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Autore: SalvamiDaiMostri    16/04/2015    1 recensioni
Johnlock dai toni estremamente drammatici a causa di una particolare condizione di Sherlock: mai avrebbe pensato che le stronzate del suo passato avrebbero inciso così profondamente sulla sua vita adulta e compromesso fino a tal punto la sua felicità. E a pagarne le conseguenze è John. E questo Sherlock sa che è terribilmente ingiusto, oltre che pericoloso.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ad ondate di lucidità che arrivano dolcemente una dopo l’altra, a distanza di lunghi e stanchi battiti di ciglia, Sherlock si svegliò lentamente.
Sùbito avvertì il contatto della propria pelle contro quella di John che dormiva tra le sue braccia: sentì il lieve solletico del suo respiro sul proprio petto, il profumo dei suoi capelli... Poi la freschezza delle lenzuola pulite che li avvolgevano. Sherlock si strinse John a sé arrampicando le mani sulla sua schiena; in quel gesto, sfiorò la vecchia cicatrice sulla spalla sinistra: la accarezzò con i polpastrelli disegnandone i rilievi. Amava quella cicatrice: senza di essa non avrebbe mai incontrato il suo John. Respirò profondamente il suo odore nel tentativo di assumere quanto più potesse di quel momento: non solo i profumi, ma anche i colori, la luce, i suoni e le consistenze in modo tale che la sua mente potesse conservarli e farne tesoro. Non come un dato o un’informazione qualsiasi da catalogare in un angolo del suo affollato mindpalace, no... In modo del tutto illogico e assurdo, Sherlock voleva che quel momento diventasse parte della sua persona, così da poter godere di esso per il resto della sua vita, dipendere da esso e, chissà, essere migliore grazie all’influenza che quel momento avrà su di lui, sentirsi meglio... Sherlock aveva ormai realizzato che in quei momenti di paradiso il suo flusso di pensieri culminava sempre in un’idea rindondante: insieme a John, lui era una persona migliore. Migliore di quanto fosse mai stato. Come se, ora che era suo, l’universo fosse in pace con lui, come se avesse trovato il suo vero scopo all’interno di uno Schema che ovviamente non esiste, eppure così sentiva.

Sherlock spostò lo sguardo pigramente verso la sveglia: segnava le otto e un quarto. Una smorfia di fastidio si disegnò sul suo volto: avrebbe voluto stare ad abbracciare e respirare John per il resto delle loro vite, lì in quel letto, come una cosa sola. Ma, come sempre, l’idillio del risveglio è terribilmente breve: la mattina e i doveri che essa comporta chiamavano a gran voce disturbando i sciocchi pensieri del detective.
“John...” lo chiamò piano. Il medico si mosse in una smorfia scocciata “Dobbiamo alzarci...” John, ancora più infastidito, si girò dalla parte opposta e si sistemò con la testa sul cuscino sbuffando. Sherlock sorrise, si mise a sedere e gli accarezzò la testa.
“La sveglia non ha suonato...” borbottò John e girò la faccia contro il cuscino. Sherlock ora gli passava le dita sulla schiena per risvegliare i suoi sensi con delicatezza.
“Non l’abbiamo messa, sono le otto e un quarto...”
“Allora è il mio giorno libero.” farfugliò nel cuscino “Dormi.” allungò il braccio e gli tirò qualche pacca sulla coscia. Sherlock lo sovrastò a braccia tese:
“Lo so, ma abbiamo l’appuntamento tra un paio d’ore...” John in un unico movimento si voltò facendo sobbalzare leggermente il materasso e si strofinò gli occhi con i palmi.
“Ah già...” si stiracchiò allungando le braccia verso l’alto, scavalcando le spalle di Sherlock con un sorriso stanco. Sherlock gli stampò un bacio sulla fronte e si alzò.
“Preparo colazione, tu svegliati.” e, dopo essersi messo un paio di boxer, una maglietta e la vestaglia che aveva trovato sulla sedia di fronte al letto, si avviò verso la cucina.
 
Quando John si presentò al tavolo, Sherlock aveva fatto il caffé e messo a tavola latte e biscotti. Entrambi in vestaglia, si sedettero uno davanti all’altro e mangiarono, insieme: lo facevano solo una volta a settimana, quando John aveva il suo giorno libero e non dovevano preoccuparsi di andare a dormire presto perchè poi John potesse svegliarsi puntuale. Il martedì sera e tutto il mercoledì erano diventati il loro weeckend e lo trascorrevano insieme, in tranquillità, cominciando dalla colazione in vestaglia. Inoltre, ogni tre mesi, in quel giorno andavano all’appuntamento con la dottoressa Tietjens.
 
Mycroft ovviamente non aveva badato a spese né sforzi per trovarla e reclutarla; era il meglio che tutto il Paese potesse offrire nel campo della virologia: donna estremamente preparata, competente e professionale, una persona straordinariamente intelligente e, tra le altre cose, anche molto simpatica. Era ormai la terza volta che John accompagnava Sherlock all’appuntamento e, sin da subito, la Tietjens era stata molto gentile con lui: con la dovuta discrezione e professionalità si era preoccupata di chiedere il grado di intimità che c’era tra i due ed espose le dovute avvertenze che la prassi impone ad una coppia in cui uno dei partner è sieropositivo. Una volta appreso inseguito che John era anch’egli medico, cominciò a trattarlo come suo pari e a parlare con lui quella lingua che solo i medici conosco, condividendo con lui tecnicismi e lessico specifico che mettevano John a suo agio: la dottoressa gli presentava una panoramica precisa e dettagliata di una situazione che in questo modo diventava familiare, concreta, comprensibilie e quindi gestibile, almeno per lui. Col tempo, fu concesso a John di consultare i risultati delle analisi o discutere la scelta di un farmaco piuttosto che qualunque altra cosa, e gli fu inoltre affidato il tacito compito di vegliare sulla salute di Sherlock nel privato della loro casa.
 

Quando la segretaria li fece entrare nello studio, la dottoressa, seduta alla sua scrivania, si alzò sorridendo per stringere loro la mano.
“Allora signor Holmes, come si sente ultimamente?” chiese sedendosi. A loro voltra si sedettero anche i due uomini su due sedie dal lato opposto alla scrivania, così com’erano soliti fare.
“Bene direi, come sempre.” rispose Sherlock. La dotrtoressa sorrise.
“Si è per caso mostrato qualche sintomo? Perdita di peso, del sonno, affaticamento, sudorazione eccessiva...?” i due si guardarono interrogativi:
“No, affatto...” rispose John perplesso
“Bene.” per un attimo abbassò lo sguardo: Sherlock non potette fare a meno di notare quella falla nella professionalità della Tietjens che, per un singolo instante, aveva mostrato amarezza nei suoi confronti e si allarmò, ma non proferì parola. “Devo purtroppo comunicarvi che, dalle ultime analisi che ha fatto il signor Holmes, la conta dei CD4 risulta leggermente abbassata.” Sherlock e John mutarono di espressione e la fissarono perplessi “Nulla di cui preoccuparsi eccessivamente: ora la conta risulta 392. Non è una caduta drastica, ma sufficiente alla comparsa di alcuni sintomi. Dovete stare molto attenti: signor Holmes, è necessario che si pesi almeno una volta ogni settimana, che registri tali dati e li tenga sott’occhio, così come il resto dei sintomi. Inoltre, stia molto attento a non ammalarsi, lo stesso vale per lei signor Watson. Nel caso aveste anche solo il sospetto che si stia manifestando qualcuno dei sintomi, non esitate a contattarmi immediatamente per poter agire quanto prima: sono a vostra completa disposizione.” entrambi annuirono, tesissimi “Da parte mia, consiglio un cambio nel dosaggio dei farmaci che già assume e aggiungerei questo antivirale...” disse porgendo a John una ricetta indicandogli il nome del medicinale con il dito. Discussero poi più specificatamente del cambio di dosaggio dei vari farmaci. Nel vedere i due uomini tesi e preoccupati, cercò di tranquillizzarli: “Non c’è ragione di allarmarsi, è cosa piuttosto comune. In ogni caso, vorrei che si facesse esaminare con più frequenza, diciamo una volta al mese, e che me ne facesse pervenire i dati: noi, se tutto va bene, ci vediamo tra altri tre mesi, ok?” si alzò e, sorridendo, porse la mano a Sherlock che si alzò a sua volta, così come John.
“Assolutamente. Grazie dottoressa Tietjens.” le strinse la mano
“A rivederci.” la salutò John.
 
Da quando udirono la porta dello studio medico chiudersi dietro di loro, Sherlock e John camminarono in silenzio uno accanto all’altro, immersi nei loro pensieri.
John non riusciva a pensare a nulla di concreto: come medico sapeva che la dottoressa aveva ragione nel dire che non c’era motivo di allarmarsi, ma non poteva fare a meno di essere spaventato e afflitto da quella piccola ma significativa sconfitta del sistema immunitario di Sherlock. Sapeva che non potevano fare altro che seguire i consigli della Tietjens, non era cosa che dipendesse da loro, non c’erano comportamenti da correggere o errori da rimproverarsi: era semplicemente accaduto, e doveva farsene una ragione. Ma la ragione aveva poco spazio nella mente del povero blogger in quel momento.
Quando furono usciti dall’edificio si ritrovarono nel giardino attiguo ad esso e rallentarono il passo: l’aria fresca era in qualche modo consolatoria.
 
John alzò lo sguardo al cielo: ora poteva quasi vederla.
Lassù, qualche metro sopra Sherlock, l’ascia che pendeva sulla sua testa: era là in alto da quando aveva saputo che era sieropositivo, ma ora era più vicina. Non molto, ma la vedeva più grande e più nitida. Senza ombra di dubbio più spaventosa. Non è detto, ma è probabile che prima o poi precipiti per mettere fine alla loro felicità.
 
Sherlock lo osservava camminare e leggeva quel suo sguardo velato di paura fisso nel vuto. Lui non provava timore, ma lo rattristava immensamente vedere John così afflitto per lui, se ne sentiva colpevole. Lo prese per mano: nell’avvertire la stretta, John tornò alla realtà e si rese conto di non essere di aiuto in quello stato. Lui era lì per stare insieme a Sherlock e sostenerlo, non per affliggersi al posto suo. Lo guarò negli occhi, gli sorrise amareggiato e gli strinse la mano a sua volta.
 
 



[Ciao a tutti! Come sempre, vi ringrazio infinitamente per aver letto fino a qui e vi esorto a scrivermi la vostra opinione (che per me è sempre importantissima!). Come potete vedere le cose si complicano... Spero non vi dispiaccia che la ff si stia dilungando COSI’ tanto, ma è un tema complicato e preferisco gestirlo con calma e attenzione... Perciò questa volta va così u.u Grazie ancora a tutti, un saluto <3 _SalvamiDaiMostri]
   
 
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