Addio...

Nell'aria galleggiavano i bip delle macchine a cui eri attaccata, mentre il gocciolare insistente della flebo dilatava il silenzio. Avevi i capelli grigi e la pelle adornata di rughe, ma eri sempre tu. Eri sempre quella ragazza che si era svegliata nell'infermeria dell'Istituto con un iratze sul braccio, quella che era morta cento volte durante quell'alba lontana che avrebbe potuto bruciarmi, quella che mi aveva portato fuori dal covo dei vampiri difendendomi con la sua stessa vita.
Allungo la mano sul materasso cercando la tua. La stringo, percependone il calore, seppur flebile, così in contrasto con il gelo perenne che avvolge la mia. Con il pollice ti accarezzo il palmo, muovendomi tra i solchi procurati dall'età. Seguo il contorno di quell'antica cicatrice scura**, come un tatuaggio lasciato dal tempo, che spicca in contrasto con la tua pelle chiara, ormai pallida come la mia.
Un bip più forte degli altri mi fa sobbalzare. Alzo lo sguardo per cercare i tuoi occhi, ma sono chiusi; si muovono inquieti celando un sogno...o un incubo. Come quello che sto vivendo io.
Alzo la testa guardando nello specchio appeso alla parete opposta: inorridisco, scorgendo il mio riflesso identico, immutabile,...intrappolato nell'immagine di un ragazzo che se ne è andato da tempo e che presto sparirà per sempre, rubato dall'ultimo soffio di vita con il quale te ne andrai.

Chiudo gli occhi, assaporando i dolci ricordi che lascerai alle tue spalle e, forse spinto dal desiderio di trattenerti finché mi sia possibile, mi sdraio vicino a te, stendendomi sul letto. Passo un braccio dietro la tua testa imitando quella posizione tanto naturale con cui ti accoccolavi accanto a me.
Ti bacio la fronte, mentre tu rabbrividisci nel sonno. Come se ti avesse sentito, un macchinario emette un suono acuto e prolungato che mi ricorda il cozzare di due spade in battaglia, anche se, in questo momento, non c'è nulla a fermare la lama che mi sta lacerando dentro, mentre quel suono si propaga nella stanza.
Poi il silenzio.
Fuori tutto si blocca, il rumore dei corridoi svanisce. Dentro di me, ogni cellula del mio corpo sta urlando di dolore. Sento la tua mano diventare gelida. Più gelida della mia.

Mi chino a guardarti...per l'ultima volta...mentre gocce color rubino* sgorgano dai miei occhi e in quel vuoto che si sta violentemente impossessando di me, ti dico solo: "Addio, Clary...".

*I vampiri non posso piangere, però il dolore di Simon è così forte da andare oltre la sua stessa natura. Tuttavia, non avendo più acqua nel suo corpo (in quanto morto vivente), piange sangue... Da qui "gocce color rubino"
**La "cicatrice scura" sul palmo di Clary non è altro che una runa, precisamente la 1^ runa che Jace le ha tracciato per fuggire dai Dimenticati che avevano invaso la casa della ragazza

NOTE FINALI: Spero che si sia capito il senso della storia...ammetto che mi piace molto rimanere sul vago fino all'ultimo, per poi finire in modo sadicissimo 😈. In ogni caso voleva essere una What if? in cui Simon è rimasto un vampiro e quindi non cresce più, vedendo tutti i suoi amici invecchiare e morire. Questa storia racconta l'ipotetica morte di Clary vista da Simon che, invece, è rimasto uguale identico a quando aveva 16 anni. Spero vi sia piaciuta.

Un bacio,
ParoleNelCuore02💖