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Autore: Papillon_    13/04/2015    4 recensioni
“Parla quello che quando si siede sembra un orso appena uscito dal letargo.”, borbottò Kurt. Puck di fronte a loro si lasciò scappare una piccola risata, beccandosi un'occhiataccia da parte di Blaine.
“Così a Parigi non convincerai proprio nessuno.”, borbottò Blaine.
“Credi davvero che io sia il Granduca, Blaine?”, chiese Kurt, cercando i suoi occhi. Blaine li scrutò per un attimo.
“Ovvio, altrimenti non staresti qui.”
“Bene.”, soffiò Kurt, avvicinandosi piano al suo viso. “Allora smettila di darmi ordini.”
“Affondato.”, disse Puck, scoppiando poi a ridere. “Amico, di sicuro ha un bel caratterino il ragazzo qui.”
“Cosa davvero adorabile.”, borbottò Blaine, passandosi una mano tra i capelli.
“Mai quanto diventeresti adorabile tu se mi facessi un piacere.”
“Quale piacere?”, chiese Blaine dopo un po'.
“Sta' zitto.”
*
Avete mai visto la favola di Anastasia? Ottimo, immaginate che i suoi protagonisti siano un Kurt sarcastico alla ricerca della sua famiglia e un Blaine che ce la sta mettendo davvero tutta per arricchirsi. Entrambi sono alla ricerca del loro nuovo inizio, ma sono completamente ignari di come trovarlo.
O del fatto che, con molta probabilità, questo nuovo inizio ce l'hanno a portata di mano.
[AU Klaine - Anastasia!Kurt, Dimitri!Blaine]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Uhm, naturalmente, a Fravah.
Probabilmente perchè crede in questa storia più di quanto lo faccia io.
Solo, grazie.
Davvero. 



You're my beginning

 

You're my end and my beginning,
even when I lose
I'm winning

 

Correva l'anno 1916, e si festeggiava il trecentesimo anniversario dell'ascesa al potere della famiglia Hummel. Era periodo di feste e abiti sfarzosi e luci in ogni dove – un periodo che nessuno mai avrebbe dimenticato, nemmeno con il passare degli anni.

Un mattino di Dicembre, Kurt – il più piccolo della famiglia Hummel, l'ultimo di una lunga stirpe di fratelli e sorelle – stava seduto vicino alla finestra del suo grande palazzo. Era spesso solo, in realtà – i suoi fratelli erano troppo grandi per giocare con lui, sua madre ormai mancava da qualche anno, e suo padre era troppo occupato con gli affari di stato, essendo il grande Zar.

Quindi sì, Kurt la maggior parte del tempo era molto solo, ma cercava di sorridere sempre, perché sua madre prima di lasciarli aveva ripetuto loro tante volte che i sorrisi vincono le battaglie, e lui voleva crederci per davvero.

Stava di fatto però, che quel particolare mattino di Dicembre Kurt si stava annoiando a morte. Fuori dalla finestra non c'era niente di particolare da osservare – nemmeno nevicava, il cielo era piatto e grigio e triste, e Kurt avrebbe tanto voluto che ci fosse sua nonna con lui, perché sua nonna lo faceva sempre cantare o giocare o ballare, ma era a Parigi lei adesso.

Kurt stava per perdere ogni speranza, ma proprio prima di alzarsi dal divano che dava sulla finestra, da fuori colse un piccolo movimento. Quasi cadde per scoprire cosa là fuori fosse successo, ma la sua testolina spuntava di poco fuori dalla finestra, quindi con il cuore in gola e passetti piccoli piccoli Kurt corse giù dal grande scalone, fino a dirigersi nel giardino in cui poco prima aveva visto quel movimento.

Non c'era nessuno.

Kurt pensò che stava diventando pazzo. Probabilmente era ciò che succedeva alle persone che stavano troppo da sole: si ritrovavano a vedere cose che nessun altro vedeva, perché l'immaginazione era meglio della realtà.

Stava per tornare dentro il palazzo – perché davvero, là fuori si congelava – quando notò che a qualche passo da lui, da un cespuglio ben curato, spuntava una rosa bianca.

Kurt era piccolo, ma era anche abbastanza intelligente da sapere che le rose in quel periodo non sarebbero dovute sbocciare. Si avvicinò con cautela, quasi come se quel fiore fosse un piccolo miracolo, e una volta che ci fu vicino fece per toccarlo, ma una voce lo bloccò.

"Non potete coglierlo!”, borbottò qualcuno. Kurt sussultò e si portò le braccia attorno al corpo per proteggersi. Ben presto vide di nuovo lo stesso movimento che aveva visto dalla finestra, e poi, a qualche passo da lui, da un altro cespuglio comparve un ragazzo.

Kurt assottigliò le palpebre per studiarlo – non faceva parte della sua famiglia, per cui molto probabilmente era un servo, ma non lo aveva mai visto prima. Aveva dei tratti esotici, la pelle scura e i capelli neri che si muovevano in piccoli e graziosi ricci, e due occhi che ricordavano vagamente il colore dell'oro.

Kurt non ne sapeva niente di bellezza, ma per la prima volta nella sua giovane vita pensò che qualcuno potesse essere bello.

"Vostra altezza- perdonatemi.”, borbottò quel ragazzino, inginocchiandosi subito dopo. "Non volevo alzare la voce.”

Kurt si mordicchiò il labbro inferiore. "N-non ti ho mai visto prima.”

"Sono appena arrivato insieme alla mia famiglia.”, spiegò lui, passandosi una mano in mezzo a tutto quell'ammasso di ricci scomposti.

"Oh.”, soffiò Kurt, uno sbuffo di fiato bianco che usciva dalle sue guance. "S-sei piccolo. Voglio dire- non sei grande come gli altri servi che ci sono qui.”

Il ragazzino scrollò gentilmente le spalle. "Io e la mia famiglia abbiamo tanto bisogno di denaro, Vostra Altezza.”, spiegò, senza il minimo imbarazzo. "Per questo lavoro anch'io.”

"S-sei bravo.”, sussurrò Kurt, abbassando la testa subito dopo. Aveva la vaga sensazione che ci fosse più caldo. Una volta la sua mamma gli aveva detto che ogni volta che gli facevano un complimento, Kurt tendeva a diventare rosso, e Kurt subito non aveva capito cosa voleva dire – ma in quel momento pensò che fosse abbastanza chiaro.

"P-perchè non vuoi che raccolga questa rosa?”, chiese dopo un po' Kurt, studiandola per qualche minuto. Il ragazzino gli si avvicinò con cautela, offrendogli un sorriso piccolo.

"Di solito le rose non fioriscono in Dicembre.”, spiegò lui, sfiorandone lo stelo con la punta delle dita. "Lei è unica, è speciale. Non possiamo farle del male.”

Kurt la trovò una spiegazione molto convincente, così annuì. "Credi che supererà l'inverno?”

"Credo di sì.”, soffiò il ragazzo. "Deve essere tanto forte.”

Kurt sorrise. "Io credo che ce la farà.”

Kurt a quel punto ruotò il capo e lo osservò – c'era qualcosa di quel giovane ragazzo che non aveva mai visto in nessuno, la forza forse, il coraggio, una tenacia che di solito non vedeva né nei suoi fratelli che nei bambini che incontrava a corte. Forse anche quel ragazzo era unico, e speciale, e andava protetto – forse anche a lui non andava fatto del male.

O forse Kurt aveva solo bisogno di tornarsene a letto a leggersi i libri delle favole.

Sentì i rintocchi delle tre del pomeriggio, e quasi non urlò. "Oh mio dio- devo andare a prepararmi per il ballo di questa notte!”, borbottò, voltandosi e cominciando a correre verso l'entrata del palazzo. Quando si voltò quel ragazzino era già sparito, ma Kurt sorrise comunque, perché di sicuro lo avrebbe rivisto.

 

***

 

La nonna di Kurt era una donna gentile che amava viaggiare, e da ogni viaggio era abituata a portare a Kurt un piccolo oggetto che comprava nei luoghi in cui era stata.

Quella sera, durante il ballo, Kurt si lasciava prendere in braccio da suo padre, lo zar, che invece di ballare con mille e mille dame diverse preferiva ballare con lui. Kurt stava facendo finta di volare tra le braccia di Burt, quando da lontano vide sua nonna che lo salutava con un cenno della mano, vicino ai troni che erano riservati alla sua famiglia.

"Nonna!”, gridò lui, chiedendo poi al padre di metterlo giù. Quando i suoi piedi toccarono terra, Kurt trotterellò verso sua nonna Anastasia, e si fece prendere in braccio. Lei gli scompigliò dolcemente i capelli, dandogli poi un leggero bacio sulla guancia, facendolo arrossire.

"Allora, vuoi sapere cosa ti ha portato la nonna dal posto magico in cui è stata?”, chiese lei, facendolo ridacchiare.

"Nonna, guarda che lo so che sei stata a Parigi.”, borbottò lui mettendo il broncio. Lei rise.

"Oh, nebol'shoy, tu rovini tutte le mie sorprese.”, disse piano, prima di riportarlo a terra. Prese dalla minuscola borsa che aveva un piccolo oggetto rotondo di colore verde e oro, e glielo porse insieme a una catenina lunga alla fine della quale c'era una piccola chiave.

"Ecco qui.”, soffiò lei. "Leggi cosa c'è scritto.”

Kurt afferrò con le piccole dita la collanina che sua nonna gli aveva regalato, poi con un grosso sforzo mise la linguetta tra i denti e cominciò a leggere. "I-insieme a P-Parigi.”, borbottò. "Insieme a Parigi!”, esclamò, capendo finalmente che quella di sua nonna era una promessa.

"Esatto, nebol'shoy. La prossima volta ci andremo insieme, d'accordo?”, chiese lei in un sussurro, per poi prenderlo tra le braccia. Kurt immerse la testolina nell'incavo del collo di sua nonna, che sapeva di menta e di boschi freschi. Lei gli fece vedere anche che c'era un modo di infilare la catenina nel piccolo oggetto rotondo che gli aveva regalato: funzionava come una chiave, trasformandolo in un carillon. Era davvero il regalo più bello che sua nonna gli avesse mai portato da uno dei suoi viaggi, e Kurt aveva quasi voglia di piangere dalla gioia.

E lui, il piccolo Kurt, non poteva sapere che dall'angolino delle cucine, Blaine lo stava guardando da lontano.

Come non poteva sapere che quella notte la sua vita stava per cambiare per sempre.

 

***

 

Ciò che spesso quasi tutti dimenticavano di dire a Kurt, era che quelli erano gli anni delle rivoluzioni. Gli anni in cui la Russia era stremata dalla fame e dalla rabbia.

Kurt era troppo innocente e ancora troppo poco curioso per leggere i libri, ma capì che ogni cosa stava andando per il verso sbagliato quando improvvisamente ogni luce nel palazzo si spense e le porte si spalancarono, facendo entrare nella sala da ballo il vento freddo d'Inverno. Kurt si strinse alle ginocchia di sua nonna, facendosi piccolo piccolo contro il suo corpo.

Dal corridoio principale stava arrivando la figura di un uomo incappucciato. A Kurt erano state insegnate le buone maniere, e di solito non era tenuto dire cose cattive sulle gente, ma quell'uomo non gli sembrava bello, né gentile, né rassicurante. Sembrava rozzo e cattivo; inoltre il suo volto era sporcato da un ghigno a dir poco malefico, gli occhi piccoli e iniettati di sangue.

"Rasputin.”, sentì bisbigliare Kurt da numerose bocche intorno a lui. Era un nome assurdo che non aveva mai sentito. Si avvicinò a sua nonna ulteriormente, mentre quel Rasputin camminava a passo deciso verso suo padre, che nel frattempo si era spostato al centro della sala.

"Non sei il benvenuto qui, Rasputin. Fuori dal mio palazzo.”, ringhiò Burt, alzando un braccio per indicare una delle numerose porte. Rasputin ridacchiò senza divertirsi davvero.

"Mi state cacciando via, mio signore? Che cosa scortese.”, borbottò lui, sorridendo appena. "Non sei molto diverso dall'uomo senza cuore che il popolo dipinge.”

"Vattene o ti faccio uccidere, razza di stregone da strapazzo.”

Rasputin a quel punto si leccò le labbra con lentezza, puntando i propri occhi su ogni membro della famiglia Hummel. Ruotò il capo anche per posare i suoi occhi su Kurt, che rabbrividì leggermente.

"Che peccato.”, bisbigliò, ridacchiando immediatamente dopo. "Non avreste dovuto esiliarmi, Vostra maestà. Ora sarò costretto a farvela pagare. Voi e a tutta la vostra famiglia, naturalmente.

"Sta' lontano dai miei figli.”, ringhiò Burt, facendo un passo verso di lui.

Gli occhi di Rasputin si fecero ancora più bui. Dopodichè allargò le braccia con fare teatrale, osservando la folla attorno a sé. "Qui e in questo momento, intendo lanciare una maledizione sulla famiglia Hummel.”, disse con voce solenne. C'era un silenzio inquietante, nessuno osava dire niente. "Ogni suo membro per mia decisione morirà entro quindici giorni.”

A quel punto, Kurt venne strattonato violentemente dalla propria nonna, che gli mise una mano sulla guancia. "Tesoro, va' in camera tua.”

Gli occhioni di Kurt si riempirono di lacrime. Intorno a sé la gente parlava, alcuni urlavano, qualche sua sorella addirittura piangeva.

"M-ma nonna-”

"Va' in camera tua. Fidati di me, nebol'shoy., gli disse con dolcezza. Così Kurt annuì e cominciò a correre tra i corridoi deserti del suo palazzo, rischiando di inciampare un paio di volte ma arrivando dopo diversi minuti nel buio di camera sua.

E solo lì cominciò a piangere.

 

***

 

La Rivoluzione scoppiò i giorni successivi al ballo. A Kurt venne proibito di uscire, così come le sue sorelle e i suoi fratelli. I primi giorni furono terribili perché suo padre non era mai a casa, e i piccoli Hummel erano costretti a passare con la nonna buona parte del tempo chiusi nella libreria sotterranea a leggere libri su libri. Kurt ci provava a concentrarsi, ci provava davvero, ma ogni cinque o dieci minuti da fuori arrivavano le urla chiare delle persone e gli spari delle guardie reali – e Kurt era costretto a mettersi le mani nelle orecchie per non sentire nulla.

Il quinto giorno, Kurt vene svegliato nel cuore della notte dalla voce di sua nonna.

"Svegliati, svegliati, nebol'shoy.”, bisbigliò con insistenza. "Kurt, forza, dobbiamo andarcene.”

Quando Kurt spalancò gli occhi si rese conto che quelli di sua nonna erano velati di lacrime e che le sue mani tremavano. Gli chiese cosa stesse succedendo, ma sua nonna gli disse che non c'era tempo per le domande, che dovevano scappare. Parlò troppo velocemente di una ribellione da parte delle guardie e Kurt non ci capì proprio niente - perché fino a prova contraria le guardie erano dalla loro parte, no?

Sua nonna preparò velocemente un borsone piangendo, e vestì Kurt in tutta fretta, infilandogli addosso quanti più strati possibile dei suoi vestiti meno sfarzosi, e dopo di che gli mise un cappellino color grigio topo in testa.

"Prometti che qualsiasi cosa succeda, non lascerai andare la mia mano.”

"Promesso.”, disse immediatamente Kurt, piccole lacrime che abbandonavano i suoi occhi. Seguì sua nonna fuori dalle stanze, lungo il lunghissimo corridoio che portava alle scale usate dalla servitù. Continuarono a scendere almeno fino a quando non sentirono dei rumori, così aprirono la prima la porta che trovarono, che dava su una piccola stanza di letture. Kurt nemmeno la conosceva, ed era sicuro che così fosse anche per sua nonna. Si guardarono attorno all'unisono senza sapere cosa fare – i rumori dalle scale diventavano sempre più forti, ma non c'era nessuna via d'uscita.

Kurt vide sua nonna voltarsi verso di lui con labbra tremanti, esattamente nel momento in cui percepì due mani sulle proprie spalle.

"Venite di qui.”, borbottò una voce familiare. Kurt la riconobbe, apparteneva al ragazzino della rosa. "C'è una scorciatoia proprio qui, attraverso la parete, porta alle cucine.”, spiegò, trascinando Kurt vicino a una poltrona. Il ragazzino la spostò in tutta fretta e dopo di che spinse una parte di parete, che lasciò lo spazio a una scorciatoia.

"Che tu sia benedetto, ragazzo.”, disse la nonna di Kurt, entrando nel passaggio senza alcuna difficoltà. Kurt fece per seguirla, ma improvvisamente gli venne in mente che aveva lasciato in camera sua il suo carillon, e lasciò andare la mano di sua nonna.

"Il mio carillon!”, urlò, facendo qualche passo verso l'uscita. Il ragazzo della servitù però era un pochino più grande di lui, e riuscì a trattenerlo facendogli passare entrambe le mani attorno allo stomaco, e lo trascinò di nuovo nel passaggio nella parete. "Dovete andarvene.”, disse con insistenza, spingendolo verso la scorciatoia.

"No, no! Tu non capisci, devo recuperare-”

"Via, via! Devi salvarti!”, gridò il ragazzo, spingendolo un'ultima volta verso le braccia di sua nonna e chiudendo immediatamente il passaggio. Qualche istante dopo le guardie fecero irruzione nella stanza.

"Dove sono, ragazzo?”, chiesero in un piccolo ringhio, e naturalmente il servo non rispose. Si morse le labbra fortissimo, serrando i pugni lungo i fianchi.

Il colpo al livello dello stomaco arrivò immediatamente dopo.

 

***

 

Kurt ce la stava mettendo tutta a correre alla stessa velocità di sua nonna, ma le sue gambine erano piccole, era infreddolito e tanto stanco, e inciampava ogni volta che sotto di sé trovava un sassolino.

Sua nonna non gli lasciava mai andare la mano.

"Forza, nebol'shoy, ci siamo quasi. Resisti.”, gli gridava con una sorta di dolcezza. Improvvisamente Kurt si trovò immerso da una flotta di persone che si stava dirigendo verso la stazione dei treni. C'era tanta confusione, Kurt vedeva tutto offuscato e francamente era dalla sera prima che non vedeva nessuno dei famigliari. Non sapeva più cosa pensare.

Vide sua nonna correre più veloce e fare un passo per salire su un treno di fronte a loro che era già in movimento, ma durante l'atto in qualche modo le loro dita scivolarono via le une dalle altre, e Kurt perse la presa.

"Nonna!”, gridò, cominciando a correre verso il treno che era troppo veloce per lui. "N-nonna non- non lasciarmi!”

"K-Kurt!”, gridò lei, cercando di farsi spazio per scendere dal treno. Forti braccia glielo impedirono. "Kurt, nebol'shoy- Kurt!”

Kurt tentò di allungare una mano verso la sua. Tentò di correre più veloce, e tentò di non piangere, ma alla fine non ci riuscì. Inciampò per l'ennesima volta su quello che probabilmente era una parte di binario, e l'ultima cosa che vide fu il fumo del treno che lo lasciava indietro, le urla di migliaia e migliaia di persone che gli riempivano le orecchie.

Poi, solo buio.
.





.





.
Uhm, maybe Kurt will be Anastasia! [cit.]
No, okay. Uhm. 
In qualche modo sono qui, a gettarmi in questa nuova cosa. Fravah mi ha chiesto in maniera moooolto poco insistente di scrivere qualcosa su questa fiaba meravigliosa, e insomma, visto che ne sono sempre stata innamorata anch'io alla fine ho ceduto. Shame on me. Ero partita con l'idea di scrivere una OS, ma come al solito mi sono dilungata e credo che alla fine sarà una mini-long di non più di tre quattro capitoli. E' già finita, per chi se lo stesse chiedendo, quindi se otterrò una buona risposta dalla vostra parte aggiornerò molto presto senza alcun problema. Dipende un po' da voi, fatemi sapere se vi interessa e se questa piccola follia può piacervi! 
Se per qualche stranissima ragione non avete mai guardato questo cartone animato, correte subito ai ripari! Un buon riassunto lo trovate qui, per farvi una vaga idea del periodo storico e della storia originale **
Qui la canzone invece da cui è tratto il titolo. Innamoratevene.
A prestissimo splendori, e un bacio a chiunque passerà!

Je <3

 

   
 
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