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Autore: Danail    14/04/2015    2 recensioni
C'è sempre un luogo, in ogni Regione, che incute terrore nella popolazione locale.
Leggende di "pokemon" che si nutrono di umani, spiriti maligni, esseri sepolti da qualche parte pronti a uccidere senza ritegno.
Il mondo pokemon è pieno di queste cose.
E Red lo sa.
Nonostante ciò, l'allenatore si accinge a scalare il posto più inquietante di tutti: la famosa Torre di Lavandonia.
La Torre è avvolta da un'aura di tetro mistero, che Red, ormai venticinquenne, vuole diramare.
Ma quand'è che leggenda e realtà si separano? La linea di confine finora non è mai stata così sottile...
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Delia Ketchum, Red
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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Torre Lavandonia - Creepy Piccola premessa:
Questa è la prima volta che mi cimento nell' horror, e questa creepypasta in origine era molto più "soft".
All'inizio e alla fine di questa storia ho messo due strofe di una canzone che ascoltavo metre scrivevo, e che trovo adatta per la storia.
Se v'interessa (penso non siate così masochisti xD )questo è il link: https://www.youtube.com/watch?v=EBAzlNJonO8
Buona (?) lettura ^^
-Danail

"If I a heart I could love you

If I had a voice i would sing
After the night when i wake up
I'll see what tomorrow brings.
... If I had a voice i would sing"


Red era lì, davanti alla sua ultima prova.
La Torre di Lavandonia, il suo ultimo traguardo.
Sulla piccola città di Lavandonia il sole stava tramontando, tingendo le pareti delle case di un rosso che assomigliava al sangue.
Vicino all'allenatore, un Charizard osservava in silenzio l'edificio bianco.
Red non ne sapeva molto: solo che era un cimitero per i pokemon e che, all'interno, accadevano cose strane e molto inquietanti. Tipo morti viventi e qualcosa riguardo spiriti maligni.
Un classico.
Aveva ormai compiuto i venticinque anni, ma non aveva ancora affrontato la Torre, aveva sentito di allenatori formidabili che si allenavano là dentro e di una creatura "nè pokemon nè umana" all'ultimo piano che sbranava chi avesse l'ardire di raggiungerla. In effetti, Red non ricordava di qualcuno che tornò dall'ultimo piano.
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Pikachu osservava anche lui la Torre, ma a differenza del compagno di Fuoco aveva in volto un'espressione preoccupata.

Ma Red non la notò, e fece rientrare Charizard nella sua pokèball.
Dopo quella prova, si diceva, sarebbe tornato definitivamente a casa da sua moglie e da suo figlio appena nato.
Sorrise, pensando alla sua neo famiglia.
Entrò nella Torre, e subito qualcosa gli saltò all'occhio: non le lapidi che segnavano le tombe dei pokemon defunti, non qualche persona che portava doni ai loro amici scomparsi, non ad alcuni allenatori che vagavano nel piano.
Ma l'assoluto silenzio che vi regnava.
All'innaturale bianchezza delle pareti.
A quelle persone che sembravano... assenti. Allenatori compresi.
Li sconfisse tutti, senza grosse difficoltà. Pikachu squittiva, tra una lotta e l'altra, preoccupato.
Non si poteva biasimare: quei allenatori erano strani. Oltre che a essere assenti, sembrava che non gli importasse nulla dei loro pokemon, e gli davano dei comandi svogliati, ma efficaci. Nonostante ciò, non li curavano quando stavano per andare KO, nè sembrava importargli della sconfitta.
L'unica reazione interessante che avevano è, che quando la lotta finiva a favore di Red, a questi si accendeva una luce sinistra negli occhi molto somigliante all' "occhio" dei Duskull.
Ma Red decise di continuare.
Trovò la rampa di scale per passare al piano successivo, e continuò.
Notò che la Torre, mano a mano che s'innalzava, tendeva a restringersi.
L'allenatore ricordò che una leggenda narrava che uno spirito di una mamma Marowak defunta vagasse ancora nella Torre, sperando un giorno di ottenere una vendetta completa su coloro che l'hanno uccisa, lasciando i suoi figli da soli. Per questo tutti i Cubone, da allora, hanno cominciato a portare il teschio delle madri che morivano come segno di rispetto.
Una cosa che Red ammirava.
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Ma lo spirito, secondo altre leggende, continua la sua nemesi divendanto un essere in grado di squartare e mangiare viva la vittima che osasse solo metter piede nella sua dimora, il settimo piano della Torre.
Red era proprio andato per questo, per verificare se la leggenda fosse vera o meno.
Qualcuno lo avrebbe chiamato stupido, incosciente, visto che aveva una famiglia a cui badare.
E lui questo lo sapeva.
Ma non riuscia a resistere al gusto del pericolo.
Gli altri due piani non furono gran che, ma dal quarto piano le cose cominciarono a cambiare.
Gli allenatori si fecero più violenti, come i loro pokemon.
Red vedeva nei loro occhi, umani e pokemon, una luce color rosso sangue che non gli piaceva per niente.
Charizard e Pikachu li affrontarono con grande coraggio, ma sembrava che i pokemon non provassero nulla, combattevano anche se costava loro la vita.
E gli allenatori non li fermavano, sembravano incitarli con i loro sorrisi freddi, cattivi e demoniaci.
In una lotta Charizard venne morso su un'ala da un Raticate particolarmente violento.
Il sangue schizzò dalla ferita, mentre il pokemon Ratto mordeva sempre più forte.
Charizard ruggì dal dolore, e morse il dorso del pokemon per strapparlselo di dosso e lanciarlo lontano.
Vuoi mer il morso troppo potente, vuoi per lo sfinimento dovuto alla lotta, vuoi che Charizard lanciò il suo aggressore troppo forte mandandolo a sbattere contro la parete della Torre, ma il Raticate, appena si scontrò contro la parete lasciò una gigantesca macchia di sangue nero seguita da un rumore di ossa spezzate, per poi scivolare a terra senza vita, dipingendo sulla parete immacolata una scia cremisi.
Era l'unico pokemon dell'allenatore.
Red guardò sconvolto il Raticate morto e poi il suo Charizard, che guaiva per la brutta ferita dell'ala.
L'allenatore lo guardava con i suoi occhi rosso sangue, impassibile. Lo seguiva solo con la testa mentre si dirigeva in fretta verso il suo pokemon per curarlo, mormorando solo "L'hai ucciso".
Red disinfettò e fasciò l'ala del pokemon Fiamma, per poi farlo rientrare nella sua pokeball.
Era, per la prima volta in tutta la sua vita, spaventato e sconvolto: mai prima di allora Charizard e in generale la sua squadra di pokemon era costretta ad uccidere.
Continuò a battere gli allenatori del quarto piano, ottenendo il medesimo risultato: i pokemon non cercavano di mandar semplicemente KO, ma uccidere gli avversari.
 
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Mordevano, graffiavano, e usavano le loro mosse con violenza inaudita. Blastoise uccise una decina di pokemon a suon di Idrocannone, arrivando a perforare da lato a lato un Persian, tingendo il pavimento di rosso e lasciando un buco enorme dove prima c'era il cuore del pokemon.
Se si faceva attenzione, si vedevano attraverso il buco ancora alcuni organi, vene e arterie pulsare.
Snorlax, un pokemon bonario di natura, si vide costretto a usare Breccia per sfondare la testa ai pokemon impazziti che tentavano di azzannarlo. Ben presto intorno a lui si creò un piccolo cumulo di corpi di pokemon con il cranio sfondato, da cui fuoriusciva sangue e materia celebrale. Gli occhi di quei pokemon, vitrei e trasparenti, sembravano piangere lacrime rosse.
Dopo un quarto d'ora estenuante e pieno di grida di dolore e di agonia e di morte, in quel piano calò il silenzio innaturale.
O perlomeno alle orecchie di Red.
Un Red ormai col cuore in pena: vedere tutti quei pokemon morti per colpa sua era davvero un peso molto, molto grande per lui.
Poi gli allenatori dei pokemon defunti non lo aiutavano di certo: pallidi e con gli occhi che brillavano come quelli dei Duskull, lo fissavano intensamente come per accusarlo.
Dopotutto non avevano tutti i torti.
Pikachu squittiva atterrito, ma Red era deciso a continuare. Voleva scoprire perchè tutto questo succedeva.
Il quinto e sesto piano ospitavano meno allenatori, ma furono ancor più terribili del quarto.
In questi due piani gli allenatori si fecero più feroci e inquietanti. Erano smagriti, tutti pelle e ossa, simili a cadaveri vestiti.
Gli indumenti gli cadevano sulle spalle ossute, e i pantaloni si tenevano su per miracolo. Sembravano quasi dei fantasmi, se non fosse per gli occhi neri e rossi che mandavano bagliori sinistri.
Non avevano pù nulla di umano, sussurravano e bisbigliavano cose incomprensibili all'orecchio di Red.
Al quinto piano questi allenatori tanto particolari cominciarono ad attaccare a loro volta i pokemon di Red, dopo che essi uccidevano i loro pokemon.
Anche Lapras, che era stato sempre un pokemon forse troppo tranquillo e amante della pace, comiciò ad ammazzare come se non avesse fatto altro nella vita.
Snorlax ormai aveva abbattuto tutti i suoi limiti: spaccava crani, faceva volare via teste, lacerava corpi che spruzzavano sangue, che creavano archi per poi ricadere sulle piastrelle prima bianchissime.
Inutile dire che al sesto piano gli allenatori divennero peggio dei loro pokemon.
Divennero incontrollabili.
Famelici.
Bestiali
Demoniaci.
Red era semplicemente terrorizzato, non riusciva a capire come quei esseri prima potessero essere degli uomini o delle donne normali come lui.
No, non riusciva proprio a concepirlo.
Pikachu cercava in tutti i modi di fermare quelle creature con i suoi attachi elettrici. Non erano forti come quelli dei compagni, ma li aiutava parecchio, rallentando gli strani esseri che pian piano li accerchiavano.
Red aveva anche liberato Charizard, che bruciava i corpi dei morti, liberando il passaggio.
Dopo mezz'ora, non restò altro che cenere mista a sangue.
Red guardava attonito i pochi resti carbonizzati.
Non era certo quella la prova che si aspettava.
E di certo non avrebbe più affrontato sfide se non si documentava bene.
Ringraziò con gratitudine i suoi pokemon, ritirandoli nelle rispettive Pokeball.
Ma ormai quegli... esseri... di umano avevano conservato solo una vaga sembianza.
Il sesto divenne più duro del quinto.
Ormai pokemon e allenatori non sembravano più tali, non esisteva più una parvenza di quello che erano in origine.
Red era disperato, non aveva mai immaginato nulla di simile. No, dopo Lavandonia aveva definitivamente chiuso con le sfide.
Ne aveva avuto abbastanza, pensò mentre Venusaur scioglieva un qualcosa nel veleno di Fangobomba, lasciando una pozza di melma fumante con qualche osso che ancora spuntava nel suo biancore spettrale.
Si guardò intorno, sentendosi svuotato.
Devastazione e morte ovunque.
Ma che diavolo aveva quel postaccio?

...

Si ricordò del settimo piano.
Un terribile dubbio gli salì dal profondo dell'anima. Che c'era in quel piano?
C'era veramente lo spirito della Marowak morta?
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Si avvicinò alla rampa di scale che conduceva all'ultimo piano, seminascosta nella parete.
Ritirò i suoi fedelissimi nelle pokeball tranne Charizard, che non voleva prorpio lasciare l'allenatore scoperto.
Strappò via le bende dall'ala, mostrando l'ala morsa. L'allargò e la restrinse, non gli faceva più tanto male, poteva ancora volare per un tratto se ce n'era bisogno.
Salirono la buia e silenziosa rampa di scale in pietra, portandosi dietro di sè la puzza di cadaveri bruciati.
Pikachu squittiva spaventato, probabilmente avvertiva qualcosa che l'Allenatore non poteva sentire.
Charizard si era chiuso in uno stoico silenzio. Ormai si era rassegnato alla testardaggine di Red. Ormai doveva esserci abituato.
La rampa finì in una porta in mogano lucidissima, come se il tempo scorresse tranne che per quella apparentemente robusta porta.
C'era una frase scritta in Unown, che Red non perse tempo a decifrare, preso dalla fretta di completare quell'assurda prova.
Peccato.
Poteva risparmiargli tutto quello che accadde.
Se solo si fosse fermato.
Se solo avesse letto.
Se solo avesse capito.
Avrebbe fatto solo del bene.
Red spinse la porta, che si aprì senza il minimo sforzo.
Si trovò in una stanza circolare fatta in nuda pietra col tetto in paglia e pece per non creare infiltrazioni, senza finestre che lasciavano traspirare la luce quando era giorno, ma illuminata soltanto da strane lanterne con le fiamme rossoblu che sembravano non consumare nulla, non producevano fumi.
La stanza, appena entrati, presentava un corridoio non molto stretto sulla sinistra che conduceva in una seconda stanza.
Red represse un brivido, faceva terribilmente freddo lì dentro. Sembrava di stare all'interno di una tomba.
Pikachu non aiutava per niente: squittiva atterrito come se fosse posseduto da una forza maligna. Perfino Charizard sbuffava volute di vapore, contrariato.
Red, nonostante ciò, continuò verso l'ultima stanza, la stanza dello spettro.
In quel corridoio le lanterne prendevano un colore verdeblu, e il soffitto era molto più basso.
Sentì un verso e s'immobilizzò, sudando. Un Absol corse lungo il corridoio emettendo i suoi caratteristici versi.
Il Pokemon Catastrofe. Era li per preannunciargli un pericolo incombente.
Il pokemon gli saltò sulle gambe, graffiandole e piangendo disperatamente, cercando di riportarlo ai suoi passi.
Red sembrò non notarlo neppure.
Qualcosa in quella stanza lo attirava. Bramava quel qualcosa. Voleva vederlo.
Andò avanti, sbucando in una stanzetta più piccola della precedente, illuminata fiocamente solo da torce color viola scuro.
Red vide quacosa, un cumulo di terra smossa, un corpo che spuntava.
Semicoperto, si scorgeva solo quello che doveva essere una parte del collo, la spalla sinistra e parte del braccio.
Ma quella singola parte era talmente putrefatta, mangiata dai vermi, decaduta che era molto difficile immaginarsela da viva.
La terra pian piano si smosse, e una figura tetra sbucò con flemma dalla sua tomba: prima un braccio, poi la testa, poi l'altro braccio.
L'essere decomposto aprì le cavità che dovrebbero ospitare gli occhi, mandando bagliori rosso cremisi al di sotto delle incrostazioni di sangue.
Red era terrorizzato: quello ela lo spettro della Marowak? Era così orribile?
L'essere, vagamente umano (ma si può chiamar così un qualcosa di mostruosamente putrido e infernale?) aprì quella che doveva essere la bocca, con tanto di dentini acuminati e incrostati di terra, insetti, vermi e sporcizia.
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"Mi sensto così solo... così triste... così affamato... vieni a farmi compagnia...".
Sembrava che quelle parole suonassero direttamente nella testa di Red, invece che nella stanza.
Pian piano l'essere strisciò via dalla sua tomba, senza smettere di parlare.
"Io sono il frutto di crudeltà, torture e morti causate dagli umani. Perchè ti ripugno, se sono tuo figlio?" chiese con tono beffardo e meschino quello.
"...Menti. Io non ti ho mai creato nè tantomeno ti ho voluto".
Red non sapeva dove aveva trovato la forza di rispondere, forse il ricordo, che cominciava a farsi indistinto, si suo figlio che lo attendeva a casa, di sua moglie che lo aspettava con stessa trepidazione.
"Non dimenticare chi sei, umano. Ho fame... troppa fame!".
Red cercò di voltarsi e scappare, ma inciampò nei suoi stessi piedi e cadde, con il mostro che gli balzava addosso con una furia inaudita, afferrandolo per i polsi e cominciandolo a sbranare cominciando dal collo.
Red ormai era pervaso da sensazioni troppo primordiali per essere descritte, orrore e paura erano nulla in confronto.
Sentiva la sua carne strappata a forza da quei denti immodi, sentiva il sangue abbandonarlo insieme alle sue forze.

...

Poi qualcosa avvenne.

Era morto, questo lo sapeva.

Aprì gli occhi, si era abbassato, si sentiva strano.
Forse... la morte era quella...?

Lo spettacolo che si parò davanti a lui era molto surreale e al contempo disgustoso oltre ogni limite: il suo corpo ormai straziato era stato deturpato da quel... coso... infernale.
Quello, all'improvviso, con la bocca ancora piena di carne, con il sangue che scorreva sulle gengive, voltò lo squardo sul punto in cui lui lo osservava, con le cavità oculari illuminate da quella luce rossa insopportabile.
Solo allora Red riuscì davvero a fuggire.
Si accorse solo in quel momento che aveva un nuovo corpo.
Che l'Absol di prima lo stava condividendo con lui cercando di dargli una possibilità di fuga.
E ora Red fuggiva, correndo su per il corridoio, verso la stanza dove Charizard e Pikachu lo attendevano tenendo la sua borsa.
"Scappiamo!!" riuscì a gridare, saltando in groppa a Charizard insieme al suo fedele Pokemon Topo.
Le urla disumane dell'essere che lo reclamava gli foravano i timpani, mentre Charizard sfondò con un Lanciafiamme il fragile tetto, guadagnandosi la libertà.
La libertà, certo.
A quale prezzo?
Se solo Red si fosse fermato a decifrare la scritta.
Forse avrebbe capito cosa c'era al di là della porta.
E forse salvarsi.
O forse no.
"Lasciate ogne speranza, o voi ch'intrate"

...
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"... Delia ascoltami. Lo so che può sembrare difficile. E lo è. Ma è la cosa migliore da fare".
Era passato qualche mese da quella orribile prova, e Red finalmente era tornato alla sua casa insieme ai suoi pokemon.
Anche se aveva il corpo da Absol.
Ora se ne stava seduto su uno sgabello vicino al camino acceso.
"Absol non può più ospitare il mio spirito, è giunto al limite della sopportazione. Devo trovre un altro corpo".
Delia, la sua amata moglie, piangeva. Quando vide un Absol seguito dai pokemon di Red, non capiva cosa fosse successo veramente al marito.
Ma quando il Pokemon Catastrofe parlò, dicendogli cosa era successo quella sera, allora era scoppiata in lacrime. Per quello che è successo, che aveva dovuto patire Red. Per la sua irresponsabilità nonostante non fosse più un ragazzo, che avesse un figlio da sostenere con lei.
"No, non puoi... perchè proprio lui...". Delia piangeva senza volersi fermare.
"Lo so che è dura, ma pensaci. Non avrà un padre, perchè vivrà in lui. Nostro figlio crescerà guidato dal mio spirito, dalla mia mente, dalla mia esperienza. Vivrà la sua vita insieme a quella di suo padre, la mia".
Così dicendo, scese dallo sgabello e si avvicinò alla culla dove suo figlio Ash dormiva placidamente.
Delia piangeva ancora a dirotto, ma non faceva niente per impedirgli di fare ciò che aveva in mente.
Lo spirito dell'Absol gli aveva spiegato come doveva procedere.
Red appoggiò l'antenna del pokemon sulla testolina di Ash, e pian piano entrava in lui, lasciando libero Absol.
Dopo mesi, finalmente un corpo umano.


"Dangling feet from window frame,
will I ever ever reach the flood?
More, give me more, give me more.
Crushed and filled with all I found underneath and inside.
Just to come around
more, give me more, give me more.
If I had a voice i would sing".
   
 
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