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Autore: ___Page    13/04/2015    2 recensioni
Con un gesto secco, Zoro staccò il telefonino dall’orecchio e imprecò mentre chiudeva la chiamata e lo restituiva a Sanji, sedendosi sui gradini, la testa tra le mani.
Cosa doveva fare?!
Cosa?!
Non poteva perderla!
Sì, ci aveva messo un sacco di tempo a capirlo ma ora che lo sapeva non poteva perdere Nami!
L’idea della mocciosa, la SUA mocciosa, che sorrideva, abbracciava, rimproverava e picchiava qualcun altro lo stava devastando, figuriamoci se fosse successo davvero!
No, no!
Doveva parlarle! Doveva impedire a Robb o chiunque altro di portarla via da lui!
Doveva parlarle entro il mattino dopo e doveva fare sì che Nami credesse alle sue parole senza esitazione.
Ma come?!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Rob Lucci, Roronoa Zoro, Sanji, Usop | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI

A Zomi, per essermi stata vicina e avermi ricordato che certe cose non muoiono mai.
Proprio come la vena ZoNami. 

 
 





Non era vero, non era vero, non era vero!
Non poteva essere vero!
-Zoro, ti vuoi calmare?!-
Seduti sul dondolo, sotto al portico di casa sua, Usopp, Sanji e Rufy fissavano l’amico misurare la veranda a grandi passi, scompigliandosi i capelli verdi di tanto in tanto.
-Sono un coglione!- esclamò.
-Su questo non posso che darti ragione- mormorò Sanji, prendendo una boccata di tabacco e un’occhiata omicida dal verde.
-Te la faccio ingoiare quella sigaretta- sibilò, facendogli sollevare un sopracciglio arricciato.
-Zoro cerca di restare sul pezzo okay?!- intervenne subito Usopp, prima che i due prendessero ad azzuffarsi come al solito.
Zoro si bloccò a metà del portico, soffiando dal naso per calmarsi. Si prese le tempie con una mano chiudendo gli occhi un istante.
-Usopp ha ragione! Devo concentrarmi per trovare una soluzione a questo macello!-
-Io non ho ancora capito qual è il problema sapete?!-
Tre paia di occhi si posarono su Rufy che, capo piegato di lato e mignolo infilato nel naso, li osservava curioso, il cappello di paglia calato sui capelli scuri.
-Il problema Rufy…- cominciò Sanji sporgendosi oltre ad Usopp per guardarlo e battendo un po’ di cenere della sigaretta -…è che questo genio del Marimo è un imbecille orgoglioso e rischia di perdere la donna della sua vita- soffiò, insieme a un po’ di fumo, ignorando il ringhio baritonale che si liberava costante dal torace di Zoro.
-Non ti sembra di esagerare, torciglio?! Non siamo mica tutti come te che giuriamo amore eterno dopo il primo scambio di sguardi!-
-Sempre meglio che essere come te e avere paura di ammettere i propri sentimenti!-
-Io non ho paura chiaro?!- avanzò verso il dondolo puntandosi il dito contro il petto -Io semplicemente non sono uno stupido damerino impomatato!-
-A chi hai dato del damerino?!?!- reagì il biondo, alzandosi in piedi.
-A te, idiota di un cuoco!-
-Stupida testa d’alga!-
-Non chiamarmi a quel modo?!-
-Che modo?! Testa d’alga?!?!- ripeté Sanji, con occhi fiammeggianti e premendo la fronte contro quella dell’amico.
-Usopp ma te sai chi è questa donna?!- domandò Rufy alle loro spalle, facendo sgranare gli occhi al nasone.
Non si spiegava come Rufy non potesse capire quella situazione così palese per tutti, nemmeno dopo che glielo avevano spiegato più e più volte. Ma sapeva anche che con l’amico la sola soluzione era spiegarglielo ancora e ancora e ancora.
Prese un profondo respiro.
-È Nami, Rufy-  ripeté per la milionesima volta, mantenendo la calma.
-Ma allora che problema c’è?! Nami non si perde mai!- si strinse nelle spalle il moro, lasciando allibito l’amico che lo fissò interdetto prima di prendersi il ponte del naso con le dita.
-Kami è una causa persa… Allora Rufy! Concentrati stavolta, okay?! È Zoro che rischia di perdere Nami! Perché Nami ha dato l’orale di maturità ieri ed è partita con Robin per il mare e ora…-
-Melloriiiiine!!!-
In un turbine di cuoricini, il biondo prese a volteggiare lasciando perdere la sua lite con Zoro, al solo udire le parole “Nami”, “Robin” e “mare” nella stessa frase, interrompendo Usopp nel mezzo della spiegazione.
Si girò a fulminarlo mentre Sanji, le mani sotto il mento e gli occhi a cuore, continuava a spostarsi per la veranda, spruzzando sangue da naso.
-Robin-chwan… Nami-swaaaaan… Le mie dee con il bikiiiiiiniiiiii!-
Un potente cazzotto lo fece infossare nel legno del portico, mentre Zoro veniva circondato da un’alquanto minacciosa aura nera, respirando grosso.
-Smettila di immaginarti Nami in bikini, pervertito!- ringhiò fuori di sé, mentre Sanji si rimetteva in piedi lanciando saette con l’occhio visibile, le mani in tasca e l’espressione furente.
-Marimo tirami solo un altro pugno e io…-
-Te ne tiro fino a rimbecillirti del tutto se non la pianti di farti film mentali sulla mia… la… la mia…-
Lentamente, Sanji e Usopp incrociarono le braccia al petto, sollevando un sopracciglio, mentre Rufy proseguiva, imperterrito e ignaro la sua visita speleologica.
-La tua?!- lo invitò a proseguire il nasone, mentre Zoro sbiancava del tutto, prendendo finalmente coscienza di quanto fosse forte il sentimento per Nami e di quanto lui fosse un emerito idiota.
-Che cosa ho fatto?!- mormorò, passandosi una mano sul volto, sconsolato come non mai.
Usopp e Sanji si scambiarono un’occhiata, prima che il biondo si avvicinasse all’amico, dandogli una pacca sulla spalla.
-Non è tutto perduto Marimo! Sei ancora in tempo!-
Zoro si voltò omicida verso l’amico, resistendo all’impulso di prenderlo per il collo e soffocarlo a mani nude.
Come poteva dire una cosa del genere?! Come?!
-Ancora in tempo?! Non tutto perduto?! Ma cosa dici, Torciglio?! Lei è a Dressrosa e io sono bloccato qui fino a domani, per colpa di quello schifoso orale di maturità e a Dressrosa con lei c’è anche quel maledetto bastardo!!!- sbraitò, fuori di sé, prima di tornare a percorrere la veranda in su e in giù, le mani di nuovo nei capelli.
Fregato! Era fregato!
Perché sì, era vero che lo sapeva da mesi che Nami e Robin sarebbero andate al mare prima di loro.
Era vero che avevano in programma di raggiungerle il giorno dopo, finito il suo orale.
Era vero che si trattava di neanche ventiquattro ore.
Ma c’era un piccolo e tuttavia cruciale problema.
Problema fastidioso come una zecca che rispondeva al nome di Robb Lucci.
Rappresentante d’istituto, studente modello, adorato da tutte le ragazze della scuola.
E schifosamente interessato a Nami.
Quello erano andati a dirgli Sanji e Usopp, trascinandosi dietro Rufy, che Robb era a Dressrosa, che alloggiava nello stesso hotel di Nami e Robin, hotel che sembrava essere stato interamente prenotato dagli studenti del quinto della Raftel High School.
Erano andati a dirglielo per informarlo, perché lo sapesse e non si erano aspettati una reazione così esagerata ma d’altra parte loro non sapevano. Non sapevano di quella frase, sussurrata alla fine della terza prova, con quel ghigno da bastardo e quel tono quasi minaccioso.
“Fidati, Roronoa, sarà mia prima che tu abbia dato il tuo orale”.
Aveva tremato di rabbia e poi gli aveva risposto con un ghigno più strafottente del suo e un arrogante “buona fortuna”, forte del fatto che Nami aveva messo giù insieme a Robin un accurato programma di ripasso per tutta la loro compagnia che l’avrebbe tenuta incollata a lui ogni singolo giorno da quel pomeriggio fino al suo orale di maturità, avvenuto quella mattina.
Ma non aveva di certo calcolato, non poteva di certo immaginare che quel bastardo sarebbe andato al mare in anticipo rispetto al resto della sua compagnia.
Ringhiò furente, stringendo i pugni fino a sbiancare le nocche.
Lo aveva fatto apposta, era palese. E non aveva perso tempo. Era stata Robin ad avvisare gli altri due, chiamandoli apposta per informarli che Robb era a Dressrosa ed era partito alla carica non appena erano scese in spiaggia.
E dal momento che lui concludeva ufficialmente la maturità il giorno dopo Sanji si sbagliava e di grosso.
Non aveva più tempo perché se c’era una cosa che sapeva bene di Lucci, oltre a che era un lurido e viscido bastardo, era che mai parlava a caso e ogni parola che usciva dalle sue labbra era una promessa, tranne quelle che diceva alle ragazze per farle cadere ai propri piedi.
No, Zoro non aveva più tempo.
-Chiamala! Se sei tanto preoccupato chiamale e dille quello che devi!-
Si arrestò, tornando a concentrarsi sul suo amico che ora gli tendeva il proprio den den mushi, parlandogli senza ombra di scherno.
Fissò interdetto il cellulare e poi di nuovo Sanji che si strinse nelle spalle con nonchalance.
-Ho le telefonate gratis verso lei e Robin-chwan- ammise, guadagnandosi un’occhiata omicida prima di vedersi il cellulare strappato di mano.
Tremando appena per l’ansia e il fatto di non sapere cosa dirle esattamente, Zoro cercò il numero della rossa e inoltrò rapido la chiamata, aspettando poi con il fiato sospeso.
-Rispondi, rispondi, rispondi…-
“Risponde la segreteria telefonica del num…”
Merda!
Con un gesto secco, Zoro staccò il telefonino dall’orecchio e imprecò mentre chiudeva la chiamata e lo restituiva a Sanji, sedendosi sui gradini, la testa tra le mani.
Cosa doveva fare?!
Cosa?!
Non poteva perderla!
Sì, ci aveva messo un sacco di tempo a capirlo ma ora che lo sapeva non poteva perdere Nami!
L’idea della mocciosa, la SUA mocciosa, che sorrideva, abbracciava, rimproverava e picchiava qualcun altro lo stava devastando, figuriamoci se fosse successo davvero!
No, no!
Doveva parlarle! Doveva impedire a Robb o chiunque altro di portarla via da lui!
Doveva parlarle entro il mattino dopo e doveva fare sì che Nami credesse alle sue parole senza esitazione.
Ma come?!
Come poteva fare, senza prendere la macchina, guidare fino a Dressrosa e dichiararsi?!
Alzò la testa di scatto mentre quel pensiero prendeva forma nella sua mente.
Ma certo!
Era esattamente quello che doveva fare!
Si alzò, rigenerato di colpo e ghignando radioso, prima di precipitarsi in casa e riprecipitarsi fuori, sotto lo sguardo allibito degli amici.
-Ma che gli è preso?!- domandò Usopp seguendolo con gli occhi percorrere rapido il vialetto di casa sua.
Sanji si strinse nelle spalle e dopo un attimo i tre lo stavano rincorrendo, finalmente consci che il verde si stava dirigendo verso la macchina di suo padre, che era a Kuraigana per lavoro.
-Marimo, cosa vuoi fare?!- domandò il biondo, agitandosi appena. 
-Vado a Dressrosa!-
-Adesso?! Zoro domani hai l’orale!!!- esclamò Usopp, sgranando gli occhi sconvolto.
-Ci vogliono appena due ore da Raftel a Dressrosa!- protestò il verde, aprendo la portiera.
-Sì certo per un normale essere umano non per un disorientato senza speranza come te!- gli fece notare Sanji, mentre il ragazzo si sedeva e abbassava completamente i finestrini prima di osservare l’amico di sottecchi.
-E allora venite con me!- si strinse nelle spalle con noncuranza, lasciandoli sconvolti per il fatto di non aver ribattuto alla provocazione, per altro innegabile, del biondo.
Sbatterono le palpebre interdetti prima di girarsi l’uno verso l’altro parlando in sincrono.
-Vai tu!- esclamarono, indicandosi a vicenda.
-Io stasera ho un appuntamento con Violet, te lo sogni che ci rinuncio per accompagnare l’imbecille!-
-Oh andiamo Violet viene a Dressrosa anche lei! Oggi io e Kaya facciamo quattro anni, è il nostro anniversario!-
-Appunto! State insieme da quattro anni, per una volta puoi non vederla no?!-
-Ma starai scherzando?!-
-Aspetta, ho un’idea!- alzò le mani davanti a sé Sanji, i palmi rivolti verso l’amico -Mandiamo Rufy!-
Usopp e Sanji si girarono verso il moro, che li osservava con un radioso sorriso sul volto, divertito dal loro scambio di battute.
-Andare dove?!- domandò senza smettere di sorridere e piegando il capo di lato.
Gli altri due sospirarono, il biondo mandando gli occhi al cielo e il moro spiaccicandosi una mano in faccia, un attimo prima che un tonfo e una sgommata facesse loro sgranare gli occhi e girare terrorizzati verso la macchina, che era ormai uscita dal vialetto e stava già viaggiando a tutta velocità, diretta all’autostrada.
 

 
§
 

Portò le mani sulle spalle opposte, in un solitario abbraccio, mentre si voltava corrucciata, alla ricerca di una via di fuga, il che aveva dell’assurdo se si pensava che si trovava all’aperto, in una delle località di mare tra le più affollate del pianeta.
Ancora si chiedeva come avesse fatto ad accettare il suo invito.
Non era certo un brutto spettacolo, Robb con i capelli raccolti e in costume da bagno, forse quel dettaglio aveva giocato a suo sfavore, facendole perdere per un attimo la bussola, cosa che a lei mai accadeva e per questo ancora più sconvolgente.
Ma quando quel mattino, dopo avere accettato l’invito del moro, si era girata verso Robin e l’aveva trovata sorridente come solo lei sapeva essere, con quel suo sguardo ceruleo e serafico a trapassarla, l’orgoglio aveva avuto la meglio e aveva sostenuto che a lei piaceva Robb, che era simpatico e intelligente e solo una folle non avrebbe accettato di uscire con lui.
Per questo si era poi fatta una doccia, truccata, profumata e vestita a dovere.
Per questo, nonostante il brivido che l’aveva attraversata quando era stata ora di uscire dalla propria stanza, aveva afferrato la maniglia ed era andata incontro a quella serata per niente attesa.
Perché non poteva, Nami, rimangiarsi le proprie affermazioni, neppure con la sua migliore amica.
Non poteva, semplicemente non poteva ammettere con nessuno che la bussola la stava perdendo davvero e non certo perché avesse problemi ad orientarsi.
Sapeva dov’era il nord, non era quello a mancarle.
A mancarle era qualcos’altro, o meglio qualcun altro.
Qualcuno che le mancava terribilmente nonostante non fossero passate nemmeno ventiquattro ore dall’ultima volta che lo aveva visto. 
Ci aveva creduto davvero che sarebbe stata troppo impegnata a rilassarsi e godersi il sole e le chiacchiere con Robin per non sentirne la mancanza ma si era presto accorta di essersi sbagliata, quando aveva iniziato a controllare il cellulare con cadenza regolare, sperando, pregando che le scrivesse per qualcosa, qualsiasi cosa, un saluto, un “come stai”, una qualsiasi domanda su un qualunque punto del programma di una qualunque materia di studio.
Si era sentita patetica e si era imposta di smetterla, smetterla di stare così per lui, lui che era troppo stupido per accorgersi di che meravigliosa ragazza fosse.
Lui che in fondo le voleva un gran bene ma per cui sarebbe stata sempre e solo un’amica.
Lui che, nemmeno come amici, avrebbe mai ammesso di avere bisogno di lei quando invece lei smaniava per potergli dire che aveva bisogno di lui.
Lui che, volente o nolente, amava pazzamente sin dalle elementari.
Ma Zoro non solo non era lì, non l’aveva nemmeno cercata, lei era stufa di dare senza ricevere e Robb era apparso dal nulla, come un cavaliere senza macchia e senza paura per salvarla.
Certo Robb di cavalleresco non aveva poi molto, e dire che fosse senza macchia…
E ben per quello era lì a darsi della stupida, per avere accettato di uscire con uno che neanche le piaceva.
-Ehi!- la chiamò, uscendo dal bar dove era entrato per vedere se c’era posto.
Nami si voltò di scatto, lo stomaco stretto in una morsa e un tirato sorriso sul volto.
-Ehi!!!- rispose con troppo entusiasmo, deglutendo poi a vuoto.
Robb corrugò le sopracciglia e si avvicinò, facendola indietreggiare impercettibilmente.
-Tutto bene?!- le chiese, avanzando deciso e posandole le mani sulle braccia, sfregando per rassicurarla ma riuscendo solo a procurarle la pelle d’oca.
Nami s’irrigidì, incapace di fare alcunché se non maledirsi.
Non le piaceva la piega che stava prendendo quella situazione, sin dall’inizio dell’appuntamento era stato chiaro che Robb non aveva intenzione di concludere il tutto con un semplice bacio sulla guancia.
Ma lei non sarebbe dovuta essere lì con lui.
No, no e poi no!
Non era da lui che voleva essere rassicurata, riscaldata, abbracciata e guardata con desiderio come stava facendo il moro, nonostante nei suoi occhi brillasse anche una luce che le metteva i brividi.
Non era con lui che voleva passeggiare mano nella mano sul lungo mare di Dressrosa.
-Nami…- sussurrò, avvicinandosi senza che la rossa riuscisse a fare nulla che non restare immobile e con il fiato sospeso.
Non era da lui che voleva essere chiamata per nome.
Era un’altra la voce, che voleva sentire.
Voleva…
-Nami!!!-
Spalancò gli occhi, senza parole.
Stava diventando pazza?!
Eh no eh! Andava bene tutto ma pure le allucinazione auditive no!
-Nami!!!-
Si girò di scatto e sentì lo stomaco farle una capriola nel riconoscere la sua zazzera verde tra la folla, mentre si avvicinava a grandi falcate.
Sentì le labbra piegarsi in un sorriso mentre contemporaneamente si schiudevano a sussurrare il suo nome.
-Zoro-
Era lì! Era davvero lì!
Si accigliò mentre la consapevolezza si impadroniva di lei.
Cosa ci faceva lì?!
Aveva l’orale il giorno dopo!!!
-Dannazione… p-per fortuna… ti ho… trovata…- boccheggiò fermandosi a poca distanza da loro e piegandosi in avanti, le mani sulle cosce, cercando di riprendere fiato, mentre Nami lo guardava allibita, ancora tra le braccia di Robb.
-Zoro cosa stai facendo qui?!?!- lo rimproverò dopo pochi istanti –Domani hai l’orale!!!-
Il verde sollevò il capo, guardando la ragazza di sottecchi, perdendosi un attimo a contemplarla e scuotendo poi la testa per riprendersi.
-Dovevo parlarti- ammise senza troppi giri di parole, guardandola intensamente e facendola rabbrividire.
Fu solo allora che si rese conto di avere ancora i palmi di Robb posati sulle braccia e si girò verso il moro per chiedergli di lasciarla, contemporaneamente con Zoro che assunse un’espressione omicida.
-Lasciala- ringhiò sottovoce, facendo ghignare soddisfatto il compagno.
-E perché dovrei Roronoa?! Lei ha accettato di uscire con me- lo informò, con un sorrisetto tronfio e facendo sgranare gli occhi a Nami, che si voltò verso il verde, terrorizzata.
-Io…- cominciò per giustificarsi ma fu subito interrotta.
-Non me ne frega niente, Lucci! Lei avrà anche accettato ma io ora sono qui e tu ora devi lasciarla…- affermò deciso, sconvolgendo ancora di più la rossa.
Il cuore di Nami le pestava nel petto alla velocità della luce mentre cercava di rimanere lucida e analizzare obbiettivamente la situazione.
Non poteva essere eppure sembrava che Zoro stesse… lottando per lei?!
-…e se vuoi un valido motivo è perché lei è mia!- concluse il verde, facendole perdere svariati battiti.
Poi, mentre ancora lo fissava incredula, gli occhi scuri di Zoro cercarono imploranti quelli caramello di lei, una supplica che brillava nelle iridi nere.
-Vero?!- domandò, quasi spaventato dalla risposta.
Una scarica elettrica attraversò la ragazza da capo a piedi, mandandola completamente in tilt.
Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito, a quello che era appena successo.
Zoro la amava! Zoro aveva guidato da Raftel a Dressrosa il giorno prima del suo orale solo per dirle che l’amava e ora le stava anche chiedendo se il suo sentimento fosse ricambiato, il baka!
Come se avesse potuto amare qualcuno che non fosse il suo buzzurro, lento di comprendonio e così meravigliosamente dolce e forte al tempo stesso!
Smise di pensare e in un unico movimento si gettò dalle braccia di Robb a quella di Zoro, pronte ad accoglierla, mentre le sue dita si infilavano tra le sue ciocche verde menta e le loro bocche si modellavano senza esitazione l’una sull’altra.
Si perse in un attimo in quel bacio che sapeva di tequila al mandarino, mordendogli il labbro inferiore e stringendosi al suo petto scolpito mentre la lingua del ragazzo si intrufolava ad accarezzarle il palato, togliendole aria e lucidità, facendole girare la testa.
Era così bello, così bello da non sembrare vero.
Si lasciò attirare e circondare completamente dalle sue braccia, bisognosa di un appoggio per restare in piedi anche dopo che si separarono, perdendosi l’uno negli occhi dell’altro.
Nami portò una mano a posarsi sulla sua mascella squadrata, sorridendo persa.
-Sei venuto fino a qui solo per questo?!- domandò conferma e si sentì morire di felicità quando lo vide annuire.
-Non potevo rischiare di perderti- soffiò addossando la fronte alla sua.
-Potevi partire stamattina magari- suggerì la rossa, annegando nel suo calore.
-Sono partito stamattina-
Nami rimase zitta e immobile qualche secondo, elaborando quell’ultima informazione, prima di accigliarsi.
-E sei arrivato stasera?!-
-Sì, perché?-
Perché?!?!
Nami lo fissò incredula.
Era una causa persa!
-Ci vogliono appena due ore da Raftel!!! Tu ci hai messo tutto il giorno!!! Devi ripartire subito!!!-
Zoro strabuzzò gli occhi.
-Che cosa?! Io ho guidato tutto il giorno solo per trovarti e dirti che ti amo e tu mi mandi via?!- protestò, scioccato.
Un dolore lancinante all’orecchio lo fece protestare, mentre si ritrovava a piegare il busto di lato a causa della presa di Nami sui suoi pendagli.
-Razza di baka domani hai l’orale di maturità e come minimo ci metterai tutta la notte per tornare a Raftel!!! Perché sei venuto da solo?!?!-
-Nami mi fai male!!!-  
-E te lo meriti!!! Dannato orgoglioso che non sei altro!!! Vuoi farti bocciare?!?!- chiese, lasciandolo finalmente andare.
Lo guardò portarsi la mano al lobo arrossato e imprecare fra i denti, prima di decidersi a rispondere.
-Quei tre imbecilli continuavano a discutere, io non avevo un minuto da perdere-
Nami lo guardò in silenzio, prima di prendersi il ponte del naso con le dita e scuotere il capo, mentre allungava una mano verso di lui, il palmo rivolto verso l’alto.
-Dammi il cellulare!-
-Come?!- chiese il ragazzo, interdetto.
-Dammi il cellulare! Devo avvisare Robin che vengo a Raftel con te e torno a Dressrosa domani insieme a voi! Tanto Sabo e Koala sono arrivati stasera!-
-E perché devi usare il mio cellulare?!- domandò indignato Zoro, guadagnandosi un’occhiataccia.
-Non pretenderai che io spenda i miei soldi per avvisare Robin che devo aiutare te!-
-Ma chi ti ha chiesto niente?!-
-Buzzurro!!!-
-Mocciosa smettila di darm…-
Un pugno micidiale lo atterrò, incastrandolo nel cemento dal quale si districò con un po’ di difficoltà.
Massaggiandosi il bernoccolo tra i capelli, si rimise in piedi e si trovò a fissare la rossa con il suo den den mushi già all’orecchio, in attesa che Robin rispondesse.
Un ghigno storto si disegnò sul suo volto bronzeo mentre un’idea prendeva forma nella sua testa.
Le si avvicinò da dietro, respirandole sul collo e facendola rabbrividire prima di soffiarle all’orecchio.
-Nami tu non ci metti più di due ore ad arrivare a Raftel no?-
-Ovvio che no- mormorò la ragazza, dopo avere deglutito pesantemente per la vicinanza con lui.
-Allora…- proseguì baciandola sul collo e facendola fremere -…possiamo concederci un paio d’ore prima di partire- propose, in  quella che sembrava a metà tra una domanda e un’affermazione.
Nami piegò il capo per cercarlo con gli occhi una luce felice e maliziosa che le accendeva le iridi chiare.
-Robin?! Sono io!-
Si staccò da lui per parlare con l’amica e Zoro si perse a guardarla mentre spiegava alla mora cosa fosse successo e che decisione avesse preso.
Era davvero un coglione.
Come aveva fatto a non rendersi conto prima di quanto tutto, tutto, la maturità, i bei voti, perfino i tornei di kendo contassero così poco se paragonati a lei e a quello che stava provando in quel momento.
Ma finalmente, Zoro aveva capito.
Aveva capito che la sola cosa di cui gli fosse mai realmente importato, anche se ci aveva messo un sacco a capirlo, era sempre stata sua.
Avevo vinto tutto quella sera.  
Quella sera, Zoro aveva vinto il cuore della sua mocciosa.
E difficilmente lo avrebbe lasciato andare. 
  
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