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Autore: menestrella 07    25/12/2008    3 recensioni
Remus Lupin è invitato a passare la Vigilia di Natale nel quartier generale dell’Ordine… Ma che succederà sui gradini di Grimmauld Place, n. 12? Una piccola fanfic per augurare a tutti quanti Buon Natale!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Ragione e sentimento'
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Ciao a tutti gli amanti della coppia Tonks/Lupin!

Questa è la mia terza fanfic, scritta, pensata ed ambientata dopo 'Il Molliccio rivelatore' e 'Ai piedi del Gargoyle'. Remus Lupin è invitato a passare la Vigilia di Natale nel quartier generale dell’Ordine… Ma che succederà sui gradini di Grimmauld Place, n. 12?

Una piccola fanfic per augurare a tutti quanti Buon Natale!

 

M.

 

 

 

 

Regalo di Natale

 

 

 

 

Autrice: menestrella07

Categoria: Harry Potter

Genere: angst, sentimentale, introspettivo

Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin

Pair: Tonks/Lupin

Rating: verde

 

Disclaimer: I personaggi di questa fanfic non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling e di tutti coloro ne detengano i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

«Remus Lupin, più magro e lacero che mai, era seduto vicino al fuoco e ne studiava le profondità...»
J.K. Rowling, Harry Potter e il principe mezzosangue

 

  

Buio. Smaterializzarsi gli aveva sempre provocato una sensazione misteriosa, difficile da spiegare a coloro che non ne erano pratici. Il fatto che si potesse sparire, anche solo per pochi istanti, gli aveva sempre procurato una certa inquietudine, forse perché risvegliava un lato del suo carattere che si era costantemente sforzato di mantenere celato, anche ai suoi amici più cari. La strana eccitazione che si impadroniva di lui ogni qual volta assisteva alla disgregazione del proprio corpo lo turbava profondamente. Come avrebbe potuto essere altrimenti? Remus Lupin sapeva quanto pericoloso potesse essere, per uno come lui, attardarsi in simili pensieri, mentre gli restava ancora così tanto da fare ed era così importante lottare per rimanere in vita e poter compiere fino in fondo la propria missione.

 

Faceva freddo quella sera. Il gelo, da cui si era momentaneamente isolato in quei rapidi secondi di incorporeità, tornò ad impadronirsi di lui non appena le sue scarpe toccarono nuovamente il marciapiede, coperto di neve. Una folata di vento ghiacciato si insinuò tra le pieghe del suo mantello liso, facendolo rabbrividire. Il professore incrociò le braccia al petto, nel vano tentativo di riscaldarsi, o forse, istintivamente, per dimostrare a se stesso di essere di nuovo tutto intero.

 

Una vetrina addobbata a festa gli rimandò la sua immagine, così pallida e spenta in confronto alla gaiezza delle luci di Natale che circondavano il suo volto riflesso, in una magia che solo i Babbani erano in grado di creare, anche se solo per pochi giorni all’anno.

 

Che cosa ci faceva lì? Perchè aveva accettato l’invito di Molly? Che cosa lo aveva spinto ad abbandonare la tranquillità della sua camera per ritrovarsi frastornato dalle risate e dall’allegria che si erano impadronite di Grimmauld Place? Come avrebbe fatto a tollerarle dopo quei lunghi mesi di solitudine?

 

Lupin scosse violentemente il capo, per cancellare dalla mente le immagini dolorose degli ultimi mesi, trascorsi tra i suoi simili per guadagnarsi il loro appoggio nella guerra imminente contro Voldemort. Ci aveva provato, con tutto se stesso, ma i risultati erano stati minimi: i lupi mannari erano creature malvagie, rose dal risentimento e dall’odio nei confronti dei maghi che consideravano “normali”. Solo lui era sembrato desideroso di ristabilire un ponte con la società civile, a cui egli sentiva in ogni caso di appartenere... a cui non era pronto a rinunciare.

 

Le finestre illuminate del numero 12 di Grimmalud Place colpirono il suo sguardo abituato all’oscurità, costringendolo a socchiudere gli occhi. Non appena fu abbastanza vicino da poter udire le voci gioiose di coloro che la abitavano, fu sommerso da un improvviso affetto per tutti loro; desiderò ardentemente di poterli riabbracciare e si accorse di non sentire più freddo.

 

Che cosa lo aspettava, una volta entrato? Harry gli sarebbe andato incontro per stringergli la mano, in quel consueto gesto che permetteva loro di esprimere più di quanto riuscissero a fare con le parole. Molly invece gli avrebbe sicuramente gettato le braccia al collo, stringendolo tanto forte da costringerlo a sentirsi parte della famiglia. Ron, Ginny e gli altri ragazzi si sarebbero seduti attorno a lui per ascoltare qualche terrificante episodio delle sue recenti avventure, che Lupin già sapeva avrebbe preferito tenere per sé. Hermione probabilmente si sarebbe educatamente informata sulla sua salute, celando la propria preoccupazione dietro ad una discussione sugli usi e costumi della società mannara.

 

Quanto a lei… No, non l’avrebbe incontrata. Molly gliel’aveva giurato.

 

“Tonks trascorrerà il Natale con la sua famiglia” gli aveva spiegato qualche giorno prima, dopo essere apparsa inaspettatamente nel focolare della sua camera al Paiolo magico. “Te lo dico perché so già che non avresti il coraggio di chiedermelo.”

 

Già, ultimamente era facile smascherarlo. L’ultima volta in cui era riuscito a fare capolino nel soggiorno di Grimmauld Place, sempre via caminetto, si era guardato intorno agitato, suscitando il riso della padrona di casa.

 

“Tranquillo, lei non c’è.”

 

Da quanto tempo non si vedevano? Mesi, probabilmente. Chissà come stava… Male, secondo Molly. “I suoi capelli sono ancora grigi.”

Dio, che situazione!

 

Remus Lupin, l’uomo-lupo condannato a vivere ai margini della società, aveva inavvertitamente catturato l’attenzione di quella giovane, incosciente, bellissima Auror e le aveva spezzato il cuore. La sua unica giustificazione stava nel fatto che si era sentito in dovere di proteggerla, come aveva promesso a Sirius. A sua discolpa poteva anche ammettere che la sua decisione di starle lontano faceva soffrire pure lui.

 

Era innamorato di lei. La verità aveva fatto breccia con una certa fatica nei suoi pensieri, ma ora ne era sicuro. Lo aveva capito qualche settimana prima quando, durante una brutta zuffa con un altro lupo mannaro, aveva temuto di perdere la vita e, con essa, la possibilità di vederla un’ultima volta.

 

Be’, ad essere del tutto sincero, non era propriamente questo ciò che desiderava. Non più. Voleva toccarla, ancora una volta, perché mai come in quei mesi passati tra quelle creature bestiali, che non conoscevano affetto e tenerezza, aveva sentito la necessità di provare un vero contatto umano.

 

Era stato il ricordo di quel bacio fugace nei corridoi di Hogwarts a tenerlo in vita, non la magia. Per quanto dopo si fosse sforzato di negarlo con ogni fibra del suo essere, era sopravvissuto solo per poter provare di nuovo quella sensazione di assoluto abbandono, che cancellava tutte le pene del presente e del passato nella dolcezza di un istante.

 

Non c’era inquietudine nell’abbraccio di Tonks. Voldemort semplicemente non esisteva. Persino la sua condizione cessava di tormentarlo, anche se solo per un breve attimo.

 

Una fragorosa risata superò le pareti incantate del n. 12, riscuotendolo dai suoi pensieri.

Malocchio… pensò. Chissà quale sarebbe la sua opinione, si chiese, se avesse trovato il coraggio di confessargli la natura dei sentimenti che aveva iniziato a nutrire per la sua pupilla.

 

“Mamma, mamma!” gridò all’improvviso un bambino, apparso dalle ombre della notte sull’altro lato della strada. Con la faccia schiacciata contro la vetrina del vicino negozio di giocattoli, additava alla giovane madre tutto ciò che avrebbe voluto ricevere per Natale.

 

“Ma soprattutto voglio quel trenino rosso!” esclamò, animandosi di gioia al pensiero delle avventure che avrebbe potuto creare con il nuovo gioco.

La ragazza sembrò allarmata per qualche istante.

“Vedremo, tesoro” disse infatti. “Quel trenino è molto costoso; non so se Babbo Natale riuscirà ad accontentarti…”

 

Il bambino sembrò dispiaciuto, ma rivolse alla madre uno sguardo comprensivo e non aggiunse altro.

 

Fu questo a spingere Lupin ad estrarre la bacchetta. Con gesto automatico la agitò, mentre da qualche parte in periferia un pacchetto voluminoso appariva vicino ad un camino mal alimentato.

Sulle labbra del mago, consapevole di aver violato le regole per una buona causa, si dipinse un tenue sorriso.

 

Un’improvvisa folata di vento agitò il suo vecchio mantello, che si attorcigliò intorno a lui come in un abbraccio. Qualcosa di magico gli sfiorò la guancia, accarezzandolo teneramente.

Che sortilegio era mai quello? Lupin si guardò rapidamente intorno, sfoderando la bacchetta.

 

Solo allora la vide. Alla fine della strada, accanto ad un lampione che emanava una spenta luce gialla.

 

Tonks.

 

La brezza della sera lo costrinse ad alzare il bavero del cappotto, nel vano tentativo di proteggersi da quel freddo pungente. La mano si attardò vicino al volto, dando l’impressione di fissarsi in un saluto silenzioso.

 

Da quella distanza riuscì a mala pena a distinguere i contorni della sua figura sottile, avvolta nel pesante mantello scuro; eppure qualcosa dentro di lui si accese di gioia quando sentì che lei abbozzava un debole sorriso, prima di smaterializzarsi.

 

§ fin §

  
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