Anime & Manga > Tengen Toppa Gurren Lagann
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Autore: Emma_Sirius_Potter    13/04/2015    1 recensioni
"Ti lasci trascinare dalla trivella, lasci che sia lei a prendere le decisioni per te, perchè hai paura di alzare gli occhi e puntare più in alto. Di metterti in gioco.
Sotto terra. E' lì che scavano le persone che non hanno mai visto il cielo."
*****
"Sono passati dieci anni, Fratello, da quando te ne sei andato.
Ho fatto cose grandiose, sai?
Ho combattuto una battaglia in mezzo alle galassie, ho sfondato anche quel cielo che a noi sembrava tanto lontano. E' stata la battaglia di... com'è che dicevano?
Un uomo che continua a combattere contro il destino.
E continuo ancora, Fratello.
Gli Anti-Spiral sono stati sconfitti. Gli umani sono di nuovo liberi di crescere e volare.
Addirittura Nia è sparita dal cielo; la mia nuvola si è sciolta in pioggia, proprio mentre l'afferravo con le mani.
Ma io, io non ho finito. Ho ancora tanti cieli da sfondare, prima di raggiungere la mia stella, e mi va bene così."
*****
{Song-fic} "Ci sono anch'io", Il Pianeta del Tesoro
*****
{Ad EmmaStarr, un po' in ritardo per il suo compleanno}
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kamina, Simon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon (ormai Non-)Compleanno EmmaStarr!

 

 

Drilling to the Stars

 

 

Io di risposte non ne ho

mai avute e mai ne avrò

di domande ne ho quante ne vuoi.

E tu, neanche tu mi fermerai,

neanche tu ci riuscirai,

io non sono quel tipo di uomo

e non lo sarò mai.

 

 

Scava, scava, scava.

Non ha fatto altro per tutta la vita, in fondo.

Scava. Scava. Più in giù.

E' un'illusione, non è vero?

Diteglielo, a Simon. Andateglielo a urlare nelle orecchie, che al posto che in giù, dovrebbe andarsene in su, con quel suo attrezzo tutto lame e spirali. Scommetto che è uno strumento di sfondamento micidiale.

Laggiù, mezzo sepolto... sembra un viaggio, un'avventura, ma alla fine è lì che sei. Sotto terra.

 

Vai avanti. Avanti, avanti, avanti. Continua a girare.

 

Già, forse alla fine ti rimane solo quello. La tenacia.

Non sai dove stai andando, avanzi alla cieca, gli occhi impiastrati di terra, il corpo sepolto sotto chili e chili di rocce.

E ti dici che sì, in fondo va bene così, un giorno saremo tutti cadaveri qua sotto, come quelli che ogni tanto trovi per strada tu, e non lo stai facendo per nessun motivo in particolare. Scavi e basta.

Non cerchi niente, non vuoi niente, non aspiri a niente.

Vuoi solo continuare a scavare per un po', e poi si vedrà.

Anche se, devi ammetterlo, così non fai che mentire a te stesso.

 

Bravo. Continua. Continua così. Stesse mosse, stesso movimento del braccio. Non devi preoccuparti di nulla, basta solo lasciarsi guidare dalla trivella.

 

Già. E' facile. Non ti costa nulla.

Non vuoi che ti importi qualcosa di dove stai andando. Vuoi continuare a vagare così, senza una meta, solo sempre più in basso, e ancora più in basso.

Ma non credere, io ti ho capito, Simon: in basso stai al sicuro, è questo che pensi, vero?

Lì non sarà mai colpa tua, lì non ci vedi niente. Ti lasci trascinare dalla trivella, lasci che sia lei a prendere le decisioni per te, perchè hai paura di alzare gli occhi e puntare più in alto. Di metterti in gioco.

Sotto terra. E' lì che scavano le persone che non hanno mai visto il cielo.

 

Più forza, più forza, incontri un ostacolo, ma c'è sempre più forza.

 

Oh, dobbiamo rimediare, Simon.

Devo portarti a vederlo, il cielo, un giorno o l'altro.

Perchè vedi, io l'ho visto che tu non sei come tutti quei pappamolla che scavano e basta, e lo faranno per tutta la vita, perchè spostarsi, girarsi verso il Sole e cercare di salire qualche gradino gli costa troppo.

Lascia perdere la trivella, non darle il potere: la tua vera trivella, quella ce l'hai nell'anima, e già da sola lei ruota, ruota, ruota.

Perchè si vede, quando incontri un'ostacolo, un sasso più grosso o una roccia più dura, si vede che tu non ti dai per vinto come gli altri, ma ci provi comunque.

E lo sai qual è il problema?

Che non te ne rendi neanche conto, pivello.

Te ne stai lì, rannicchiato a mangiar terra, e non ci provi nemmeno ad alzare la testa. Non ti credi all'altezza.

 

 

Non è stato facile perchè

nessun altro a parte te

ha creduto però ora so

che tu vedi quel che vedo io

il tuo mondo è come il mio

e hai guardato

nell'uomo che sono e sarò.

 

 

Dalla mattina alla sera, costante, non perdi di intensità. Ruota. Ruota, ruota, ruota, non chiederti come mai, non chiederti perchè. Ruota e basta.

 

E' così che fai, vero Simon?

Non ti serve un perchè, per andare avanti.

Ma vedi, è in questo modo che sono fatti gli esseri umani. Il mondo è fatto di cose che crollano in basso, di roba che cade e si rompe e rotola verso un bel niente, ma noi, noi sappiamo stare in piedi.

Lo sai cosa fa un vero uomo, Simon?

Continua ad andare avanti, come fai tu, lo sfida quel diavolo di destino, quella diavolo di Terra, che tenta in tutti i modi di farlo sdraiare e stare fermo.

Ti dirò una cosa, Simon.

Un vero uomo è sprecato, se gira e basta, tanto per girare.

Non ti chiedi il perchè, di tutto questo scavare, non ti chiedi come mai ti alzi dal tuo giaciglio, la mattina? Non vuoi dare un senso al tuo girare incessante?

Puoi dirmi di no, puoi giurarlo a te stesso, ma alla fine sappiamo entrambi come stanno le cose: tu queste domande te le poni sempre, ogni singolo giorno che passa. Perchè è questo che fanno tutti coloro che vivono nell'universo.

Ma tu... tu devi crederci. Devi crederci, hai capito? Guarda, che io ti ho visto, eh. Ci ho guardato dentro di te, e lo so che sei esattamente quello che ci serve. Io ci credo.

Io credo nell'uomo che c'è in te, Simon.

 

Ti imbatti in quel... coso. Lo chiami tesoro. E' un tesoro tutto quello che trovi nelle tue gallerie. In fondo, tu ami scoprire. Trovare. E gira, e trova, e gira, e trova.

Cos'è una trivella, se non deve aprire un passaggio? Cos'è una spirale, senza un perno?

 

Ci ho pensato Simon.

Ho pensato a come funzionano le trivelle che ami tanto.

Girano su se stesse, ma hanno una punta. Un vertice.

Lo vedi? Anche le trivelle sono fatte per puntare a qualcosa.

Per aprire un varco verso qualcosa. Troppo facile fare come quelli del villaggio, che la fanno girare a vuoto, senza voler arrivare da nessuna parte. A loro serve solo allargarsi, lasciarsi dietro un tunnel, non guardano a dove vanno. Loro si accontentano di quello che si sono lasciati dietro. Questo è sottostimare le trivelle. Quelle sono la vera chiave per raggiungere i luoghi dei nostri sogni! Loro sanno puntare.

Ma non lo possono fare da sole, Simon.

Loro non hanno l'anima dei veri uomini, quella che abbiamo io e te.

Possono solo essere usate.

No, non puoi lasciarti fregare così, lasciarti governare da una di quelle robacce! E' materiale sprecato. Dovresti essere tu a governarla.

A decidere la direzione in cui vuoi scavare.

A puntare da qualche parte.

Lo sai che c'è?

Stasera è la volta buona, lo sento.

Stasera ti farò vedere il cielo, Simon, come fece con me mio padre.

Chiameremo a raccolta gli altri della brigata, e sfonderemo tutto con le bestie, fino ad arrivare al soffitto. Poi tu trivellerai, e questa volta con uno scopo.

Una volta che avrai sfondato quel cielo, Simon, voglio che tu trovi il tuo vertice. Il perno attorno a cui far girare la tua spirale, la tua trivella.

Una volta sfondato quel cielo, capirai anche tu di non avere limiti.

Dare un calcio alla ragione per tentare l'impossibile: è questa la filosofia della brigata Gurren!

Non sei di un altro mondo, Simon. Sei del mio stesso.

Anche tu puoi tentare l'impossibile.

 

 

Non so se è soltanto fantasia

o se è solo una follia

quella Stella lontana laggiù.

Però io la seguo e anche se so

che non la raggiungerò

potrò dire "Ci sono anch'io".

 

 

L'hai chiamato tesoro. E lo è. E' un forziere, e tu hai la sua chiave. Gira la chiave, allora. Girala, girala, girala. La chiave porta per forza da qualche parte.

 

E' questa la cosa che volevi farmi vedere, Simon?

Alla fine non è andata come avevo pensato io.

E' andata meglio.

Sei venuto lì la notte, di tua iniziativa, alla cella.

Sai, ero sicuro che tu non mi avresti tradito. Non come gli altri pesci lessi, tu sei abituato a girare, costante, lo sapevo che in fondo avevo risvegliato qualcosa, dentro di te.

Volevi mostrarmi una cosa, Simon. Ne eri come rapito.

E che avrei potuto fare, se non seguirti, eh?

Me l'hai dimostrato, che la mia fiducia non era mal riposta. E bravo Simon!

E, alla fine me l'hai fatta vedere, quella cosa. Uno spettacolo impagabile.

E' stato tutto un gran casino, è piovuta dal cielo quella donna, hai preso a calci il bestione, me ne hai fatte vedere di belle.

Mi hai portato nel cielo, e lì l'ho vista, la tua direzione.

Tu non te ne sei mica reso conto, non l'hai capito che la tua trivella adesso ha qualcosa di dirverso, tu hai il catrame al posto delle pupille, ma non importa. Te ne accorgerai, andando avanti.

Occhi di palta o meno, adesso so che l'hai vista, e posso stare tranquillo.

Non sei più l'uomo che non aveva mai guardato oltre al soffitto.

Adesso che il cielo l'hai visto, hai mirato a una stella.

In alto.

Brillante.

L'hai visto, Simon? L'hai visto quel blu carico di aspirazioni? Non ti sembra ne valga la pena, di trivellare verso l'alto?

Tu mi dici di sì, ma lo so che non ci credi, lo so che non ti ho convinto ancora.

Pensi che io sia pazzo, come lo pensavano tutti gli altri. 'Io, raggiungere la mia stella? Ma... ma come faccio, Fratello?'. E' questo che mi diresti, se te lo chiedessi, ne sono sicuro.

Ma tu non sei uno che molla per così poco; la trivella ti ha insegnato bene. So che terrai duro, come al solito, anche se non credi minimamente in te stesso, ma per ora va bene, per ora basta che ti fidi un po' di me, della parte di me che crede in te.

E un giorno, la tua stella la rivedrai di nuovo, più vicina, e capirai di esserci anche tu, di essere entrato in gioco, di poterla raggiungere, se solo lo vuoi. Un giorno, ci sarai tu qui, al posto mio, a mostrare agli altri di che pasta siamo fatti noi, a regalare stelle alle spirali dell'altra gente.

Un giorno lo dirai tu, e lo dirai convinto: 'Con chi credete di avere a che fare?'
 


 

Non so se la rotta è giusta

o se mi sono perduto

ed è troppo tardi per tornare indietro,

così meglio che io vada via,

non pensarci, è colpa mia,

questo mondo non sarà mio.

 

 

Te ne sei andato Fratello.

Puoi dirmi quello che vuoi.

Puoi dirmi di credere in me, ma come faccio, se non ci sei più tu a farlo per primo?

Non posso più aggrapparmi a te, mi hai lasciato da solo.

E non solo me.

Anche Yoko, Leeron, Kittan, tutta la brigata, loro credevano in te, sai?

Credevano nel Gurren Lagann, gli avevi dato una speranza che non assaporavano da tempo.

Ma ora... ora sei morto.

Come si fa a credere in qualcuno che è morto, che non si muove?

Come si fa a credere in qualcuno che voleva fare l'impossibile, e che ora non può neppure alzarsi da terra?

Pensavo che tu fossi immortale.

Che per te tutto fosse possibile.

E adesso?

Adesso è troppo tardi per tornarsene indietro. Ormai ho visto le stelle, ho visto il cielo, ho preso la strada che mi hai fatto vedere tu.

E continuo, sai? Continuo a fare come avresti fatto tu, come avresti voluto tu. Devo farlo, devo buttarmi, strafare, accontentare solo te, per sempre, è l'unica cosa che potrei fare per combattere un po' questo vuoto dentro al cuore.

Voglio continuare a credere in te, negare la tua morte, fare come se nulla fosse successo, perchè se non credo in te, non posso credere neanche in me stesso.

 

"Ricorda Simon, devi credere in te stesso. E non per la fiducia che io ripongo in te, nè tantomeno per la fiducia che tu riponi in me. Devi credere nella parte di te che crede in se stessa!"

 

Ma che vai a dire, Fratello?

Sono queste, le ultime cose che hai da dirmi?

Tu pretendi troppo da me.

Tu hai creduto nell'uomo che sarei potuto diventare. Ma eri l'unico.

Non è possibile che io cominci a credere in me, capisci? Non farmelo fare.

Io sono Simon, Simon lo Scavabuchi e basta. Non c'è niente in cui sperare, niente in cui credere.

Io mi sotterro, vado solo verso il basso. Sei tu quello che può arrivare alle stelle, e sono stato uno sciocco anche solo a provarci, a seguirti fin quassù.

Non voglio credere in me.

Voglio credere in te, in te, in te. Ancora, di nuovo, per sempre.

Anche se non è più possibile.

Sei l'unico in cui ho la forza di credere, e non ci sei.

Non è giusto, Fratello.

Non è assolutamente giusto.

Adesso, non posso più sopportare la vista del Sole, è troppo brillante, troppo vivo, è troppo cielo. Voglio solo tornarmene sotto terra, con la mia trivella.

Là tutto era decisamente più facile. Non vedevo il cielo, ma non c'era neanche tutto questo dolore.

Non mi avevi mai parlato del prezzo che avrei dovuto pagare, per vedere le stelle.

Non mi avevi detto quanto sarebbe stato ingiusto, salato. E' troppo, troppo alto.

Ora voglio solo una nuvola. Una nuvola che arrivi, e mi copra l'odiosa vista del Sole una volta per tutte.

Perchè è così, non è vero? Non posso smettere di andare avanti, me l'hai insegnato tu che siamo fatti in questo modo.

Ma sinceramente, non so per quanto ancora potrò lo sopportare.

Ormai nel mio cielo non brilla più neanche una stella.

 

 

Ti potranno dire

che non può esistere

niente che non si conta o

si tocca o si compra perchè

chi è deserto non vuole che

qualcosa fiorisca in te.

 

 

Alla fine, la nuvola è arrivata.

E' stato diverso da come avevo pensato io, però. Niente nube davanti al sole, niente buio, niente grigio. Quello sbuffetto bianco, è arrivato e ci si è messo di fianco, al Sole.

E lo sai meglio di me, quanto sono belle le nuvole bagnate dal Sole. Sono colorate, magiche. Sono un soffio, un cuscino che ti tiene sospeso in aria, e ti impedisce di cadere nei momenti peggiori, e ti ridà la spinta per tornare a saltare e volare in alto, trivellando il blu.

Ricordo quando ci parlavi del cielo, Fratello, a tutti noi di Jiha che non non l'avevamo mai visto? Ai tempi, la gente non sapeva neppure che cosa fosse una nuvola. Dicevi che volavano, e che riuscivano a starsene sospese in aria senza cadere a terra. Ma chi lo sapeva, là sotto, il significato della parola volare? Se qualcuno ci avesse mai provato, sarebbe andato a sbattere contro un soffitto, dicevi. Non sarebbe stata la stessa cosa perchè volare è una cosa che fai bene solo se la fai in cielo.

E la gente rideva.

Io stavo zitto, come al solito. Non lo sapevo, che cosa pensare.

Adesso lo so.

Ho visto i colori che può donare una nuvola, e sono saggi, e leggeri.

Sono loro, che mi hanno spiegato come fare ad andare avanti senza la trivella, senza l'aiuto di nessuno, ma con la mia sola forza. Con la forza che gira a spirale solo e unicamente dentro di me.

La storia è da non crederci; ci pensi, che questa nuvola l'ho trovata addiriuttura in un cassonetto?

E tutto quello che mi avevi detto, tutto quello in cui anche io avevo creduto, era tutto vero: le nuvole sanno volare. La prova, forse, era che la nuvola neanche aveva su le scarpe, nè conosceva le persone, o le cose della terra, perchè non c'era mai stata, a terra, e anche dopo, è rimasta sempre in cielo.

Eravamo tutti pesanti, ci avevi fatti spronfondare nel fango tutti quanti, con la tua morte. Ma lei no, quando è arrivata era già lì, nell'etere, e non aveva il minimo dubbio che anche io sarei stato capace di seguirla. Sembrava che lo sapesse e basta, come facevi tu, sempre e totalmente sicuro di ciò che dicevi. Sempre pronto a far fiorire le stelle nei cuori degli altri.

Ed è lì che l'ho capita, la regola fondamentale del volare: per stare in cielo, basta solo essere sicuri di non poter cadere. Al minimo dubbio, è lì che cadi. Quando si smette di credere.

E vale pure per le trivelle: se vacilli, se rallenti la rotazione con qualche attimo di esitazione, la trivella che spinge verso il cielo perde tutta la tua spinta e cade al suolo, impotente.

E pensare che la mia stava per fare proprio quella fine, prima che le nuvole la frenassero nella caduta.

 

"Dov'è il cielo? Dov'è questo cielo di cui parli tanto, Kamina? Da nessuna parte, ecco che penso io! Nuvole, stelle... non abbiamo tempo per queste cose. Dobbiamo lavorare, qui."

 

E' così che ti sminuivano, che ti prendevano in giro, che non credevano in te, quelli di Jiha.

Erano vuoti, vuoti, vuoti. Deserti. E invidiosi, perchè tu avevi una luce negli occhi che loro neanche si sognavano. Non lo volevano ammettere, ma lo capivano che tu avevi visto qualcosa di inimmaginabile. Ti zittivano, non c'era tempo per la passione che loro ormai avevano estirpato da tutti i cuori, convinti di non poter andare più in là di così.

Sai che ti dico, Fratello? Tutto sommato è bello qui, perchè il deserto non c'è. Ci sono i germogli, in certi posti c'è l'erba, e poi, sì, dietro le nuvole ci sono pure le stelle. Sono tornato a vederle, sai?

Hanno ricominciato a fiorirmi dentro, come succedeva quando te ne occupavi tu.
 


 

E so che non è una fantasia

non è stata una follia

quella Stella la vedi anche tu.

Perciò io la seguo e adesso so

che io la raggiungerò

perchè al mondo ci sono anch'io.

 

 

E così, mi dicono che è finita.

Sono passati dieci anni, Fratello, da quando te ne sei andato.

Ho fatto cose grandiose, sai?

Ho combattuto una battaglia in mezzo alle galassie, ho sfondato anche quel cielo che a noi sembrava tanto lontano. E' stata la battaglia di... com'è che dicevano?

Un uomo che continua a combattere contro il destino.

E continuo ancora, Fratello.

Gli Anti-Spiral sono stati sconfitti. Gli umani sono di nuovo liberi di crescere e volare.

Addirittura Nia è sparita dal cielo; la mia nuvola si è sciolta in pioggia, proprio mentre l'afferravo con le mani.

Ma io, io non ho finito. Ho ancora tanti cieli da sfondare, prima di raggiungere la mia stella, e mi va bene così.

Me l'hai insegnato tu: finchè sei in vita, esiste sempre un cielo più bello del precedente, sopra di te, devi solo trovare il coraggio per andare a cercarlo, dietro a tutti i soffitti.

L'ho capita, la vera forza della Spirale, sai? Quella che gli Anti-Spiral temevano tanto, quella che può portare alla distruzione e all'annullamento dell'universo.

Raggiungere la stella, coincide di per sè con con la fine di tutte le cose, ed è effettivamente a questo che tendono le nostre trivelle. A superare l'improbabile, addirittura l'impossibile, pur di arrivarci, perchè ai confini del tutto c'è un Uno o uno Zero, con infinite frazioni di distanza, una Stella e un Buco Nero, il fulcro della Spirale e l'entropia di un tutto che si mescola e svanisce nel Caos, e noi scegliamo l'Uno, scegliamo la Stella, e sconfiggiamo addirittura l'infinito, l'irrealizzabile, per arrivarci. Dare un calcio alla ragione per tentare l'impossibile.

La trivella gira, gira, gira, attraverso mondi illimitati, galassie, esce addirittura dai buchi neri.

Ma è qui che gli Anti-Spiral non hanno capito niente di quello che invece avevi capito tu: è proprio tutto questo girare quello che conta, com'è vero che il fine del viaggio è il cammino stesso.

Non importa quanto vivi, ma come.

Perchè una volta che avrai toccato la Stella, nel momento in cui spirerai, lo saprai: saprai di aver vissuto, saprai di non aver avuto rimpianti.

Di non essere mai scappato. Di non aver mai rinunciato.

Ricordo ancora quella notte, giù a Jiha. "Io non scappo!", avevi urlato, davanti al terremoto.

Mi era sembrato stupido. Incosciente. Malato. Come faceva a non spaventarti la morte?

Solo adesso lo comprendo.

E' troppo facile, togliersi dal gioco così, non è vero?

Solo se resti, se giri e punti alla Stella, senza temere alcuna morte, solo allora potrai affermare di aver vissuto. Di esserci stato. E così faranno tanti e tanti dopo di te, che ti avranno nel cuore, o percorreranno anche loro la via del cielo. Talmente tanti che non sai davvero se l'universo avrà mai una fine, perchè ci sarà sempre chi combatterà, chi si dàrà il cambio per difendere il cosmo.

Gli Anti-Spiral si sbagliavano, non c'è per forza morte e distruzione nel cammino della Spirale. Noi, anche se moriamo, possiamo per sempre preservare sia salvezza che libertà allo stesso tempo. C'è uno spazio incalcolabile, infiniti puntini a cui aggrapparci, e verso cui ognuno potrà puntare la sua trivella: perchè in fondo tutte le luci in cielo sono le nostre Stelle, e tutte loro sono una nuova speranza, una nuova carica per ogni nuovo essere umano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo un po' ottuso (ah ah! L'avete capita? Angolo ottuso!) dell'Autrice:

Allora, due piccole piccole precisazioni per cominciare.
Intanto, la canzone viene dal mio praticamente preferito cartone della Disney (sì, insomma, ce ne sono di più belli, ma questo mi resta sempre dentro in maniera particolare), Il Pianeta del Tesoro. Sì, quella rivisitazione fantascientifica dell'Isola del Tesoro, avete capito. Con quel figo assurdo bravo ragazzo di Jim Hawkins e tutto il resto. Semplicemente meraviglioso.
L a canzone in italiano l'ha tradotta Max Pezzali, e, anche se io in realtà non sono proprio una sua grande fan anzi per niente a dire il vero, devo dire che ha fatto un bel lavoro. E' praticamente l'unica canzone della Disney di cui preferisco il testo in italiano, perciò tanto di cappello.
L'unica cosa è che ho dovuto comunque invertire alcune strofe e cambiare un "me" con un "te", perchè Jim e Simon erano in due in situazioni diverse, Simon proprio non credeva in se stesso, mentre il problema di Jim erano più che altro gli altri che lo sottovalutavano, perciò dovevo un po' riadattare la cosa.
Per il resto, allora, paragonare Nia alle nuvole è una mia condizione di esistenza, non vivo senza, perchè i suoi capelli nuvolosi sono ciò che di più bello c'è al mondo, dopo il sorriso di Monkey D. Rufy e il cioccolato. E poi, anche lei è proprio come una nuvola, no? Leggera, serena, non ha una forma, viaggia col vento, e non ha mai avuto i piedi per terra.
E per quel che riguarda Gurren Lagann in sè, allora, non ho parole. L'ho scoperto per caso, grazie alla persona per cui ho scritto questa storia (ahem, tanto per cambiare), e non avevo idea di in che pastrugno filosofico mi stessi per incartare, prima di iniziare a guardarmelo. Perchè sì, io mi faccio pippe mentali filosofiche su qualunque cosa, e non potevo non farmele con tutti questi spunti come la trivella, il girare, lo sfondare i soffitti e aprire gli occhi su qualcosa di più grande eccetera (che poi, è come il mito della caverna di Platone, tu prima te ne stai nel villaggio di Jiha e non ti rendi conto di niente, pensi che sia tutto lì, poi esci e vedi il cielo, poi addirittura vai oltre il cielo, nello spazio, e combatti lanciando le galassie (mhm, sì, vai così Lagann, in quel pezzo mi sei particolarmente piaciuto) e insomma, è un continuo uscire dalla vecchia visione del mondo e avvicinarsi sempre di più alla Verità, o alla Stella, o a quel che volete).
Percio... uhm, sono contenta di essere approdata anche qui! ^^
E grazie ai santi che si sono letti tutta 'sta pappardella fino a qua, avete un posto nel mio cuore!

Vostra,
Emma!

  
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