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Autore: Anne_Wolf    13/04/2015    1 recensioni
Quando torno a casa, la prima cosa che vedo è il mio riflesso nello specchio, quando vorrei che ci fossi tu.
Quando mi rifletto in quel vetro, la mia maschera crolla
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche oggi  torno a casa dopo una  lunga giornata di scuola. Apro la porta. Ogni cosa è immersa nel buio, in quell’oscurità opprimente che fa salire l’angosciosa sensazione di essere osservati o, nel mio caso, la solitudine.
Accendo la luce del corridoio e la prima cosa che mi accoglie in questa casa tanto silenziosa è un viso lontano, freddo come il vetro sul quale si manifesta.
Sono io, eppure ormai faccio fatica a riconoscermi, faccio fatica ad identificare il mio riflesso. 
Come ogni giorno mi avvicino allo specchio che quotidianamente mi da l’arrivederci e il bentornata. Appoggio la mia mano sul vetro, che combacia perfettamente con il riflesso. Non appena la mia pelle entra in contatto con la superficie dello specchio, un senso di freddo doloroso penetra nel mio animo, passando dalle dita della mano. Dunque è questo il freddo che si prova quando si è soli e tristi? È questo il freddo che provano i malati un attimo prima di cadere vittime della Morte? È dunque questo il freddo che provi giornalmente tu?
Fregandomene della sensazione glaciale, poggio anche la mia fronte sul vetro e chiudo gli occhi.
Immagino la profondità dei tuoi occhi, così dolci e luminosi. Il viso che somiglia incredibilmente al mio. 
Immagino i tuoi capelli castani, come i miei. Sono sicura che, se avessi potuto accarezzarli, sentirne il profumo delicato, non avrei mai fatto tutte quelle tinte, tentando di cambiare il colore dei miei. Cerco di immaginarmi le tue mani, sempre di qualche centimetro più grandi delle mie, ma delicate quanto un fiore appena sbocciato. Cerco di immaginarmi il tuo delicato profumo, che fluttua nell’aria portato dal vento come le mille fragranze che volteggiano nello spazio ristretto di una profumeria. 
Gioco di fantasia, pensando ai vestiti che avresti potuto indossare … chissà … forse io sarei potuta crescere in modo più femminile se tu avessi indossato abiti maschili al mio posto.  
Pensando questo, cerco di  immaginarmi un corpo maschile con indosso dei jeans e una camicia … un corpo che non combacerà mai con il mio nonostante le diverse somiglianze che ci renderebbero simili. 
Cerco di immaginarmi la tua voce che, con tono dolce e gentile, mi da il bentornato a casa. Una voce che mi culla e che mi calma.

Piano piano il freddo scompare, lasciando posto al caldo. Apro gli occhi e osservo il mio riflesso nello specchio. Le lacrime rigano il mio volto, facendomi  apparire più indifesa di una neonata.  Cerco di sorridere, dimenticandomi tutti quei pensieri, cerco di riacquistare la mia risata e di ritornare ad essere  forte … tuttavia non ci riesco. Le lacrime hanno distrutto la mia maschera, facendola crollare lentamente, con la stessa frequenza con la quale avevano iniziato a scivolarmi dagli occhi, a scappare dal nascondiglio nelle quale erano rimaste per tutti questi anni, senza mai trovare via d’uscita. Ora invece ce l’hanno fatta e, insieme a loro, sono saltate fuori anche le mie sommesse grida di dolore che, per tanto tempo, ho soffocato nel mio animo, facendole ricomparire sotto forma di sorriso o risata.
Ora lo specchio riflette la vera me, quella “me” che per tutto questo tempo era stata “uccisa” dalla voglia di non far preoccupare le persone. Un intento inutile il mio, poiché il mio continuo sorridere portava solo ulteriore preoccupazione. Ho sempre sorriso, anche quando gli altri piangevano. 
Volevo apparire forte in modo da non far preoccupare le persone eppure … eppure mi basta guardarmi nello specchio per iniziare a piangere, spezzando la mia maschera perenne. 
Mi accascio al suolo, stringendo la mano che ancora rimane appoggiata al vetro dello specchio. Il sorriso pian piano si trasforma in una smorfia di dolore e tristezza e le lacrime bagnano il pavimento sotto i miei piedi. 

Ogni volta che entro in casa e mi vedo riflessa nello specchio, mi avvicino e, accasciandomi al freddo pavimento del mio piccolo corridoio, piango maledicendo quel giorno di 15 anni fa quando tutto è finito ancor prima di avere inizio.


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Angolo dell’autrice:
Che dire … questa oneshot mi ha molto presa poiché racconta ciò che faccio realmente io quando sono da sola in casa. 
Questa storia è legata ad un avvenimento del mio passata che,  pur non avendo vissuto io in prima persona, mi fa star male, in quanto tratti l’aborto di quello che sarebbe dovuto essere il mio gemello. Il solo fatto di immaginarmi un bambino che non ha avuto la mia stessa fortuna, un bambino che mai potrà conoscere lo stesso amore che ho potuto conoscere io, mi fa star male. Scrivere questa oneshot non è stato facile, poiché le lacrime proprio non volevano lasciarmi. Comunque sia, spero vi possa piacere. 

Sorvolando sull’argomento “dramma drammaticamente traumatico”,  volevo informarvi che il prima possibile pubblicherò il continuo di “The queen of the light and the prince of the shadow” e ci tenevo a scusarmi per il ritardo nella pubblicazione. 

Baci e alla prossima storia :-*
_Anne
   
 
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