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Autore: crowning the skulls    13/04/2015    2 recensioni
Dalla storia:
Jaqen solleva un angolo della bocca, in una sorta di sorriso. «Non lo hanno mai detto come un'accusa, finora. Come insulto, come dichiarazione, come etichetta, certo. Ma quest'uomo ora è sorpreso».
«Perchè parli così?»
«Perchè io non sono nessuno».
«Jaqen H'ghar. Ecco chi sei».
«Cos'è un nome, gentile ragazzo, se non un suono?» mi guarda, attraversandomi con lo sguardo.
«Anche queste parole sono un suono. Potrebbe non essere il mio nome. Potrei avere un altro volto. Potremmo anche non esistere, lo sai?»
Lo osservo, occhi grigi contro occhi blu.
«Io non esisto da quando la testa di mio padre è caduta giù dal suo collo»

1100 d.C.
Jaqen H'ghar è un Assassino che si ritrova in una carovana diretta verso l'Irlanda del Nord e l'ordine militare dei Guardiani Della Notte. Arya/Arry Stark è la figlia di un lord che fugge dalla regina dopo che suo padre è stato decapitato alla Torre di Londra.
Tra questi due personaggi nascerà un legame che li terrà uniti anche a distanza di miglia, tra mari e monti.
Jaqen/Older!Arya (13 anni all'inizio)
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Eddard Stark, Gendry Waters, Jaqen H'ghar, Jon Snow
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incest, Spoiler!, Tematiche delicate
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Parte uno:

Valar Dohaeris

All men must serve

 

 

 

 

 

 

 

 

Prologo

 


I'll be gone

 

Guarda in alto.

Fissa il cielo, ancora, ancora.

Joffrey lo ucciderà.

No, non può ucciderlo: sua madre Cersei, la cosiddetta Regina, glielo impedirebbe.

Vorrei sputare a terra se non avessi la bocca così asciutta e non mi venisse da piangere così tanto.

È Cersei che ha ordinato di uccidere Mycah, è Cersei che ha fatto uccidere Lady.

È colpa sua se non ho Nymeria.

È colpa sua se Syrio... Se Syrio Forel...

Ora mio padre è lì, sul palco della Torre di Londra.

La folla urla, per accontentare il nuovo vincitore.

Perchè, tutto questo? Perchè io sono sola qui?

Inciampo, arrampicata sulla statua.

Spinta dalla folla, ma certo. Per quale ragione potrei stare inciampando?

Vedo per un attimo il “re” bambino alzarsi, Sansa che urla, lo sguardo di mio padre...

Che aveva guardato qualcuno, mentre era stato trascinato lì.

Qualcuno che adesso ha sollevato le mani verso l'alto, trascinandomi via.

No, non ero inciampata. Sono stata presa.

Mi dimeno. Mordo. Calcio.

Sembro davvero la bestia selvaggia che Cersei aveva nominato invece di usare il mio nome, ma non posso che esserne fiera, se la cosa l'ha disappuntata.

«Una ragazza dovrebbe chiudere gli occhi e non dovrebbe mordere un uomo».

«Voglio guardare».

«Una ragazza non dovrebbe».

 

Un uomo affamato e malato è trascinato dalla folla.

Un uomo posa lo sguardo verso l'uomo che sta parlando.

«Mia figlia» mormora il condannato.

Un uomo si ricorda dell'uomo della cella accanto, a Newgate.

Un uomo è scampato ai Guardiani della Notte, l'altro sta andando al patibolo.

Un uomo annuisce, e guarda la ragazza sulla statua.

Sembrava una così gentile ragazza.

 

 

È tutto finito.

Mio padre è morto.

Ned Stark, padre di Robb, Jon, Sansa, me, ovvero Arya, Bran e Rickon Stark, è morto.

Apro gli occhi, guardando il cielo.

Otto corvi nel cielo, il primo che rallenta fino a cadere.

Proprio noi siamo otto, e papà è andato. Morto.

«Un uomo porge le sue condoglianze a una gentile ragazza.

Un uomo e una gentile ragazza dovrebbero andare».

«Chi sei?! Dimmelo!» gli mormoro, con voce strozzata e i pugni chiusi e stretti come mai prima d'ora.

«Un uomo senza nome a cui tuo padre ha chiesto di trovarti rifugio. Ora vieni, gentile ragazza».

«Come posso fidarmi di un uomo senza nome che non ho mai visto prima?!»

Lui sembra quasi sorridere. «Se la ragazza preferisce essere uccisa dalla regina, che si accomodi. Un uomo è in fuga, e ha perso già troppo tempo».

Sospiro. In fin dei conti, non ho altra scelta.

«Verrò».

Prima che però lui possa anche rispondere, sento un altro paia di braccia prendermi da dietro.

Braccia puzzolenti, vero, ma stavolta conosciute. Yoren, il Guardiano che è andato da mio padre.

«Ragazzo, forse dovresti venire con noi sulla Barriera. E anche tu» dice, riferendosi all'uomo dai capelli rossi e dal ciuffo bianco -solo ora ho notato quanto siano belli i suoi capelli. Non posso permettermi di farmi distrarre da due ciuffi, però.

«Immagino di si» risponde lui, mentre viene legato da Yoren.

«Non sono un ragazzo» sussurro.

Yoren mi guarda minaccioso «Non dire sciocchezze, ragazzo».

Poi mi ricordo che nei Guardiani della Notte del'Irlanda del Nord sono ammessi solo uomini.

Anche nella carovana.

La stessa carovana che va a Grande Inverno.

A casa mia, nel nord del paese, nella Scozia.

Yoren afferra una lama, tagliandomi i capelli cortissimi, come quelli di un ragazzo.

«Da ora sei Arry, d'accordo? Arry l'orfano. Tua madre è morta in un incidente in mare. Tuo padre non sai chi sia. Va bene?»

Vorrei piangere, ma non ho più tempo per le lacrime.

Un ragazzo non piange, diceva Sansa.

Bugie.

«Va bene».

«E tu» minaccia Yoren «Ancora non capisco perchè tu non sia di nuovo scappato. Beh, farai bene a tenere la boccaccia chiusa, riguardo ad Arry. Immagino tu tenga molto alla robaccia lì sotto» Accennando a ciò che si trova tra i suoi pantaloni.

Mi impongo di non arrossire.

Un ragazzo non lo avrebbe fatto.

 

 

«Scommetto che quella spada l'hai rubata? Perchè non me la dai un po' qua?»

Yoren mi ha raccomandato tre cose.

Uno: non urinare, spogliarmi, lavarmi -se c'è il sapone o l'acqua-, se non lontano da tutti.

Potrebbero parlare e stuprarmi, o fare solo l'ultima cosa.

Due: non parlare, non dare fastidio a nessuno.

Regola miserabilmente fallita, riconosco, osservano Gendry accanto a me che prova a calmarmi. Ho già attaccato Lommy e Frittella. Vorrei non doverlo rifare.

Proprio per questo mi allontano da uno dei futuri guardiani, nascondendo Ago nel fodero.

Terza regola... Com'era?

Tre:Non farmi scoprire.

In effetti c'è anche la quarta, non parlare con Jaqen H'ghar, ovvero l'uomo che stava provando, secondo me, o ad uccidermi, o ad approfittarsi di me, o entrambe le cose. Potrebbe anche essere stato sincero, però. Nel volermi salvare, dico.

Non so cosa credere. Fatto sta che ho intenzione di rompere la regola numero quattro.

Sono passati due giorni dalla decapitazione -dirla così sembra quasi una cosa più pulita, meno dolorosa, come se non potessi provare più dolore-, due giorni in cui sono riuscita solo a guardarlo, per scoprire che mi stava già guardando. E non smetteva, dopo che io lo scoprivo.

Due giorni in cui, appena la luna saliva nel cielo, provavo ad immaginare casa e pensavo.

Io sono Arya Stark di Grande Inverno, tredici anni, figlia di Ned Stark e Catelyn Tully. Ho un fratello di nome Robb, un fratellastro di nome Jon, una sorella di nome Sansa, e due fratelli di nome Bran e Rickon. Ho avuto un lupo, un metalupo in realtà, Nymeria.

Ho avuto una casa. Ho avuto un padre. Sto provando a ricordare tutti i nostri momenti insieme, ma mi scivolano via dalle mani come neve al sole. Mai più abbracci. Mai più sgridate. Mai più il suono del mio nome sulle sue labbra. Mai più.

Scuoto il volto, facendo ondeggiare le corte e sporche ciocche di capelli scuri.

«Gentile ragazzo».

Una voce.

Jaqen.

Nella gabbia insieme ai due prigionieri più grossi e paurosi della carovana – cosa che mi fa dubitare ancora di più di lui -, l'uomo mi chiama. Ho notato che ha gli occhi azzurri. Sono diversi da quelli di Sansa, che ricordano il cielo. Questi sono più del colore del mare.

Sansa faceva sempre paragoni del genere e li trovavo stupidi -come può un occhio avere il colore del mare? Ma a quanto pare devo ricredermi.

Mi avvicino. Non dovrei. Me lo ripeto, nella testa. Ho sentito dire che è un Assassino. Quel credo così affascinante e inquietante, dagli abiti bianchi, delle storie della balia, la vecchia Nan. Non ne , avevo mai visti, qui. Sempre in Italia, Egitto, Medioriente, quei posti lì. Quei posti esotici che mio padre non ha avuto modo di vedere e che non potrà più visitare.

Syrio diceva che l'unico vero dio era la Morte, e cosa diciamo noi alla morte? Non oggi. Mio padre non aveva sufficiente aria nella gola per parlare, così a quanto pare l'hanno recisa.

«Assassino».

Jaqen solleva un angolo della bocca, in una sorta di sorriso. «Non lo hanno mai detto come un'accusa, finora. Come insulto, come dichiarazione, come etichetta, certo. Ma quest'uomo ora è sorpreso».

«Perchè parli così?»

«Perchè io non sono nessuno».

«Jaqen H'ghar. Ecco chi sei».

«Cos'è un nome, gentile ragazzo, se non un suono?» mi guarda, attraversandomi con lo sguardo.

«Anche queste parole sono un suono. Potrebbe non essere il mio nome. Potrei avere un altro volto. Potremmo anche non esistere, lo sai?»

Lo osservo, occhi grigi contro occhi blu.

«Io non esisto da quando la testa di mio padre è caduta giù dal suo collo» rispondo, prima di voltarmi, sentendo i suoi occhi blu su di me, e trovare la mia mano su Ago, la mia spada, l'ultimo regalo di Jon.

“Colpiscili con la parte appuntita ”, aveva detto. Quanto vorrei che fosse qui... Mi porterebbe via. Lontano da Jaqen, lontano da Yoren... Ma ora è anche lui un Guardiano. Lontano da me.

Ma poi, se a Grande Inverno non ci fosse posto per me... Potrei andare lì.

Tanto sto fingendo di essere un ragazzo, no?

Arry. Arya per ora è morta, almeno la Regina sa che sono dispersa. Se mi trovasse, potrebbe usarmi come ostaggio, o uccidermi. No, non mi avrà. Mai.

 

And I'm trying not to think what I'm leaving now
No deceiving now, it's time you let me know.
Let me know

 

Provo a non pensare a mio padre. A Syrio, il mio maestro di spada... O danza. L'unico tipo di danza che approvo, è quella delle spade. E Syrio la conosceva molto bene.

Provo a lasciarmi indietro lui. Nymeria. Sansa, nonostante tutto.

Papà... Papà.

Lui. Non ce la farò. A lasciarlo indietro.

Ma devo.

Per il mio bene. Lui lo avrebbe voluto.

Eppure un dubbio ce l'ho.

Perchè Jaqen si è avvicinato a me? Conosceva mio padre?

Deve dirmelo. Deve farmelo sapere. Devo capire.

Prima che me ne renda conto, la giornata finisce. Il sole si dissolve tra le nubi, prima che un nuovo astro, la Luna, salga su di noi.

 

 

When the lights go out and we open our eyes,
out there in the silence, I'll be gone, I'll be gone.
Let the sun fade out and another one rise
Climbing through tomorrow, I'll be gone, I'll be gone.

 

Apro gli occhi. È notte, constato. Ne sono passate due da quando la testa di mio padre è caduta nel cestino. Vorrei ridere ma non ho la forza di farlo. Devo rimanere impassibile.

Circondata dal buio, mi rendo conto di essere avvolta nel puro silenzio. Ce ne stavamo andando.

La regina mi starà cercando ancora, ma prima che lei possa trovarmi, io sarò già andata.

Cerco gli occhi di Gendry, Jaqen, anche Maniverdi o chiunque altro. No, dormono tutti.

Solo Yoren è ancora sveglio. Ed io, certamente.

Mi rendo conto che questa pace sarà poco duratura. Il sole si alzerà a breve.

Lasciamo pure che il sole si dissolva, per poi ritornare, lasciamo pure il domani arrivi.

Io lo attraverserò, e prima che Cersei se ne possa rendere davvero conto, sparirò.

  
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