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Autore: Tay66    13/04/2015    6 recensioni
Non so dirvi con esattezza cosa accadde veramente, so solo che un giorno, che all'apparenza sembrava normale, si rivelò fatale, tanto da cambiarmi la vita.
Probabilmente ti starai chiedendo che cosa io stia farneticando? Allora caro lettore siediti comodo, perché la storia che stai per leggere è vera. Narra di mostri, eroi e Dei.
Sicuramente mi prenderai per un folle, ma posso giurare sulla barba di Zeus che tutto ciò che verrà raccontato è successo. Come lo so? Beh...perché io ero li, è questa è la mia storia.
Sono Arthur Kirkland e sono un mezzosangue.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ambrosia, incontri strani e proposte indecenti

 

 

 

“Benvenuto Arthur Kirkland, figlio di Poseidone” disse Chirone inchinandosi, seguito da tutti gli altri.

Figlio di Poseidone.

Forse per la prima volta nella mia vita, sentii di avere la verità in mano. Ma mi sbagliavo, la strada che conduceva alla verità era ancora dura e tortuosa.

L'unica cosa che mi importava in quel momento, era solo il sorriso che Alfred mi stava rivolgendo.

Quest'ultimo si avvicinò a me, tutto raggiante e sorridente, e mi aiutò ad alzarmi.

“Sei stato mitico” tutti i suoi vestiti erano bagnati ed incollati al corpo alto e muscoloso, gli occhiali gli pendevano leggermente di lato.

Cercai di sorridere, anche se il dolore al braccio era insopportabile.

Intorno a noi due, si erano radunati tutti coloro che avevano osservato lo scontro.

“Abbiamo molto di cui parlare Arthur” mi disse Chirone “Però prima è meglio se passi in infermeria, Alfred accompagnalo” il figlio di Zeus si limitò ad annuire.

“Forza Arthur andiamo” si fece largo in mezzo alla folla che si era creata.

Appena toccai il terreno, sentii tutte le mie energie svanire, un forte capogiro mi colse inaspettato, facendomi indietreggiare. Ma riuscii a reggermi in piedi, senza destare sospetti, o almeno speravo, infatti quando mi voltai notai lo sguardo di Alfred su di me.

I suoi occhi erano dannatamente azzurri, talmente profondi e belli da mozzare il fiato...almeno è quello che dicono quelle smorfiose delle figlie di Afrodite.

“Alfred non so se te ne sei accorto, ma mi sta sanguinando un braccio, quindi se non ti spiace mi accompagneresti nella fottuta infermeria, prima di farmi morire per un' emorragia?!”

“Oh!!! certo andiamo” disse, prendendomi il braccio sano.

“Alfred se stringi così forte mi rompi l'altro braccio” mi lamentai, eppure la presa del ragazzo era ancora salda sulla mia pelle.

Alla fine arrivammo davanti ad una piccola casetta di legno, al cui interno si trovavano dei lettini ed un armadietto.

Venne verso di noi una donna abbastanza in carne, ma che aveva un viso bellissimo. Il suo viso era tondo e morbido, i capelli biondi erano raccolti in una morbida coda dalla quale qualche ciuffetto ribelle sfuggiva, gli occhi marroni erano sormontati da un paio di lenti, mentre tutto il corpo era avvolto in un camice bianco da dottore.

“Oh cielo!!” esclamò avvicinandosi a me e prendendo il braccio ferito per esaminarlo.

“Quanto sangue hai perso?”

“Non saprei”

La dottoressa si avvicinò all'armadietto, da dove ne tirò fuori una boccetta contenente un liquido, all'apparenza un po' denso.

“Stenditi sul lettino” mi disse indicando un piccolo letto, vicino ad una finestra.

Feci come richiesto.

Il letto era morbido e le lenzuola e il cuscino profumavano di acqua salata, un odore che stranamente trovavo non solo familiare, ma anche rilassante.

Infatti prima dell'incidente di mia madre, andavamo sempre al mare ed io amavo quella distesa di acqua infinita, così misteriosa e oscura.

Poi però il mare si era portato via mi madre, l'unica cosa che ancora mi teneva in vita.

Da quel giorno, non andai mai più al mare e tanto meno mi avvicinai a corsi d'acqua.

Eppure durante lo scontro, il mio corpo si era mosso da solo, e si era avvicinato all'acqua, senza che me ne rendessi conto.

La dottoressa mi passo un calice, contenente un po' di quel liquido.

“Bevi tutto caro” mi disse, mentre con una garza e una benda e cominciava a pulire la ferita.

Bevvi tutto il contenuto del bicchiere, aspettandomi di trovare un sapore acido e amaro, tipico delle solite medicine, invece mi stupii di riconoscere in quella bibita il sapore degli sconses, che mia madre mi preparava.

Avevo provato milioni di volte a rifare quei dolcetti, eppure non ci riuscivo e tutt'ora non ci riesco.

Appena bevvi, sentii le membra del mio corpo riscaldarsi, e il dolore al braccio diminuire.

Guardai incredulo la dottoressa, che di rimando mi sorrise e mi accarezzò i capelli, con affetto.

“E' ambrosia, la bevanda degli dei, però non bisogna mai abusarne altrimenti rischia di uccidere”

Cercai di muovere il braccio, che era fasciato da una semplice benda di lino.

“Il dolore dovrebbe sparire tra un paio di giorni” mi disse, prima di alzarsi dalla sedia, che era posta accanto al mio letto, per dirigersi verso un nuovo paziente.

“Stai bene?” mi chiese Alfred, che stranamente era rimasto in silenzio per tutto il tempo.

“Si si” passai la mano sulla fronte, notando che i piccoli graffi, che mi ero provocato erano spariti.

“Sei stato fantastico prima” la sua voce era bassa, insolito per lui.

Mi voltai per osservarlo.

Il Sole stava lasciando posto alla Luna, infatti il cielo stava diventando più scuro, eppure l'ultimo raggio di Sole investi col suo bagliore il volto del figlio di Zeus, che mi sorrideva in maniera spontanea

“G-grazie” dissi, abbassando lo sguardo.

“Come hai fatto a creare quell'onda??”

“Sinceramente non lo so, il mio corpo si è mosso da solo”

“Che figata!!!” esclamò tutto pipante.

Nell'infermeria cadde il silenzio, abbandonai la testa sul cuscino, lasciandomi investire da quell'odore di salsedine.

“Sei stanco?”

“Non sono abituato a combattere draghi di bronzo” lui rise alla mia battuta, e pensai che il suono della sua risata fosse poesia….si, insomma quelle brutte, che non si capiscono mai, quelle.

Non pensate male.

“Adesso sai chi è tuo padre... sei felice?” lo disse con uno strano tono di voce, sicuramente non allegro

“Ti sbagli, io non so chi sia mio padre, o meglio ho solo scoperto il nome, ma non so come sia.” rimasi un attimo in silenzio prima di riprendere il discorso.

“Non so come sia la sua voce, non so il colore dei suoi occhi, non so il colore dei suoi capelli, non so quanto sia alto..insomma non so niente, come posso definirlo mio padre?”

Già, erano quella la domanda, che mi veniva spontanea e che i lasciava l'amaro in bocca.

“Non ho niente, ho perso mia madre, non ho amici e non ho mai conosciuto mio padre” dissi sempre più triste.

Poi Alfred mi prese la mano.

Era rimasto in silenzio per tutto il tempo, ascoltando i miei deliri.

“Forse non è tanto, ma ..” aveva le guance rosse e gli occhi che brillavano, ma come in un film nel momento clou, arrivò Matthew.

“Scusate se vi interrompo” disse arrossendo, osservando la mia mano ancora tenuta stretta da quella di Alfred. “Ma Chirone vuole vedervi”.

Il figlio di Zeus si alzò dalla sedia, sbuffando ed uscendo dalla stanza, lasciando me e il gemello piuttosto basiti.

Mi alzai, dal morbido letto, per dirigermi da Chirone.

Appena varcai la porta, l'aria fredda mi investi completamente, rinvigorendomi.

Il Sole aveva lasciato il posto alla Luna, e al suo manto stellato.

Da chissà quanto tempo non vedevo le stelle, a Londra c'era troppo smog per ammirarle.

Eravamo appena giunti davanti alla casa del sorvegliante, quando dall'interno sentimmo urlare “Posso farcela fidati”senza dubbio, questa era la voce di Alfred.

“Non affrettare le cose ragazzo” rispose il sorvegliante.

Matthew, che forse aveva capito il discorso entrò immediatamente nell'abitazione, interrompendo in quel modo il discorso.

“Oh siete qui” disse Chirone, facendo un gesto con la mano per invitarci ad entrare.

Passai davanti ad Alfred, ma lui avevo lo sguardo perso nel vuoto.

“Arthur Kirkland”

“Chirone”

“Ahahah ragazzo mio, tu sei una benedizione degli dei!!!!”

“Perchè?”

“Ragazzo, ormai siamo entrati in guerra, ed è bello sapere che abbiamo un altro figlio dei tre pezzi grossi qui con noi”

Come mi avevano spiegato in precedenza, non solo ero figlio di un dio greco, ma anche di uno piuttosto famoso.

Potete immaginare la mia autostima in quel momento. Si, insomma a parte, una madre morta, l'incontro con due ragazzi sconosciuti, l'improvviso scontro con un drago e tute quelle creature strane, che giravano per il campo, potevo dire di stare bene.

“Come ho già detto, più volte da quando sono arrivato qui, io non so combattere”

“Beh, figliolo al fiume hai provato a tutti il contrario”

“E' stato un caso, non sapevo quello che facevo”

“Ma sei stato miti..” aveva detto Matthew, prima di essere interrotto dal sottoscritto.

“Fortuna del principiante”

“Non ridicolizzare la cosa, i tuoi poteri si stanno svegliando. Finalmente, avrebbero già dovuto risvegliarsi da qualche anno”.

Chissà perché non mi stupivo?

Pigro io, pigri anche i miei poteri.

Mi sembrava coerente e giusto.

“Lei prima mi ha detto che di solito i figli mortali degli dei vengono riconosciuti prima dei dodici anni, ma perché?” chiesi a Chirone

“Dai dodici anni in poi, i poteri cominciano a risvegliarsi e l'odore dei semidei si fa più forte, attirando i mostri, e mettendo in pericolo la propria incolumità”

“Allora perché io sono stato riconosciuto solo adesso?” abbassai lo sguardo.

“Sei il figlio di uno dei pezzi grossi...magari tuo padre pensava di proteggerti in questo modo”

“Se non fossimo intervenuti noi, a quest'ora lui sarebbe morto” disse Alfred.

“Alfie ha ragione” concordò il fratello.

“Forse..”aveva cominciato, titubante, Chirone.

“Non c'è bisogno, ho capito” dissi interrompendo il sorvegliante, ed alzandomi

“Cosa?” chiesero tutti e tre all'unisono

“Mio padre mi ha solo riconosciuto perché siamo in guerra. N-non perché ci teneva a me o robe simili, gli serve qualcuno che faccia le cose al posto suo.” mi diressi verso la porta.

“Non dire così magari lui….”

“Non ti preoccupare Matthew...non fa niente..tanto non lo conosco”.

“Non mi può ferire, visto che non lo conosco” questo mi ripetevo, eppure allora perché la sua assenza mi faceva così male?

Perchè allora ci pensavo?

“Vado a farmi una passeggiata. Sono arrivato qui da un paio di ore e non ho ancora avuto il piacere, o la disgrazia di vedere questo posto” dissi leggermente sarcastico.

“Vuoi che venga con te” mi chiese Alfred

Appoggiai la mano sulla maniglia della porta,voltandomi verso di lui.

“No, vado da solo. Mi hai già scassato abbastanza i timpani con la tua voce petulante” dissi uscendo.

Respirai a grandi boccate l'aria fredda della sera, mentre percorrevo una stradina, che portava in mezzo ad un boschetto.

Non ero l'unico a passeggiare a quell'ora, in mezzo al tracciato di terra si trovavano molte coppiette, amiche che passeggiavano raccontandosi cose come “Il figlio di Ares è così bello” e robe simili.

Volevo stare da solo, così cambiai strada, introducendomi in mezzo alla boscaglia.

Camminai per un paio di minuti, prima di ritrovarmi su una piccola spiaggia isolata.

Mi guardai attorno, notando con piacere di essere solo, mi avvicinai ad una grande pietra sedendomi sopra e prendendomi la testa fra le mani sospirando.

Quante cose era successe, tutto questo in una sola giornata.

Fosse stato un film, avrei cambiato canale, giudicandolo come banale. Eppure, purtroppo, era tutto vero.

“Quindi saresti tu mio padre” affermai, rivolgendomi alla superficie liquida davanti a me.

Perfetto, adesso parlo da solo.

“Se sei il dio dei mari, perchè non hai salvato la mamma?!” avevo la voce incrinata dal dolore e dalla rabbia.

“Cos'era?! Forse un gioco per te?! Lei ti amava davvero.” mi alzai furioso, prendendo un sasso.

“Mi ha scassato le palle per otto anni, parlandomi di un galante gentiluomo che aveva conosciuto sulla spiaggia” scagliai la pietra, raccogliendone un'altra.

“Lo sai che la mamma dopo te, non ha mai amato nessun' altro uomo?!” lanciai il sasso, prendendone un altro.

“Papino, lo sai che eravamo pieni di debiti?! Che la mamma oltre a fare la scrittrice lavorava in uno squallido bar?! Che la crociera che aveva prenotato, era stata pagata con i suoi risparmi di una vita?!”

“Che il libro che aveva appena pubblicato si chiamava “L'uomo che veniva dall'oceano”?! Lo sai era la storia della vostra relazione!!” cominciai a parlare a ruota libera, alzando sempre di più la voce, scagliando tutte le pietre che trovavo.

Presi in mano una pietra bella grossa e la lanciai, ma sbagliai mira.

Infatti questa andò dietro un cespuglio, ma per mio stupore sentii qualcuno gemere di dolore.

Mi azzittii all'improvviso, sentendo i muscoli irrigidirsi.

“C'è qualcuno?” chiesi come un perfetto idiota.

Da dietro la pianta spuntò un ragazzo alto e magro, con i capelli biondi e ondulati che arrivavano fino alla base del collo, e gli occhi blu. Il suo abbigliamento era inconsueto almeno per me, infatti lo sconosciuto portava una toga che arrivava fin sotto le ginocchia,mentre i piedi erano protetti da dei sandali.

“Per Tutti gli dei, si può sapere cosa succede?” lo sconosciuto aveva uno strano accento, europeo, probabilmente francese.

Il ragazzo si voltò verso di me, squadrandomi da capo a piedi. Non so perché, ma sotto il suo sguardo mi sentivo a disagio.

“Oh, ma tu sei il novellino del drago” disse, battendo le mani come una femminuccia.

“Avrei un nome” ammetto, che come inizio di un dialogo non era molto educato, ma io sono così.

Prendere o lasciare.

“Perdonami mon amour, sono stato proprio maleducato io sono Francis Bonnefoy, figlio di Eros dio dell'amore carnale” disse ammiccando “Tu invece?” chiese, porgendomi la mano

“Arthur Kirkland, presunto figlio di Poseidone” dissi, allungando la mano, per presentarmi.

Il ragazzo invece di stringermi la mano, come avrebbe fatto qualsiasi persona normale, la voltò per fare il bacia mano.

“Piacere” sussurrò.

“Bene, adesso devo andare, devo parlare con ...Chirone di una cosa importante. Scusa per il sasso. A mai più” dissi, voltandomi, pronto ad andare via.

“Aspetta mon petit lapin non scappare” mi afferrò il polso, facendomi voltare verso di lui. “Vorrei approfondire la tua conoscenza”

“Facciamo domani ok? Adesso sono stanco voglio andare a dormire” dissi liberandomi dalla presa dell'altro, che era tranquillo e continuava a sorridere.

“Allora vuol dire che ti accompagnerò fino alla tua casa”

“Non ti devi preoccupare, ci vado da solo.” ormai ero al limite della pazienza.

Tra noi calò il silenzio, che fu interrotto...dalla mia pancia.

Ebbene si, stavo morendo di fame, ormai era da più di mezza giornata che non toccavo cibo.

Arrossii di botto, portandomi le mani sulla pancia, che continuava a gorgogliare.

“Ahahah mon amour hai fame?”

Perspicace il ragazzo.

Non risposi alla domanda.

Lui afferò di nuovo il mio polso, sorridendo come un bambino.

“Forza andiamo, tra poco serviranno la cena”

“A-aspetta...”

“Non mordo mica..scherzo in verità mordo, sai mio padre è il dio dell'amore carnale, quindi io sono abbastanza bravo in queste cose. Perciò se vuoi favorire chiedi pure.” rise, lasciandomi incredulo.

“Hai un viso davvero grazioso, due occhi di una tonalità meravigliosa. Sinceramente, non avrei mai pensato che tu fossi un figlio di Poseidone. Cerca di capirmi non hai la corporatura, che hanno di solito i figli dei tre pezzi grossi” continuò a parlare, facendomi venire il mal di testa.

Grazie a tutti gli dei, arrivammo subito nella mensa, che non era altro che uno spazio all'aperto, dove vi erano dei tavoli di marmo, tutti diversi gli uni dagli altri.

Tutti gli abitanti del campo, si avvicinavano per prendere posto.

Quando arrivammo tutti si fermarono di colpo, guardandoci. Francis sembrava essere a sua agio, a differenza mia.

“Amigo dove sei stato?” chiese un ragazzo alto e muscoloso, dalla pelle bronzea e gli occhi verdi.

“In dolce compagnia” disse, muovendo leggermente il braccio, che teneva il mio.

Mi staccai di colpo da lui, mentre verso di noi avanzavano Alfred e Matthew.

“Arthur come stai?” mi chiese il ragazzo dagli occhi viola

“Perchè eri con Francis?” domandò l'altro gemello.

“Oh Alfred, non ti preoccupare, eravamo solo nel bosco a fare due chiacchiere, vero mon Arthur?”

“S-si”

Il figlio di Zeus con gli occhi azzurri, continuava a spostare lo sguardo da me al francese, prima di afferrarmi il braccio e trascinarmi via.

Sinceramente, ero veramente stanco di essere trascinato ovunque.

Alfred si fermò, solo in prossimità di un tavolo di marmo bianco, con ai lati dei rilievi che rappresentavano conchiglie, stelle marine e alghe.

“Questo è il tavolo per i figli di Poseidone!”

“Quanti ce ne sono?” chiesi curioso.

“In verità, tu sei l'unico”

Mi sedetti sulla panchina fredda, notando il gemello di Alfred, che si sedeva da solo, su una panchina bianca come la mia, ma con decorazioni che richiamavano la simbologia del loro genitore divino.

Alfred prese posto di fronte a me.

“Perchè non chiami Matthew e gli dici di venire qui con noi”

“In verità, sarebbe proibito andare in tavoli diversi da quelli che ci vengono assegnati”

Che regola stupida.

“Allora perché sei qui?”

“Volevo stare un po' con te” arrossii di colpo e potevo benissimo sentire le orecchie andare a fuoco “Si..insomma mi sembravi confuso, ti serviva l'aiuto di un eroe” anche lui aveva il viso colorato di una tonalità di rosso, che lo faceva sembrare un bambino.

Era proprio cari...carico di energia il ragazzo.

Nonostante la stupida motivazione, che mi aveva dato Alfred, apprezzai veramente il gesto e non solo io, visto che anche il mio cuore cominciava a battere all'impazzata.

“Non ho bisogno di un eroe” dissi scherzando, ma lo sguardo del ragazzo era rivolto al tavolo dei figli di Eros, precisamente sul francese di prima.

“Arthur..dimmi la verità, veramente tu e Francis avete solo parlato?” si rivolse a me, guardandomi con i suoi occhioni azzurri, leggermente sgranati dalla preoccupazione.

“Si..perchè?” il mio cuore cominciava a ribattere, più velocemente.

Che Alfred fosse geloso?

Quel pensiero mi rendeva felice.

Intanto sul tavolo era comparso ogni ben di dio, dai piatti salati a quelli dolci.

“Beh, perchè se ti succede qualcosa ci rimetto io. Si, insomma sono io che ti ho portato al campo..” prese a spiegare, ed io ad ascoltarlo mi sentivo piuttosto stupido, umiliato e parecchio arrabbiato.

“Non ti preoccupare, non è successo niente” lo bloccai, prendendo a bere dal mio calice, della semplice acqua fresca.

“Ah bene” sorrise lui, prendendo a mangiare un hamburger

Mangiammo in silenzio, mentre in torno a noi le persone erano prese a chiacchierare tranquillamente, lanciando di tanto in tanto delle occhiate al figlio di Zeus seduto con me.

Sei stupido.

Infantile.

Rozzo.

Bifolco.

Nella mia testa continuavo ad insultarlo, per chissà quale motivo poi?

“Stai bene?” mi chiese l'idiota dagli occhi azzurri

“Si” risposi, bevendo un altro sorso d'acqua

“Sei arrabbiato?”

“No” altro sorso d'acqua

“Ho fatto qualcosa di male?”

“E' un interrogatorio?”

“Semplice conversazione” rispose ferito, mi si strinse il cuore davanti alla sua espressione.

“Sono solo stanco” dissi

“Quindi non sei arrabbiato con me?”

“No, non ne ho motivo”

Chissà cosa pensava lui in quel momento.

Io volevo prendere a schiaffi quella faccia da pesce lesso che si ritrovava.

“L'importante è che tu non sia arrabbiato con me”

“Perchè?”

Lui non rispose, alzò solo lo sguardo per incatenarlo al mio.

Ed ancora una volta il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, tutto questo per un paio di occhi.

“N-non mi fiss.” venni, improvvisamente, bloccato da Chirone.

“Mi dispiace figlioli interrompere la vostra cena, ma abbiamo cose importanti di cui parlare. Intanto vi chiedo di accogliere calorosamente il vostro nuovo alleato nonché fratello Arthur Kirkland” qui scoppiò un boato di applausi e incitazioni ed alcuni fischi (da parte di Alfred), il sorriso che Chirone aveva svanì subito dopo “Purtroppo abbiamo brutte notizie” cadde il silenzio fra i presenti “Ivan non è ancora tornato dalla sua missione”.

Nemmeno una bomba, avrebbe potuto creare la confusione e l'agitazione che i semidei in quel momento manifestavano.

“Alfred vieni avanti un attimo” guardai il figlio di Zeus mentre obbediva al sorvegliante “Il vostro caro amico, qui presente ha avuto dei sogni infausti a proposito del nostro amico scomparso” tutti i presenti guardarono Alfred che parlò

“Ivan è tenuto prigioniero dalle armate di Crono” dopo che ebbe detto questo, per i presenti fu il panico totale.

“Dobbiamo riportarlo indietro” continuò il ragazzo “Per questo io e Chirone abbiamo deciso, che ci sarà una spedizione formata da tre persone, per andare a cercare Ivan”

Tutti si guardarono con agitazione e circospezione, con la paura di essere scelti “ Vee!!Noi della casa di Demetra non possiamo abbandonare i nostri raccolti” disse un ragazzo abbastanza alto, magro, con i capelli castani ed uno strano ciuffo laterale e gli occhi nocciola, notando il consenso generale della sua compagnia.

“Infatti, volevo propormi io” disse Alfred seguito da un coro di applausi “Però mi serve l'aiuto di qualcuno che sia bravo con le parole, e che sia astuto ed intelligente”

“Tipo noi della casa di Afrodite non possiamo, abbiamo molti impegni tipo abbronzarci, tipo far innamorare le persone di noi e tipo essere belli sempre”

“ Infatti Feliks non serve un bel faccino ma qualcuno di intelligente” gridò il ragazzo con cui prima Francis stava parlando, quello con la carnagione abbronzata e gli occhi verdi

“Antonio, figlio di Ermes mi stai tipo insultando?”

“E se anche fosse?” rispose a tono l'altro

“ZITTI!!!” urlò Chirone mettendo fine alla disputa dei due. “Non dobbiamo litigare fra di noi, ma mettere insieme le forze per sconfiggere un nemico comune” i due si guardarono, per poi sedersi ognuno al proprio tavolo.

“Comunque come secondo componente pensavamo a te Kiku, figlio di Atena” il diretto interessato squadrò tutti i presenti, e poi in silenzio annuì.

“Adesso ne manca uno” disse Alfred, facendo salire la suspance.

Presi il mio bicchiere per bere un altro sorso d'acqua

“Per ultimo pensavamo di aggiungere al gruppo Arthur Kirkland” finì il figlio di Zeus

Sputai tutto il contenuto del calice, soffocandomi con la saliva, cominciai a tossire battendomi un pugno sul petto.

Tutti gli occhi degli altri erano puntati su di me, cercai con lo sguardo quello di Alfred, per chiedere spiegazioni.

“Io??Ma siete impazziti?”

“Eh?” certo il figlio di Zeus non si aspettava una risposta simile, ma è di me che stiamo parlando.

“Figliolo ascolta, oggi abbiamo tutti visto quello che sai fare, giusto?” si levarono cori si “Si” e di “Eccome”, Chirone continuò “Sappiamo di starti chiedendo molto, infondo sei arrivato qui da meno di cinque ore, eppure ti sono successe moltissime cose, ma ci serve il tuo aiuto”

Tutti mi fissavano colmi di aspettativa, ma era facile per loro, era me che avevano scelto.

Deglutii rumorosamente mentre indietreggiavo, poi all'improvviso corsi via in mezzo al bosco.

Lo so che ti starai chiedendo “Ma come? Loro ti affidano una missione e tu scappi?”, pero caro lettore mettiti nei miei panni, esattamente qualche ora fa io ero un normale ragazzo, proprio come te, ed adesso mi ritrovavo coinvolto in una missione, il cui esito era imprevedibile.

Corsi veloce, mentre dietro di me sentivo la voce di Alfred chiamarmi, mi sarei voltato immediatamente tanto la sua voce aveva questo effetto su di me, ma la paura era più forte e profonda.

Mi addentrai dentro un altro boschetto, alla ricerca di un riparo sicuro o semplicemente di un posto isolato dove riflettere.

Perchè quello che volevo fare in quel momento era solo pensare e ragionare.

Continuavo a correre, sentendo presto le gambe mandare scosse di dolore a tutto il corpo, ma non demordevo perché dietro di me le urla di Alfred si facevano sempre più forti, chiaro segno che era vicino.

Scavalcai un tronco, ma nella fretta non vidi un sasso e caddi a terra.

Cercavo di realizzare la situazione quando all'improvviso Alfred si buttò su di me, bloccandomi ogni via di fuga.

L'unica cosa a cui riuscii a pensare fu al profumo del ragazzo, che data la vicinanza mi stava entrando di prepotenza nelle narici.

Avevo il cuore in gola, a causa di quella vicinanza.

Il ragazzo alzò lo testa per guardarmi.

“Dobbiamo parlare” disse con il leggero fiatone.

Ed io pensai “Finchè mi guardi così, farò tutto quello che vuoi”

 

 

 

 

Angolo dell' autrice:

Ebbene cari lettori eccomi qui con il nuovo capitolo.

Spero vi piaccia.

Volevo ringraziare tutte le persone meravigliose che ogni volta mi lasciano un commentino, dandomi la forza di continuare.

Un bacio a tutti coloro che leggeranno la storia.

Infiniti bacini ^-^

Tay66

 

 

 

 

 

  
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