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Autore: Lotus Flower    12/04/2015    5 recensioni
“Già...il mio compleanno ,il mio quindicesimo compleanno”.
Il ragazzo si mise a sedere e puntò lo sguardo dritto davanti a lui, nel punto esatto dove la sua parte di camera era divisa dalla rimanente da un paravento
Il suo letto.
Il suo armadio.
La sua libreria.
“O meglio, il primo compleanno che festeggio senza di te”.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Baymax, Cass Hamada, Hiro Hamada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Hiro? Tesoro alzati ... Buon compleanno .”
Zia Cass alzò la serranda della piccola finestrella che si trovava nella camera del nipote .
“Amore svegliati , i tuoi amici sono già al bar che ti aspettano per festeggiare” “Si Zia, arrivo tra un minuto” mugugnò stancamente il ragazzo da sotto le coperte.
La donna sorride dolcemente ed esce dalla camera di Hiro.
Egli però non scende dal letto...non era ansioso di festeggiare con gli amici.
“Già...il mio compleanno ,il mio quindicesimo compleanno”.
Il ragazzo si mise a sedere e puntò lo sguardo dritto davanti a lui, nel punto esatto dove la sua parte di camera era divisa dalla rimanente da un paravento
Il suo letto.
Il suo armadio.
La sua libreria.
“O meglio, il primo compleanno che festeggio senza di te”.
Il giovane Hamada rimase a fissare quella parte di stanza per qualche minuto, finchè sembrò ridestarsi.
“Sarà meglio mi prepari, o la zia mi richiamerà”.
Hiro scese dal letto e si diresse verso il bagno. Si lavò il viso e con ancora l’acqua che gocciolava dal mento si guardò allo specchio. Non si trovava affatto cambiato. Gli stessi occhi color nocciola, la stessa corporatura minuta e smilza, gli stessi capelli ribelli di un nero corvino, impossibili da pettinare e i suoi denti da castoro da cui combatteva da anni.
“Tsk...ma che mi aspettavo? Di guardarmi allo specchio oggi e di vedere che il mio viso miracolosamente cambiato fosse diventato come quello di Tada...” Hiro si tappò la bocca prima di terminare la frase. Non doveva pronunciare quel nome. MAI. Era una regola ormai in quella casa.
Il ragazzo finì lavarsi poi tornò in camera dove si spogliò e fece per indossare i suoi abiti quotidiani, i suoi pantaloni cargo marroni, la sua felpa blu e la sua maglietta rossa con sopra la stamp del suo supereroe dei fumetti preferito che ricordava...gli aveva regalato lui per il suo quattordicesimo compleanno.
Ma proprio quando era sul punto di vestirsi si bloccò all’istante. Osservò la t-shirt. Era già la terza volta che pensava a lui quella mattina.
Il ragazzo finì velocemente di abbigliarsi e si accasciò inerte sul letto.
Era un’ingiustizia, erano mesi che aveva imparato a conviverci e proprio oggi, il giorno del suo compleanno doveva ritornare quella sensazione? Quella sensazione di vuoto, di abbandono, di tristezza. Eppure Hiro non era solo, lo sapeva, aveva Gogo, Honey Lemon, Wasabi, Fred e Baymax.
Ma in quel momento...tutto questo sembrava essere stato oscurato, un buco nero si trovava ora nella testa del ragazzo e l’unica cosa a cui riusciva pensare era un edificio in fiamme, lui che vi correva dentro, un’esplosione e lui che non faceva piu ritorno.
Hiro alzò lo sguardo, con gli occhi umidi e notò che sulla testata del letto c’era il suo cappello. Il cappello che lui non si toglieva mai,tranne che per andare a letto.
Il giovane lo afferrò e lo squadrò da ogni suo lato.
Ricordava perfettamente il giorno in cui lui lo aveva comprato.
Il fratello era sempre stato un grande fan della saga cinematografica di “Battle on the space” ,un pomeriggio mentre camminavano assieme per San Fransokio ,in una fumetteria aveva subito adocchiato un cappello da baseball con sopra disegnato lo stemma che simboleggiava l’intera saga.
Ricordava anche che era stato Hiro stesso a comprarglielo perchè si stava avvicinando il natale e quello, pensava il piu giovane degli Hamada, sarebbe stato il regalo perfetto.
Ricordò anche l’espressione che il maggiore gli rivolse quando si vide apparire sotto gli occhi il cappello.
Quel fantastico sorriso, quel fantastico sorriso impresso a fuoco nella mente di Hiro.
Il ragazzino ritornò con la mente nella sua camera.
Rigirò il cappello tra le mani e dopo qualche minuto se lo portò al petto.
“Perchè?” sussurò. Strinse ancora di più l’indumento.
“Perchè...Perchè....PERCHE’?” a quel punto aveva iniziato ad urlare.
“Lo rivoglio...lo rivoglio indietro. RIVOGLIO MIO FRATELLO INDIETRO!”.
Il ragazzo iniziò a battere i pugni contro il cuscino che venne presto zuppo di lacrime.
“Che cosa ha fatto? Che cosa ha fatto per morire? Lui doveva stare con me!”. Tutta la rabbia provata fino ad allora era riemersa, era appena sbalzata fuori.
Hiro continuò ad urlare e a piangere per qualche tempo. Non ebbe il tempo di stupirsi del fatto che Zia Cass non fosse ancora salita a richiamarlo, non pensava a nulla.
A un certo punto, ancora singhiozzando convulsamente, si quietò.
Lo sguardo si era posato sulla sedia girevole che si trovava di fronte alla sua scrivania.
In un breve flash egli ebbe il ricordo delle ultime frasi che gli aveva rivolto il fratello quando era seduto su quella sedia.
“Non lascerò che ti arrenda”.
Già...arrendersi...lui....LUI non lo avrebbe voluto. Non avrebbe voluto vederlo ridotto così.
Piangente e arreso.
Hiro si stava arrendendo, e questo non doveva succedere.
“Non lascerò che ti arrenda”.
Il giovane rimase ancora steso immobile a occhi semichiusi per un minuto. Ebbe il tempo di calmarsi e di asciugarsi le lacrime. Poi fece un leggero sorrisetto.
“No T-Tadashi...” da quanto non pronunciava quel nome “...non mi arrenderò”.
Scese dal letto, azionò Baymax mugulando un debole “Ahi”.
Dal suo piccolo contenitore rosso ,un enorme pupazzone in vinile bianco ne uscì e pronunciò la sua consueta frase.
“Ciao, io sono Baymax, il tuo operatore sanitario personale. Ciao Hiro”.
“Si fratellone...” sorrise Hiro guardando il robot, “...non mi arrenderò”.
   
 
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