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Autore: Zola_Vi    14/04/2015    4 recensioni
“So perché hai paura di parlarmi. O guardarmi. O toccarmi.”
Aggrottò le sopracciglia, forse infastidita. 
“Il tuo cuore sa benissimo che torneresti da me, se solo tu lo facessi.” 
“Io ascolto la mia testa, Harry. Il mio cuore non c’é più, ormai.” 
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“Ti detesto.” 
Lui rise. 
“Davvero, Harry.” 
I suoi occhi brillavano di una luce strana, che ultimamente non aveva visto. 
Mi soffermai ad osservarli. 
Era da tempo che non lo facevo, che non lo guardavo attentamente. 
“Ti sei incantata?” 
Scrollai la testa, alzandogli ben in vista il mio dito medio sulla faccia, con un sorrisetto beffardo disegnato sul viso. 
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Corrugò la fronte e con passi impercettibili cercò di tornare indietro verso la porta, poiché io mi mossi verso di lei, intrepidamente e senza ripensamenti. 
Toccò la maniglia, ma non riuscì a girarla: avevo chiuso a chiave. 
Spalle contro il muro, alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi. 
Il suo flebile respiro, adesso scostante, arrivò al mio petto. 
Mi avvicinai al suo orecchio, abbassandomi di qualche centimetro. 
“Devi fare solo ciò che ti dirò.” 
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Voleva la guerra? 
“E guerra sia.” pensai. 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 6

 

*Flashback* 

 

Come pietrificata, stetti ferma a fissarlo incessantemente. 

Immobile, lo guardavo come se l’avessi incontrato per la prima volta: studiandolo, esaminandolo, cercando di capire. 

Il suo volto, distante dal mio, sembrava così duro e severo adesso. 

I pugni, ben serrati, pendevano lungo il suo corpo teso. 

Lui… stava per avere un bambino con Arya. 

Era questo che mi aveva detto. 

Niente di più, niente di meno. 

Sebbene mi aspettassi di tutto… non questo. 

Assolutamente. 

Non seppi reagire, o semplicemente parlare. 

Mi sembrò che qualsiasi parola potessi pronunciare, sarebbe stata inappropriata. 

Così non aprii bocca. 

Ne mi mossi di un solo millimetro. 

Incollata al terreno, non emisi un unico e flebile respiro. 

“Avrei dovuto dirtelo prima.” 

Abbassai lo sguardo, posandolo sui miei piedi. 

Corrugai la fronte, mentre incrociai le braccia le une alle altre. 

Improvvisamente, avevo sentito un gelido brivido attraversare il mio corpo da parte a parte. 

Scossi il capo, come per fargli capire che, in fin dei conti, non era un mio diritto essere avvisata sugli sviluppi della sua vita e se non me ne aveva voluto parlare di certo non lo avrei incolpato adesso. 

“Mi dispiace.” 

Quelle parole, così altruiste e dolci, mi scaldarono l’anima, fredda ormai da troppo tempo. 

Una piccola porticina si aprì all’interno del mio cuore, lentamente, facendo entrare all’interno di esso un emozione strana.

Non tristezza. 

Non amore. 

Forse malinconia. 

Alzai lo sguardo per incrociare quegli occhi smeraldo che tanto tempo prima mi avevano fatto follemente innamorare. 

Erano scuri, in quel momento. Serrati in una piccola fessura. 

Chissà a costa stava pensando adesso… lui. 

Cosa provava. 

Concentrai il mio sguardo sulla sua grande e forte mano. 

E in un secondo la trovai intrecciata alla mia. 

Alla velocità della luce, improvvisamente, avevo sentito il bisogno irrefrenabile di toccargliela. 

In un qualche modo per fargli capire che io in fin dei conti c’ero. 

Che anche se avessi voluto, non l’avrei lasciato solo. 

Lentamente, girò il viso nella mia direzione, forse sorpreso. 

Non mi sorrise, ne mi si avvicinò. 

Stette in silenzio, ascoltando forse i propri pensieri. 

E io feci lo stesso. 

*Fine Flashback*

 

“Che hai, Ploon?” 

Scrollai il capo, tornando dal mondo dei sogni. 

Guardai la faccia di Zayn, leggermente preoccupata. 

“Niente.” sorrisi, in modo che non mi facesse altre domande. 

“Sicura?” 

Senza farmi vedere, alzai gli occhi al cielo. 

Ormai era una abitudine, per me, farlo. 

Si facevano troppe domande inopportune in quella casa. 

Alla fine, però, feci un cenno di capo, per convincerlo della mia affermazione. 

“E’ da quando siete tornati che sia te che Harry non aprite bocca.” 

Quel nome. 

Lo cercai nella stanza, e lo trovai seduto al tavolo con Louis, mentre giocavano a carte. 

A quante persone aveva tenuto nascosto il suo segreto?

Sicuramente Niall sapeva. 

Ma gli altri?

Guardai Zayn attentamente, strizzando gli occhi per concentrarmi maggiormente. 

Sentii solo un suo ghigno. Evidentemente feci una faccia buffa. 

Alla fine, ci rinunciai. 

Non gli avrei fatto domande quella sera, non su quell’argomento. 

Tornai a guardare la televisione, in sua compagnia. 

“Sei sicura che non ti faccia paura?” 

“Cosa? Questo film? Ma va.” 

Horror. 

Thzè. 

Nulla di più ridicolo. 

“Piuttosto tu sta attento a non pisciarti sotto.”

Rise. 

E io lo seguii, divertita dalla mia stessa frase. 

“Vedremo stanotte chi non riuscirà a dormire.”

Lo imitai facendogli il verso. 

“Tanto non sono io quello che dorme tutto solo in una stanza.” 

Mi fece un occhiolino irritante e tornò a concentrarsi fissando lo schermo del televisore, e anche io.

Tuttavia, con la coda dell’occhio, pochi minuti dopo, mi ritrovai, inconsciamente, a sbirciare… Harry. 

Appena me ne accorsi ritirai lo sguardo. 

Inarcai le sopracciglia, arrabbiata con me stessa. 

“Giura che se lo fai di nuovo ti chiudi in camera per tutta la sera finché non ti passa la voglia di fissarlo.” pensai, parlando tra me e me. 

“Giuro.” mi risposi, soddisfatta. 

 

Narra: Harry. 

 

4:00 del mattino. 

Notte fonda. 

Non riuscivo a dormire, neanche quella notte. 

Tirai un lungo sospiro e mi alzai dal letto, esausto di pensare così tanto. 

Facendo attenzione a non fare troppo casino, per non svegliare gli altri, uscii dalla mia stanza. 

Mi ritrovai in corridoio, con un silenzio di tomba e un buio pesto. 

Mi girai in direzione della camera di Gemma. Adesso di Ploon. 

Ad un certo punto, circa alle 10:00 di sera, s’era rifugiata là dentro, non dicendo neanche più una parola, e aveva chiuso la porte a chiave. 

Si era comportata stranamente. 

Solitamente era l’ultima ad andare a dormire. Era sempre stato così, da quando eravamo piccoli. 

Decisi, in modo silenzioso e lento, di avvicinarmi alla sua stanza. 

A pochi centimetri da essa, per molto tempo, il mio respiro si scontrò sulla parete della porta. 

Indeciso se bussare o lasciar perdere, alla fine lo feci.

Non sentii nessun rumore provenire dall’interno. 

Forse stava dormendo. 

Quando stavo per girare il mio corpo dalla parte opposta del corridoio per andare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, con movimenti impercettibili, vidi il volto di Ploon comparirmi davanti. 

Ancora perfettamente sveglia, mi guardò neanche troppo sorpresa. 

E senza dover insistere molto mi fece spazio per poter entrare.

“Che c’é?” 

“Non riuscivo a dormire.” 

Portò il capo all’indietro, come per voler farmi intendere di aver compreso. 

“Siamo in due.” 

Le sorrisi. 

Dopodiché mi soffermai a scrutare ogni singolo particolare della stanza. 

Si poteva dire tutto di Piccola Peste… tranne che fosse ordinata, anche adesso, dopo quasi un anno passato. 

“Non… dire quello a cui stai pensando.” disse divertita, accennando una risata. 

“Qui non ci entra mai nessuno e…” 

La zittii, con un semplice e dolce: “Shhh.” 

Non mi doveva affatto delle giustificazioni. 

E di certo non ero lì per rimproverarla di mettere in ordine. 

“Vuoi…” 

“Solo parlare.” 

Si sedette sul letto, aspettando che pronunciassi la prima parola. 

In modo perfetto e composto posò le proprie mani sulle ginocchia, stringendo il pigiama azzurro. 

Si guardò intorno, forse leggermente in imbarazzo. 

“Senti.. Ploon. Per oggi, io non vol..” 

“Non importa.” mi interruppe subito. 

“Non dovevo insistere.” sorrise, leggermente. 

Non aggiunsi altro, almeno per un po’. 

Appoggiai la mia testa al mobile bianco dietro di me e lasciai scivolare il mio corpo fino a terra. 

Chiusi gli occhi. 

E vidi il suo volto nella mia mente, le sue lentiggini e i suoi capelli biondi. 

Di nuovo. Come ogni volta. 

“Non ti ho mai chiamato per non farti credere che sarei tornata.” disse ad un tratto, dal nulla. 

“Per non illuderti.” 

La guardai, lasciandole il tempo di proseguire il discorso, senza aggiungere nulla. 

“Pensavo che così sarebbe stato più facile.” 

Emisi un ghigno, non di disprezzo, ma ironico. 

Mi ero reso conto che le illusioni, a volte, é meglio averle per non cadere in mille pezzi. 

Per non diventare degli stracci che camminano. 

“Non sarebbe mai potuto esserlo. Lo sai.” 

Annuì, intrecciando continuamente le proprie mani le une alle altre nervosamente. 

Evidentemente, piano piano, qualcosa in lei, della piccola e fragile Ploon, stava riemergendo. 

“Perché sei tornata?” 

Le avevo posto la stessa domanda in ospedale, ma non mi aveva risposto. 

Era stata zitta. O se n’era andata. 

“Penso tu lo sappia. Non c’é bisogno che io te lo dica.” 

Ancora ci teneva, a me. 

Sorrisi, nascondendo il mio compiacimento abbassando il capo. 

“E tu?”

“Cosa?” 

“Perché sei ancora qui con me? Dopo tutto.” 

Portai il mio labbro verso sinistra, tornando a guardarla. 

“Penso tu lo sappia. Non c’é bisogno di dirlo.” ripetei la sua stessa frase. 

Riuscii a strapparle un semplice sorriso. 

E nulla mi rese più felice. 

“Harry…” 

“Si?”

Sospirò, amaramente. 

E poi s’alzò. 

“Ora dovresti andare però.” 

Corrugai la fronte. 

Voleva già me ne andassi?

Com’era passata dal “parliamo” al “lasciami da sola”?

Mi ero forse illuso troppo di averle mosso, per un attimo, l’animo così tanto da farle dimenticare il suo intento di ignorarmi?

“Mi dispiace. Ma sai che non sarà così facile farmi cambiare idea.” disse, aprendo la porta per farmi capire di dover uscire. 

“Già.” sussurrai.

Ciao ragazze :3 
Come state? 
Io oggi ho avuto la febbre :( 
Per lo meno ho scritto però, dai... AHAH. 
Aspetto con ansia ogni vostro commento, sappiatelo <3 

Soprattutto ora che vi ho regalato più momenti tra Harry e Ploon ;) 
Ricordo a tutte che se mettete la storia tra le "preferite"/"seguite"/"ricordate" io ogni volta vi avviserò di un nuovo capitolo pubblicato! 
Detto questo vi mando un bacione, 
-Zola. 
 

 
   
 
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