle sue faccende
di cuore alla tarda ora (erano già le due meno venti!).
Pochi
minuti dopo, tutti, nella grande casa, dormivano. Ma fuori, appollaiato sui
rami del Goshinboku, qualcuno vegliava; qualcuno con dei lunghi capelli
d’argento, nei cui occhi ambrati si riflettevano i bagliori della città che
arrivavano fin lassù.
Inuyasha
non riusciva dormire. Temendo che qualche demone, come già aveva fatto la
maschera di carne, approfittasse della presenza dei pezzi della Shikon in
quell’epoca, aveva preferito seguire Kagome nella sua epoca, di nascosto
ovviamente, e sorvegliare che nessuno youkai tentasse di sottrarre i pezzi
della sfera. “Ma chi vai a prendere in
giro, stupido? Stai sorvegliando che nessuno youkai interessato alla sfera
tenti anche di fare del male a Kagome” pensò, cambiando leggermente
posizione. Gli si stava informicolando un piede, era rimasto tutto il giorno
sui rami più alti del Goshinboku, ma non voleva che gli abitanti di casa
Higurashi scoprissero che era lì. La madre di Kagome era sempre così gentile
con lui, ma lui non ci era abituato, si sentiva sempre fuori posto, e un sacco
in imbarazzo. La finestra della camera di Kagome era rimasta socchiusa, e
assieme all’odore delle sue due amiche, che lui ignorava come faceva con
l’odore della maggior parte degli esseri umani, gli giungeva anche quello di
Kagome. Camminando in equilibrio sui rami degli alberi, silenzioso come
un’ombra, arrivò davanti alla finestra della camera della ragazza, e aprì il vetro
scorrevole, entrando con un salto. Cacchio! Per un pelo non svegliava una delle
amiche di Kagome, camminandoci sopra! Ora si rendeva conto della cavolata che
stava commettendo: se una di quelle due si fosse svegliata, avrebbe cacciato un
urlo, o avrebbe pensato ad un sogno? “Non
importa”, pensò, scavalcando le due figure, addormentate nei futon poggiati
a terra. Anche Kagome dormiva profondamente.
Con
il suo udito sensibilissimo, aveva ascoltato tutta la conversazione che Kagome
aveva avuto con le sue amiche, ed era così venuto a conoscenza di un sacco di
cose che ignorava, sui sentimenti di Kagome. E sui suoi, di sentimenti. E si
era reso conto anche di tante altre cose; ad esempio, lei non gli aveva mai
detto “O io, o Kikyo”; non gli aveva mai rinfacciato il fatto che doveva
lasciare gli amici, una casa comoda e sicura, una famiglia, tutto, per seguirlo
in pericolose missioni, quando le sarebbe bastato disinteressarsene, e
restarsene comoda comoda a casa sua.
-Kagome…-
disse, in un sussurro –Hai ragione, sai? Sono solo un testone, rozzo e
maleducato… un mezzosangue, un rifiuto della società… a cui però tu dici di
voler bene… anche se ti faccio soffrire, per via di Kikyo… ma io in te non vedo
lei… in te, vedo te, e basta…- le sfiorò una guancia con il dorso di un dito,
piano, come a timore di ferirla coi suoi artigli. Un’idea gli balenò in testa,
e prima che il suo self-control lo potesse bloccare, la stava già mettendo in
pratica: si chinò sul volto di Kagome, sfiorandole le labbra con le sue.
Arrossendo per l’audacia del suo gesto, si allontanò rapidamente, saltando
dalla finestra aperta sui rami degli alberi, e tornando al Goshinboku.
-Kagome…
il primo bacio che ho ricevuto, è stato da Kikyo, ma il primo bacio che ho
voluto dare, in tutta la mia vita… quello, è stato per te. – fu il suo ultimo
pensiero, prima di scivolare nel mondo dei sogni.
Kagome
si svegliò per prima. Cos’era quell’arietta freschina che c’era? Oh, la
finestra era completamente spalancata! “Strano,
ero sicura di averla socchiusa…” Qualcosa di lungo, sottile come un filo di
ragno, e altrettanto lucente e brillante, attirò la sua attenzione. Un capello…
ma chi aveva mai capelli così lunghi, e color d’argento? Kagome sorrise,
capendo che Inuyasha l’aveva seguita, e che, durante la notte, doveva essere
stato lì. “Ti preoccupavi per me… o per
la sfera?” Questo pensiero le fece sparire il sorriso dalle labbra. Ma un
nuovo pensiero glie lo fece tornare: “Se
non altro, è qui, e non ad azzuffarsi con Koga.”
Lei
e le sue amiche fecero colazione, e si rimisero a studiare. D’un tratto, il
cellulare di Haneko si mise a suonare.
-Pronto?
Oh, ciao, amore! Cosa? Oh, no! E adesso? I biglietti valgono solo per oggi! No,
non mi va di andarci, senza di te… senti, stasera vengo a tenerti compagnia,
ok? No, vedrai che non me la attacchi, non mi ammalo mai! Va bene, però tu stai
al caldo e riposati, ok? Ci vediamo stasera, amore!- chiuse il cellulare.
Kagome e Yuka non stavano più nella pelle per la curiosità.
-Chi
era?-
-Il
mio ragazzo. Si è preso l’influenza, e così stasera non possiamo andare al luna
park… che peccato, avevo due biglietti omaggio per il nuovo Gold Moon Park…-
-Quale,
quel bellissimo luna park notturno che hanno aperto da pochi mesi?- esclamò
Kagome.
-Si,
me li aveva procurati mia cugina, ci lavora come cassiera part-time… senti,
Kagome-chan, perché non ci vai con il tuo ragazzo?-
-Cosa?!?-
Kagome era arrossita.
-Ma
si, è il posto più trendy di Tokyo!
Tutte le coppiette ci vanno, almeno una volta! Sai, ho sentito che c’è la
riproduzione di un bellissimo castello medioevale europeo, con al centro un
grande ciliegio secolare, e si dice che le copie che si baciano sotto quel
ciliegio avranno un futuro radioso!-
-DAVVEROOOO???!!!-
esclamarono in coro Yuka e Kagome.
-Sicuro!
Mia cugina ci è stata, all’apertura del parco, col suo ragazzo, e… ve l’ho
detto, che si sposano tra venti giorni?-
-CAAAVOLI!!!
Kagome, vacci col tuo ragazzo, e trascinalo sotto quel ciliegio!-
-Ma…
ma io…- adesso era diventata così rossa che la sua maglietta scarlatta, in confronto,
pareva rosa –Eh… non vorrei approfittare…-
-Ma
dai, Kagome-chan! Vacci, altrimenti vanno sprecati! Su, insisto!-
-Eeehhh…
Eh va bene, mi hai convinta!-
-Perfetto!
Sai, mi sarebbe dispiaciuto buttarli. Eccoli, li avevo in borsa. Vacci col tuo
ragazzo, e divertitevi. – disse Haneko, tirando fuori dal coloratissimo
portafoglio due biglietti d’ingresso stampati su carta blu, con una grande luna
piena dorata al centro, e un bellissimo ciliegio in fiore che si stagliava al
chiaro di luna.
-Dunque
dunque…- disse Kagome, passeggiando sotto il Goshinboku. Le sue amiche erano
andate via poco prima di pranzo, ma lei aveva detto a sua madre di
apparecchiare per quattro.
-Molti
frutti ancora non sono maturi… ma credo che qualcosa cadrà lo stesso, se io
dico…-
Inuyasha,
dai rami dell’albero, si domandava come mai Kagome parlasse, apparentemente, da
sola.
-…osuwari…-
non lo urlò, ma Inuyasha si schiantò a terra ugualmente.
-Ciao,
Inuyasha. – gli disse lei candidamente –Ho due biglietti per il luna park, per
stasera. Ci verresti con me?-
-Luna
che?- grugnì lui, alzandosi e togliendosi la polvere dal kariginu.
-Luna
park. È un posto molto divertente, con un sacco di giochi e attrazioni. Ti va
di venirci?-
-Ma
lo sai che notte è, questa sera?- chiese lui, come a fare una domanda ovvia.
-In
novilunio. Con i capelli neri, attirerai molto meno l’attenzione. Per
favooooore…-
Dannazione,
quando lei lo guardava con quello sguardo, non riusciva a negarle nulla!
-Umph…
e va bene, se è questo ciò che vuoi!-
-Evviva!
Dai, vieni, tra poco è pronto il pranzo, scommetto che hai fame. – gli disse,
prendendolo per mano e trascinandolo verso casa.
Ecco,
succedeva di nuovo. Tutti erano così maledettamente gentili, con lui, in quella
casa, e lui non sapeva come comportarsi.
Sota
gli passò la salsa piccante di peperoncino, da mettere sulla carne, e vedendo
che il bambino se ne aveva messa una generosa porzione nel piatto, anche
Inuyasha ne spremette un bel po’ sulla pietanza.
-Inuyasha,
se non sei abituato alla roba piccante, forse è meglio che non metti tutta
quella salsa…- disse Kagome. Troppo tardi: il primo boccone di verdure che
l’hanyou mise in bocca, coperto di salsa piccante, gli mandò a fuoco la lingua,
la gola, il palato… Con gli occhi fuori delle orbite e il volto coperto di sudore,
Inuyasha annaspava alla ricerca di un sorso d’acqua, ma quando Sota cercò di
passargli la bottiglia, urtò il barattolo di salsa, che finì sui pantaloni
dell’hanyou. Quando finalmente il poveretto ebbe placato l’incendio al
peperoncino che gli attanagliava le fauci, Kagome si accorse del guaio.
-Oh,
no! Sota, guarda cosa hai combinato! Il kariginu di Inuyasha è di pelle, sarà
difficilissimo mandare via quella salsa!-
-Oh,
cavoli… scusa, Inuyasha…-
-Non
fa niente. -
-Aspetta,
ti procuro un cambio di vestiti, così te lo posso lavare. – disse la signora
Higurashi, alzandosi dalla sedia e precipitandosi a frugare negli armadi per
trovare qualcosa di adatto ad un ragazzo. Inuyasha provò a protestare, ma
l’odore della salsa piccante, che saliva dal vestito impataccato assieme ai
resti dell’odore di fango dell’ultimo youkai battuto, gli stava facendo
rimpiangere di avere un olfatto così fino… anche se stava scemando, man mano
che la falce di luna si avvicinava sempre più all’orizzonte.
La
mefitica salsa era finita anche sui lunghi capelli di Inuyasha, che perciò non
protestò troppo quando Sota lo trascinò a fare il bagno insieme (1), anche se
tentò, inutilmente, poveretto, di ribellarsi al phon.
Alle
sei e mezza, al tramonto, Kagome, uscendo dalla sua camera, si ritrovò davanti
Inuyasha, in jeans, maglietta rossa e capelli neri raccolti in una coda, con
l’aria di chi si sente un cretino integrale.
Lei
si era chiusa in camera poco dopo pranzo, con la scusa di studiare, ma l’unica
cosa che aveva studiato con cura, era stato il modo più adatto di vestirsi per
fare colpo su Inuyasha. E, in effetti, quando era uscita, ci era proprio
riuscita: indossava una magliettina aderente rosa shocking, che le lasciava
scoperto l’ombelico, e una minigonna blu scuro, coordinata con la giacchetta e
gli stivali a mezzo polpaccio. Aveva osato un filo di trucco sugli occhi e
sulle labbra, e aveva spazzolato i capelli fin a farli brillare. Nel vederla
così vestita, a Inuyasha il cuore mancò un battito, andando poi a installarsi
farfalleggiando all’altezza dello stomaco.
-Kagome…
sei… sei bellissima!- disse, in un soffio. Lei arrossì, abbassando lo sguardo.
“Si, ma anche tu sei uno
schianto, vestito così… anzi, per la verità, lo sei sempre…”pensò, ma invece disse
–Allora, andiamo?- precedendolo lungo le scale.
Il
“Gold Moon Park” era raggiungibile con la metropolitana, e Kagome dovette
spiegare a Inuyasha, prima di arrivare alla stazione della metropolitana, che
anche se il treno faceva un gran casino, NON era assolutamente uno youkai, che
NON c’erano youkai nelle vicinanze, e che quindi DIMENTICASSE, per una sera,
che la sua attività quotidiana era disintegrare youkai pericolosi, onde evitare
imbarazzanti scene pubbliche. Lo aveva costretto a lasciare a casa la Tessaiga
“Chi vuoi che te la tocchi? Respinge gli youkai, e nessun essere umano, in
questa epoca, conosce il suo segreto, e nessuno che non la conosca la
degnerebbe di una seconda occhiata. Chiusa a chiave in camera mia è al sicuro
come attaccata alla tua cintura. Anzi, anche di più.” Era stata la sua lunga
spiegazione e il suo tentativo di calmare l’immusonito del ragazzo. Era vero,
comunque: se se la fosse portata dietro, probabilmente, gli addetti alla
sicurezza della metropolitana e quelli del parco non lo avrebbero fatto passare.
Arrugginita o meno, era pur sempre una katana.
Il
Gold Moon Park aveva appena aperto, quando Kagome e Inuyasha entrarono. C’era
un sacco di gente, e in particolare di coppiette, a braccetto, per mano,
abbracciate… dappertutto. E le attrazioni erano tutto un programma: tunnel
dell’amore, ruota panoramica con piccole cabine biposto, montagne russe di tre
dimensioni diverse, tutte con posti doppi, giostre con cavalli piccoli,
monoposto, e grandi, biposto… Sopra tutte le attrazioni, troneggiava la
bellissima riproduzione di un castello europeo, relativamente poco realistico,
storicamente parlando, ma che sarebbe stato perfetto per ambientarvi una favola
come La bella addormentata nel Bosco, o Cenerentola.
-Inuyasha,
cosa vogliamo provare, per primo?-
-Non
lo so. Fai tu. – le rispose, guardando incuriosito le montagne russe minori.
Notando la direzione del suo sguardo, Kagome disse –Le montagne russe! Dai,
vieni!-
Mentre
erano in fila, aspettando il turno, Kagome spiegò sottovoce ad Inuyasha come
era il gioco, e, sebbene l’hanyou non riuscisse a capire cosa ci fosse di
divertente nel precipitare in quei minuscoli carri da una grande altezza, ebbe
il buon cuore di risparmiare le osservazioni più sarcastiche.
Una
volta saliti sul carrellino, erano riusciti a portarsi in quello di testa,
cominciò a capire perché tutti i ragazzi parevano così contenti di portarci le
loro ragazze: innanzi tutto, ci si sedeva vicini; molto vicini. Scoprì il
secondo motivo quando il lungo carrello si mosse; sobbalzò un poco, ma visto che
Kagome pareva tranquilla, si impose il sangue freddo. Sangue freddo che gli
passò per ben due motivi quando, arrivati in cima alla prima salita, il
carrello cominciò a correre giù a velocità paurosa! Mamma mia! Sembrava di
precipitare nel vuoto! Ma non era certo quello il solo fatto che gli fargli
perdere il sangue freddo… Kagome, strillando tra la paura e l’eccitazione, gli
si era aggrappata ad un braccio… “Beh,
tutto sommato,” pensò Inuyasha, mentre il carrello prendeva una curva in
velocità, facendogli finire Kagome pressata addosso, “potrebbe anche piacermi molto, questo coso!”
A
fine corsa, avrebbe voluto fare un altro giro, ma Kagome lo trascinò ad
un’altra montagna russa, e infine alla terza, la più alta. Poi basta, i loro
stomaci erano abbastanza scombussolati, e l’ultima era stata veramente da
brivido!
Coi
capelli ancora un po’ scompigliati, ma gli stomaci un po’ più calmi, si
fermarono in uno dei tanti chioschetti del parco dove si vendeva il cibo, e
presero due giganteschi hamburger, patatine fritte e coca cola. Le patate e
l’hamburger piacquero molto a Inuyasha, a contrario della cola, che gli pizzicò
il naso e lo fece starnutire. Kagome rideva, prendendolo scherzosamente in
giro, ma Inuyasha non si arrabbiava, anzi, rideva con lei. Era tutto così
fantastico, quella sera! Le luci, la gente, la musica… e soprattutto, Kagome. A
Inuyasha, l’epoca Sengoku, gli youkai, Naraku, gli pareva tutto solo un sogno,
da cui si era appena svegliato, e a cui non era sicuro di voler tornare.
Dopo
aver mangiato i panini, salirono su una giostra composta di tante tazze che
giravano, poi fermarono a vedere lo spettacolo pirotecnico, e infine si
sedettero a prendere un gelato, che a Inuyasha piacque tantissmo.
-E
adesso, dove vogliamo andare?- gli chiese Kagome, dopo che ebbero finito il
gelato.
-Non
di nuovo su quelle… come si chiamano, quei cosi dove siamo stati prima. –
-Montagne
russe. No, no, non ne ho voglia neanche io. È meglio farle a stomaco vuoto.
Andiamo sulla ruota panoramica?-
-Cos’è?-
-Vieni.
– rispose lei, prendendolo per mano e insinuandosi nella folla.
Inuyasha
non avrebbe voluto lasciare la mano di Kagome mai più. La mano piccola e
delicata della ragazza, nella sua, grande e forte, gli dava un senso di
sicurezza e di felicità, e quando lei lo lasciava, si sentiva sempre, per
qualche istante, come perso.
Mentre
si avviavano verso la fila per salire sulla ruota panoramica, Kagome vide
l’ultima persona che si aspettava di vedere al Gold Moon Park: Hojo! Con lui
c’era la ragazza del primo anno, ma lui non ne pareva particolarmente
entusiasta. Lo sguardo di Hojo si illuminò quando vide Kagome, e, mollando la
ragazza che era con lui, si precipitò verso lei.
-Higurashi!
Che magnifica sorpresa! Sei qui con le tue amiche?- le chiese, tutto d’un fiato
–Avrei voluto invitarti, per stasera, ma quando sono venuto a casa tua, l’altro
ieri, non c’eri. Ti va di fare un giro sulla ruota con me?- poi, di colpo, si
accorse che Kagome non era sola, come lui aveva sperato, o con le amiche.
Teneva per mano qualcuno… un bel ragazzo dai lunghi capelli neri, che lo stava
guardando in modo tutt’altro che piacevole…
-No,
Kagome non è con le sue amiche. È con me, per cui smamma, cocco!-
-Higurashi,
non dirmi che sei con questo tizio!-
-Hojo
sempai, perché sei corso via?- la ragazzina del primo anno era riuscita a
raggiungerlo, e lo guardava con occhi adoranti.
-Si,
sempai, sono con lui. Immagino tu stia con lei, vero? Vi auguro di divertirvi!-
disse in fretta Kagome, cercando di eclissarsi tra la folla.
-E
ti consiglio di girare alla larga da Kagome!- gli gridò dietro Inuyasha, mentre
Kagome tentava di trascinarlo via.
Inuyasha,
nella piccola cabina della ruota panoramica, per un po’ non riuscì a far altro
che guardare, meravigliato, il suolo che si allontanava, sempre più, e le luci
del parco, dapprima, e quelle della città, quando furono più in alto, che si
stendevano sotto di loro, come un grande firmamento rovesciato. Poi, quando
furono in alto, Kagome si alzò dal suo sedile, e si affiancò a lui, ammirando
il panorama.
-È davvero
bellissimo, vero?- gli disse, riferendosi al panorama, che guardava con sguardo
sognante.
-Già…-
sussurrò Inuyasha. Ma non stava guardando fuori: il suo sguardo era posato su
Kagome, che in quel momento gli pareva più bella di una dea. “Siamo soli, quassù, pensò, non c’è nessuno che ci possa venire a
disturbare, per cui… forza, Inuyasha, diglielo!”
Le
posò una mano sulla spalla, avvicinandola a sé. Il cuore di Kagome prese a
batterle furiosamente in petto, mentre poggiava la testa contro la spalla di
Inuyasha. Oh, com’era bello! Loro due, lassù, da soli, così vicini, e la
certezza che niente e nessuno sarebbe venuto a scocciare… Era già capitato
loro, di essere così vicini, così prossimi a dire quelle parole, a confessarsi
i propri sentimenti, ma c’era sempre stato qualcosa che aveva rovinato tutto…
ma ora no, era tutto assolutamente perfetto. Ora, però, le parole non venivano.
Nessuno dei due riusciva a parlare. Ma quella vicinanza, quell’abbraccio dolce,
casto, valevano più di mille parole. Alla fine, fu Inuyasha a parlare.
-Kagome…-
Lei
alzò il viso, guardandolo negli occhi. Oh, i suoi occhi! Anche quando erano
neri, erano così belli, così carichi di dolcezza, in quel momento, così pieni
di… amore… I loro visi erano così vicini, quasi si sfioravano, le bocche sul
punto di toccarsi… non c’era bisogno di parole, mentre le anime si parlavano,
cullate dal lento movimento della ruota panoramica, e dal dolce oscillare della
cabina…
STONKKSBRANGSBARABANNNG…
L’incanto
era stato rotto.
-Che
diavolo succede!?!- gridò Inuyasha, afferrando Kagome, mentre il tenue dondolio
della cabina si trasformava improvvisamente in uno spasmodico oscillamento. Le
luci intermittenti e colorate della ruota si erano spente, così come quelle
delle attrazioni immediatamente vicine.
-Non lo so!- gridò di risposta Kagome, prima
che un sussulto della cabina, violento e improvviso, la scagliasse addosso
all’hanyou.
-Dobbiamo
uscire da questo coso!-
-No,
Inuyasha, siamo troppo in alto! Ci sfracelleremo!-
Lui
non le dette ascolto: con un calcio, aprì la porta della cabina, con un braccio
prese saldamente Kagome, e si buttò nel vuoto… atterrando pochi metri più
sotto, sul tetto di un chiosco: la ruota si stava inclinando sempre di più,
lateralmente, e solo la struttura delle montagne russe le aveva impedito di
sfracellarsi rovinosamente a terra. I pompieri e la sorveglianza del parco si
stavano già precipitando a far evacuare la ruota, e a puntellarla finché anche
l’ultima coppia non fu scesa e allontanata. Attorno alle montagne russe e alla
ruota vennero messe delle barriere, perché c’era il rischio di crollo.
-Visto,
che non ci siamo sfracellati?- le chiese Inuyasha, con quel suo mezzo sorriso
sulla bocca e l’espressione soddisfatta, dopo che dal tetto del chiosco era
saltato a terra, sempre tenendo Kagome per la vita, col braccio sinistro.
-Ma
mi hai fatto spaventare a morte, stupido!!!- esclamò Kagome, per tutta
risposta, cercando di divincolarsi dalla salda presa dell’hanyou. Ma lui non la
mollava, anzi, la strinse a sé anche con l’altro braccio. -Non metterei mai in
pericolo la tua vita, Kagome…- le sussurrò all’orecchio –Sei troppo importante,
per me…-
-Cosa…?-
Kagome si fermò, stupefatta. Stava dicendo sul serio? Si voltò verso di lui,
mentre ancora le sue braccia le cingevano con presa forte ma dolce le spalle e
la schiena. Poggiò la testa sul petto di Inuyasha. Oh, non rimpiangeva il
kariginu, lei, proprio no! Attraverso il tessuto sottile della maglietta poteva
sentire il suo corpo forte, percepirne il calore, l’odore mascolino… oddio, non
si sarebbe mai più staccata! (e ci credo… chi non vorrebbe essere al suo posto,
delle lettrici? NdG-chan ^__^)
Ma,
sembrava destino, il bellissimo momento venne ancora una volta rovinato… il
terreno sotto di loro si mosse come in un terremoto, mentre un qualcosa si
avvicinava, appena sotto terra, a gran velocità, con la stessa velocità di uno
squalo al pelo dell’acqua… Inuyasha fece appena in tempo ad accorgersene, e a
balzare via, tenendo stretta a sé Kagome. Urla di terrore si levarono dalle gole
di molti, nelle vicinanze, quando la creatura emerse dalla terra, lanciandosi
poi verso una sola coppia… Inuyasha e Kagome! I presenti poterono assistere
meravigliati a dei balzi degni di un atleta olimpionico che il ragazzo dovette
compiere, portandosi fuori tiro del mostro, che Inuyasha e Kagome riconobbero
subito per uno youkai-talpa.
-INUYASHA!
HA UN FRAMMENTO!-
-COSA?!-
-TRA
GLI OCCHI! HA UN FRAMMENTO DELLA SHIKON NO TAMA! E scommetto che sta cercando
di prenderci gli altri!-
-Dannazione!
Se solo non ci fosse il novilunio!!!-
-Cerchiamo
di attirarla lontano dalla gente!-
-Va
bene!- correndo veloce sui tetti dei chioschetti, tra i sentierini del
boschetto finto e i viali circondati di attrazioni, Inuyasha e Kagome
arrivarono in uno slargo, utilizzato per gli spettacoli pirotecnici notturni,
inseguiti dalla talpa gigante, che era particolarmente lenta, fuori terra.
-Sta
ferma qui, e non muoverti!- disse Inuyasha, lasciando Kagome ad un’estremità
della piazzetta, e ponendosi al centro, tra la ragazza e lo youkai. La
gigantesca talpa, cieca, sensibile solo al potere della sfera, non lo vide, e
Inuyasha, con un salto, le fu sul muso. A sentire quella creatura estranea che
si aggrappava al pelo, lo youkai talpa cercò di scuoterlo via, ma Inuyasha
resisteva, e, centimetro dopo centimetro, si avvicinava agli occhi della
bestia, lì dove, secondo le indicazioni di Kagome, era incastrata la scheggia
della sfera.
-Presto,
Inuyasha! Sta arrivando della gente!-
Inuyasha,
con tutta la forza che aveva, e che giudicava comunque poca, visto che in quel
momento era un essere umano, colpì con un pugno la fronte dello youkai-talpa,
scalzando la scheggia, che cadde a terra, in uno scintillio chiaro. Subito, lo
youkai talpa rimpicciolì, tornando ad essere un semplice animaletto che tentava
in tutti i modi, inutilmente, di divincolarsi dalla mano dell’hanyou.
-Un
altro frammento piccolino, Inuyasha. Non doveva averlo da molto. –
-Per
fortuna. Perché scappano sempre fuori degli youkai da ammazzare, quando sono un
misero essere umano, e per di più non ho nemmeno la Tessaiga?- disse, rabbioso,
gettando l’animaletto in un cespuglio di pitosforo che si ergeva al centro di
un’aiuola, ai margini della piazzetta. La sua rabbia derivava dal fatto che si
sentiva incapace di proteggere Kagome, e ciò era una cosa che non poteva
perdonare a sé stesso.
-Leviamo
le tende, prima che la gente cominci a fare domande.- disse Kagome, prendendo
Inuyasha per un polso e allontanandosi con lui nella folla di curiosi che
avevano seguito il mostro. Stava arrivando anche la polizia, ma del
combattimento non restavano tracce.
-Faranno
domande ugualmente. – ribatté Inuyasha, mentre Kagome gli lasciava il braccio.
-No.
La polizia archivierà il caso come il gesto di qualche pazzoide non ben
identificato, allucinazione collettiva, corto circuito, esplosione del gas, o
come uno dei tanti fatti inspiegabili che capitano ogni tanto. –
Si
spostavano tra la folla, verso un posto un po’ meno caotico, magari l’uscita.
-Oh,
Higurashi, sei salva!-
“Oh, no, di nuovo Hojo” fu il primo pensiero di
Kagome –E perché non dovrei esserlo? Dov’è la tua amica?- chiese, sforzandosi
di essere cortese.
-Si
è ferita, quando è caduta la ruota, e l’hanno portata all’ospedale. Senti, vuoi
che ti accompagno a casa? I miei mi hanno prestato la macchina…- disse,
mostrando delle chiavi di automobile attaccate ad un portachiavi.
-Ma
allora insisti ancora, moccioso? Come te lo devo dire, che devi girare alla
larga da Kagome?- gridò imbestialito Inuyasha, afferrandolo per il bavero della
giacca e sollevandolo da terra con una sola mano.
-Ehi,
che razza di maniere! Mettimi giù! – gridò Hojo, sorpreso dalla incredibile
forza di quello strano ragazzo dai capelli lunghissimi.
-Come
desideri, moccioso!- esclamò Inuyasha, lanciandolo in un cespuglio fiorito e
potato a forma di coppia di colombe.
-Ma
insomma, Kagome, chi è quel tizio così rompiscatole? È quasi peggio di Koga,
quel lupo pelle e ossa!-
-È
uno che viene a scuola con me. Le mie amiche dicono che gli piaccio, e mi
chiede sempre di uscire con lui, però…-
-Cosa?!?
È quello lì?!? Aspetta un attimo, che vado a farlo a fette!!!-
-Fermo!!!
Inuyasha, non fare il cretino! Guarda che a me non piace mica!-
-Si,
lo so che non ti piace, però mi ha fatto incavolare lo stesso!-
-Ehi,
e come fai a saperlo?! Un momento, non avrai mica origliato i discorsi miei e
delle mie amiche, ieri sera?!-
-Ecc…
cacchio, parlavate così forte che vi sentivo anche dal Goshinboku!!-
-Come
hai osato…!- indispettita, Kagome si allontanò a passo di corsa, ma Inuyasha la
raggiunse, piazzandosi davanti a lei.
-Aspetta!
Kagome… fermati! Ascoltami…-
-Non
ci penso neppure!- Kagome non era solo indispettita: era anche imbarazzata. Non
per il fatto che qualcuno potesse vederli litigare, ma perché, se Inuyasha, dal
Goshinboku, aveva sentito tutta la conversazione che aveva avuto con le sue
amiche, di sicuro aveva sentito anche tutto quello che lei aveva detto a
proposito dei suoi sentimenti. E non era certo il modo più romantico in cui
avrebbe voluto farglieli conoscere.
Inuyasha
la raggiunse nuovamente, afferrandola per la giacchetta e stringendola a sé,
come dopo il salto giù dalla ruota panoramica, prima che quello stupido youkai
rovinasse tutto.
Erano
finiti nella piazzetta interna al “castello”, e al cui centro, tra casette da
borgo medioevale, si ergeva il tanto famoso ciliegio, in piena fioritura.
C’erano alcuni lampioni, disposti in modo da fornire una luce tenue e
romantica, e illuminavano dolcemente la zona, dando al ciliegio un aspetto
ancora più romantico. Non c’era nessuno, a parte loro: tutti erano scappati, o
erano andati a vedere il luogo dello scontro, intralciando i rilievi della
polizia.
Inuyasha
sentiva Kagome, stretta tra le sue braccia, piangere. Oddio, non poteva vederla
piangere! Era qualcosa che lo mandava completamente nel pallone, e non sapeva
più come comportarsi!
-Kagome,
ascoltami… quando sono con te, io… io non penso affatto a Kikyo… io penso solo
a te, sempre. E… e se divento così geloso, se qualcuno come Koga viene a
chiederti di diventare la sua donna, non è per i pezzi della sfera…-
-Inuyasha…-
Kagome aveva alzato lo sguardo, e i suoi occhi lucidi di lacrime incrociarono
quelli dell’hanyou. E videro quello che aveva sempre desiderato: non c’era
un’ombra del riflesso di Kikyo, negli occhi di Inuyasha; solo lei, Kagome…
-E…
hai ragione, sono un testone rozzo e maleducato… non mi sento degno del tuo
affetto, però… Però io ti amo…-
-Oh…-
gli occhi castano scuro di Kagome tornarono a riempirsi di lacrime, ma
stavolta, erano lacrime di gioia. Quante volte aveva desiderato sentirgli dire
quelle parole, quante notti insonni aveva trascorso, domandandosi se lui
l’amava o meno… E ora, dopo quella disastrosa serata al Luna Park, dopo essere
quasi precipitati dalla ruota panoramica ed essere stati inseguiti da una talpa
mutata da un frammento, fatti che avrebbero rovinato la serata romantica a
chiunque, ora tutto si chiudeva in bellezza! Inuyasha la teneva stretta stretta
tra le braccia, e le aveva appena detto che le amava, e lei non poteva fare a
meno di stringersi a lui, alla persona che, in quel momento, era tutto il suo
universo…
Sotto
gli antichi rami fioriti del ciliegio secolare, un bacio, dapprima casto e a
fior di labbra, poi profondo e sempre più appassionato, suggellò i loro
sentimenti, mentre una brezza leggera faceva piovere su di loro una pioggia di
petali rosei…
THE END
(1)
Nota esplicativa per chi non conosce le usanze giapponesi: in Giappone, è una
cosa normale fare il bagno insieme, specie tra persone dello stesso sesso.
Ricordate Ranma, Ryoga e Genma Saotome nella stessa vasca, a fare il bagno dopo
la doccia fredda che li trasformava?
Ehhhh…
finita! Un’altra fanfic completata! Questa ff l’ho ideata e buttata giù in un
periodo in cui aveva taaanto bisogno di coccole, così mi sono sfogata un po’
così… Su, avanti, non ditemi che vi è venuto il diabete per leggere una
cosuccia così zuccherosa…
Chissà
perché, a me, le lezioni stimolano i neuroni incaricati di inventare storie…
infatti, d’estate non riesco mai a scrivere. Peccato però che poi non ho mai il
tempo per scrivere… Non vedo l’ora che arrivino le vacanze di Natale!!!! Ho
FUSOOOOOO!!!!
Ciriciao
by Giulia-chan
Ps: aspettatevi presto nuovi capitoli della mia ff “A snowy story”, e altre ff autoconclusive (se riesco a trovare il tempo per scrivere… sigh, 24 ore in una giornata non mi bastano!)!