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Autore: Ehris    13/04/2015    5 recensioni
Dopo aver miseramente fallito nella conquista del potere assoluto, le Trix, troveranno nuovi potenti e temibili alleati. Amici e nemici, non ci si potrà fidare di nessuno...
Tratto dal capitolo 18:
-Vogliamo il potere; vi chiediamo aiuto a conquistare una delle scuole più prestigiose ed importanti dell’intera Dimensione Magica ed in cambio vi ridaremo la libertà che tanto agognate e che vi è stata strappata molti anni fa- spiegò Icy con molta calma e con fare suadente.
-Impossibile!- urlò lo spettro furente -La nostra libertà è andata persa per sempre! Il nostro destino ci impone queste condizioni per l’eternità. Una vita insulsa, fra le pareti di queste montagne. Una vita che non può essere vissuta ma allo stesso tempo che non ci dà pace. Una vita da non morti!-
Una storia che racconta di come il desiderio di vendetta dia sfogo alla malvagità più oscura; di come a volte occorri tirare fuori coraggio e grinta. Una storia incentrata sulla forza dell'amore e dell'amicizia.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Specialisti, Trix, Winx
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 29 – Nelle segrete di Alfea


Faragonda aprì gli occhi e si mise a sedere sul freddo pavimento dell’angusta cella nella quale era stata rinchiusa nel momento dell’assedio ad Alfea. Aveva completamente perso la cognizione del tempo: infatti sapeva di trovarsi lì da un po’ ma non sarebbe stata in grado né di quantificare in modo esatto i giorni di prigionia già trascorsi, né di dire che ora fosse.

Ancora una volta aveva perso conoscenza e ancora una volta si era risvegliata indebolita. In quelle condizioni non poteva fare assolutamente niente e inoltre sapeva bene che non sarebbe riuscita a tirare avanti a lungo: infatti la reclusione la stava pian piano distruggendo e ciò che più la feriva era che a spezzarla erano proprio le segrete di Alfea; le segrete della sua scuola, o almeno, di ciò che ne era rimasto.

Intorno a lei c’era il silenzio. Nessuno parlava, tuttavia la preside poteva percepire i respiri affannati delle sue allieve, anch’esse rinchiuse in gruppo in minuscole celle prive di luce. Quelle povere fate respiravano a fatica e non aveva bisogno di vederle per immaginare i loro esili corpi mal conci e ricoperti da graffi per le continue lotte con i non morti. Sapeva che avevano tentato di difendersi in ogni modo; lo sapeva perché le aveva sentite, tuttavia i loro sforzi erano stati vani poiché quelle creature, ogni volta che arrivavano e decidevano di nutrirsi della loro linfa vitale, ottenevano esattamente quello che volevano.

Faragonda era arrabbiata; non riusciva ad accettare che le sue ragazze fossero sottoposte a torture tanto ingiuste. Loro non avevano fatto nulla per meritarsi quelle violenze. La donna, però, era soprattutto adirata perché non era riuscita a prevenire e ad evitare tutta quella terribile situazione. Si rimproverava in quanto era dell’idea che se avesse esaminato meglio tutti i tasselli del puzzle che aveva fra le mani forse avrebbe potuto prevedere la catastrofe e comprendere che la scomparsa della Griffin altro non era che un sistema per deviare ogni ipotesi su un possibile attacco ad Alfea: in effetti proprio lei stessa con Griselda e le Winx non aveva visto altro che il pericolo incombente su Torrenuvola, dovuto dalla perdita della sua preside: la Griffin.

Faragonda, però, doveva cercare di essere anche oggettiva: non conosceva abbastanza bene le circostanze della scomparsa della sua collega e nemmeno la vita di quest’ultima prima che si unisse alla compagnia della luce. Qualche aspetto ambiguo sul suo passato era saltato fuori ma le informazioni erano comunque ancora troppo poche per ricostruire parte di una vita e per prevedere tale disastro.

L’animo della preside si trovava fra un continuo senso di colpa e la consapevolezza di non aver avuto i mezzi per fare qualcosa di concreto. La sua mente era confusa e offuscata da giudizi talvolta troppo severi e poco realistici e oggettivi.

L’unica cosa in cui Faragonda continuava a sperare e a credere era nella forza delle Winx. Aveva assegnato loro un compito estremamente difficile ma se c’era qualcuno che avrebbe potuto svolgerlo e portarlo a termine quelle erano proprio le sue fate. La preside di Alfea era certa che mandarle a cercare Minerva era stata tutt’altro che una mossa stupida: quella donna poteva essere stravagante e condurre uno stile di vita discutibile ma il suo odio verso i non morti lei lo conosceva bene, così come conosceva la sua sete di vendetta. Quella donna non si sarebbe mai tirata indietro. Quella donna avrebbe lottato per combattere quelle creature mostruose anche a costo della sua stessa vita.

Improvvisamente Faragonda, assorbita completamente dalla profondità dei suoi pensieri, sentì qualcuno che cercava disperatamente di attirare la sua attenzione chiamando il suo nome con sussurri quasi impercettibili. Si avvicinò alla porta che la teneva rinchiusa nella cella e guardò fuori attraverso la stretta fessura delimitata dalle massicce sbarre in acciaio.

La fata dovette aguzzare la vista ma poi la vide: lei era lì, nella cella davanti alla sua e non poteva credere ai suoi occhi. Che fosse tutto frutto della sua mente indebolita dai continui attacchi dei non morti?

-Griffin?- bisbigliò con stupore Faragonda -Tu cosa ci fai qui?-

-Pensavi che fossi la responsabile di tutto questo?- domandò la strega con evidente irritazione.

-Vuoi davvero biasimarmi per averci pensato?- chiese di rimando la fata anziana.

La preside di Torrenuvola rimase allora in silenzio a pensare: no, effettivamente non aveva alcun diritto di prendersela con la collega.

-So di avere molte colpe. Ho fatto molti sbagli da giovane. Ero una strega sciocca e giuro che non ringrazierò mai abbastanza te e Saladin per quello che avete fatto per me. Mi avete dimostrato come sia possibile apprezzare il bene e fare del bene. Ho cercato in tutti i modi di rimediare ai miei errori ma purtroppo ora gli spettri del mio passato sono tornati- confessò la Griffin.

-Ti sei sempre rifiutata di raccontare parte della tua storia. Temo che gli spettri di cui parli facciano proprio parte di questo racconto e gli errori che dici di aver commesso stanno condizionando la vita di tutti gli abitanti di Magix perciò ritengo che sia arrivato per te il momento di vuotare il sacco, che tu lo voglia o meno- esclamò decisa Faragonda, che voleva iniziare a capire quale era la ragione che stava dietro all’inferno che si era scatenato.

-Sono nata non lontano da qui; sono cresciuta nella foresta di Selvagrande. Mi sono innamorata di un uomo. Ero giovane e sprovveduta. Ho creduto a molte bugie. Ho creduto alle storie di qualcuno che ero convinta ricambiasse i miei sentimenti. Un uomo che si è macchiato di un delitto orribile. Un uomo che poi è stato condannato a diventare un non morto-

-Riabu- disse Faragonda, che pian piano stava iniziando a capire. Ciò che Faragonda sapeva di quell’uomo, o meglio, di quello spettro, derivava dai racconti delle sue allieve, le quali avevano potuto ricondurlo proprio ad Alissia apprendendo la sua vera storia grazie alla preside Griffin in persona.

-Proprio lui- confermò la strega -Ma a lui interessava unicamente la forza ed il potere ed io, all’interno del nostro piccolo villaggio, non valevo nulla. Lui puntava ad Alissia. Lei era quella che sarebbe riuscita a dargli ciò che più desiderava. La sua sete di potere però l’ha ucciso, trasformandolo nel mostro che è oggi: un essere che non si può definire né vivo, né morto. L’essere della peggior specie: un non morto per l’appunto-

Faragonda rimase in silenzio e la Griffin interruppe lì il suo importante racconto; passò una decina di minuti e nelle segrete di Alfea si insediò il gelo. Le due presidi, i professori e le fate rinchiuse si sentirono avvolgere da un’aria fredda e spettrale. Un’aria particolare ed agghiacciante. Un’aria che poteva dire solo una cosa: i non morti erano di nuovo lì.

Davanti alla cella della Griffin si materializzò improvvisamente Riabu. Gli occhi dello spettro avevano lo stesso colore del ghiaccio ed erano estremamente penetranti. La donna, trovandoselo davanti, scattò indietro, con le poche forze che le erano rimaste, verso la parete che delimitava quello stretto spazio.

-Non crederai mai a quello che è accaduto quest’oggi!- esclamò Riabu e una ventata fredda travolse la strega che quindi iniziò a tremare impaurita -Lo vuoi sapere?- domandò la strana creatura ma la donna non disse nulla; rimase muta a guardare lo spirito davanti a lei -Ti ho fatto una domanda, sgualdrina!- urlò allora Riabu, entrando poi di prepotenza nella cella della Griffin e afferrandola con decisione per il collo.

-Cosa? Cosa è accaduto?- gridò a sua volta la strega con la poca aria che le era rimasta per respirare. Lo spettro allora alzò la mano libera e la portò davanti al volto della sua prigioniera, l’aprì e lasciò che la donna potesse vedere la gemma verde che gli stava sul palmo. Brillava di una luce strana, sotto certi aspetti opaca, e trasmetteva un forte sentimento di inquietudine.

-Non è possibile- sussurrò la Griffin a occhi sgranati.

-Invece è proprio così! Riavrò la mia libertà!- dichiarò Riabu che poi si avventò sulla sua preda, iniziando a succhiarle via ogni ricordo contenuto nella sua mente. La strega gridava e si dimenava anche se in modo molto debole.

Faragonda rimase ad osservare tutta la scena con lo sguardo di chi è impotente e sa di esserlo. Le fate rinchiuse nelle celle vicine, invece, piangevano disperate e cercavano di coprirsi le orecchie per non dover udire la sofferenza di una donna che avevano sempre visto come una figura forte e tutto d’un pezzo. Una donna che in quel momento però stava perdendo tutta la sua dignità.

***


Riven aprì gli occhi e posò lo sguardo sulla sveglia posta sopra il comodino di fianco al letto; segnava le cinque e mezza.

Dopo aver guardato l’ora si voltò verso Musa che ancora dormiva in assoluta tranquillità. Ripensò al loro chiarimento di quella notte e si sentì sollevato. Non lo avrebbe mai ammesso con Helia ma il suo amico ci aveva visto gusto: gli aveva detto che chi sistemare le cose con la fata della musica lo avrebbe fatto sentire meglio. Non aveva voluto credergli puramente per una questione di orgoglio ma ora si sentiva un completo idiota perché dopo tutto quello che aveva fatto per la giovane, si era dichiarato disposto a lasciarla andare per una sciocca lite.

Lo specialista non avrebbe voluto svegliare la sua meraviglia, tuttavia anche lei era tenuta a presenziare alla lezione che Griselda aveva in mente per le fate di Alfea. Mentre Riven scrutava silenziosamente la fata, lei aprì gli occhi.

-Buongiorno- sussurrò, arrossendo visibilmente.

-Buongiorno- esclamò Riven con un sorriso imbarazzato che mascherò alzandosi di fretta dal letto e cambiandosi la maglietta che aveva indosso con quella che era riposta sopra la sedia -Ti accompagno di sotto, ci saranno certamente le tue amiche ad aspettarti- disse poi lo specialista con fare disinvolto.

-Okay- rispose Musa con un cenno del capo. Alzandosi in piedi, la fata, si rese conto di sentirsi decisamente più in forze rispetto al giorno precedente. Al fianco di Riven aveva riposato serena, senza incubi. Era stata una sensazione favolosa. Aveva le farfalle allo stomaco soltanto a ripensarci.

Riven aprì la porta della camera e fece strada alla giovane. Per tutto il tragitto nessuno dei due parlò: rimasero infatti in assoluto silenzio ad ascoltare i passi che risuonavano nel corridoio illuminato solo dalla fievole luce dei lampadari appesi alle pareti. Fuori non aveva ancora smesso di piovere e l’aria pareva essere sempre più fredda. Saladin dava la colpa di ciò ai non morti: più acquisivano potere più le condizioni climatiche peggioravano e il freddo imperversava.

Quando i due giovani raggiunsero il salone centrale Musa fu scossa da un brivido, segno del brutto ricordo del giorno prima, che cercò di mascherare. A Riven non sfuggì il tremore della fata, tuttavia non fece nessun tipo di commento poiché non voleva metterla a disagio. Sapeva che per lei quello era stato un momento difficile. Glielo aveva letto negli occhi quella notte, quando tremante e con le guance rigate dalle lacrime si era rifugiata fra le sue braccia.

La ragazza, guardando nella grande stanza, vide sedute ad un tavolo le sue amiche che la stavano aspettando per mangiare qualcosa insieme, prima di iniziare le esercitazioni con Griselda. La giovane fece per incamminarsi verso le Winx ma fu trattenuta da Riven.

-Non ti ho detto una cosa…- esclamò lo specialista, che aveva lo sguardo posato su di un tavolo al quale era seduto Jared. Musa lo osservò incuriosita per un momento, aspettando che andasse avanti -Vorrei che tu evitassi di rimanere sola con Jared- disse Riven e la fata in tutta risposta alzò gli occhi al cielo in un gesto automatico e istintivo.

-Riven, credevo che avessimo chiarito anche questo punto!- scattò la giovane che non voleva apparire brusca ma che tuttavia non riuscì a trattenersi dal dimostrarsi seccata.

-Non è come pensi!- si giustificò subito Riven -Abbiamo dei sospetti su di lui. Sospetti fondati ed è per questo che ti chiedo di fare attenzione!- continuò lo specialista.

-Che genere di sospetti?- domandò a quel punto la fata.

-Adesso non ho il tempo di spiegarti tutto…- disse il ragazzo, indicando poi a Musa il tavolo sul quale erano sedute le sue amiche: Stella si stava letteralmente sbracciando per attirare la loro attenzione -Ti prego solo di fidarti!- il tono di Riven era pacato e risuonava quasi come una supplica.

-Va bene- si rassegnò la fata, aprendosi poi in un sorriso, prima di raggiungere le sue compagne che con tanta impazienza la stavano aspettando in compagnia degli specialisti.

Musa prese posto accanto a Flora e Aisha, che subito l’abbracciarono, contente di vederla sorridente.

-Eravamo in pensiero!- disse la fata della natura.

-Lo so, mi dispiace avervi fatte preoccupare… però ora sto bene!- rispose la giovane.

-Dove hai passato la notte?- domandò con irruenza Stella -Oh naturalmente non serve che tu ce lo dica perché lo sappiamo bene dove hai dormito, o dove non hai dormito… insomma, non risparmiarti, vogliamo ogni dettaglio!- esclamò la fata del Sole e della Luna schioccando poi un occhiolino a Musa, come se Riven e gli altri specialisti non fossero stati lì ad ascoltare.

-Stella!- la ripresero le compagne mentre la giovane di Melody assumeva una tinta bordeaux.

-Io… non c’è… Stella insomma che impicciona che sei!- sussurrò Musa che non sapeva in che modo difendersi dalla curiosità dell’amica, mentre con la coda dell’occhio osservava Riven. Non poteva credere ai suoi occhi: lui sorrideva divertito.

-Musa, oggi saremo impegnate in un’esercitazione con Griselda. Te la senti?- domandò Aisha, cercando di togliere l’amica dall’impiccio.
-Naturalmente!- esclamò la ragazza tutto d’un fiato, alzandosi velocemente dal tavolo, seguita a ruota dalla sua fedele spalla: Aisha. Anche il resto del gruppo allora si alzò e si avviò verso l’arena di Fonterossa.

-Sai Riven, forse come ragazzo non fai poi così schifo!- esclamò Stella allo specialista dai capelli color magenta, schioccando poi anche a lui un occhiolino e un sorriso sghembo. Riven in tutta risposta strinse gli occhi e due fessure e si incamminò dietro le fate, tra gli schiamazzi degli amici.

***


Riabu raggiunse l’ufficio di Faragonda, nel quale si erano insediate le Trix. Le tre streghe cominciavano a mostrare i primi segni di impazienza ma sapevano molto bene di dover stare attente: non avrebbero dovuto offendere in nessun modo l’esercito dei non morti o avrebbero fatto la stessa identica fine dei prigionieri rinchiusi nelle segrete.

Il fatto che Riabu avesse dato la sua parola per le tre sorelle non era motivo di certezza: infatti fin tanto che non sarebbero partite alla volta di Fonterossa per distruggere e prendere il controllo anche di quella scuola non sarebbero state tranquille.

Improvvisamente nella stanza entrò il capo dei non morti, che attirò immediatamente l’attenzione delle streghe. Le tre sorelle si guardarono per un breve momento con grande curiosità. L’aria dello spettro estremamente seria.

-Domani mattina all’alba saremo pronti ad attaccare!- comunicò Riabu -Volete il potere sulla scuola? Molto bene, lo avrete. Vi avviso però che non verranno fatti prigionieri; ci nutriremo di ogni forma di vita e al termine di questa battaglia vi consiglio caldamente di non cercarci mai più! Nel momento in cui prendere il controllo di Fonterossa io considererò il nostro patto giunto al termine e quindi sciolto-

-Come desiderate- esclamò Icy, inchinandosi poi davanti alla figura dello spettro. Darcy e Stormy seguirono le movenze della sorella senza batter ciglio.

I cuori delle Trix erano ricolmi di speranza. Dopo la conquista di Alfea, assediare Fonterossa sarebbe stato l’inizio del loro dominio sull’intera Dimensione Magica. Torrenuvola senza la Griffin non valeva più nulla perciò non c’era niente di cui preoccuparsi.

Avrebbero regnato senza più nessun genere di interferenza. Avrebbero dato vita ad un nuovo mondo: un mondo fatto di oscurità e tenebre.
Avrebbero fatto dell’intera Dimensione Magica un luogo tormentato.

Sarebbero state regine indiscusse, rispettate e temute, esattamente così come era giusto che fosse.







Note dell'autrice: Buonasera cari lettori! Altre due settimane sono passate... finalmente riesco a pubblicare il capitolo no. 29 :) Che dire? Bhè, indubbiamente la battaglia finale è vicina. Faragonda c'è, per ora è ancora viva... lo resterà? Anche la Griffin non si trova nelle condizioni migliori...
Tanti colpi di scena quindi continuate a seguirmi ;)
Grazie mille comunque a tutti i lettori, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite, fra le seguite e fra le ricordate e naturalmente un grande GRAZIE DI CUORE ai miei fedelissimi recensori! Siete sempre gentilissimi!! :)
Un bacione e a presto
Ehris :)

  
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