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Autore: rainygirl23    18/04/2015    0 recensioni
Non pretendo che leggiate la mia storia, che poi una storia non è. So solo che la pessima giornata di oggi mi ha ispirata. Ho scritto quello che è successo e quello che sarebbe potuto succedere se solo avessi avuto cinque minuti in più.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sabato, ore 7:15 a.m.
“Scendi tra cinque minuti: non c’è nessuno in metro a quest’ora.”
Con questa frase mi hai dato conferma che non capisci. Non puoi capire. Hai detto mille volte di voler essere mia amica, ma non ci provi neanche. Come oggi, tutto per cinque minuti. Cinque. Cinque minuti non mi impediscono di rimanere da sola in metro, non tengono gli approfittatori lontano da me. Non saranno certo cinque minuti a salvarmi da chissà quale pericolo. Cinque minuti non servono a niente. Ma tanto a te non importa. In fondo, non sei tu che il sabato mattina si sveglia alle sei per prepararsi e scendere in tempo. Non sei tu quella che va a scuola ogni giorno con il timore di un’interrogazione. Non sei tu quella che, dopo ore di sonno perse e minuti faticosamente risparmiati , si sente dire: “ aspetta altri cinque minuti”. Credi di agire per il mio bene, per il bene di tua figlia. E invece, mi hai fatto perdere il treno. Ora dirai “capirai, prendi il prossimo”, ma non è solo il treno che ho perso. Ho perso l’occasione di incontrare i miei amici. Ho perso l’occasione di arrivare in anticipo, perché sappi che quei minuti fuori scuola o in classe, prima dell’arrivo della professoressa, sono preziosi. Non come i tuoi cinque minuti, quelli non servono a cambiarmi la vita. Ma i miei cinque minuti mi avrebbero salvata. Quei cinque minuti mi avrebbero permesso di ripassare le formule di fisica. Quei cinque minuti sarebbero stati capaci di migliorare la mia giornata, che invece continua solo a peggiorare. I miei cinque minuti non mi avrebbero salvato dall’interrogazione, ma mi avrebbero risparmiato l’insufficienza in fisica, rovinando non solo la mia media, ma anche tutta la giornata. Per colpa tua non ho sorriso per tutto il giorno. Per colpa tua avevo gli occhi umidi, pronti a far cadere gocce salate sul banco del mio compagno. Per colpa di quei cinque minuti, persi ad aspettare inutilmente, ora sei di nuovo arrabbiata con me. E io non ce la faccio più. Mi credi l’unica responsabile, mi accusi di non studiare come si deve, quando, in realtà, mi sarebbero bastati cinque minuti. Solo cinque. Persino ora, che sono in camera al computer, mi urli dall’altra stanza di andare a studiare. E non puoi capire. Non vuoi. Non capisci che il mal di testa che ho non è dovuto all’umidità o al vento che ho preso stamattina, ma alla tensione che ho provato oggi. Alla vergogna, alla paura. Ai tuoi cinque minuti.
Ora tutti saranno nelle loro case o in giro con gli amici, felici del fatto che oggi sia sabato e che ci sia domenica per studiare. Tutti felici perché non hanno avuto un’insufficienza in fisica. Felici perché quando tornano a casa, trovano un clima sereno e tranquillo. Da noi, invece, ogni giorno è una tempesta. Una bufera. Dicono che dopo la pioggia, arrivi l’arcobaleno. Magari poco dopo. Magari giusto cinque minuti. 
 
   
 
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