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Autore: Layla    12/04/2015    0 recensioni
Jennifer Jenkins è una cheerleader qualunque.
Tom DeLonge il suo stalker personale che vuole farla diventare la sua ragazza a tutti i costi.
Jennifer non sopporta Tom.
Tom la vuole.
Tutto statico fino a quando, dopo una serie di avvenimenti, Jen si accorgerà che forse non ha poi così bisogno che Tom esca dalla sua vita.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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1)Vita di una cheerleader qualunque e del suo poco amato stalker.

Non ho mai sopportato Tom DeLonge.
È solo uno stupido ragazzino che cerca di infilarsi nelle mutande di qualsiasi ragazza, inclusa me.
Mi chiamo Jen Jenkins e sono una cheerleader. Ho un bel fisico, grandi occhi blu, capelli tinti di biondo e la faccia un po’ da cavallo ed è il mio unico cruccio.
Madison dice che dovrei farmi operare e chiederlo come regalo ai miei per i miei diciott’anni, ma io non me la sento. Maddie è la capo cheerleader o – come dicono sottovoce a scuola – il capo delle stronze. Io la trovo un po’ superficiale, ma in fondo non è male e poi qualcosa bisogna sopportare se si vuole stare in cima alla piramide sociale del liceo.
Come ogni mattina mi faccio una doccia, asciugo i capelli e li piastro, poi mi metto una minigonna di jeans e una maglia azzurra che mi copre a malapena l’ombelico, mi trucco – un po’ di mascara e del gloss sulle labbra – e delle scarpe con il tacco alto.
Faccio colazione e saluto mia madre.
Arrivata a scuola, DeLonge staziona già sull’entrata con aria da scemo, io invece vengo raggiunta da Jess e Cheryl. Jess ha lunghi capelli neri e due grandi occhi verdi, indossa un paio di jeans molto aderenti e una camicia rosa, Cheryl invece ha i capelli color caramello e gli occhi castani, oggi indossa un vestito nero a pois bianchi molto elegante.
“Buongiorno, ragazze. Il mostriciattolo è già là?”
Cheryl annuisce.
“Che palle.”
Sbuffo io.
“Cosa ne dici se gli facciamo sparire tutti i suoi libri dall’armadio?”
Propone Jess.
“Non è male come idea…”
“Ok, allora tu distrailo e poi al resto pensiamo noi.”
Ci avviamo verso la porta della scuola e Tom mi rivolge quello che crede essere un sorriso malizioso.
“Ciao, raggio di sole! Come stai?”
“Bene, prima di vederti.”
“Su non fare così, lo so che mi ami in fondo.”
Io mi trattengo dallo scoppiare a ridere, quello che mi interessa è il quarterback della squadra di football, non questo strano essere troppo lungo e troppo magro con dei corti capelli di un biondo palesemente finto.
“Sì, nei tuoi sogni, Tom.
Ma non hai niente di meglio da fare che stare dietro a me?”
“Posso stare anche davanti, se preferisci.”
“Ah Ah Ah, davvero divertente.”
“So di essere divertente, amore.”
“Non chiamarmi amore.”
“Un giorno mi amerai.”
“Sì, credici. Adesso scusa  devo andare.”
“Non salti scuola con me?”
“No.”
“Allora non la salterò nemmeno io.”
“Come ti pare.”
Lo lascio al suo destino e mi dirigo al mio armadietto, pensando che è una creatura davvero seccante. Prendo i libri e da lontano Jess e Cheryl mi fanno un cenno di vittoria, io sorrido lievemente tra me e me e vado nella mia classe di letteratura.
Anche il mostro la frequenta con me, ma non è ancora arrivato e tempo di sapere perché, il compenso è arrivata la prof: la signorina Simmons.
È una persona molto gentile, ma non bisogna farla arrabbiare o diventa molto cattiva. Tom entra mentre lei sta scrivendo qualcosa alla lavagna.
“Buongiorno, DeLonge. È bello vederla qui ogni tanto, dove sono i suoi libri?”
“Sono spariti.”
Il gessetto si rompe contro la lavagna.
“Sono stanca delle sue bugie, DeLonge. Una volta il cane ha mangiato il suo tema, un’altra volta ha confuso i suoi libri con quelli di sua sorella e ora mi dice che sono spariti.
Davvero poco originale.
Si è guadagnato tutta la mattina in sala punizioni e ora se ne vada.”
Lui tenta di replicare ma – davanti allo sguardo di fuoco – lascia perdere e se ne va sbattendo la porta.
Io nascondo abilmente un sorriso di soddisfazione e riprendo a seguire la lezione. Finalmente quel verme è stato giustamente punito!
A pranzo sono di buon umore.
“Ottimo lavoro ragazze, obbiettivo riuscito.”
Comunico a Jess e Cheryl sorridendo, loro mi sorridono di rimando.
“Cosa è successo?”
Chiede Madison curiosa.
“Abbiamo fatto un piccolo scherzetto a DeLonge e lui è stato messo in punizione tutta la mattina dalla Simmons.”
“Wow, ottima pensata!”
Si congratula lei che è ovviamente favorevole a qualsiasi atto di bullismo contro i perdenti. Un pochino mi sento in colpa, ma quando vedo la faccia da deficiente di DeLonge mi passa subito, non riesco a sopportarlo e detesto che sia in fissa con me.
Non può essere in fissa con un’altra ragazza?
Forse se ne trovasse un’altra ci starebbe, in fondo non è poi così male, ma forse vuole me perché rappresento una sfida. Secondo la strana logica maschile se una ti rifiuta tu sei come obbligato a provarci il doppio e a continuare a ricevere due di picche.
“Jen?”
La voce di Maddie mi riporta alla realtà.
“Sì?”
“A cosa stavi pensando?”
“Alla logica maschile per cui se una ti dice di no devi continuare a provarci.”
“Uhm, lascia perdere, DeLonge. Dopo i corsi pomeridiano abbiamo l’allenamento e mi servi in forma.”
Io sorrido.
“Non ti preoccupare, lo sarò.”
“Molto bene.”
Lancia un’occhiata al grande orologio della mensa.
“Ragazze, è ora di andare a lezione.”
Ci alziamo, buttiamo via gli avanzi di cibo e le cartacce e poi lasciamo il nostro vassoio nell’apposito posto. Tom sta parlando con una bionda – Anne Hoppus – ma non mi toglie gli occhi di dosso.
Che noia!
Oggi poi dovremo condividere parecchie lezioni, rischia di diventare una giornata di merda. Con l’allegria di un cadavere vado alla lezione di matematica, neanche a dirlo Tom si siede subito vicino a me.
Io sospiro.
“Perché non ti siedi vicino a Hoppus?
Siete amici, no?”
“Perché sei tu che mi interessi.”
“La cosa non è reciproca.”
Rispondo piatta.
“Lo diventerà.”
“Credici…”
L’arrivo del professore mette fine alla conversazione o meglio, lui vorrebbe continuarla, io invece inizio ostentatamente a prendere appunti, nonostante capisca meno della metà di quello che il profe spiega.
Perché devo averlo sempre tra i piedi?

 
La giornata si rivela lunga e massacrante.
Maddie non ci risparmia oggi, continua a farci ripetere una coreografia un numero imprecisato di volte, perché non è mai soddisfatta.
Alla fine dell’allenamento siamo tutte distrutte, saluto con un cenno Jess e Cheryl e mi dirigo alla mia macchina, sognando di stendermi sul mio letto. So bene che è impossibile, devo fare i compiti e preparare la cena a mio fratello e a mio padre visto che mamma questa settimana fa il turno di notte.
Arrivo a casa e mi tolgo con piacere le mie scarpe con il tacco, poi indosso una vecchia tuta e mi immergo nei compiti di letteratura fino a che non arriva il momento di mettersi a cucinare.
Preparo una pasta al pomodoro e poi chiamo tutti a tavola.
Non conversiamo molto, mio fratello e mio padre parlano di baseball e basket tagliandomi fuori dalla conversazione. Odio questi momenti, non mi piace sentirmi esclusa, ma è quello che succede puntualmente.
Finita la cena lavo i piatti e finisco i compiti, poi finalmente mi butto a letto, pregando di riuscire a dormire, ma non succede.
Mi giro e mi rigiro mentre le  ore passano senza pietà, mi addormento troppo tardi e mi sveglio stanchissima, oggi vorrei proprio saltare scuola. C’è un allenamento dopo le lezione e se è come quello di ieri mi viene da piangere, non ho l’energia sufficiente per affrontarlo.
Bevo una dose massiccia di caffè a colazione, metto più o meno i vestiti di ieri e una massiccia dose di correttore sulle mie occhiaie. Saluto i due uomini di famiglia e mi preparo ad affrontare un altro giorno di scuola.
Come al solito il demente mi aspetta vicino al cancello, io alzo gli occhi al cielo.
Oggi no.
Non lo saluto nemmeno e non gli rispondo, vado dritta per la mia strada e raggiungo Jess e Cheryl.
“Tesoro, oggi hai un aspetto spaventoso.”
“Jess, non sono riuscita a dormire bene stanotte e poi sono stanca di cucinare per mio fratello e mio padre.”
Sospiro.
“Vuoi il mio correttore?”
“Ho fatto un lavoro così pessimo con il mio?”
“Un po’.”
Mi dirigo in bagno con il correttore di Jess ed in effetti noto che non sono riuscita a nascondere bene le occhiaie.
Riprovo con in correttore della mia amica e riesco a fare un lavoro leggermente migliore, con questo pallore potrei diventare una goth se solo decidessi di vestire solo di nero. Uscita dal bagno le mie amiche mi guardano con aria di approvazione e io restituisco il cosmetico a Jess.
“Grazie per avermi fatto tornare un essere umano.”
“Figurati e adesso andiamo  a fare spagnolo.”
Ci dirigiamo nella nostra classe e ci piazziamo nei banchi in fondo in attesa che arrivi il professor Gonzales: è basso e con la testa perennemente tra le nuvole.
Tom, ringraziando il cielo, non fa spagnolo e io mi godo – si fa per dire – la lezione in pace, prendendo appunti. Alla fine della lezione ci avvisa che settimana prossima ci sarà un compito.
Che bello!
Dopo spagnolo ci sono due ore di chimica e la vecchia bastarda che abbiamo come professoressa ci fa fare un compito a sorpresa. La odio come odio la sua maledetta materia, prenderò un voto bassissimo.
Poi finalmente arriva la ricreazione e la passo chiacchierando con le mie amiche cheerleader,  soprattutto insultando la mia prof. Loro ne hanno un’altra più umana, gentile e carina; gli stronzi capitano tutti a me.
Tom cerca pateticamente di farsi notare facendo acrobazie sul suo skate, lo spettacolo mi lascia indifferente, Madison invece ride sguaiatamente.
Finita la pausa io vado a fare le ultime due ore della mattina, ossia storia. È una materia che mi piace abbastanza e poi ci sono anche Jess e Cheryl che la fanno.
Loro, in realtà, pensano più a scarabocchiare il loro blocco di appunti che a  seguire la lezione, ma non importa basta che ci sia qualcuno a farmi compagnia.
La campanella che annuncia il pranzo arriva grata, io e le mie amiche raggiungiamo Madison e le altre e ci sediamo al nostro solito tavolo vicino a quello dei giocatori di football.
Maddie corre immediatamente dal suo ragazzo dandogli un bacio che di casto non ha niente, tanto che io a un certo punto distolgo lo sguardo e mi concentro  sulla mia fetta di pizza.
Inizio a mangiarla in silenzio, le altre parlano di vestiti e di come sarebbe figo fare una puntata a Milano, la città della moda. Usano un tono reverente quando pronunciano quel nome, come se fosse la Mecca o Gerusalemme.
Madison torna finalmente da noi.
“Oggi abbiamo un altro allenamento.”
Annuncia sorridendo.
“Spero non sia come quello di ieri o alla fine ti troverai una serie di cadaveri.”
Dico ironica.
“Dobbiamo essere in forma, il prossimo match è molto importante per la squadra e noi dobbiamo sostenerli al massimo!”
Mi risponde severa lei. Prende molto sul serio il suo ruolo di capo cheerleader e la squadra, non sono poche le ragazze che ha cacciato, scatenando putiferi vari.
“Cosa hai dopo?”
“Uhm, un’ora di economia domestica e due di arte.”
“Non dovrebbe stancarti troppo come orario.”
“No no.”
Decido che non è saggio lamentarsi ulteriormente degli allenamenti o rischio di venire buttata fuori dalla squadra. Tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile.
La pausa pranzo finisce troppo presto per i miei gusti, non mi piacciono molto le lezioni di economia domestica, le ho scelte solo perché c’erano le mie amiche.
In ogni caso entro nell’aula con un sospiro di rassegnazione e mi siedo al mio banco, oggi ci insegneranno a preparare delle torte.
Spero di non avvelenare nessuno.
La prof arriva in classe e scrive sulla lavagna gli ingredienti e la ricetta, poi ci invita ad andare a prenderli nella riserva. Io eseguo diligentemente: prepareremo una torta alle mele, che probabilmente finiremo la prossima volta cioè domani.
Prendo gli ingredienti, una padella, ciotole varie e una bilancia.
Inizio a mischiare le varie cose fino a ottenere un impasto che sembra quello omogeneo descritto nella ricetta. Lo verso in una terrina e poi lo metto nel forno.
“Bene, ragazze. Domani vedremo come sono venute le vostre torte, ora andate.”
Con molto piacere raccolgo la mia roba e mi lavo le mani appiccicose e poi me ne vado. Adesso ho  arte che è la mia materia preferita, peccato che la debba dividere con Tom.
Prendo immediatamente posto vicino al mio cavalletto preferito e aspetto che l’insegnante distribuisca i lavori.
“Ciao, principessa.”
“Non sono una principessa, DeLonge.”
Rispondo piatta.
“Meglio, sarai la mia principessa.”
“Ma anche no.”
“Eddai, almeno un po’ ti sto simpatico.”
“Continua a illuderti se ti fa piacere.”
Ancora una volta l’arrivo del professore mi salva da una conversazione senza senso.
“Bene, ragazzi. L’altra volta abbiamo finito con le nature morte, quindi oggi inizieremo con i  ritratti. Giusto per vedere la mano di ognuno, prima di dare una spiegazione più dettagliata, vorrei che disegnaste il vostro vicino o la vostra vicina di cavalletto.
Buon divertimento!
Non preoccupatevi, io passerò tra i cavalletti in caso abbiate bisogno di aiuto e comunque questa prova non verrà valutata.”
Io alzo gli occhi al cielo scocciata, il mio vicino di cavalletto è Tom e decide che sarà lui a disegnare questa volta, così a me non rimane altro che rimanere seduta immobile su una stupida sedia.
E dire che io avrei voluto sfogare un po’ di malumore disegnando.
Stare in posa poi è più difficile di quanto pensassi, Tom non fa altro che dirmi di stare ferma, che mi muovo troppo e che non riesce a disegnare nulla.
Quando il professor Tuker capita dalle nostre parti fa i complimenti a Tom perché sta facendo un buon lavoro, che fortuna!
“La prossima volta toccherà a me, vero?”
“Certo, Jenkins. Non ti piace stare in posa, vero?”
“No, professor Tucker.”
“Sopporta.”
Mi dice lui con un sorriso a cui io rispondo con una specie di ghigno.
Se ne va e io devo tornare a stare ferma come una statua di sale o l’artista non riuscirà a disegnarmi.
Finalmente anche questa tortura arriva alla fine e mi dirigo agli armadietti per prendere la mia borsa da cheerleader.
Mi cambio negli spogliatoi e mi faccio strapazzare per una buona mezz’ora da Maddie. La cosa positiva è che dopo gli allenamenti Chris, il ragazzo che mi piace, si ferma a parlare con me.
“Ehi, Jenny! Come va?”
“Bene, Chris. E tu?”
“Benissimo, la squadra va alla grande.”
Mi risponde entusiasta.
“Sabato sera hai da fare?”
Il mio cuore salta un battito.
“No, perché?”
“Ed dà una festa e mi chiedevo se non ti andrebbe di venirci con me.”
“Sì, certo! Mi farebbe molto piacere.”
“Allora fatti trovare pronta alla nove e mezza che vengo a prenderti.”
“Sai già il mio indirizzo?”
Lui scoppia a ridere.
“Sì, l’ho chiesto a Madison.”
“Perfetto, allora ci vediamo domani.”
Dico con il mio migliore sorriso.
Salgo in macchina in uno stato di grazia, non mi pesa nemmeno la montagna di compiti o il fatto che devo cucinare anche stasera.
Domani sarà una giornata fantastica!
Arrivo a casa e salgo in camera mia a fare i compiti: mio padre non c’è e mio fratello sta giocando.
Butto la borsa in un angolo della camera e mi metto comoda, abbandonando con gioia le mie scarpe  con i tacchi.
Inizio a fare i compiti, non prima di aver scritto un messaggio a Jess, Cheryl e Madison, fino a quando devo scendere a preparare la cena.
Le mie amiche sono entusiaste e felici per me, mi dicono che verranno qui domani per aiutarmi a scegliere un vestito adatto all’occasione.
Scendo e preparo delle cotolette, poi chiamo mio padre e mio fratello.
“Papà, domani sera sono stata invitata a una festa, posso andare?”
Lui alza lo sguardo dal piatto.
“Sì, sei stata molto brava questa settimana. A patto che tu sia a casa a mezzanotte, Jennifer.”
“Va bene.”
Mio padre è un po’ severo sugli orari, ma non mi posso lamentare, in fondo mi ha lasciato andare.
Finita la cena, sparecchio e lavo i piatti, poi finisco di fare i compiti e studiare e mi guardo un film.
Uno di quelli mielosi e romantici dove i protagonisti si amano e sparano certe frasi impossibili da sentire nella vita reale.
Sospirando me ne vado a letto, la mente già proiettata all’appuntamento di domani.
Mi porterà dei fiori?
Mi troverà carina?
Sarà bella la festa?
Gli piacerà il vestito?
E la mia faccia da cavallo?
Forse Madison ha ragione, dovrei chiedere come regalo per i miei diciotto anni una plastica facciale, così finalmente anche questo problema sarà risolto.
Sono davvero brutta, nonostante il trucco e i vestiti alla moda.
Cerco di mettere in un angolo in cui non possano farmi male i pensieri negativi, ma la cosa mi riesce solo parzialmente e ogni tanto passano come flash nella mia mente.
Alla fine, stremata da tanta attività mentale non richiesta mi addormento in un sogno senza sogni né incubi.
Solo nero.

   
 
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