1)Vita di una cheerleader qualunque e del suo poco amato stalker.
Non ho mai sopportato Tom DeLonge.
È solo uno stupido ragazzino che cerca di infilarsi nelle
mutande di qualsiasi ragazza, inclusa me.
Mi chiamo Jen Jenkins e sono una cheerleader. Ho un bel
fisico, grandi occhi blu, capelli tinti di biondo e la faccia un
po’ da cavallo
ed è il mio unico cruccio.
Madison dice che dovrei farmi operare e chiederlo come
regalo ai miei per i miei diciott’anni, ma io non me la
sento. Maddie è la capo
cheerleader o – come dicono sottovoce a scuola – il
capo delle stronze. Io la
trovo un po’ superficiale, ma in fondo non è male
e poi qualcosa bisogna
sopportare se si vuole stare in cima alla piramide sociale del liceo.
Come ogni mattina mi faccio una doccia, asciugo i capelli
e li piastro, poi mi metto una minigonna di jeans e una maglia azzurra
che mi
copre a malapena l’ombelico, mi trucco – un
po’ di mascara e del gloss sulle
labbra – e delle scarpe con il tacco alto.
Faccio colazione e saluto mia madre.
Arrivata a scuola, DeLonge staziona già
sull’entrata con
aria da scemo, io invece vengo raggiunta da Jess e Cheryl. Jess ha
lunghi
capelli neri e due grandi occhi verdi, indossa un paio di jeans molto
aderenti
e una camicia rosa, Cheryl invece ha i capelli color caramello e gli
occhi
castani, oggi indossa un vestito nero a pois bianchi molto elegante.
“Buongiorno, ragazze. Il mostriciattolo è
già là?”
Cheryl annuisce.
“Che palle.”
Sbuffo io.
“Cosa ne dici se gli facciamo sparire tutti i suoi libri
dall’armadio?”
Propone Jess.
“Non è male come idea…”
“Ok, allora tu distrailo e poi al resto pensiamo
noi.”
Ci avviamo verso la porta della scuola e Tom mi rivolge quello che
crede essere
un sorriso malizioso.
“Ciao, raggio di sole! Come stai?”
“Bene, prima di vederti.”
“Su non fare così, lo so che mi ami in
fondo.”
Io mi trattengo dallo scoppiare a ridere, quello che mi interessa
è il
quarterback della squadra di football, non questo strano essere troppo
lungo e
troppo magro con dei corti capelli di un biondo palesemente finto.
“Sì, nei tuoi sogni, Tom.
Ma non hai niente di meglio da fare che stare dietro a
me?”
“Posso stare anche davanti, se preferisci.”
“Ah Ah Ah, davvero divertente.”
“So di essere divertente, amore.”
“Non chiamarmi amore.”
“Un giorno mi amerai.”
“Sì, credici. Adesso scusa
devo andare.”
“Non salti scuola con me?”
“No.”
“Allora non la salterò nemmeno io.”
“Come ti pare.”
Lo lascio al suo destino e mi dirigo al mio armadietto, pensando che
è una
creatura davvero seccante. Prendo i libri e da lontano Jess e Cheryl mi
fanno
un cenno di vittoria, io sorrido lievemente tra me e me e vado nella
mia classe
di letteratura.
Anche il mostro la frequenta con me, ma non è ancora
arrivato e tempo di sapere perché, il compenso è
arrivata la prof: la signorina
Simmons.
È una persona molto gentile, ma non bisogna farla
arrabbiare o diventa molto cattiva. Tom entra mentre lei sta scrivendo
qualcosa
alla lavagna.
“Buongiorno, DeLonge. È bello vederla qui ogni
tanto,
dove sono i suoi libri?”
“Sono spariti.”
Il gessetto si rompe contro la lavagna.
“Sono stanca delle sue bugie, DeLonge. Una volta il cane
ha mangiato il suo tema, un’altra volta ha confuso i suoi
libri con quelli di
sua sorella e ora mi dice che sono spariti.
Davvero poco originale.
Si è guadagnato tutta la mattina in sala punizioni e ora
se ne vada.”
Lui tenta di replicare ma – davanti allo sguardo di fuoco
– lascia perdere e se
ne va sbattendo la porta.
Io nascondo abilmente un sorriso di soddisfazione e
riprendo a seguire la lezione. Finalmente quel verme è stato
giustamente
punito!
A pranzo sono di buon umore.
“Ottimo lavoro ragazze, obbiettivo riuscito.”
Comunico a Jess e Cheryl sorridendo, loro mi sorridono di rimando.
“Cosa è successo?”
Chiede Madison curiosa.
“Abbiamo fatto un piccolo scherzetto a DeLonge e lui
è
stato messo in punizione tutta la mattina dalla Simmons.”
“Wow, ottima pensata!”
Si congratula lei che è ovviamente favorevole a qualsiasi
atto di bullismo contro i perdenti. Un pochino mi sento in colpa, ma
quando
vedo la faccia da deficiente di DeLonge mi passa subito, non riesco a
sopportarlo e detesto che sia in fissa con me.
Non può essere in fissa con un’altra ragazza?
Forse se ne trovasse un’altra ci starebbe, in fondo non
è
poi così male, ma forse vuole me perché
rappresento una sfida. Secondo la
strana logica maschile se una ti rifiuta tu sei come obbligato a
provarci il
doppio e a continuare a ricevere due di picche.
“Jen?”
La voce di Maddie mi riporta alla realtà.
“Sì?”
“A cosa stavi pensando?”
“Alla logica maschile per cui se una ti dice di no devi
continuare a provarci.”
“Uhm, lascia perdere, DeLonge. Dopo i corsi pomeridiano
abbiamo l’allenamento e
mi servi in forma.”
Io sorrido.
“Non ti preoccupare, lo sarò.”
“Molto bene.”
Lancia un’occhiata al grande orologio della mensa.
“Ragazze, è ora di andare a lezione.”
Ci alziamo, buttiamo via gli avanzi di cibo e le cartacce e poi
lasciamo il
nostro vassoio nell’apposito posto. Tom sta parlando con una
bionda – Anne
Hoppus – ma non mi toglie gli occhi di dosso.
Che noia!
Oggi poi dovremo condividere parecchie lezioni, rischia
di diventare una giornata di merda. Con l’allegria di un
cadavere vado alla
lezione di matematica, neanche a dirlo Tom si siede subito vicino a me.
Io sospiro.
“Perché non ti siedi vicino a Hoppus?
Siete amici, no?”
“Perché sei tu che mi interessi.”
“La cosa non è reciproca.”
Rispondo piatta.
“Lo diventerà.”
“Credici…”
L’arrivo del professore mette fine alla conversazione o
meglio, lui vorrebbe
continuarla, io invece inizio ostentatamente a prendere appunti,
nonostante
capisca meno della metà di quello che il profe spiega.
Perché devo averlo sempre tra i piedi?
La giornata si rivela lunga e massacrante.
Maddie non ci risparmia oggi, continua a farci ripetere
una coreografia un numero imprecisato di volte, perché non
è mai soddisfatta.
Alla fine dell’allenamento siamo tutte distrutte, saluto
con un cenno Jess e Cheryl e mi dirigo alla mia macchina, sognando di
stendermi
sul mio letto. So bene che è impossibile, devo fare i
compiti e preparare la
cena a mio fratello e a mio padre visto che mamma questa settimana fa
il turno
di notte.
Arrivo a casa e mi tolgo con piacere le mie scarpe con il
tacco, poi indosso una vecchia tuta e mi immergo nei compiti di
letteratura
fino a che non arriva il momento di mettersi a cucinare.
Preparo una pasta al pomodoro e poi chiamo tutti a
tavola.
Non conversiamo
molto, mio fratello e mio padre parlano di baseball e basket
tagliandomi fuori
dalla conversazione. Odio questi momenti, non mi piace sentirmi
esclusa, ma è
quello che succede puntualmente.
Finita la cena lavo i piatti e finisco i compiti, poi
finalmente mi butto a letto, pregando di riuscire a dormire, ma non
succede.
Mi giro e mi rigiro mentre le ore
passano senza pietà, mi addormento troppo
tardi e mi sveglio stanchissima, oggi vorrei proprio saltare scuola.
C’è un
allenamento dopo le lezione e se è come quello di ieri mi
viene da piangere,
non ho l’energia sufficiente per affrontarlo.
Bevo una dose massiccia di caffè a colazione, metto
più o
meno i vestiti di ieri e una massiccia dose di correttore sulle mie
occhiaie.
Saluto i due uomini di famiglia e mi preparo ad affrontare un altro
giorno di
scuola.
Come al solito il demente mi aspetta vicino al cancello,
io alzo gli occhi al cielo.
Oggi no.
Non lo saluto nemmeno e non gli rispondo, vado dritta per
la mia strada e raggiungo Jess e Cheryl.
“Tesoro, oggi hai un aspetto spaventoso.”
“Jess, non sono riuscita a dormire bene stanotte e poi
sono stanca di cucinare per mio fratello e mio padre.”
Sospiro.
“Vuoi il mio correttore?”
“Ho fatto un lavoro così pessimo con il
mio?”
“Un po’.”
Mi dirigo in bagno con il correttore di Jess ed in effetti noto che non
sono
riuscita a nascondere bene le occhiaie.
Riprovo con in correttore della mia amica e riesco a fare
un lavoro leggermente migliore, con questo pallore potrei diventare una
goth se
solo decidessi di vestire solo di nero. Uscita dal bagno le mie amiche
mi
guardano con aria di approvazione e io restituisco il cosmetico a Jess.
“Grazie per avermi fatto tornare un essere umano.”
“Figurati e adesso andiamo
a fare
spagnolo.”
Ci dirigiamo nella nostra classe e ci piazziamo nei banchi in fondo in
attesa
che arrivi il professor Gonzales: è basso e con la testa
perennemente tra le
nuvole.
Tom, ringraziando il cielo, non fa spagnolo e io mi godo
– si fa per dire – la lezione in pace, prendendo
appunti. Alla fine della
lezione ci avvisa che settimana prossima ci sarà un compito.
Che bello!
Dopo spagnolo ci sono due ore di chimica e la vecchia
bastarda che abbiamo come professoressa ci fa fare un compito a
sorpresa. La
odio come odio la sua maledetta materia, prenderò un voto
bassissimo.
Poi finalmente arriva la ricreazione e la passo
chiacchierando con le mie amiche cheerleader,
soprattutto insultando la mia prof. Loro ne hanno
un’altra più umana,
gentile e carina; gli stronzi capitano tutti a me.
Tom cerca pateticamente di farsi notare facendo acrobazie
sul suo skate, lo spettacolo mi lascia indifferente, Madison invece
ride
sguaiatamente.
Finita la pausa io vado a fare le ultime due ore della
mattina, ossia storia. È una materia che mi piace abbastanza
e poi ci sono
anche Jess e Cheryl che la fanno.
Loro, in realtà, pensano più a scarabocchiare il
loro
blocco di appunti che a seguire
la
lezione, ma non importa basta che ci sia qualcuno a farmi compagnia.
La campanella che annuncia il pranzo arriva grata, io e
le mie amiche raggiungiamo Madison e le altre e ci sediamo al nostro
solito
tavolo vicino a quello dei giocatori di football.
Maddie corre immediatamente dal suo ragazzo dandogli un
bacio che di casto non ha niente, tanto che io a un certo punto
distolgo lo
sguardo e mi concentro sulla
mia fetta
di pizza.
Inizio a mangiarla in silenzio, le altre parlano di
vestiti e di come sarebbe figo fare una puntata a Milano, la
città della moda.
Usano un tono reverente quando pronunciano quel nome, come se fosse la
Mecca o
Gerusalemme.
Madison torna finalmente da noi.
“Oggi abbiamo un altro allenamento.”
Annuncia sorridendo.
“Spero non sia come quello di ieri o alla fine ti
troverai una serie di cadaveri.”
Dico ironica.
“Dobbiamo essere in forma, il prossimo match è
molto
importante per la squadra e noi dobbiamo sostenerli al
massimo!”
Mi risponde severa lei. Prende molto sul serio il suo ruolo di capo
cheerleader
e la squadra, non sono poche le ragazze che ha cacciato, scatenando
putiferi
vari.
“Cosa hai dopo?”
“Uhm, un’ora di economia domestica e due di
arte.”
“Non dovrebbe stancarti troppo come orario.”
“No no.”
Decido che non è saggio lamentarsi ulteriormente degli
allenamenti o rischio di
venire buttata fuori dalla squadra. Tutti sono utili, ma nessuno
è indispensabile.
La pausa pranzo finisce troppo presto per i miei gusti,
non mi piacciono molto le lezioni di economia domestica, le ho scelte
solo
perché c’erano le mie amiche.
In ogni caso entro nell’aula con un sospiro di
rassegnazione e mi siedo al mio banco, oggi ci insegneranno a preparare
delle
torte.
Spero di non avvelenare nessuno.
La prof arriva in classe e scrive sulla lavagna gli
ingredienti e la ricetta, poi ci invita ad andare a prenderli nella
riserva. Io
eseguo diligentemente: prepareremo una torta alle mele, che
probabilmente
finiremo la prossima volta cioè domani.
Prendo gli ingredienti, una padella, ciotole varie e una
bilancia.
Inizio a mischiare le varie cose fino a ottenere un
impasto che sembra quello omogeneo descritto nella ricetta. Lo verso in
una
terrina e poi lo metto nel forno.
“Bene, ragazze. Domani vedremo come sono venute le vostre
torte, ora andate.”
Con molto piacere raccolgo la mia roba e mi lavo le mani
appiccicose e poi me ne vado. Adesso ho
arte che è la mia materia preferita, peccato
che la debba dividere con
Tom.
Prendo immediatamente posto vicino al mio cavalletto
preferito e aspetto che l’insegnante distribuisca i lavori.
“Ciao, principessa.”
“Non sono una principessa, DeLonge.”
Rispondo piatta.
“Meglio, sarai la mia principessa.”
“Ma anche no.”
“Eddai, almeno un po’ ti sto simpatico.”
“Continua a illuderti se ti fa piacere.”
Ancora una volta l’arrivo del professore mi salva da una
conversazione senza senso.
“Bene, ragazzi. L’altra volta abbiamo finito con le
nature morte, quindi oggi inizieremo con i
ritratti. Giusto per vedere la mano di ognuno, prima di
dare una
spiegazione più dettagliata, vorrei che disegnaste il vostro
vicino o la vostra
vicina di cavalletto.
Buon divertimento!
Non preoccupatevi, io passerò tra i cavalletti in caso
abbiate bisogno di aiuto e comunque questa prova non verrà
valutata.”
Io alzo gli occhi al cielo scocciata, il mio vicino di cavalletto
è Tom e
decide che sarà lui a disegnare questa volta,
così a me non rimane altro che
rimanere seduta immobile su una stupida sedia.
E dire che io avrei voluto sfogare un po’ di malumore
disegnando.
Stare in posa poi è più difficile di quanto
pensassi, Tom
non fa altro che dirmi di stare ferma, che mi muovo troppo e che non
riesce a
disegnare nulla.
Quando il professor Tuker capita dalle nostre parti fa i
complimenti a Tom perché sta facendo un buon lavoro, che
fortuna!
“La prossima volta toccherà a me, vero?”
“Certo, Jenkins. Non ti piace stare in posa, vero?”
“No, professor Tucker.”
“Sopporta.”
Mi dice lui con un sorriso a cui io rispondo con una specie di ghigno.
Se ne va e io devo tornare a stare ferma come una statua
di sale o l’artista non riuscirà a disegnarmi.
Finalmente anche questa tortura arriva alla fine e mi
dirigo agli armadietti per prendere la mia borsa da cheerleader.
Mi cambio negli spogliatoi e mi faccio strapazzare per
una buona mezz’ora da Maddie. La cosa positiva è
che dopo gli allenamenti
Chris, il ragazzo che mi piace, si ferma a parlare con me.
“Ehi, Jenny! Come va?”
“Bene, Chris. E tu?”
“Benissimo, la squadra va alla grande.”
Mi risponde entusiasta.
“Sabato sera hai da fare?”
Il mio cuore salta un battito.
“No, perché?”
“Ed dà una festa e mi chiedevo se non ti andrebbe
di
venirci con me.”
“Sì, certo! Mi farebbe molto piacere.”
“Allora fatti trovare pronta alla nove e mezza che vengo
a prenderti.”
“Sai già il mio indirizzo?”
Lui scoppia a ridere.
“Sì, l’ho chiesto a Madison.”
“Perfetto, allora ci vediamo domani.”
Dico con il mio migliore sorriso.
Salgo in macchina in uno stato di grazia, non mi pesa
nemmeno la montagna di compiti o il fatto che devo cucinare anche
stasera.
Domani sarà una giornata fantastica!
Arrivo a casa e salgo in camera mia a fare i compiti: mio
padre non c’è e mio fratello sta giocando.
Butto la borsa in un angolo della camera e mi metto
comoda, abbandonando con gioia le mie scarpe
con i tacchi.
Inizio a fare i compiti, non prima di aver scritto un
messaggio a Jess, Cheryl e Madison, fino a quando devo scendere a
preparare la
cena.
Le mie amiche sono entusiaste e felici per me, mi dicono
che verranno qui domani per aiutarmi a scegliere un vestito adatto
all’occasione.
Scendo e preparo delle cotolette, poi chiamo mio padre e
mio fratello.
“Papà, domani sera sono stata invitata a una
festa, posso
andare?”
Lui alza lo sguardo dal piatto.
“Sì, sei stata molto brava questa settimana. A
patto che
tu sia a casa a mezzanotte, Jennifer.”
“Va bene.”
Mio padre è un po’ severo sugli orari, ma non mi
posso lamentare, in fondo mi
ha lasciato andare.
Finita la cena, sparecchio e lavo i piatti, poi finisco
di fare i compiti e studiare e mi guardo un film.
Uno di quelli mielosi e romantici dove i protagonisti si
amano e sparano certe frasi impossibili da sentire nella vita reale.
Sospirando me ne vado a letto, la mente già proiettata
all’appuntamento di domani.
Mi porterà dei fiori?
Mi troverà carina?
Sarà bella la festa?
Gli piacerà il vestito?
E la mia faccia da cavallo?
Forse Madison ha ragione, dovrei chiedere come regalo per
i miei diciotto anni una plastica facciale, così finalmente
anche questo
problema sarà risolto.
Sono davvero brutta, nonostante il trucco e i vestiti
alla moda.
Cerco di mettere in un angolo in cui non possano farmi
male i pensieri negativi, ma la cosa mi riesce solo parzialmente e ogni
tanto
passano come flash nella mia mente.
Alla fine, stremata da tanta attività mentale non
richiesta mi addormento in un sogno senza sogni né incubi.
Solo nero.