Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: BDiz Ishida Histugaya    15/04/2015    0 recensioni
Ho scritto questa storia ispirandomi a gente vera che ho considerato abbastanza eccentrica quanto me. Ognuna di queste persone impersona uno studente di Corvonero e queste sono le loro strane avventure. Tre grandi amici dovranno vedersela con un nuovo arrivato che viene dalla Romania e che porterà con sé non pochi problemi.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccoli, anche quella volta erano venuti da lui. Si vedevano al margine del lago ghiacciato, piccoli puntini neri che lentamente si ingrandivano. Lo individuarono subito, seduto dalla sponda opposta dello specchio d’acqua in compagnia del suo gatto dal pelo scuro e con gli occhi verdi brillanti nell’oscurità della sera. I dissennatori presto gli furono a pochi metri di distanza. Erano sei, due in più della volta precedente. Il gatto balzò sulla spalla del padrone, per niente spaventato dalla situazione e iniziò a miagolare con lena, sfregando il muso sulla testa del ragazzo. Il dissennatore più vicino tolse dal manto una sua mano scheletrica  e la porse all’altro, come in attesa di ricevere qualcosa. Il ragazzino rovistò nella tasca dei suoi pantaloni fino a quando le sue dita si posarono sull’oggetto ricercato. Tirò fuori uno zuccotto e con cautela lo porse all’incappucciato. Gli artigli  scorticati avvinghiarono il dolce che scomparve nel mantello nero. La mano del ragazzino si ritrasse immediatamente, per metà congelata. La porse al gatto che incominciò a leccarla. C’era sempre il problema del ghiaccio, bastava essere nel raggio di azione del loro mantello che il gelo iniziava a penetrare nelle ossa.
 
La sala comune dei corvonero era completamente deserta, i corvi nel loro tempo libero preferiscono uscire e non starsene rinchiusi in gabbia, anche se vi era qualche piccola eccezione. Sulla poltrona più vicina alla rampa di scale che dava sulla torre di astronomia e ai dormitori si era appollaiata una studentessa del terzo anno, capelli castano scuro, occhi altrettanto  scuri, lineamenti del viso sinuosi e pelle leggermente abbronzata. Teneva aperto sulle ginocchia il libro di testo di pozioni, precisamente alla pagina che illustrava il procedimento per il distillato soporifero. La ragazza sembrava mangiare i libro con gli occhi, d’altronde quella era sempre stata la sua pozione preferita. L’aveva preparata chissà quante volte, veniva considerata per questo una delle migliori preparatrici di pozioni della sua casa. Sfogliava con flemma le pagine consunte ai bordi e ai lati a causa del tempo. Il clima era ideale, nessuno studente intorno, nessun rumore fastidioso, niente di niente. Troppo bello per essere vero. Infatti ad un tratto si sentirono dei passi venir giù  dalle scale alle sue spalle. Il rumore risuonò come un eco lontano. La studentessa in ogni caso non distolse gli occhi dal libro. Le risultava strano però che ci fosse ancora qualcuno a quell’ora nei dormitori. Ma queirumori sembravano venire ancora da più lontano. “Forse dalla torre di astronomia?” si chiese. No, nessuno ci poteva entrare senza l’autorizzazione, a meno che non sia un prefetto. Finalmente i passi la raggiunsero e qualcuno uscì dal portale di ingresso. La ragazzina posò per uno sguardo questa.Vedeva la figura di schiena, leggermente curvo ed esageratamente esile, capelli corvini, leggermente ricci, di altezza inferiore alla sua. “Sarà uno del primo anno che cercherà di ambientarsi” pensò. Ad un tratto sentì qualcosa di peloso sfiorarle la gamba, saltò sulla poltrona dal colpo guardandosi bene dall’urlare. Si rimise a sedere ansimante, chiuse il libro e setacciò con lo sguardo tutto il pavimento, niente. Possibile che lo avesse immaginato? No. Sentì infatti un leggero miagolio, soffocato e roco provenire vicino alle gambe dell’altro studente che stava per uscire dalla sala comune. Lo inquadrò, un gatto dal pelo bruno con leggere sfumature più scure a righe sul dorso. Agitava lentamente la sua lunga coda, mentre cercava di richiamare con delle fusa l’attenzione di quel che sembrava essere il padrone. Il ragazzino si fermò e girò leggermente la testa per vedere il suo animale meglio. La studentessa scorse il suo viso. Era scheletrico e pallido come il latte, la labbra erano sottili e violastre, il naso piccolo e gli occhi leggermente nascosti dai capelli. Per un momento parvero brillare di una luce rossastra. Il gatto a quella occhiata si mise ritto sulle zampe posteriori ad aspettare prima che l’altri gli facesse un cenno con la testa e saltasse sulla sua spalla. “Che tipi strani, sia gatto che padrone!”. Uscirono. Di un tratto le venne in mente un flash, quel ragazzo lo aveva già visto! Lo incrociava qualche volta negli ultimi mesi nei corridoi mentre portava con sé pesanti libroni che gli coprivano quasi interamente il volto. Doveva essere del suo stesso anno, appena arrivato, trasferitosi in Inghilterra da poco. Aveva saputo qualcosa dal suo amico Jacob. Sembrava che venisse dalla Romania o giù di lì. Aveva la fama di genio in aritmanzia, storia della magia ed erbologia anche se sembrava avere una media più che eccellente in tutte le altre materie. Nessuno lo vedeva al di fuori delle lezioni, non ritornava alla sala comune e non sembrava neanche rientrarci, almeno, Jacob non lo aveva mai incontrato nei dormitori. Un’ombra sfuggente, insieme al gatto. Dopo questa attenta osservazione delle informazioni da lei a disposizione  si alzò e corse all’uscita della sala per almeno salutarlo e per scusarsi del fatto che non lo aveva riconosciuto. Si affacciò fuori e gettò l’occhi sul lungo corridoio e sulle scale che portavano al piano superiore ma se ne era già andato. Sbuffò rumorosamente, non le piaceva fare la figura della maleducata. Comunque lo avrebbe rincontrato ad aritmanzia il giorno seguente. Stava per ritornare a leggere comodamente sulla poltrona quando un altro rumore di passi la sorprese. Sembrava essere più di una persona che correva su per la rampa. Infatti dopo poco sbucarono i suoi amici Jacob e Marta. Appena la individuarono Marta le disse urlando “Ce l’abbiamo fatta, Sara! Abbiamo superato i provini per la squadra di Quidditch!”. Prima che Sara potesse congratularsi o dire qualsiasi cosa d’altro i due le buttarono le braccia al collo facendola quasi cadere. “Calmi! Calmi! Così mi soffocate!” disse con una mezza risata. Gli altri due allora si staccarono da lei spostando il peso nervosamente da un piede all’altro, evidentemente troppo eccitati per rimanere fermi. Era contenta per quei due, forse più di quanto lo fossero loro. Sapeva bene gli sforzi che avevano fatto per migliorare. Erano i suoi migliori amici. Aveva conosciuto per prima Jacob il primo anno che evidentemente cercò di farle la corte. Dopo aver litigato per questa accenda numerose volte all’alba del secondo anno si erano decisi a diventare amici, amici inseparabili. Per quanto riguardava Marta, la aveva incontrata al club dei duellanti, lei sì che ci sapeva fare. Le aveva insegnato qualche trucco per farsi rispettare nei duelli da quelli più grandi che si divertivano a sbatacchiare di qua e di là i nuovi arrivati. Del gruppo era la più grande, aveva un anno in più degli altri due. Si era fatta una fama particolare per il fatto di voler diventare la più brava duellante della casa, vedendosela più volte con l’imbattuto campione del quinto anno. La sua caparbietà era leggenda ad Hogwards. Il gruppo era decisamente quello più eccentrico in zona. “Dovrai venire a vederci alla nostra prima partita” esclamò tutto esaltato Jacob. “Non mancherò!” disse con fermezza Sara. I tre rientrarono nella sala discutendo di tutta la lunga selezione che i due amici avevano dovuto sopportare. Sì sedettero insieme scherzando e ridendo, anche se Sara continuava a pensare dove fosse andato il ragazzino misterioso di prima.
 
Fuori il cielo era nuvoloso e l’aria umida, tirava anche un leggero vento che infastidiva parecchio il gatto dello studente sfuggente. Erano fuori, all’aperto, seduti sulla terra umida delle colline erbose che circondavano il castello. Mentre l’animale si rintanava sotto il mantello del padrone, lui scribacchiava calcoli su di un piccolo quaderno. Andavano lì tutti i giorni, senza che nessuno li vedesse o disturbasse visto che non erano poi così lontani dalla zona del platano picchiatore. Nessuno veniva in quel posto. Cantava tra sé una canzoncina che aveva sentito da qualche parte da piccolo di cui aveva dimenticato parte delle parole sostituendole con altre, l’unico verso di cui era sicuro dell’originalità era l’ultimo “Il lembo dei loro mantelli vedrai, mentre la vita perderai”. Non era una canzone molto allegra ma in ogni caso lo aiutava a concentrarsi. Quando la pioggia si fece più forte aizzando il suo compagno peloso si tirò sulla testa la casacca per riparare entrambi. L’altro sembrò ringraziarlo sfregandosi contro il padrone che quasi lo rimproverava  con una occhiataccia, era piuttosto severo con tutti, forse a causa della sua infanzia non troppo felice. Pensare che quando scelse il suo animale da compagnia a Diagon Alley andò a prendere il gatto più piccolo e più cagionevole di salute. La commessa disse stupita “Hai un gran cuore ragazzino! Nessuno vorrebbe quella palla di pelo, scommetto che ti ha intenerito, vero?”, in quella occasione rispose in tono acido “Non mi intenerisce e non lo prendo per pietà. Esigerò il massimo da lui …”. E così fu. In  quei mesi quei due avevano lavorato alle lezione di trasfigurazione con tale impegno che impressionarono addirittura la McGranitt. Quando aveva tempo cercava di istruirlo nel percorrere percorsi accidentati e a conoscere ogni piccola viuzza o scorciatoia nel castello e alcune volte come premio gli staccava dei pezzi di torrone dolce. Anche se non voleva ammetterlo teneva al suo gatto, l’unica particolarità è che non gli aveva mai dato un nome. Forse non ci aveva semplicemente pensato o forse non ne aveva mai trovato uno adatto, sta di fatto che lo chiamava solamente “Gatto”. Le orecchie a punta dell’animale di rizzarono di colpo mentre in contemporanea la testa del ragazzino si girò lungo al fianco della collina erbosa dove un gruppetto di studenti risaliva di corsa la strada per il castello. Di colpo si fermarono, forse lo avevano notato. Lui si nascose ancora più sotto al mantello diventando una piccola macchia nera nell’erba verde. Troppo tardi, lo avevano notato. Si diressero correndo  nella sua direzione. “Andatevene! Andatevene! Non vogliamo guai!” disse a bassa voce rivolto più a sé stesso che ad altri.  Dopo non pochi secondi gli furono a qualche metro di distanza. Sentì la voce di un maschio “Hey! Cosa ci fai lì?!”. Niente da fare, non poteva più nascondersi. Si rialzò con in braccio il gatto che si accovacciava comodamente. Inquadrò tre figure. Il ragazzo che gli aveva urlato e due studentesse. Riconobbe una di loro, l’aveva appena vista in sala comune. “Sta piovendo a dirotto! Vieni dentro o ti beccherai qualche malattia!” continuò Jacob. L’altro non rispose niente, si limitò a fissarlo. “Ti chiami Cifer giusto?” continuò cercando un pronto di incontro. “Il nome completo è Calcifer, come il demone del castello errante di howl” disse in modo quasi impercettibile. “Ho letto quel libro!” esclamò Marta. Calcifer alzò quasi le spalle e dopo aver fatto un leggero cenno con il capo si girò e cercò di andarsene ma la voce di Sara lo fermò. “Ci siamo già incontrati oggi in sala comune, volevo scusarmi per non averti salutato, ero troppo immersa nella lettura!” disse con un sorriso radioso. Il ragazzo fece nuovamente un cenno e dopo questo se ne andò sotto la pioggia. “Tipo particolare!” commentò Jacob.
 
Calcifer si sedette sulla sponda del lago gelato, il gatto al suo fianco. “Chissà se arriveranno anche questa volta, gatto”.
Questo è l’inizio, dedico questo racconto a i miei amici che adesso non posso più contattare. Mi scuso con loro se ho dovuto cambiare in maschio e in femmina i loro personaggi per bilanciare un po’ la situazione. La prima parte è noiosa per la presentazione dei personaggi.
  
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: BDiz Ishida Histugaya