Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: nettie    17/04/2015    1 recensioni
E abbiamo vissuto con emozione e sentimento sigillando il nostro amore all'ombra di quella vecchia quercia, segnata e impregnata dalla nostra luce, mentre le persone ci passavano avanti indifferenti, mentre gli anni della fine si stavano avvicinando e non ce ne siamo accorti.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi scritte in un lasso di tempo breve. '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

« Ciao, Elena! Giochiamo insieme? »

 

Ed eri dolce, dolce come lo zucchero, mentre con quei tuoi grandi occhi azzurri da bambino impavido mi chiedevi di passare del tempo con te. Ed io accettavo, come avrei mai potuto rifiutare? E così sotto gli occhi severi delle maestre ridacchiavamo, ci coprivamo la bocca con le mani per non farci scoprire, ci scambiavamo sguardi complici, codici che solo noi potevamo decifrare, codici di luce e sorrisi, di stelle, di battiti. Eri piccolo, io ero poco più alta di te, ed avevi i capelli biondi. La ruggine di Settembre li faceva brillare come oro, mentre ci rincorrevamo nel solito parco, alle porte dell’Autunno. Eravamo energia, eravamo urla, schiamazzi, risate, eravamo felicità e complicità, eravamo noi ed eravamo orgogliosi di esserlo, alla luce del nostro ingenuo amore.

E ci sorridevamo radiosi e sereni, mentre sedevamo all’ombra di una vecchia quercia, mentre gli anni della nostra infanzia passavano veloci e caldi nei nostri animi, svanendo lentamente con il passare del tempo.

 

***

« Elena, usciamo insieme? »

 

Il tempo passava in fretta, e io sembravo esser rimasta bassa, mentre tu mi superavi centimetro dopo centimetro. Eri bello, robusto ma slanciato. I capelli ti ricadevano poco sopra le spalle, mossi e luminosi, gli occhi si erano fatti sottili e profondi, di quell’azzurro che non avevo mai visto se non addosso a te. Per le strade del centro mi tenevi stretta a te, cingendo la mia vita con un braccio, e ci guardavano tutti. E io mi sono sentita brutta ed inadeguata: “culo troppo basso”, “tette troppo piccole”, “la ciccia esce dai jeans”, ecco cosa mi ripetevo ogni volta che mi vedevo allo specchio. Poi arrivavi tu, e cambiava tutto, mi sentivo una regina - la più bella del reame. Capivo che quello che vedevo era solo immaginazione, e venivo invidiata dalle compagne di scuola, ma cos’altro potevo farci? Tu eri solo mio, ed io ero solo tua. Lontani non eravamo niente, ma vicini eravamo una cosa sola, eravamo energia allo stato puro, luce ed oscurità, un piccolo miracolo.

E ci sfioravamo le labbra con il cuore che esplodeva nel petto, mentre sedevamo all’ombra di quella quercia incisa dal nostro amore, mentre gli anni della nostra adolescenza passavano passionali e potenti nei nostri animi, svanendo lentamente con il passare del tempo.

 

***

« Elena, vuoi sposarmi? »

 

E la risposta ovvia poteva essere solo una, come avrei mai potuto rifiutare una richiesta simile? Quel rapporto dove facevamo cose che gli amici non fanno si stava affermando nelle nostre vite, sconvolgendole in meglio. Mai avrei creduto di sposare il mio migliore amico, mai avrei creduto di poter essere amata da una creatura così bella come te. E in una serata come le altre ti sei inginocchiato a me e ci siamo guardati per lungo tempo. I tuoi occhi azzurri erano fissi nei miei, un velo di barba ti ricopriva il volto, e i capelli lunghi erano spariti già da un po’, sostituiti da un nuovo taglio rasato. In cuor mio già sapevo le parole che volevi pronunciare, ma la mente si ostinava a non voler credere, solo quando apristi bocca realizzai che era tutto vero, e che non poteva esserci di meglio. Era l’inizio, un nuovo inizio, e come il resto degli altri lo affrontai con te, con gioia ed emozione. Senza malizia siamo diventati una cosa sola più e più volte alla penombra di quella stanza forse un po’ stretta, illuminati dal pallido chiarore di luna, ma emettevamo una luce tutta nostra, una luce speciale.

E ci scambiavamo le fedi con le mani che tremavano, mentre celebravamo il nostro amore all’ombra di quella vecchia quercia tanto amata, mentre gli anni della nostra età adulta erano appena cominciati, ma allo stesso tempo già finiti.

 

***

« Michele, giocheremo di nuovo insieme. »

 

Ed il dolore è insopportabile e impossibile, forte, mi ha percosso l’anima fino a ridurla ad uno straccio. Uno stupido incidente ci ha separato per sempre, ti sei portato via tutta quell’energia di cui eravamo in possesso, e sono tornata ad essere nulla. Io, che il nulla neanche ricordavo come fosse, avendo passato una vita intera al fianco della tua figura. Ed eri sempre lì a proteggermi ed amarmi, ora chi ci sarà a ricoprire il tuo ruolo? Non penso di essere in grado di affrontare tutto questo da sola, persino avvertire i battiti violenti nel petto fa male, fa male da morire. Non riesco ad accettare tutto questo, non riesco a capire perché proprio a me, perché il nostro amore non ha avuto neanche il tempo di essere vissuto? E siamo stati due bambini, due amici, due adolescenti, due amanti, siamo stati due adulti e due luci che si fondevano insieme, creando la perfezione.

E le lacrime scendono copiose sul mio volto, mentre tanta gente mi passa accanto per darti l’ultimo estremo saluto all’ombra di questa vecchia quercia che ha vissuto tanto di noi, mentre il mondo ha smesso di girare ed il mio universo di esistere.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: nettie