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Autore: ellephedre    14/04/2015    6 recensioni
Un anno e mezzo dopo la battaglia con Galaxia, Ami Mizuno ha davanti a sé una lunga vita, un destino da guerriera Sailor e paure che preferirebbe dimenticare. Ma incontrerà chi la costringerà ad affrontarle. A vincerle.
"Ami Mizuno aveva capelli tanto scuri e lucenti da aver passato il limite del nero. Erano blu i fili corti che le adornavano la testa, schiariti da un sole che aveva deciso che il colore della notte era troppo cupo per lei. Una spiegazione romantica, a giustificare la differenza con le chiome corvine dei suoi genitori.
Sailor Mercury aveva il colore dei capelli di sua madre. Un poco più scuri, una differenza quasi irrilevante. Il taglio degli occhi era identico: grandi occhi dolci, le avevano detto le sue amiche, con lunghe ciglia e palpebre vispe che non si sarebbero mai azzardate a pesarle sullo sguardo. La bocca. Le era sempre piaciuta. La luce artificiale faceva brillare il rosa scuro delle sue labbra come un frutto maturo e delicato; il sole le donava la tonalità di un bel fiore in boccio."

Oltre il quarto capitolo la storia continua con delle scene.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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Acqua viva scene - Luglio

Acqua viva

 

Autore: ellephedre

   

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


Giugno

     

Raramente Alexander aveva visto Ami tanto animata.

«Questa è la stradina giusta! Ormai dovrebbe mancare poco al lago.»

Si trovavano in campagna, partiti quella mattina da Tokyo per incontrare il padre di lei. Ami stringeva tra le mani un disegno abbozzato su un foglio d'agenda, improvvisato alla buona dall’ultimo contadino che avevano incontrato - un uomo che vedeva Koji Mizuno passare da quelle parti durante le mattine di bel tempo. Il contadino non sapeva dove andava il padre di Ami, ma aveva visto a cosa stava lavorando.

Alexander era sorpreso dalla poca organizzazione della gita. La sua ragazza di solito amava pianificare i dettagli. Chiedeva una sicurezza di orari e percorsi da seguire. Quella volta invece procedevano allo sbaraglio, per di più con allegria.

Pareva che Koji Mizuno stesse dipingendo un’ansa del lago. Non possedeva un telefono, perciò per trovarlo dovevano camminare in un raggio di circa un chilometro e stabilire se il bozzetto del dipinto che Ami teneva in mano corrispondeva alla vista che avevano del luogo. Quando immagine e scenario fossero coincisi, avrebbero incontrato Mizuno-san.

Invece di trovarlo frustrante, lei era estasiata all’idea di quel gioco. Normalmente sarebbe stata paziente con una persona che si fosse resa tanto difficile da reperire, ma non avrebbe accumulato scuse per quell’atteggiamento.

«Papà è fatto così.»

«È normale per lui dare indicazioni vaghe, ha sempre la testa in un dipinto. Deve concentrarsi.»

«È vero che non ha assicurato di esserci, ma se la luce cambia deve spostarsi. Noi proviamo a partire in un giorno di sole.»

Ami aveva detto al signor Mizuno che sarebbe andata a trovarlo; da quel che Alexander sapeva, i due non si vedevano da più di otto mesi. Eppure il signor Mizuno non si stava sforzando di farsi trovare in un posto preciso, ad un’ora precisa, nell’unico momento dell’anno in cui poteva incontrare sua figlia. Era come se non gli importasse.

Ami non la pensava in quel modo.

«Vi vedete poco» aveva commentato Alexander.

«Un incontro vale per cento. Ogni volta che ci ritroviamo sento una grande pace dentro di me. Ci capiamo senza parlare.»

Per non rompere quella serenità, lui aveva evitato altre domande. Voleva capire quella connessione. Voleva comprendere come Ami fosse in grado di accettare con tranquillità una tale lontananza.

Io non riuscirei a starti lontano per così tanto tempo.

«Guarda!» Lei alzò la mano verso un punto lontano della costa. «Quello dev’essere lui.»

A qualche centinaio di metri da loro, non lontano dalla riva, si intravedeva la sagoma minuscola di una figura umana.

In Ami era nata una scintilla di ansia mista ad aspettativa. «Spero che papà ti piaccia. Per me è importante.»

Lui non l’aveva mai sentita esprimere una speranza del genere con tanto intento, nemmeno quando si era incontrato con sua madre. Ami in genere stava in silenzio su quello che provava, non chiedeva mai. Ora lo stava pregando di accettare una parte di lei.

Lui aveva delle riserve su Koji Mizuno, per il fatto che fosse un padre assente, ma non poteva sapere tutto su quell’uomo. Forse avrebbe trovato un genitore protettivo che lo avrebbe giudicato come ragazzo di sua figlia. Era pronto ad affrontare l’esame.

Io amo Ami. Non temo nulla.

Involontariamente, era anche il più rispettoso dei fidanzati: Ami e l’intimità fisica erano ancora due concetti separati nella sua testa, non per sua volontà.

Era quasi tentato di parlarne al padre di Ami, se si fosse caduti nell’argomento. Provava una sorta di fierezza nascosta per la lunga attesa che viveva senza eccessive sofferenze.

No, signore, non ho fatto niente di sconveniente con sua figlia. La rispetto.

Avrebbe potuto dirlo ad alta voce, anche se nei suoi pensieri lui ed Ami erano tutt’altro che casti. D’altronde la fantasia era territorio privo di colpe.

«Perché stai sorridendo?»

La domanda lo fece tornare serio. «Niente. Non mi hai descritto tuo padre. Com’è?»

Lei rise piano. «Ma ormai siamo qui. Comunque non mi somiglia molto, se è quello che stai chiedendo. A me piace pensare di avere i suoi occhi profondi. Quando sogno, ho la sua mente.»

Se era davvero così, lui avrebbe trovato qualcosa da apprezzare anche nel signor Mizuno.

«Papà!» Ami accelerò bruscamente il passo.

Da una trentina di metri di distanza, Mizuno-san sollevò lo sguardo e allontanò il pennello dalla tela. Sotto il cappello di paglia, il volto abbronzato si distese in un sorriso pacato mentre attendeva l'arrivo di sua figlia.

Non le stava andando incontro, notò Alexander.

Ami raggiunse suo padre. Si frenò da un abbraccio, limitandosi a stargli di fronte, le mani unite davanti al petto per l’emozione. Amava quell’uomo, ma non era in confidenza con lui.

Alexander si unì a loro con calma. Il signor Mizuno era alto poco più di un metro e settanta, con un viso giovanile che non tradiva preoccupazioni. I capelli erano screziati di bianco, lunghi fin sotto le orecchie - una pettinatura noncurante che gli ricordava quella di Ami.

Sentendolo aarrivare alle loro spalle, Ami si allungò a prendergli una mano. «Papà, lui è Alexander. L’ho portato qui per fartelo conoscere.»

Koji Mizuno gli dedicò un’occhiata semplice, priva di giudizi - quasi senza interesse. «Piacere.» Si concentrò di nuovo su Ami e solo in quel momento, guardandola meglio, comprese. «È una cosa seria.»

Ami arrossì, annuendo.

«Sono contento. Vuol dire che stai crescendo.»

Non era un padre che supervisionava, comprese Alexander, ma un uomo che lasciava che sua figlia esistesse, rallegrandosi delle sue scelte.

D’altronde, pensò, non poteva esserci supervisione senza vicinanza.

Ritrovò gli occhi di Mizuno-san su di sé.

«Tento di riprodurre i colori di queste giornate. Sedetevi qui vicino se volete, o fate un passeggiata. Più tardi pranziamo insieme.»

Ami fu pronta nella risposta. «Ci sediamo là dietro.» Prese Alexander per mano e lo portò lontano, verso la curva di una collina, camminando piano. «Da lì potremo vedere come lavora» bisbigliò.

Più che di una persona, sembrava che parlassero di un quadro, inavvicinabile nella propria arte.

Ami giudicò che fossero abbastanza distanti. «Qui.»

Aspettando di comprendere, Alexander si sedette sul manto erboso in pendenza mentre lei tirava fuori una tovaglia ben piegata dallo zaino. La dispiegò in aria, lasciando che si adagiasse al suolo.

«Ti era preparata.» Come se suo padre l'avesse abituata all'attesa mentre terminava di lavorare. 

«Di solito mi sdraio a guardare il cielo.» Ami gli mostrò le cuffie del minidisc, indicando che di sottofondo aveva la musica. «Di tanto in tanto provo a percepire quello che sta vedendo lui. I quadri di papà sono apprezzati per come coglie l'essenza della natura e la riproduce su tela.»

Aveva fatto attenzione a non alzare la voce. Non voleva disturbare. Nonostante il trattamento riservatole da suo padre, non era nervosa né infelice.

Lui tenne per sé le proprie perplessità. «Riposiamo e ascoltiamo la musica, allora. Sdraiati nel mio braccio, ti faccio da cuscino.»

Accogliendo il suggerimento, lei divise tra loro le cuffie. Al suono di un motivo strumentale, distesa al suo fianco, si godette la vista del padre che lavorava.

   

«Quando hanno divorziato?»

«Avevo meno di un anno.»

Nella stanza di Alexander, qualche settimana prima, lo sguardo di Ami si era posato sulla pagina bianca di un quaderno.

«Non so perché abbiano deciso per un matrimonio. Sono così diversi. Papà è un sognatore, mamma è concreta. Hanno vissuto insieme per meno di due mesi prima di separarsi.»

Lui aveva atteso che Ami scegliesse se continuare a raccontare.

«All’inizio era solo un modo per litigare di meno e vivere la vita che si confaceva meglio a entrambi. È quello che mi ha raccontato mamma. Lei studiava ancora e voleva dedicarsi anima e corpo alla medicina prima che io nascessi. Papà bramava di iniziare un nuovo quadro, anche se allora non ne aveva ancora venduto nessuno. Era inquieto, non poteva stare chiuso dentro quattro mura. La sua famiglia… Non so se lui abbia ancora contatti con loro. Non aveva fratelli, solo dei genitori. Ha abbandonato il loro cognome quando si è sposato con mia madre. Lei non li ha conosciuti.»

La signora Mizuno proveniva da una famiglia comune, aveva pensato Alexander, che non era rinomata o ricca a sufficienza da portare un uomo a cambiare il proprio cognome per il suo. Da parte del padre di Ami una simile scelta suonava come un rifiuto delle proprie origini.

«Presto i miei genitori hanno capito che non volevano tornare a vivere insieme. Sposarsi era stato uno sbaglio. Non ha funzionato, ma mamma non prova risentimento verso di lui. Ancora oggi non lo capisce.» Le era uscito un breve sorriso. «Per me è diverso. Sai, papà è stato il primo a mettermi in mano una matita.» Mimò un disegno sul foglio. «Quando ero piccola veniva a trovarmi più di frequente. Disegnava vicino a me e io imparavo.»

Il suo sguardo era volato al cielo fuori dalla finestra.

«Con lui la mia fantasia acquisiva le ali. Ricordo che all’asilo non disegnavo forme, bensì righe e curve colorate. Nella mia testa erano fiumi, nuvole. Mi piaceva che le tonalità fossero armoniose come le vedevo nella realtà, quando papà mi portava nel parco vicino a casa.»

Ami aveva sospirato, nostalgica.

«Man mano che crescevo le sue visite si sono diradate. Gli facevo tante domande. Stavo diventando più logica e chiara nei miei ragionamenti. Una volta lui mi ha detto che volevo rinchiudere tutto in un quadrato. È l’unica critica che mi abbia mai fatto. Mi ha chiesto subito scusa.»

Da come ne parlava, quell'episodio lontano per lei era un momento di dolcezza.

«Ti manca?» le aveva domandato lui.

Trattenendo la risposta pronta sulla labbra, lei aveva cambiato idea su cosa dire.

«Non lo so. Papà è la parte poetica di me. È sempre con me. Però… A volte mi domando come sarebbe stato averlo in casa e poterlo conoscere di più.» Era diventata triste per la prima volta. «Penso che avrebbe avuto altre critiche per me. Siamo diversi, non è colpa di nessuno.»

Alexander aveva sentito di dover intervenire. «Tu non sei sbagliata.»

«Lo so. Quell’unica volta che lui mi ha chiesto scusa… Gli era dispiaciuto darmi contro. Non voleva farmi del male nemmeno in una maniera piccola, per questo non ha mai più detto nulla di simile.»

Poi si era allontanato, aveva pensato Alexander.

Aveva portato una mano tra i capelli di Ami e l'aveva accarezzata, consolandola.

   

Quando Koji Mizuno terminò il proprio lavoro, intorno alle una del pomeriggio, Alexander aveva fame almeno da mezz’ora, ma Ami non aveva detto una parola sul pranzo e lui aveva aspettato. Vide il momento in cui il padre di Ami fissò lo sguardo sul cielo, sbatté le palpebre come risvegliandosi e si voltò verso di loro.

Ami si alzò prontamente. «Ti è venuta fame?»

Mizuno-san iniziò a sistemare la propria attrezzatura. «Vi ho fatto aspettare.»

«Non volevamo disturbarti.»

Alexander sperò che non si sentisse il suo stomaco che brontolava.

«Ho portato dei panini» offrì Ami, avvicinandosi a Mizuno-san.

Incredulo, Alexander lanciò un'occhiata vorace al suo zaino.

Koji Mizuno controllava la stabilità del cavalletto. «Andiamo invece da Daito-san. Forse ha altro cibo.»

Ami si illuminò. «Grazie.»

Alexander non capì. È come se ti avesse detto che non vuole i panini che gli hai preparato.

Confuso, seguì i due mentre si incamminavano verso Daito-san - probabilmente il contadino con cui avevano parlato quella mattina.

«Che cosa studi?»

Si accorse con qualche secondo di ritardo che la domanda era rivolta a lui. «Ah… Fisica.»

Ebbe l’approvazione di Mizuno-san. «Uguale a sua madre.»

Eh?

Ami si divertì. «Intende dire che io sono uguale a mamma. Perché ho scelto una persona che ama la scienza, come lei e me.»

Mizuno confermò con un cenno del capo. «Caratteri uguali, lunga durata.»

Ami annuì. Seguiva facilmente quel discorso frammentato.

«Stiamo insieme dallo scorso anno» disse a suo padre.

«Niente decisioni avventate?»

«No.»

«Non come me. Bene.»

C’era dell’affetto nella voce di Mizuno-san, ma il suo grado di coinvolgimento nella conversazione era difficile da determinare.

Ami allungò il passo di poco, per guardare in volto suo padre.

«Io e Alex giochiamo a scacchi insieme. Studiamo formule matematiche. Leggiamo.»

Parole che riempirono gli occhi di Koji Mizuno di tranquillità.

«Niente dipinti?»

Ami sorrise, quasi pentita. «Lui non è molto artistico.»

«Per niente» contribuì Alexander.

Per la prima volta Mizuno-san rimase perplesso, ma Ami si affrettò a correggersi. «Alex sogna di andare nello spazio.»

Veramente lui non desiderava esattamente fare l’astronauta, ma...

«Vuole indagare l’impossibile che ci circonda» proseguì lei.

Stava tentando di rendere poetici i suoi propositi.

«Ti capisce?» domandò suo padre.

Alexander sentì di non essere nemmeno presente vicino a loro due, ignorato.

«In tutto» rispose Ami.

Mizuno-san sospirò piano. «La libertà dell’anima è importante.»

«Non la ingabbio mai, papà.»

Non dissero più niente.

     

Giunti a destinazione, pranzarono all'aria aperta, su un tavolo di pietra.

Ami sorrideva. «Di solito con papà mangiamo al sacco, dove capita.»

Mizuno-san annuì. «Ma oggi c'era un'altra persona.»

Alexander finalmente capì perché Ami aveva ringraziato, prima. Il padre di lei aveva fatto dei cambiamenti per metterlo a suo agio.

Il contadino, Daito-san, si fermò accanto a loro con tre piatti di minestra.

«Mizuno-san sa che qui da me si è sempre fortunati!» Rise. «La mia signora cucina in abbondanza!»

Il padre di Ami ringraziò con un cenno del capo. «Mi invitano alla loro tavola.»

«Ogni volta che lo vediamo! Fa pena vederlo da solo, la sera, mentre cammina verso quella capanna che ha affittato.»

«Ho del cibo in scatola.»

«Quella non è una vera cena! Gli dico sempre di non fare complimenti, ma lui ha la testa per aria! Passa di qui e si dimentica di chiamarci!»

Ami sorrise. Quel racconto le piaceva. «Grazie per prendervi cura di lui.»

«Bisogna essere gentili! Scusate se non possiamo offrirvi di più.»

«È già troppo» affermò lei. «Il cibo è ottimo. Ancora grazie infinite.»

Il contadino li lasciò.

Mizuno-san guardava sua figlia con attenzione.

Lei si rannicchiò nelle spalle. «Sono diventata più socievole. La vicinanza di Alexander e delle mie amiche mi fa bene.»

Suo padre prese in mano il cucchiaio. «È giusto stare tra le persone.» Non iniziò a mangiare e si rivolse a lui. «Io mi sono isolato. Non parlo in maniera normale, me ne rendo conto. Tendo a perdermi nella mia testa.»

Non era un discorso che ad Ami piaceva. «Non parlare così di te stesso.»

«Lo hai portato qui per conoscermi. Ciò che sono non si deve riflettere su di te.»

Lei stava per rispondere, ma Alexander intervenì. «Conosco bene Ami.» Non avrebbe cambiato idea su di lei.

Mizuno-san annuì. «Ami è molto più simile a sua madre.» Nella sua bocca era un complimento. «Guarda Saeko per sapere come diventerà.»

Ami era contrariata. «Sono parte di tutti e due. Mangiamo.»

Per non contraddirla, Alexander non continuò quel discorso e così fece suo padre.

Pochi momenti dopo era di nuovo tornata la pace tra lei e Mizuno-san; Alexander lo capì quando i due si trovarono con uno sguardo.

Ami riprese a parlare. Normalmente era la persona che ascoltava in una conversazione, ma durante quel pranzo fu protagonista. Raccontò a suo padre tutto quello che le veniva in mente di sé.

«Mi sto preparando per l'esame di ammissione all'università.»

«L'altro giorno mi è tornata la voglia di scrivere poesie.»

«Nel mini-disc ho questa musica che Alexander mi ha fatto conoscere. È la mia passione di questi giorni.»

«Con Rei ora è più difficile incontrarci: ha trovato un ragazzo da poco. Ricordi l'aiutante del tempio?»

«Usagi mi ha invitato a provare un nuovo gusto di gelato. Io sono sempre abitudinaria. Alexander no, ma lui è quello che mi invita a provare nuovi cibi nei ristoranti.»

«Non sto pensando a un lavoro per quest'anno. La mia amica Makoto ne ha in mente già uno invece, ma solo dopo che finirà la scuola.»

«Questi vestiti li ho scelti con Minako. La prossima settimana usciamo di nuovo e questa volta speriamo di coinvolgere anche Rei.»

Erano discorsi particolari per lei, poiché non citava le sue passioni per la matemica o la medicina, concetti che normalmente affollavano la sua mente. Alexander non aveva l'impressione che lei si stesse censurando. Piuttosto, Ami presentava a suo padre un lato più leggero di sé. Davanti a lui era come una bambina entusiasta.

«Sei più felice dell'ultima volta» disse Mizuno-san d'improvviso, interrompendola.

Lei si chetò. «Sì.»

Il signor Mizuno aveva terminato di mangiare. Andò ad aprire una cartelletta che si era portato dietro. «Mi hai ricordato questo.»

Ami allungò la testa.

«Lo hai disegnato quando avevi quattro anni.» Fece vedere loro un foglio, schizzi di colore. «Usavi tanto giallo e rosa. Il blu per gli alberi, perché dalla tua prospettiva stavano nel cielo.»

Ami era senza parole.

Suo padre guardò di nuovo il disegno. «Poi hai iniziato a riprodurre fedelmente la realtà, ma qui, come allora, stai di nuovo dando alla tua vita i colori che più desideri.»

«... lo hai tenuto.»

Raramente Alexander aveva sentito tanta commozione nelle sue parole.

«Me lo hai dato tu» rispose Mizuno-san, a mo' di spiegazione.

Sotto il tavolo Alexander cercò la mano di lei. Ami gliela strinse forte, aggrappandosi a lui. 

«Sono contenta.»

   

Di sera, mentre tornavano a Tokyo, Ami era silenziosa, come se fosse ancora sdraiata sulla collina alle pendici del lago.

«Ti vuole bene» le disse lui, portandola a chiudere gli occhi contro il finestrino del treno.

«Sì.»

La lasciò riposare.

Alcuni minuti dopo, Ami uscì dal proprio sogno solo per guardarlo. «Non so se è possibile capirlo, ma a me questo basta. Anche se non lo vedo per mesi e non sento mai la sua voce, papà mi porta con sé e io ho il suo animo con me. Ho preso la mia timidezza da lui.» Sorrise. «I miei imbarazzi, le insicurezze. La sensazione di non... appartenere. Quando lo incontro ci troviamo in un mondo nostro. E mi ricordo da dove sono venuta.»

Alexander poteva vederlo e capirlo. Ancora non gli piaceva che Ami ritenesse di poter avere la felicità di quel giorno solo occasionalmente, ma se lei non ne soffriva...

«Eri in pensiero per me» commentò lei.

«Hm?»

«Per oggi che avrei incontrato mio padre. Temevi che fosse una persona fredda.»

Be', il loro non era stato esattamente un incontro caloroso.

La sua ragazza sorrideva. «Non preoccuparti. È stato il padre migliore che poteva essere per me. Va bene così.» Gli chiese la mano e Alexander gliela diede. «Ricevo affetto quotidiano da molte altre parti.»

«Ora si chiama solo affetto?»

Lei  rise. «Vedi? Ti ho incontrato. Ora è tutto a posto per me.»

Lui non ebbe bisogno di sentirle dire altro.

 

Giugno - FINE

 


   

NdA: era da molto tempo che volevo scrivere una storia su Ami e suo padre. Spero di aver reso quello che volevo, ovvero l'impatto silenzioso ma importantissimo che l'assenza/presenza implicita di questa figura ha avuto sulla vita di lei.

Nelle storie che sto scrivendo ora nella raccolta 'Per istinto e pensiero' Ami inizia a dover prendere delle decisioni fondamentali per la sua vita. Questo capitolo, per quanto lontano nel tempo da quegli avvenimenti, potrà aiutare a dare un quadro più completo del suo atteggiamento e della persona che è Ami Mizuno nelle mie storie.

Grazie di aver letto, un vostro commento sarà sempre gradito :)

Elle

Il gruppo Facebook dedicato alle mie storie, dove posto link e anticipazioni è Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

   
 
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