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Autore: Claudia    13/08/2003    9 recensioni
(Banana Yoshimoto) Una continuazione di "Presagio triste"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just tomorrow

Just Tomorrow

Ho pensato di scrivere questa storia dopo aver letto le ultime pagine di “Presagio triste” della Yoshimoto. Considerando il fatto che è un finale aperto a tutti, ma che implica una continuazione chiara e precisa, ho pensato di creare un continuo dei pensieri della giovane protagonista, ricreando, nel modo più fedele possibile, la stessa armonia e serenità che traspariscono dalle opere di questa fantastica autrice. Però nemmeno Just Tomorrow va considerato come una storia finalistica. É semplicemente un pezzo aggiunto che non ha conclusione ( che poi secondo me è impossibile che esista ).Naturalmente se non avete mai letto il libro capirete ben poco, in questo momento sta a voi prendere la decisione sul da farsi. (Aprile 2003)

I

Sto così bene accanto a te, che sento freddo accanto agli altri ~

 

Restammo a fissare la notte come due bambine.

Come se il tempo avesse messo indietro le sue lancette e avesse ripreso a scorrere nel momento in cui io e mia sorella vivevamo nella famiglia più felice che potesse mai esistere. Una famiglia reale, non immaginaria, ma che purtroppo era andata perduta. Noi eravamo la nostra famiglia… io e lei. Sorelle e amiche. Io amavo mia sorella come se fosse la cosa più preziosa del mondo; anche quando credevo di vedere in lei una zia, sapevo che parte di me si stava ingannando. Lei mi comunicava più che l’essere una semplice zia, qualcosa di molto più profondo, congiunto da un indissolubile legame di sangue. Mentre la osservavo in quelle oscurità, capii che finalmente avevamo di nuovo raggiunto un nostro equilibrio, dove ormai era chiaro perfino alla luna la nostra unione. Sapevo che lei era l’unico parente rimastomi, come io lo ero per lei… forse questo ci rendeva ancora più unite. Quella notte trascorse senza parole… la paura di rovinare quella serenità creduta perduta ci incitava a rimanere in silenzio ed io adoravo quel silenzio che sentivo come parte di me stessa.

Quella notte decisi di rimare ancora da mia sorella, almeno per dormire. Il giorno seguente promisi di tornare a casa, per evitare che i mie genitori adottivi potessero preoccuparsi ulteriormente. Nel mio futon non riuscivo a prendere sonno forse a causa degli eventi che mi avevano reso una coprotagonista… perché senza dubbio la parte principale era stata di mia sorella Yukino. La sua fuga aveva generato tutto, anche l’amore tra me e Tetsuo aveva superato i confini del “fraterno” per trasformarsi in qualcosa che aveva reso impreparati entrambi. Ho seguito mia sorella senza esitare, senza nemmeno sapere dove realmente potesse trovarsi… abbiamo conosciuto Masahiko e abbiamo capito il profondo legame che lo lega a mia sorella. Lo stesso legame che lega me a Testuo, anche se molto più maturo e sicuro.

Testuo.

Sicuramente è anche a causa sua che non riesco a prendere sonno.

Da semplici fratelli siamo diventati come amanti.

Ammettendo che la cosa possa far discutere, noi non siamo fratelli. Ma, geneticamente, dei perfetti sconosciuti. Le circostanze ci hanno portato a vivere sotto lo stesso tetto, condividendo le stesse gioie e gli stessi parenti. Ma Dio solo sa quanto siamo diversi. All’inizio so che potrà sembrare tutto molto imbarazzante, per due persone, poi, che si sono sempre rivolte con appellativi del tipo “fratellino” o “sorellina”, ma come disse proprio Tetsuo quella volta… noi potevamo farcela. E anche se questa speranza era difficile da rendere concreta potevamo dire di avere una marcia in più rispetto agli altri che vivevano le loro normali storie d’amore: potevamo affermare di conoscerci nel profondo. E forse questo era ciò che mancava spesso in un rapporto di coppia. Non posso prevedere ciò che potrebbe accadere in futuro, se la mia vita sarà unita a quella di Testuo o se sarò condannata a trascorrere i miei giorni vivendo una vita solitaria. Non so niente di tutto questo. Tutto ciò che posso fare è vivere il presente e continuare ad avere speranza.

La mattina seguente salutai mia sorella. I pensieri non mi avevano dato tregua, soprattutto quella notte… forse avevo un po’ dormito, ma sicuramente solo pochi minuti. Alla domanda “ stai bene Yayoi?” feci un distratto cenno con la testa, anche se purtroppo la verità era difficile da nascondere… La porta si chiuse quando io ero ormai in strada diretta verso casa; probabilmente mia sorella aveva avvertito i miei genitori, perché trovai mia madre ad aspettarmi fuori dal cancello della nostra casa.

La mia casa.

Sapevo che i miei genitori adottivi avevano fatto e dato tanto per me, che non ero nemmeno la loro vera figlia… per questo non mi sentivo di abbandonarli per vivere da Yukino. Volevo bene loro come ai miei veri genitori, e per me, in fondo, lo erano stati davvero. La mamma non disse niente, sentii le sue braccia delicate avvolgermi e io non potei fare altro che rilassarmi. Una persona sensibile non poteva non piangere di fronte a una scena così toccante… Fui avvolta da una miridadi di sensazioni, una dopo l’altra, queste si insinuavano in ogni angolo del mio essere e uscivano dal mio corpo per poi entrarvi di nuovo.

Ero felice.

Lo stato d’animo più semplice che un uomo possa provare.

Un sentimento che riunisce in sé momenti di gioia differenti.

Ero nata con un preciso destino: la morte dei miei genitori, il ritrovare in mia zia la sorella perduta…. Tutto questo aveva composto la mia vita fino ad allora…. Fino a quel preciso momento in cui io e mia madre stavamo strette una tra le braccia dell’altra.

Entrai nel giardino verso la grande vetrata.

Non provai nostalgia né tristezza.

Vidi mio padre e Tetsuo venirmi incontro.

Non li considerai come un semplice padre adottivo e il ragazzo per cui provavo qualcosa…

Vidi in tutti loro la mia famiglia, un’altra indispensabile fonte per la mia anima.

II

Kiss theorie ~

Il divano, la mia stanza… la mia vita.

Mi muovevo con agilità su un territorio che sapevo mio. Ogni fibra del mio essere percepiva, sentiva, analizzava odori e suoni di un luogo attaccato con veemenza ad ogni lembo del mio cuore.

Ero a casa.

E forse per sempre.

Nessuna agitazione, nessun imbarazzo.

Di fronte a loro ero tornata la Yayoi di sei, di dieci, di diciassette anni. Sorridevo, sicuramente la cosa più straordinaria che potessi fare di fronte ad altri.

Ma la mia felicità era immensa,

e contenerla tutta…

era impossibile.

“ Finalmente siamo di nuovo tutti riuniti “

Tutti seduti ad un tavolo che ci ha visto condividere giorni differenti della nostra esistenza.

“ Mi spiace che tu sia venuta a scoprire la verità a questo modo, noi…”

Non era proprio il caso che quella frase continuasse. Sapevo cosa era accaduto in passato e sapevo cosa stava accadendo ora. Non era colpa di nessuno se Dio aveva voluto scherzare in questo modo con le nostre vite. Quella che avevamo condotto fino ad allora era una commedia degli equivoci scritta direttamente per noi.

Quale onore.

Quando una commedia non ha successo, la colpa è del regista o ancor meglio dello stesso autore; i personaggi al contrario sono immuni da qualsiasi senso critico.

Noi, come personaggi, avevamo il vanto di non attribuire a noi stessi gli errori avvenuti.

**

“Ora che sei tornata si respira un’aria molto più distesa”

“Eppure non dovrebbe essere così…”

“Se ti riferisci a noi non posso darti torto…”

“Eppure siamo normali”

“Diciamo più che normali meno che anormali”

“Anormali?”

“Si”

“La ragione?”

“Che ragione?”

“Per essere considerata meno che anormale… deve esserci un motivo”

“Che motivo hai di esistere… te lo sei mai chiesto?”

“Stai deviando”

“Affatto… sto andando dritto”

Mi baciò.

Fu una sensazione dolcissima.

Ero stata privata dei suoi baci da un po’ di tempo e quella sensazione sulle mie labbra richiamò alla mia mente il giorno del nostro primo bacio.

Non fu come allora.

La situazione era diversa e noi eravamo diversi.

Le teorie di un bacio sono tante: il primo bacio è indimenticabile perché ti fa battere il cuore veramente per la prima volta, il secondo bacio più maturo ti rende cosciente dell’amore per la persona che ti sta a fronte e il terzo bacio ti proietta in una dimensione dovre vorresti rimanere per sempre.

E io mi stavo davvero innamorando.

Anzi oramai cupido aveva tessuto le ragnatele rosse nel mio cuore.

 

II

First date, things ‘ll never be the same ~

Un battito.

Di fronte a me passa una donna…. Niente male.

Due battiti.

Un signore… non è proprio quello che cerco.

Tre battiti.

Una bambina… sorrido.

Lei.

Il mio cuore cessa di battere.

Sempre, ogni momento che vivo con lei, accanto a lei, a stretto contatto con lei, sono i momenti in cui l’Inferno ha spalancato le sue porte.

E io sono stato risucchiato da quegli occhi, sorridenti, tristi , misteriosi e accattivanti.

Tutto di lei mi spinge a gettarmi nelle lingue di fuoco che popolano il regno dei peccati e mi arrovento e mi tormento per avere un suo bacio e per poter sentire il tocco di quelle labbra gentili sulla pelle umida delle mie.

Ma devo frenare le mie pulsioni e le mie passioni.

Conosco la nostra situazione e il lasciarsi sopraffare non può portare che a momenti imbarazzanti.

Abbiamo bisogno l’uno dell’altra…

Io di lei come una smania e lei pure di me.

Ma il nostro volerci può limitarsi anche a un semplice sguardo.

Un solo contatto potrebbe spezzare ciò che è stato creato dentro di noi.

Si scusa per il ritardo…

Non può nemmeno immaginare quante altre volte la scuserei pur di vederla come la sto vedendo in questo momento.

La nostra è una situazione particolare… se non addirittura delicata.

A volte credo che il mio amore per lei sia solo fraterno… e allora mi odio per averla illusa. Altre volte mi convinco del contrario, proprio come in questo momento.

Mentre cammino lei mi prende a braccetto.

Ripenso con un sorriso sulle labbra a ciò che mi aveva detto un sempai proprio quella mattina.

Ci aveva visti mentre ci baciavamo in una delle nostre uscite. L’espressione sgomenta che potevo leggergli nel volto era pari a un giro sulle montagne russe… sicuramente è stato il primo a cui ho svelato la nostra situazione.

Sento che lei si ferma.

E mi fermo anch’io.

Ho come la sensazione che mi abbia letto nel pensiero, altrimenti non saprei spiegarmi quell’espressione sul suo volto.

Sto in silenzio per non dovermi tradire.

“Stavo pensando a una cosa…”

Distoglie lo sguardo e sistema una ciocca dei suoi capelli dietro a una spalla.

“… volevo confessarti che a volte ho come la sensazione che tu sia davvero mio fratello…”

Se non avessi provato lo stesso, quella frase sarebbe stata come un pugnalata dritto al cuore.

Ancora non parlo e mi limito ad ascoltare il suo discorso.

“…non credo che ti disturbi questa cosa che ho detto… Anche per te è lo stesso, non è vero?”

Annuisco.

In una situazione del genere, non posso fare altro.

“ Però… non ci sono ostacoli alla nostra unione…”

“ Unione?”

“… non in quel senso, stupido“

“Ah”

“Possiamo amarci senza sensi di colpa, senza andare contro la nostra morale… io e te siamo liberi di provare dei sentimenti…liberi di amarci. Siamo diversi e questa è la nostra forza… anche se sei stato come un fratello… anche se a volte sono convinta che tu lo sia veramente… capisco che in fondo il mio non è semplice affetto …”

“Cosa te lo fa capire”

“Il mio cuore che vuole battere il muro del suono”

  
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