Perdonate il mio ritardo. Oggi sono stata fino a qualche ora fa al Torino Comics e ci andrò anche i prossimi due giorni.
Comunque tornando alla fanfic, come avete visto la sfiga del nostro detective ha colpito ancora, e come al solito il nostro Shinichi è stato interrotto sul più bello. Sono proprio cattiva quanto Gosho, quando mi ci metto d'impegno eh?
Bene, con questo capitolo entriamo nel vivo di questo caso, magari mi dite anche se mi è venuto bene oppure sarebbe irrealizzabile nella realtà (oddio quelli di Gosho non sono certo da meno), ma per la soluzione dovrete aspettare il prossimo capitolo.
Buona lettura ^-^
La rosa rossa
Indagini su indagini
«Scoperto qualcosa di nuovo?» chiese Shinichi tornando al centro della sala.
«La scientifica ha constatato che il veleno è una nuova sostanza sperimentale, probabilmente creata apposta dal colpevole.»
«Ma il bicchiere odorava di mandorla, quindi dev’essere per forza cia...»
«È composto anche da cianuro! – lo precedette Megure – Questa composizione a contatto con la saliva non diluita con un altro liquido non ha effetto.»
«Ciò vuol dire che la saliva fa da antidoto.» pensò ad alta voce Shinichi.
«E dato che il veleno era nel vino è stato fatale.» cercò di dedurre Ran da dietro di lui.
«No, – attaccò Shinichi – il veleno non era nel vino. Era sul bordo del bicchiere, la vittima aveva l’abitudine di girarlo per bere. Per questo è riuscito a finire la maggior parte del vino nel bicchiere, le sue labbra sono entrate in contatto col veleno dopo.»
«Come fai a dirlo?» chiese l’ispettore.
«Me l’ha detto la ragazza.» rispose indicando Shiho che ora era di nuovo chinata sul piatto.
«Molto bene! Ora Takagi è andato a chiedere le professioni dei testimoni così ne dedurremo i sospettati.»
Ci furono dieci minuti di silenzio. Shinichi si stava concentrando su come poteva essere andata la dinamica dei fatti. In quell’istante Ran, che era dietro di lui, gli sfiorò la mano e lui la afferrò voltando lo sguardo verso di lei con un dolce sorriso.
Takagi arrivò poco dopo, sfogliando di nuovo il suo taccuino e iniziando a riferire ciò che si era appuntato.
«Shizune Hakane, ossia la moglie, lavora come segretaria nella stessa ditta del marito. Kimito Huzumi è farmacista e la moglie lavora per un’azienda di giocattoli. Le due sorelle Kimie e Timiki sono due universitarie, una in legge e l’altra in biochimica, mentre la ragazza all’angolo studia medicina sperimentale.»
«Bene, – disse Megure soddisfatto – direi che i sospettati sono tre: Kimito Huzumi, Timiki Kuriru e Shiho Hirota.»
«Le posso assicurare che Shiho non può averlo ucciso, ispettore.»
«Mi dispiace Shinichi, ma non possiamo toglierla dalla lista dei sospetti solo perché la conosci.»
«Certo, capisco perfettamente e non ho niente in contrario.»
«Allora Takagi, iniziamo a controllare i sospetti per vedere se si trovano tracce di veleno.»
«Sì ispettore!» rispose lui, per poi andare a chiamare i tre sospettati che, poco dopo, con i poliziotti della scientifica e l’ispettore Megure uscirono dalla saletta.
Fu proprio in quell’istante che Shinichi notò qualcosa che lo fece insospettire. Una delle persone che stavano venendo scortate fuori dalla sala, stava facendo qualcosa con il cellulare. Per quale motivo usava il telefono in un momento del genere? Pensando ancora a quel comportamento insolito il ragazzo si avvicinò alla moglie della vittima, che aveva smesso di piangere, ma sembrava ancora molto sconvolta e guardava fisso il pavimento.
«Signora, per caso ha notato se qualcuna delle persone uscite adesso ha toccato il bicchiere di suo marito?»
«Sì, – rispose la donna sempre fissando il pavimento – sia Kimito che Timiki. Kimito l’ha preso e vi ha posato le labbra per assaggiare il vino, ma poi non l’ha bevuto, mentre Timiki ha notato che c’era una smussatura sul bicchiere e ci ha passato sopra il dito.»
A quelle nozioni della donna, la soluzione più ovvia gli si parò davanti.
«Ha notato se poi Timiki si è messa il dito in bocca?»
«No, non ricordo, non mi pare di averla vista.»
«Capisco, grazie signora.» concluse, per poi allontanarsi insieme a Ran, assumendo il suo sguardo pensieroso con la mano sotto il mento.
«C’è qualcosa che non mi torna.» sussurrò.
«Che cosa?» domandò la ragazza.
«Non so... Mi sembra troppo facile, l’assassino sembra così ovvio eppure qualcosa non torna.»
«Che cosa? Chi è l'assassino?»
«In questo momento tutti i miei sospetti ricadono su Timiki Kuriru.»
«E cos’è troppo facile? È quasi ovvio che sia stata lei. Avrebbe anche un movente no? Magari la vittima ha fatto lasciare la signora e il fratello di lei facendolo soffrire e lei si è voluta vendicare. Perché devi per forza trovare o creare un problema?»
«Già, – rispose Shinichi con un sospiro – ma ricordati che sono i dubbi a far di un banale detective un grande investigatore.» disse più a se stesso che a Ran, sorridendo.
Forse però aveva ragione lei, forse era tutto più semplice di quanto pensava. Eppure, ancora, il comportamento di quella persona lo impensieriva. Per quale motivo stava usando il cellulare? Forse, voleva nascondere qualcosa.
Proprio in quel momento l’ispettore Megure e tutti gli altri entrarono nella saletta.
«Allora ispettore, ha scoperto qualcosa?»
«Abbiamo riscontrato tracce di saliva sull’indice e sul medio della mano destra della signorina Timiki.» rispose uno della scientifica.
«Le posso chiedere un favore? – disse Shinichi avvicinandosi a lui – Gli effetti personali dei sospetti li avete presi?» sussurrò.
«Sì ma non abbiamo trovato niente di sospetto.» rispose lui.
«Può controllare...» e gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
L’uomo della scientifica uscì subito dopo dalla saletta. Fu in quel momento che Ran se ne accorse. Shinichi aveva assunto quel sorriso beffardo che arrivava quando finalmente aveva la soluzione del caso in pugno.